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De Luca accusa i suoi contestatori di sostenere la camorra, Valeria Ciarambino: è fuori controllo

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Dice di essere andato in questura “come un normale cittadino italiano a chiedere che lo Stato dia cenni di vita e si decida a punire i delinquenti”. Lo dice il presidente della Giunta della Regione Campania Vincenzo De Luca che si ricorda di essere un normale cittadino. Dice di aver sporto denuncia nei confronti dei contestatori che gli hanno lanciato dei sacchetti di spazzatura la scorsa settimana ad Aversa (Caserta). Insomma ci ha messo una settimana per fare la sceneggiata in Questura a Napoli. Ora non sappiamo che cosa abbia scritto o detto in Questura De Luca, di sicuro non c’era alcun bisogno che lo facesse perchè se le contestazioni di Aversa hanno superato la soglia della legalità consentita anche nelle manifestazioni di protesta più dure, c’era la Polizia di Stato a mantenere l’ordine e la sicurezza pubblica e sicuramente avrà spedito al Tribunale di Napoli Nord una informativa di reato a carico di persone identificate o da identificare. O forse De Luca ha qualche dubbio sulla correttezza della Polizia di Stato di Aversa?

Valeria Ciarambino. Consigliera Regionale del M5S in Campania, una delle poche che ribatte colpo su colpo alle follie di De Luca

Il bravo De Luca, che sta costruendo la sua campagna elettorale per le regionali (lui sarà candidato, anche se il Pd non lo vuole lui si sta facendo le sue liste) può usare questa vicenda per fare propaganda. Secondo lui, secondo De Luca, quella di Aversa non era una contestazione di popolo o politica nel senso nobile del termine, come è parso a tanti, ma “c’è un gruppo di squadristi, già individuati dalle forze dell’ordine, che da quattro anni – spiega il governatore – dà vita a vere e proprie aggressioni nei mie confronti e dell’istituzione che rappresento e lo fa per motivi di politica politicante. È gente mandata, ovviamente, e il riferimento alla Terra dei Fuochi è anche un sostegno implicito alla camorra, visto che noi stiamo facendo pulizia”. Insomma De Luca, che dice di sapere che la polizia ha anche già identificato chi lo contesta, aggiunge (chissà chi gliel’ha detto) anche che queste persone che lo contestano sarebbero persone che sostengono la camorra. Non solo, il presidente De Luca sostiene anche che di queste contestazioni ne ha “parlato con il Capo dello Stato, a cui ho ricordato che a febbraio 2017 quegli stessi squadristi entrarono nell’ospedale di Pozzuoli, rompendo una vetrata e procurando una contusione a un collaboratore. Avevo sporto denuncia, non è mai successo nulla. L’Italia non è un Paese civile”.

Siamo alla follia. Quello che dice De Luca è roba da ricovero, è roba di una gravità inaudita. Sostenere che quelli di Stop Biocidio o i comitati civici sono persone vicini alla camorra è davvero roba da far analizzare bene a studiosi del comportamento umano. Dare del camorrista a gente che da sempre si batte, ci mette l’anima e il corpo, contro la camorra in una regione che per decenni ha visto rappresentanti delle istituzioni andarci a braccetto nell’affare dei rifiuti, è da ricovero coatto. Anzi, questi di Stop Biocidio, padre Maurizio Patriciello, Comitati civici vari dovrebbero davvero andare in procura e denunciare chiunque osi avvicinare il loro nome e le loro battaglia alla camorra o anche a qualunque forza di violenza squadrista organizzata. Chi va in difesa di quanti lo contestano in maniera dura ma civile  è la capogruppo al consiglio regionale del Movimento 5 Stelle Valeria Ciarambino. Che usa parole ferme e dure per condannare gli sproloqui di De Luca. “Una cosa sono le aggressioni e gli atti di violenza, che non smetteremo mai di condannare – spiega la Ciarambino -, ben altro è il sacrosanto diritto di manifestare liberamente, anche nei pressi di un luogo istituzionale, tra l’altro sancito anche dalla nostra Costituzione. Si chiama democrazia, concetto che cozza con il principio di autarchia che regola l’amministrazione dell’attuale governatore della Campania. Per De Luca – attacca Valeria Ciarambino – chi manifesta sotto la sede della Regione Campania, che è la casa dei campani e non sua, è un delinquente. Dunque sono delinquenti quanti invocano il diritto al lavoro, alla prima abitazione, all’aria pulita, a un territorio bonificato e libero da spazzatura e veleni o a un’assistenza sanitaria adeguata. Sono delinquenti i Navigator, i corsisti presi in giro con il miraggio elettorale di un’occupazione, gli eserciti di precari che proprio De Luca ha prodotto. E sono delinquenti le mamme della terra dei Fuochi che hanno perso i propri figli. Persone disperate che per De Luca andrebbero trattati come criminali e cacciati per aver commesso il reato di lesa maestà. Aver alzato la voce, ovvero, contro l’attuale presidente della Regione Campania” conclude la portavoce del M5S.

(La foto di copertina è di Salvatore Laporta / Kontrolab)

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Stop a numero chiuso a Medicina, il no dei camici bianchi

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Primo passo verso lo stop al numero chiuso per Medicina. Anche se la strada per arrivare ad una riforma complessiva della legge si annuncia ancora lunga. Il Comitato ristretto della Commissione Cultura e Istruzione del Senato adotta un testo base praticamente all’unanimità, ma sono molti i dubbi che solleva l’ opposizione. Per non parlare del no netto che arriva subito dall’Ordine dei medici, secondo il quale se si toglierà il numero chiuso “entro 10 anni si produrranno solo dei disoccupati”. Il testo che adotta il Comitato ristretto, di cui dà notizia, esprimendo “soddisfazione”, il presidente della Commissione Roberto Marti, contiene di fatto una sorta di delega in bianco al governo su come rimodulare l’accesso alla facoltà di Medicina, Odontoiatria e Veterinaria. Delega da adottare entro 12 mesi dall’entrata in vigore della legge.

Per il resto, le novità sostanziali sono l’abolizione dei test d’ingresso, che dovrebbe scattare dal 2025/2026, e i nuovi ostacoli che l’aspirante medico dovrà affrontare. Se lo studente, infatti, entro 6 mesi, non supererà prove che riguardano discipline in area biomedica, sanitaria, farmaceutica e veterinaria (ancora da individuare) non potrà più accedere a Medicina. Sin dall’inizio, gli sarà consentito iscriversi anche a un’altra facoltà scientifica, come ad esempio Biologia, e nel caso in cui il semestre a Medicina si concluda con un nulla di fatto, potrà sempre continuare con la seconda scelta vedendosi riconosciuti dei crediti formativi. E sono proprio i nuovi paletti a non convincere troppo l’opposizione che annuncia “emendamenti” per migliorare il testo. Nell’attesa, i partiti fanno a gara per intestarsi il provvedimento.

La prima a cantare vittoria è la Lega. Matteo Salvini parla di “storica battaglia”, mentre il governatore del Veneto Luca Zaia di “cambio di passo”. Poi è la volta di FdI che con la prima firmataria del ddl Ella Buccalo difende anche l’idea del semestre in prova definendolo “una selezione basata sul merito”. E “orgogliosa” del primo passo compiuto in Commissione la ministra dell’Università Anna Maria Bernini secondo la quale si riusciranno “a formare 30mila medici senza il numero chiuso”. Convinti della necessità di togliere i test, pur individuando criticità sono i senatori del centrosinistra. Di “delega troppo vasta” parla ad esempio Cecilia D’Elia, capogruppo Pd in Commissione, che esprime anche dubbi sulla “definizione di una graduatoria nazionale dopo aver frequentato solo un semestre”. Nel testo, secondo il Dem Andrea Crisanti, restano “incertezze anche sulle modalità di accesso ad altri corsi di esame per coloro che non sono stati ammessi a Medicina”.

Lo stop al numero chiuso, intervengono i medici Anaao, sindacato degli ospedalieri, è “il colpo di grazia alla formazione medica”. “La scelta di superare il modello della legge del ’99”, commenta l’Unione Studenti, “è sicuramente un primo passo, ma siamo delusi dalle modalità”. Intanto, alla Camera il Pd presenta la proposta di legge sulla sanità firmata dalla segretaria Elly Schlein che chiede di investire nella sanità pubblica nei prossimi 5 anni fino al 7,5% del Pil che è la media europea. Schlein quindi accusa Meloni di mentire “sui dati”, ricordando il “taglio di 1,2 miliardi dai fondi del Pnrr”.

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Biden firma gli aiuti, i missili Atacms sono già a Kiev

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Un nuovo maxi invio di armi all’Ucraina per rendere gli Stati Uniti e il mondo “più sicuri” di fronti ai pericoli della tirannia. Dopo mesi di stallo a Capitol Hill, Joe Biden mette a segno un’importante vittoria sia in chiave elettorale che sul fronte della politica estera con l’approvazione definitiva della sua legge di spesa da 95 miliardi, di cui una prima tranche da un miliardo destinata alle forze di Volodymyr Zelensky nell’ambito di un totale di 60,8 per l’Ucraina che comprende anche aiuti umanitari ed economici. Ma la notizia è anche che Washington un mese fa ha segretamente inviato i missili a lungo raggio Atacms, che Kiev chiede da quasi due anni. Gli aiuti, ha assicurato il commander-in-chief subito dopo aver firmato il provvedimento, partiranno “nei prossimi giorni” ed arriveranno in Ucraina entro la fine di questa settimana.

Nella lista ufficiale diffusa dal Pentagono sulla prima tranche da un miliardo ci sono sistemi di difesa aerea, proiettili di artiglieria, veicoli corazzati e armi anticarro che si trovano già nei depositi americani in Europa. Tuttavia, secondo indiscrezioni di Politico, un mese fa gli americani avrebbero già spedito a Kiev gli agognati Atacms, che Washington ha sempre negato a Zelensky per il timore di un’escalation con la Russia. E anche se lo scorso ottobre il dipartimento della Difesa aveva mandato in Ucraina, senza troppa pubblicità, quelli a medio raggio, il leader di Kiev aveva continuato a premere per un’arma che potesse colpire oltre le linee di Mosca. I circa 200 missili a lungo raggio sarebbero arrivati a marzo, all’interno di un pacchetto da 300 milioni di dollari, e sarebbero già stati utilizzati due volte dall’esercito ucraino per colpire un aeroporto militare russo in Crimea mercoledì scorso e le truppe russe nel sud-est del Paese durante la notte di martedì.

All’epoca membri chiave del Congresso erano stati informati della spedizione segreta di Atacms ma l’amministrazione Biden non aveva fatto nessun annuncio pubblico. Stando a quanto ha rivelato un alto funzionario dell’amministrazione americana, inoltre, anche in questo nuovo pacchetto ci saranno i potenti missili, capaci di colpire fino a 300 km. Per Biden, che ha ringraziato lo speaker repubblicano Mike Johnson per aver sbloccato la legge alla Camera sfidando gli estremisti trumpiani, si tratta di “un investimento” nella sicurezza degli Stati Uniti e dei loro alleati. “L’America non si piega a nessuno, men che meno a Vladimir Putin”, ha avvertito il presidente americano assicurando che gli Stati Uniti “sconfiggeranno i dittatori nel mondo”. “Se i nostri partner sono più forti lo siamo anche noi”, ha sottolineato promettendo, ancora una volta, di non “lasciare da soli” i Paesi amici. Zelensky da parte sua ha ringraziato il Senato americano per aver approvato la legge definendo il prossimo invio di armi un “aiuto vitale” per le sue forze.

“Le armi a lungo raggio, l’artiglieria e la difesa aerea sono strumenti fondamentali per ripristinare la pace il prima possibile”, ha dichiarato il leader ucraino che non ha menzionato esplicitamente gli Atacms. Con questo tipo di armi comunque gli ucraini sono stati in grado di infliggere gravi danni alle forze del Cremlino, come dimostrano i video pubblicati dagli abitanti delle zone colpite mercoledì scorso, dove si vedevano incendi devastanti e le finestre delle case vicino all’aeroporto distrutte dall’esplosione. “La chiave ora è la velocità. La velocità di attuazione degli accordi con i partner sulla fornitura di armi per i nostri guerrieri. La velocità con cui si eliminano tutti i piani russi per eludere le sanzioni. La velocità nel trovare soluzioni politiche per proteggere le vite dal terrorismo russo”, ha sottolineato ancora il presidente ucraino. “Ogni leader che non perde tempo è un salvavita. Ogni Stato che sa agire rapidamente salvaguarda l’ordine mondiale basato su regole. Ringrazio tutti coloro – ha detto Zelensky – che nel mondo aiutano il nostro popolo a ripristinare una vita normale dopo gli attacchi russi. Ringrazio tutti coloro che aiutano i nostri guerrieri a difendere le città e i villaggi dell’Ucraina dal male russo”.

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Premierato: ecco cosa prevede il ddl Casellati

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Con l’approvazione del mandato al relatore in Commissione Affari costituzionali si delinea il testo della riforma del premierato elettivo. Ecco i cardini principali della riforma costituzionale che però sul punto centrale, l’elezione diretta del premier, contiene solo alcuni principi rinviando il resto ad una legge ordinaria.

PREMIER ELETTO: “Il presidente del Consiglio è eletto a suffragio universale e diretto per cinque anni.

Le elezioni delle Camere e del presidente del Consiglio hanno luogo contestualmente”.

LIMITE A DUE MANDATI: Si può essere eletti premier “per non più di due legislature consecutive, elevate a tre qualora nelle precedenti abbia ricoperto l’incarico per un periodo inferiore a sette anni e sei mesi”.

SISTEMA ELETTORALE: Una legge ordinaria disciplinerà “il sistema per l’elezione delle Camere e del presidente del Consiglio, assegnando un premio su base nazionale che garantisca una maggioranza dei seggi in ciascuna delle Camere alle liste e ai candidati collegati al presidente del Consiglio, nel rispetto del principio di rappresentatività”.

NOMINA E REVOCA DEI MINISTRI: “Il presidente della Repubblica conferisce al presidente del Consiglio eletto l’incarico di formare il Governo; nomina e revoca, su proposta di questo, i ministri”. Nell’attuale costituzione non c’è il potere di revoca dei ministri.
FIDUCIA: “Entro dieci giorni dalla sua formazione il governo si presenta alle Camere per ottenerne la fiducia”. Se non viene approvata la mozione di fiducia, “il presidente della Repubblica rinnova l’incarico al Presidente eletto di formare il governo”. Quindi il premier eletto può fare un nuovo tentativo con un altra squadra di ministri, o anche cercando un’altra maggioranza. “Qualora anche in quest’ultimo caso il governo non ottenga la fiducia delle Camere, il presidente della Repubblica procede allo scioglimento delle Camere”.

CRISI DI GOVERNO: Se il governo, nel corso della legislatura, viene sfiduciato “mediante mozione motivata, il presidente della Repubblica scioglie le Camere”. “In caso di dimissioni del presidente del Consiglio eletto, previa informativa parlamentare, questi può proporre, entro sette giorni, lo scioglimento delle Camere al presidente della Repubblica, che lo dispone”. “Qualora non eserciti tale facoltà e nei casi di morte, impedimento permanente, decadenza, il presidente della Repubblica può conferire, per una sola volta nel corso della legislatura, l’incarico di formare il governo al presidente del Consiglio dimissionario o a un altro parlamentare eletto in collegamento con il presidente del Consiglio”. In entrambi i casi il nuovo governo può avere una maggioranza diversa da quella uscita della urne. L’articolo sulle crisi di governo – il 4 del ddl Casellati – potrebbe essere riformulato in Aula.

ADDIO SENATORI A VITA: E’ abrogato il potere del Quirinale di nominare cinque senatori a vita. Quelli attualmente in carica mantengono il loro incarico. Non viene invece toccato l’articolo che stabilisce che i presidenti della Repubblica al termine del settennato diventano senatori a vita.

CONTROFIRMA: E’ abolita la controfirma del governo in una serie di atti del presidente della Repubblica: nomina del presidente del Consiglio, la nomina dei giudici della Corte Costituzionale, la concessione della grazia e la commutazione delle pene, il decreto di indizione delle elezioni e dei referendum, i messaggi al Parlamento e il rinvio delle leggi alle Camere.

ELEZIONE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA: Per eleggere il capo dello Stato occorre il quorum dei due terzi dei grandi elettori non più nei primi tre scrutini, bensì nei primi sei.

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