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De Laurentiis ’20 nomi per panchina Napoli, è corrida’

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Festeggiare e godere dello scudetto per due mesi, fino in fondo e fino all’ultima giornata di campionato con la coppa levata in cielo. Poi si volta pagina come fa da oggi il Napoli che comincia a pensare a cosa resterà della squadra che ha incantato l’Europa e ha dominato il calcio italiano per una stagione. Non ci sarà il tecnico perfetto Spalletti, è pronto ad andare via il ds mago Giuntoli, partirà il muro di difesa Kim Min-Jae, arriveranno offerte bomba per il capocannoniere Osimhen. Un percorso inevitabile per un Napoli oggi incoronato di nuovo dalla Lega con cinque giocatori nell’11 ideale di questa stagione: Di Lorenzo, Kim Min-Jae, Lobotka, Osimhen e Kvara sono nella formazione perfetta della serie A 2022/23. Ora però sono tanti i capitoli che dopo la festa si aprono per il club azzurro. La prima rotta da seguire è quella dell’equilibrio finanziario che il Napoli ha tenuto perfettamente la scorsa estate, tagliando gli ingaggi pagati e diventando ancora più forte. Ora c’è da replicare la magia e il nocchiero Aurelio de Laurentiis è pronto a farlo come ha detto oggi aprendo il mercato: “Per la panchina del Napoli ci sono almeno 20 candidature, sono aumentate, c’è tutta l’Europa”.

“Adesso – spiega il patron azzurro – comincia la corrida. Capisco che i giornalisti devono riempire i titoli ma ci vuole serietà, professionalità e capacità di attendere. La festa è ancora in corso e io non sono in grado di stupirvi. Abbiamo tutto il mese di giugno. Comunque, anche io ieri ho preso appunti, ho fatto l’allenatore di me stesso”. De Laurentiis governa ora da solo la nave, partendo dalle fondamenta: perso Spalletti, su cui aveva esercitato l’opzione di rinnovo per tenerlo prima del suo addio per un anno sabbatico, bisogna provare a tenere Giuntoli, l’uomo che dal 2015 ha portato grandi campioni e scoperto fuoriclasse come Kvaratskhelia e Kim.

Il direttore sportivo sembra avviato verso una Juventus che cerca la rinascita, ma il presidente cerca di trattenerlo almeno un altro anno visto che il contratto scade nel giugno 2024. Intanto corre la lotteria degli allenatori con Luis Enrique che sembra sulla strada della Premier League e il tedesco Nagelsman verso il Psg. De Laurentiis, con Mancini che sembra orientato a restare in nazionale, continua a pensare a Vincenzo Italiano che ha costruito una bella Fiorentina fino a sfiorare l’Europa. Il presidente sta per partire per gli Usa ma mercoledì incontra la stampa a Napoli per presentare il ritiro di Castel di Sangro con la panchina che sarà al centro delle domande. Intanto il mercato comincia a muoversi con il Manchester United pronto a mettere sul piatto i 60 milioni della clausola per prendersi il muro difensivo Kim pagandogli 7 milioni di stipendio l’anno. Gli azzurri sono pronti a puntare sul 19enne Scalvini per sostituirlo, aprendo un nuovo mercato dei giovani su cui scommettere. Ma l’estate è appena cominciata e il radar per 160 milioni sul piatto per Osimhen è già acceso.

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Cronache

Campi Flegrei, che cosa succede? Parla il vulcanologo Giuseppe Mastrolorenzo

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La preoccupazione è alta: le scosse di terremoto nei Campi Flegrei sono tante nelle ultime settimane. Bradisismo, eruzione, piani di evacuazione… La gente ha paura. Quello che potrebbe succedere nell’area flegrea puo interessare fino a 3 milioni di persone: abbiamo chiesto di capire di più ad un vulcanologo esperto, Giuseppe Mastrolorenzo. Ed ecco che cosa ci ha spiegato.

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Esteri

Ricatto di Saied, l’arma dell’invasione per i fondi

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Saied presidente Tunisia

Un gioco al rialzo o rivendicazioni a uso e consumo interno? Il presidente tunisino Kais Saied ha rifiutato un primo assegno da 127 milioni dell’Unione europea, bollandolo come “elemosina”, con un rigurgito – almeno all’apparenza – di anticolonialismo. O, piuttosto, per alzare la posta, brandendo la minaccia dell’invasione di migliaia di migranti pronti a salpare da Sfax verso le coste italiane. Con un duplice obiettivo: ricevere una somma più alta, sul modello dell’accordo da 6 miliardi di euro raggiunto dall’Ue con la Turchia di Erdogan nel 2016 per chiudere i rubinetti della rotta balcanica; e riuscire ad ottenere i 900 milioni di assistenza macrofinanziaria previsti dal memorandum del luglio scorso, sganciandoli dai quasi 2 miliardi che l’Fmi tiene bloccati in attesa di riforme. Riforme che Saied – che dal 2021 si presenta come nuovo autocrate del Nord Africa – non sembra intenzionato nemmeno ad avviare.

La Commissione europea aveva annunciato nei giorni scorsi di aver stanziato i 127 milioni da versare “rapidamente” a Tunisi. Bruxelles aveva precisato che si trattava di 67 milioni per combattere l’immigrazione illegale (i primi 42 milioni dei 105 milioni di aiuti previsti dal memorandum firmato due mesi fa e altri 24,7 milioni nell’ambito di programmi già in corso) e 60 milioni legati al sostegno del bilancio tunisino. Ma Saied ha bloccato tutto: “La Tunisia accetta la cooperazione, ma non accetta nulla che somigli a carità o favore, quando questo è senza rispetto”, ha dichiarato il presidente dopo aver rinviato e sospeso nei giorni scorsi anche le visite delle delegazioni europee, prima parlamentare e poi della Commissione. Questo rifiuto, ha tenuto a sottolineare Saied, “non è dovuto all’importo irrisorio ma al fatto che questa proposta va contro” l’accordo firmato a Tunisi e “lo spirito che ha prevalso durante la Conferenza di Roma” di luglio, “iniziativa avviata da Tunisia e Italia”.

“Non abbiamo capito ancora cosa volesse dire Saied. Non abbiamo avuto la trascrizione e stiamo lavorando per avere più informazioni”, ha ammesso un alto funzionario Ue, intuendo però che il tunisino “avrebbe preferito più aiuti” rispetto alla prima tranche. Sullo stato dell’intesa la fonte ha ricordato che il Consiglio “non è stato coinvolto” nei negoziati. Ma, ha sottolineato, “non possiamo dire che il Memorandum sia un fallimento”. E se anche a Bruxelles l’intesa con Tunisi trova un ostacolo nelle diverse posizioni dei 27, preoccupa lo stato dei diritti umani nel Paese, dove la democrazia sognata dalla rivoluzione dei Gelsomini è ormai naufragata e dove lo stesso Saied ha di fatto aizzato una caccia al migrante subsahariano, ormai poco tollerato da una popolazione alle prese con una grave crisi economica e alimentare.

Resta il fatto che l’Europa e l’Italia non possono fare a meno di lavorare con la Tunisia per arginare gli sbarchi che rischiano di mettere in crisi l’Unione e il suo futuro dopo le elezioni di giugno. E Saied lo ha capito, rilanciando ogni giorno, non solo per sedare le tensioni interne ma anche e soprattutto per spingere l’Europa, di fronte ad una crisi migratoria senza precedenti, a fare pressione su Washington per lo sblocco degli 1,9 miliardi del Fondo Monetario Internazionale.

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Sinner nella storia: batte Alcaraz e vola in finale contro Medvedev a Pechino

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Jannik Sinner nella storia: batte Carlos Alcaraz e vola in  finale del “China Open” a Pechino,  sui campi in cemento dell’Olympic Green Tennis Centre. Un torneo che ha come montepremi 3.633.975 dollari.

Sinner, 22 anni era la sesta testa di serie ed ha sconfitto in semifinale lo spagnolo Alcaraz, numero 1 del tabellone e del ranking mondiale, in due soli set con il punteggio di 7-6, 6-1, poco meno di due ore di gioco.  Il giovane azzurro altoatesino sfiderà per il titolo il russo Daniil Medvedev, seconda testa di serie e numero 3 del mondo, che in semifinale aveva battuto Alexander Zverev.

 

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