In mezzo all’inferno degli ospedali campani, fatto di inefficienze e gravi carenze strutturali esacerbate dal Covid-19, ci pensano alcune eccellenze mediche a ridare lustro alla nostra sanità. Fra queste, il gruppo di aritmologi Servisan operante a Napoli presso la clinica Mediterranea. Grazie alla Mediterranea Technique, innovativa tecnica operatoria messa a punto dal gruppo due anni fa, la struttura napoletana è un vero e proprio punto di riferimento per i casi più complessi di aritmologia e scompenso. Nei giorni scorsi l’equipe coordinata dal dottor Giuseppe De Martino ha risolto con successo il delicato caso di Aurora, giovane donna di Rieti colpita da una grave aritmia ventricolare sopraggiunta subito dopo il parto. Il dottor De Martino – primario dell’unità operativa di aritmologia e scompenso cardiaco della clinica Mediterranea – ha raccontato a Juorno l’infaticabile lavoro portato avanti dalla sua equipe, che con tremila operazioni di aritmia all’anno, è il terzo gruppo italiano e il primo del Centro-Sud Italia.
Dottor De Martino, in che condizioni versava la paziente?
La paziente è una ragazza di Rieti che, subito dopo aver partorito, aveva avuto un’aritmia ventricolare a 240 battiti al minuto, una situazione ai limiti dell’arresto cardiaco. A Rieti, dopo le prime cure, era stata trasferita al San Filippo Neri, dove nonostante due lunghi interventi di ablazione per eliminare l’aritmia, non erano riusciti a risolvere il problema. A quel punto, dopo alcune ricerche, ha scelto di venire da noi. Da un paio d’anni alla clinica Mediterranea abbiamo messo a punto la Mediterranea Technique, un’ablazione particolarmente efficace. L’abbiamo sottoposta all’intervento ed è guarita; una storia a lieto fine.
Ci parli meglio di questa tecnica.
La Mediterranea Technique è una tecnica innovativa che abbiamo inventato due anni fa; una tecnica sperimentata soprattutto sulla fibrillazione arteriale, per la quale ha mostrato di essere più efficace delle tecniche tradizionali; ora la stiamo utilizzando anche per le aritmie ventricolari, come nel caso di Aurora. Oltre a questa, di nostra invenzione, ci sono altri due interventi che eroghiamo in esclusiva sul territorio del centro-sud Italia. Uno è la stimolazione transapicale che cura lo scompenso cardiaco. L’altro è la chiusura dell’auricola sinistra in toracoscopia, una tecnica molto innovativa che si rende necessaria per quei pazienti che soffrono di fibrillazione.
Come si svolge il suo lavoro alla clinica Mediterranea?
Io sono il primario dell’unità operativa di aritmologia e scompenso cardiaco della clinica Mediterranea. Sono inoltre il responsabile del gruppo di aritmologi Servisan. Il nostro punto di riferimento principale è la Mediterranea, operiamo però anche presso altre cinque strutture fra le province di Napoli e Salerno, per un totale di tremila interventi all’anno per le aritmie, numeri che fanno di noi il primo gruppo di aritmologia del Centro-Sud e il terzo in Italia.
Com’è cambiato il vostro lavoro con l’avvento della pandemia?
È chiaro che tutto diventa più difficile: i pazienti devono fare il tampone per poter essere ricoverati, la Regione ci ha imposto inoltre di ricoverare solo i casi più urgenti. La nostra attività però non si è mai fermata, abbiamo anzi riposto il massimo impegno per continuare a garantire senza interruzioni i nostri servizi. Continuiamo a combattere le patologie cardiovascolari per alleggerire i colleghi degli ospedali pubblici impegnati a curare i pazienti Covid. Stiamo accogliendo anche pazienti dal Nord del Paese che vengono da noi per la nostra tecnica innovativa: invertiamo il viaggio della speranza, per una volta siamo noi a curare i pazienti del Nord. L’anno scorso ci fu un famoso imprenditore bresciano che, non avendo risolto il suo problema né al Nord e né all’estero, è venuto qui e l’abbiamo guarito noi.
Fra mille inefficienze e carenze strutturali, la Campania ha tante eccellenze in campo medico. È un peccato che non sempre siamo in grado di valorizzarle. È d’accordo?
Assolutamente sì, alcuni fattori impediscono la crescita delle nostre strutture. Le faccio un esempio. Le strutture private convenzionate hanno dei tetti di spesa. Se un paziente campano si reca in una casa di cura al Nord, verrà sempre accettato. Se la struttura in questione ha esaurito il budget annuale, a pagare la prestazione erogata è la Regione d’origine del paziente, in questo caso la Campania. Viceversa, se lo stesso paziente campano, oppure calabrese, laziale, siciliano, viene alla clinica Mediterranea, ma abbiamo già esaurito il budget di spesa, non possiamo operarlo. È un paradosso frutto di un accordo fra Regioni, una sorta di colonialismo sanitario che alimenta economicamente le eccellenze del Nord e al contempo impedisce la crescita delle strutture private meridionali. Io ho una lista d’attesa di un anno e mezzo per la Mediterranea Technique, pazienti da tutta Italia, ma non li posso trattare perché ho il limite del tetto di spesa.
Queste sono le ultime immagini riprese dalle telecamere di sorveglianza della Stazione Centrale di Milano in possesso della Procura della Repubblica di Lecco diffuse dai Carabinieri che ritraggono Edoardo Galli mentre cammina sul binario dove è giunto il treno proveniente da Morbegno e mentre transita in uscita dai tornelli di sicurezza lo scorso 21 marzo.
Dopo questi istanti – spiega la nota della Procura- non ci sono, al momento, ulteriori riprese che lo ritraggono dialogare o in compagnia di altre persone ovvero nei pressi di esercizi commerciali.
Da un lato le istituzioni, che con l’IA Act hanno regolamentato il settore dell’intelligenza artificiale a livello europeo, dall’altro le aziende, che continuano a rendere disponibili applicazioni e software di Intelligenza Artificiale generativa per gli utenti. Il rischio? Quello di bruciare i tempi e di creare un’autostrada a due velocità, che rende confuso un panorama già di per sé complesso e in continuo divenire. Nonostante la disponibilità da mesi di app come ChatGpt e Copilot, il grande pubblico si è approcciato all’IA generativa grazie agli smartphone, soprattutto la serie dei Galaxy S24 presentata da Samsung a gennaio.
Nelle ultime ore, il pubblico di riferimento di Galaxy AI è aumentato ulteriormente, con l’approdo delle funzionalità di intelligenza artificiale generativa anche sui “vecchi” Galaxy S23, Galaxy Z Fold 5 e Galaxy Z Flip. Tradotto in numeri, secondo le stime degli analisti di Counterpoint Research, vuol dire poco meno di 40 milioni di dispositivi al mondo capaci di tradurre telefonate e testi con l’IA, scrivere messaggi supportati da un chatbot, persino modificare le foto, scambiando persone e oggetti, per risultati nuovi e, teoricamente, fuorvianti. “Visto l’ampliamento, serve maggiore consapevolezza da parte delle persone. L’IA è oramai ovunque”, osserva Alessandro Piva, direttore dell’Osservatorio Artificial Intelligence del Politecnico di Milano.
“Anche perché – prosegue – applicazioni del genere, destinate alla massa, sono del tutto legittime e non in conflitto con l’IA Act dell’Unione Europea che è in prima linea sull’argomento. La norma prevede quattro livelli di rischio da tener presente nell’adozione su larga scala della tecnologia, e la stragrande maggioranza dei sistemi attualmente in uso rientra nella categoria a ‘rischio minimo’, che include videogiochi e app di libero utilizzo”. Non vuol dire abbassare la guardia, soprattutto quando in gioco c’è la veridicità di un contenuto. Galaxy AI permette di cambiare il modo di usare molte app, tra cui le chiamate e la scrittura di messaggi. Con “traduzione live”, ad esempio, è possibile tradurre una telefonata audio in tempo reale, visualizzando sullo schermo il testo di un interlocutore, già nella propria lingua. Funzionamento simile per la traduzione di chat e file di testo.
La possibilità di cambiare senso a una foto, spostando soggetti da una parte all’altra, persino inserendone di nuovi prima assenti, potrebbe spingere la creazione di fake. Samsung, nei metadati delle singole immagini, inserisce l’indicazione del contenuto generato da Galaxy AI ma non è detto che basti. “In Italia abbiamo un Garante che è molto attento a questi temi, forse più che altrove. Seguendo l’approccio dell’Unione Europea sull’IA Act, che ha richiesto mesi di approvazioni e dibattiti, qualsiasi perplessità dovuta dall’apertura di una piattaforma di IA al grande pubblico non passerà inosservata – rileva ancora Piva – e sarà oggetto di valutazione e analisi. Resta la sfida delle tempistiche: si fa prima a usare una tecnologia che a regolarla ma c’è molta più proattività oggi che in passato. Si sta discutendo proprio in questi giorni, con associazioni di categoria e istituzioni, di copyright e generazione di contenuti digitali. Aspettiamoci una regolamentazione anche in tal senso, che sappia bilanciare creatività e trasparenza”.
“È per me un grandissimo onore essere accolto nella Maison Valentino. Sento l’immensa gioia e l’enorme responsabilità nel fare ingresso in una maison de couture che ha inciso la parola bellezza in una storia collettiva fatta di ricercatezza ed estrema grazia. A questa storia va il mio primo pensiero: alla ricchezza del suo patrimonio culturale e simbolico, al senso di meraviglia che ha saputo costantemente generare, all’identità preziosissima che i suoi padri fondatori, Valentino Garavani e Giancarlo Giammetti, le hanno donato con amore sfrenato. Si tratta di riferimenti che hanno sempre rappresentato per me un’ irrinunciabile fonte di ispirazione e a cui intendo rendere omaggio rileggendoli attraverso la mia visione creativa”.
Così Alessandro Michele, che a pochi giorni dall’addio alla Valentino di Pierpaolo Piccioli, cresciuto per 25 anni nella maison romana, ne assume il ruolo di direttore creativo. Il suo nome in verità era circolato subito tra i papabili, suscitando però qualche perplessità negli addetti ai lavori. Questo perché il nuovo responsabile del team creativo della maison aveva lasciato Gucci, di cui è stato designer per quasi otto anni, nel novembre 2022. Ma nel suo regno da Gucci si era distinto per la sua moda anticonvenzionale e innovativa, per l’imposizione dello stile genderless e per l’abilità nel commercializzare pezzi sciolti e accessori. Doti che avevano portato il fatturato di Gucci da 3 miliardi di euro appena arrivato nel 2015 a 10 miliardi nel 2022. Ma la sua estetica è molto distante da quella imposta invece dalle rigide regole sartoriali delle maison di haute couture.
Del resto però, con Michele rimane tutto in famiglia, perchè Gucci è entrato a far parte dei marchi del Gruppo Kering, che ha acquisito il 30% della Valentino nel luglio scorso, dal gruppo del Qatar Mayhoola, attuale proprietario, con l’opzione di arrivare al controllo del 100% entro il 2028. Per quanto riguarda il rodaggio del neo direttore creativo, che assume comunque un’eredità pesante dalla perfezione raggiunta da Piccioli, servono i tempi tecnici per il debutto. Quindi, dopo aver annunciato che Valentino salterà le collezioni uomo e alta moda che avrebbero dovuto sfilare a giugno, la prima collezione firmata da Michele sarà in pedana il prossimo ottobre, durante la fashion week parigina dedicata alle collezioni donna Primavera/Estate 2025. Ma lo stilista comincerà a lavorare per la maison da martedì 2 aprile, chiarisce la nota ufficiale, “nella sede storica di Roma, dove la maison fu fondata nel 1960” da Valentino Garavani. Il nome di Alessandro Michele in questi mesi era stato fatto ipotizzando il suo arrivo da Fendi e da Walter Albini. Ma si trattava di pure congetture. L’unico dato certo era che dal 2022 l’ex di Gucci era libero.
“Il mio grazie, immenso e sconfinato – scrive ora lo stilista – va a Jacopo Venturini (ceo della Valentino con un passato in Prada e in Gucci, ndr). Tornare a lavorare con lui è per me un sogno meraviglioso che si avvera. Oggi cerco le parole più adatte per dire la gioia, per renderle omaggio: i sorrisi che scalciano in petto, il senso di profonda gratitudine che accende gli occhi, quel momento prezioso in cui necessità e bellezza si tendono la mano. La gioia è però cosa talmente viva che temo di ferirla, dicendola. Che basti quindi il mio inchino a braccia spalancate per celebrare in questo inizio di primavera, la vita che si rigenera e la promessa di nuove fioriture”. “Sono molto contento ed emozionato di tornare a lavorare con Alessandro Michele – ribatte Venturini – dopo anni di lavoro insieme. Il suo talento, la sua creatività, la sua intelligenza sempre legata ad una meravigliosa leggerezza, scriveranno un altro capitolo della Maison Valentino. Sono certo che la rilettura dei codici della maison e dell’heritage creati dal signor Valentino Garavani uniti alla straordinaria visione di Alessandro ci faranno vivere momenti di grande emozione e si tradurranno in oggetti irresistibilmente desiderabili”.