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Cronache

De Luca mette in “quarantena” pure l’editorialista del Corriere del Mezzogiorno

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Mettere alla berlina il sovrano dello Stato di Emergenza; sfottere con una provocazione un politico notoriamente sobrio come “De Luca, il politico più occhiuto dai tempi di Bentham”; dissentire rispetto ad “un solo flusso di notizie drammatiche, una melassa d’informazioni confuse, ansiogene, fuori controllo” come ha fatto il Corriere del Mezzogiorno, può anche comportare una segnalazione “alla Prefettura di Napoli per ogni possibile conseguente azione”. In pratica c’è chi ha scambiato l’articolo irriverente, forse anche spiacevole nella forma, visti i tempi, come qualcosa  di grave per i “contenuti dell’articolo di stampa pubblicato sul Corriere del Mezzogiorno, in prima pagina e a pagina 5 dal titolo “Io, in giro con lo scooter contro i sovrani dello stato di emergenza”, a firma di Eduardo Cicelyn”. Ora, detto che la forma usata da Cicelyn manco a me è piaciuta,  la sostanza, la “denuncia”, mi interessa e la trovo arguta. C’è però questa  segnalazione che è stata annunciata dalla “Unità di  Crisi Regionale per la realizzazione di misure per la prevenzione e gestione dell’emergenza epidemiologia da COVID-2019”. Che cos’è questa Unità di Crisi? Un organismo che a quanto ci risulta non è una articolazione del Consiglio Supremo della Difesa ma un gabinetto regionale istituito ad hoc per questa emergenza sanitaria. È un organismo che fornisce ogni giorno, con puntualità e professionalità, i dati del contagio in Campania prima sulla pagina Facebook del Governatore e poi anche ai giornalisti. Oggi, tra le altre cose, l’organismo ci ha fatto sapere che, a parte i contagi, c’era anche questo articolo sovversivo segnalato alla Prefettura di Napoli. Oltre, ovviamente e giustamente (e inutilmente per molti imbecilli) l’invito “ai cittadini della Campania al rispetto delle leggi e dei divieti previsti dalle ordinanze nazionali e regionali emanate per contenere l’epidemia da Covid-19. Si ricorda altresì che i trasgressori sono puniti con l’arresto fino a tre mesi e con l’ammenda fino a 206 euro secondo quanto previsto dal Codice Penale (art.650),  in base all’ordinanza regionale, l’obbligo della quarantena”.
Oramai Vincenzo De Luca, a furia di essere appellato “governatore” da qualche giornalista che non ha ancora colto la differenza tra proprietario di casa e amministratore di condominio s’è infine convinto che davvero quello che lui scrive nelle ordinanze sono leggi dello Stato della Campania e come tali devono essere osservate e fatte osservare. Ed è così, anche se c’è una gerarchia delle leggi. In meno di 24 ore De Luca ha urlato in una sobria chiacchierata su Facebook ad una folla di internauti che denuncerà per abuso d’ufficio un alto ufficiale delle Forze Armate (“ma non vi dico quale forza armata”). Detto che le forze dell’ordine dello Stato Italiano debbono prima far osservare le sue ordinanze e poi, semmai hanno altro tempo, anche le norme varate dal Governo. Spiegato che le sue ordinanze sono più importanti dei Decreti dell’Esecutivo. Chiesto ai prefetti della Campania di riunirsi, organizzare i servizi di pattugliamento del territorio per far rispettare le sue ordinanze, fargli sapere se e come hanno organizzato questi servizi, con quali forze, se hanno inquadrato le forze armate e con quale efficacia vengono fatti i controlli. A tutto questo si aggiungano le esternazioni sul lanciafiamme per i ragazzi che si assembrano, il metodo cinese che “purtroppo” non si può usare per abbattere chi esce di casa ed altro ancora. Siamo oramai ad una forma di parossismo esternatorio quotidiano tale che sul web ci sono schiere di buontemponi e smanettoni costruiscono meme, filmati, audio fake in cui discernere il vero De Luca da Crozza o altro impostore risulta davvero complicato.
Nella realtà, però, la verità è che questa crisi ha resuscitato prima di Pasqua un De Luca che sembrava morto. Politicamente, s’intende. E invece è risorto ed è lanciassimo nell’alto dei cieli. La sua pagina Facebook è passata in tre settimane da 100 mila a oltre 618 mila followers. De Luca ha un tasso di contagiosità sul web molto più alto del covid 19. De Luca  non perde quasi più  tempo con i giornalisti. Della cui importanza e reputazione ha più volte avuto motivo di obiettare sempre con estrema sobrietà. Quanto alle conferenze stampa sono state abolite in Campania. Ci sono le comunicazioni/chiacchierate dirette di De Luca con le folle di followers. Se uno le vuole usare, bene. Altrimenti “che si fottano i giornalisti”.

Giornalista. Ho lavorato in Rai (Rai 1 e Rai 2) a "Cronache in Diretta", “Frontiere", "Uno Mattina" e "Più o Meno". Ho scritto per Panorama ed Economy, magazines del gruppo Mondadori. Sono stato caporedattore e tra i fondatori assieme al direttore Emilio Carelli e altri di Sky tg24. Ho scritto libri: "Monnezza di Stato", "Monnezzopoli", "i sogni dei bimbi di Scampia" e "La mafia è buona". Ho vinto il premio Siani, il premio cronista dell'anno e il premio Caponnetto.

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Cronache

Falso terapista accusato di stupro, vittima minorenne

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Accoglieva le sue pazienti all’interno di un finto studio allestito in una palestra di Fondi e, una volta solo con loro nelle stanze della struttura, le molestava nel corso di presunti trattamenti di fisioterapia, crioterapia e pressoterapia, facendo leva sulle loro fragilità psicologiche e fisiche affinché non raccontassero nulla. Dolori e piccoli problemi fisici che spingevano ciascuna delle vittime, tra cui anche una minorenne, a recarsi da lui per sottoporsi alle sedute, completamente all’oscuro del fatto che l’uomo non possedesse alcun titolo di studio professionale, né tanto meno la prevista abilitazione, e che non fosse neanche iscritto all’albo. È finito agli arresti domiciliari il finto fisioterapista trentenne di Fondi, per il quale è scattato anche il braccialetto elettronico, accusato di aver commesso atti di violenza sessuale su diverse donne, tra cui una ragazza di neanche 18 anni, e di aver esercitato abusivamente la professione.

Un’ordinanza, quella emessa dal giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Latina ed eseguita nella giornata di oggi dagli agenti del Comando Provinciale della Guardia di Finanza, arrivata al termine di un’indagine di polizia giudiziaria svolta su delega della Procura di Latina. Durata all’incirca un anno, quest’ultima ha permesso di svelare, attraverso le indagini condotte anche con accertamenti tecnici, acquisizioni di dichiarazioni ed esami documentali, i numerosi atti di violenza da parte dell’uomo nei confronti delle pazienti del finto studio da lui gestito. Tutto accadeva all’interno di un'”Associazione sportiva dilettantistica” adibita a palestra nella città di Fondi, nel sud della provincia di Latina: quella che il trentenne spacciava per il suo studio, sequestrata in queste ore dalle fiamme gialle quale soggetto giuridico formale nella cui veste è stata esercitata l’attività professionale, in assenza dei prescritti titoli di studio, della prevista abilitazione e della necessaria iscrizione all’albo, nonché dei locali, attrezzature e impianti utilizzati. Un’altra storia di abusi a Lodi.

Vittima una ragazza siriana di 17 anni arrivata in Italia per sfuggire alla guerra e al sisma del 2023: finita nelle mani dei trafficanti è stata sottoposta a violenze e maltrattamenti e poi abbandonata. La Polizia, coordinata dalla Procura di Lodi e dalla Procura presso la Direzione distrettuale antimafia di Bologna, ha arrestato i due aguzzini.

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Aggressione omofoba a Federico Fashion style, ‘botte e insulti’

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Preso a schiaffi e pugni sul treno e insultato da un passeggero solo perchè gay. Un’aggressione omofoba che ha visto sul treno Milano-Napoli vittima Federico Lauri, conosciuto come Federico Fashion Style, parrucchiere e volto tv. Lo racconta lui stesso sui social e un’intervista al Corriere della Sera on line. “Preso a schiaffi e pugni in faccia su un treno Italo davanti agli occhi di tutti — scrive Federico, che è anche un volto di Real Time —Essere insultato, denigrato e aggredito per l’orientamento sessuale è vergognoso. Vi prego smettetela di chiamare la gente fr… L’omosessualità non è una malattia». L’aggressione è avvenuta sul Milano Napoli all’altezza di Anagni. Il treno si ferma per un guasto, Lauri chiede informazioni e un passeggero prima lo insulta con frasi omofobe e poi lo picchia. Lauri finisce all’ospedale a Colleferro cn un trauma cranico e una prognosi di 15 giorni. Ora promette che denuncerà tutto. “Questa bestia mi ha dato un cazzotto, ma se avesse avuto un coltello mi avrebbe accoltellato -dice al Corriere- Il rischio è uscire di casa e non rientrare più. L’omofobia è la malattia, non l’omosessualità. Loro si devono curare”.

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Lo stupro di Palermo, la difesa vuole la vittima in aula

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Dentro l’aula è scontra tra accusa e difesa. Fuori dal tribunale di Palermo i familiari dei detenuti che arrivano con il pullman della polizia penitenziaria sono in attesa di salutare ‘i loro ragazzi’ mentre non lontano una decina di associazioni hanno dato vita ad un sit in per chiedere di essere ammesse come parti civili. Sono in aula cinque dei sei giovani indagati per lo stupro di gruppo a una 19enne avvenuto lo scorso 7 luglio a Palermo in un cantiere abbandonato del Foro Italico. Uno solo segue l’udienza in videoconferenza, collegato da una sala del carcere dove è recluso. Assente la vittima dello stupro, ospite in una comunità protetta, fuori dalla Sicilia. L’unico minorenne del branco è in un istituto minorile, dopo essere stato già condannato a 8 anni e 8 mesi in abbreviato. L’udienza preliminare davanti al gup Cristina Lo Bue per i sei maggiorenni – Elio Arnao, Cristian Barone, Gabriele Di Trapani, Angelo Flores, Samuele La Grassa e Christian Maronia – si apre in un clima di scontro aperto tra le parti. I legali degli indagati hanno già preannunciato le contromosse per ribaltare le accuse nei confronti dei loro assistiti.

La linea difensiva è chiara ed è legata alla richiesta di ascoltare nuovamente la vittima alla luce delle “nuove prove” che gli avvocati avrebbero raccolto. Alla prossima udienza chiederanno l’abbreviato condizionato a una nuova audizione della vittima, già ascoltata dal gip di Palermo Clelia Maltese due mesi fa nel corso dell’incidente probatorio. Il materiale raccolto dalla difesa già in un’udienza stralcio a marzo non era stato ammesso fra le carte del procedimento, ma i legali insistono. Secondo gli avvocati le nuove prove dimostrerebbero in sostanza che la giovane era consenziente. Una linea difensiva che non sorprende l’avvocato Carla Garofalo, legale della ragazza. “Questa è letteratura – spiega -, lo fanno in tutti i processi per stupro. Lo farei anche io, ma è improbabile perché mai difenderò un indagato per stupro. In ogni caso questa tesi è insostenibile, perché ci sono i filmati che parlano (i video girati con i cellulari dagli stessi indagati ndr)”.

La legale parla di “un ambiente tossico” attorno alla sua assistita “che a Pasquetta è stata pesantemente minacciata e aggredita” e denuncia “una campagna denigratoria nei confronti della ragazza durata tutta l’estate”. “Io, purtroppo – aggiunge -, sono entrata nel processo solo a gennaio per cui non ho potuto gestire e seguire la parte precedente”. L’avvocato Garofalo sottolinea anche lo stato di profonda prostrazione vissuto dalla giovane: “ha alti e bassi, momenti di angoscia e di speranza. Per fortuna abbiamo un buon rapporto. Sta raccogliendo i cocci di tutto lo sfacelo attorno a lei, con aggressioni continue. E a volte si chiede chi glielo ha fatto fare”. Attorno alla ragazza vittima dello stupro si sono strette una decina di associazioni che oltre a manifestare davanti al tribunale hanno chiesto di costituirsi parte civile, così come ha fatto il Comune di Palermo. Il Gup ha rinviato ogni decisione alla prossima udienza, fissata per il 29 aprile. Se il giudice non ammetterà l’abbreviato condizionato i legali degli imputati dovranno scegliere tra l’abbreviato “secco” o l’ordinario.

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