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Ddl Zan bye bye a settembre, resta lo scontro

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E’ il day after per il ddl Zan. Il giorno in cui sono alle spalle le grandi speranze di arrivare ad un ok definitivo in tempi brevi e ormai si guarda a settembre come prossimo traguardo. Resta lo scontro politico duro. Soprattutto tra Pd ed Italoia Viva L’invocato passaggio in Aula non e’ stato liscio come Pd, M5s e Leu avevano immaginato quando lo hanno chiesto a gran voce durante i lavori in commissione Giustizia. Il provvedimento arrivato al vaglio dell’Assemblea ha evitato per una manciata di voti di cadere per le pregiudiziali e per solo voto, grazie al salvataggio in extremis del senatore del gruppo Misto Ciampolillo, ha scampato la richiesta di sospensiva che lo avrebbe rimandato in commissione. Il leader del Pd Enrico Letta commenta: “Quando andremo a settembre in aula discuteremo come sempre abbiamo detto, con la convinzione del fatto che questo e’ il testo migliore” e assicura: “ascolteremo tutti”. Il ddl Zan intanto e’ scomparso dal calendario dell’Aula di palazzo Madama e nessuno ha protestato. Complice un calendario troppo fitto prima della pausa estiva, se ne riparlera’ in autunno. Prospettiva che permette di schivare , per ora, non solo gli oltre mille emendamenti presentati ma anche la prova del “non passaggio agli articoli” che Lega e FdI sono pronti a chiedere non appena si dara’ voce ai quindici senatori ancora iscritti a parlare e terminera’ la discussione generale. Proseguono pero’ le tensioni politiche, in particolare sull’asse Iv-Pd. I renziani attaccano Monica Cirinna’ e lo stesso segretario Letta, e dal Nazareno commentano: “Di bassa lega gli attacchi ad personam a Cirinna’, un tiro al bersaglio che non fa onore alla storia personale e politica della senatrice. La sua posizione e’ la posizione del Pd che e’ unito nella difesa di una legge di civilta’. L’unico vero ripensamento e’ quello di Iv. La tela di Penelope dei renziani: disfanno al Senato cio’ che generosamente hanno contribuito a scrivere e a emendare alla Camera”. Le parole fanno riferimento all’ennesima scaramuccia tra Davide Faraone e Monica Cirinna’. Il presidente dei senatori Iv ricorda alla dem che “le liste di proscrizione venivano fatte dal regime fascista, campione di discriminazioni”. Si tratta della risposta a una frase della dem rilasciata al Tg1: “Abbiamo i nomi e i cognomi di chi vuole modificare questa legge e di chi fa occhiolino a Orban”. Piu’ che notizia e’ vecchia ruggine che si e’ andata consolidando nei giorni scorsi quando Cirinna’ riprende in Aula e posta sui social Faraone che batte le mani a Salvini. Il giorno dopo il senatore renziano chiede addirittura alla presidente del Senato, Elisabetta Casellati,di intervenire e sanzionare il comportamento fuori dalle regole. Insomma il Pd si sente tradito da Iv, non gradisce lo strappo fatto dai senatori renziani che sulle prime avevano appoggiato il testo Zan, poi hanno appoggiato l’idea di una mediazione, infine hanno anche presentato 4 emendamenti. “I loro emendamenti stravolgono l’impianto del testo, non lo migliorano”, lamenta Franco Mirabelli del Pd che aggiunge “Agli amici di IV, in attesa di sapere perche’ abbiano cambiato idea, consiglierei di evitare di alzare inutili polemiche”. I pochi commenti di oggi sullo Zan suggeriscono tuttavia di pensare a una mediazione. Lo afferma il presidente della Camera Roberto Fico che auspica “un accordo tra le forze politiche” e invita l’Ue a stigmatizzare le leggi ungheresi. “A un passo da traguardo” e’ la percezione di Matteo Renz,i convinto che ora “e’ il Pd a dire di no, perche’ rinvia una decisione possibile con la riformulazione dell’emendamento all’articolo 1 sull’identita’ di genere”. A sperare in una “mediazione piu’ alta possibile per approvarlo” e’ il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini. Gli fa eco il senatore di base riformista Andrea Marcucci: “Ci sono ancora tutte le condizioni, per approvare il ddl Zan prima della pausa estiva. Facciamo uno sforzo di responsabilita’ e diamo vita a una legge contro l’omotransfobia.

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Arriva la legge italiana sull’Ia, sconti ai ricercatori

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L’Intelligenza artificiale rivoluzionerà la vita di tutti e il governo italiano vara la prima legge che comincia a mettere dei paletti per evitare che lo sviluppo della tecnologia più attesa, e allo stesso tempo più temuta, vada fuori controllo. Dall’ingresso dell’Ia nei settori della giustizia e della sanità, all’accentramento della regia a Palazzo Chigi, il provvedimento declina il regolamento europeo AI Act lasciando l’uomo al centro di ogni processo decisionale. E per attrarre gli esperti, estende le agevolazioni fiscali per i rimpatriati anche a chi ha lavorato sull’Ia all’estero. Inoltre, introduce un nuovo reato: reclusione da 1 a 5 anni per chi crea danno con Ia.

Il sottosegretario per l’Innovazione tecnologica, Alessio Butti, ha spiegato che il ddl definisce chi elabora la strategia (Palazzo Chigi), chi monitora e vigila (l’Agenzia per l’Italia digitale e l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale che diventano Autorità nazionali per l’intelligenza artificiale) e chi notifica e sanziona. “Crediamo che sia un prodotto di buona qualità”, ha detto Butti, “realizzato con la collaborazione di tutti” gli interessati, ministeri compresi. Tanto che, in conferenza stampa, è il ministro della Giustizia Carlo Nordio a spiegare la stretta sul codice penale che si aggiorna alla nuova tecnologia: “L’aspetto penale può essere devastante perché può creare una realtà che non è più virtuale ma reale” e allora “per questo interviene la norma penale”. E l’uso dell’Ia per alcuni reati diventa un aggravante.

Come annunciato dalla premier Giorgia Meloni già il mese scorso, l’Italia punta allo sviluppo dell’Ia con un miliardo di euro grazie all’impegno di Cdp, e in particolare di Cdp Venture Capital. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha spiegato che “si affronta anche il tema dell’impatto dell’Ia nel mondo delle imprese soprattutto tenendo conto che abbiamo oltre 4 milioni di Pmi che devono essere messe nelle condizioni di usare appieno queste tecnologie”. Il provvedimento, ha detto Urso, “indirizza un miliardo di euro del fondo innovazione al venture capital gestito da Cdp da un lato per facilitare la nascita di start up e di far crescere start up esistenti che operano nell’Ia, e dall’altro per consentire la nascita di un campione nazionale cone fanno altri paesi Ue”. Il ddl, suddiviso in 25 articoli, affida la regia sul tema a Palazzo Chigi.

Oltre a una serie di norme a tutela del diritto d’autore, altre sono pensate per guidare la diffusione dell’Ia nel mondo del lavoro, ricordando che “è al servizio della persona ed è impiegata per migliorare le condizioni di lavoro”, anche se ha come obiettivo “accrescere la qualità delle prestazioni lavorative e la produttività delle persone”. Viene poi disciplinata la sua introduzione nei diversi settori, ad esempio per semplificare e organizzare il lavoro giudiziario, precisando che il magistrato ha sempre la decisione finale “sull’interpretazione della legge, sulla valutazione dei fatti e delle prove e sulla adozione di ogni provvedimento”. Stesso ragionamento per sanità e pubblica amministrazione: l’Ia farà da “supporto” nei processi di prevenzione, diagnosi, cura e scelta terapeutica, lasciando al professionista sanitario ogni decisione, così come nella Pa.

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Riforma Giustizia a metà maggio, le ipotesi dal vertice

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Concorsi in magistratura separati, due Csm con aumento del numero dei membri laici e il sorteggio dei togati, oltre a una modifica per la discrezionalità dell’azione penale. Sono in via di definizione le varie ipotesi sul tavolo della nuova riforma costituzionale della Giustizia, ovvero quella che prevede la separazione delle carriere dei magistrati. Dopo il vertice tecnico delle ultime ore in via Arenula, viene confermata l’intenzione (e la possibilità) del governo di presentare il provvedimento entro la prima metà di maggio, così come annunciato dal ministro Nordio. Nulla è ancora chiuso e il confronto sulle varie proposte resta aperto: non ci sarebbe quindi nulla di progettuale e sarebbero ancora in corso valutazioni.

Ma alcuni capisaldi già ci sono. Del resto meno di un mese fa il Guardasigilli aveva già sottolineato che la separazione delle carriere – la quale prevede distinti percorsi tra i magistrati giudicanti e quelli requirenti – sarà “consustanziale alla riforma del Consiglio della magistratura, quindi due Csm separati”. Ed essendo costituzionale, il provvedimento avrà un iter più lungo. Tra le ipotesi, ci sono la previsione di concorsi di accesso separati per i magistrati e dei due distinti Consigli superiori della magistratura (quella giudicante e quella requirente). Sempre secondo le valutazioni in campo, vi è l’aumento del numero dei membri laici dei Consigli, almeno un quarto nominati dal Parlamento, oltre al sorteggio dei togati.

E solo qualche giorno fa Nordio aveva auspicato che, “se domani dovessimo arrivare a una riforma costituzionale, fosse inserito il ruolo fondamentale che hanno gli avvocati”. Ancora aperto il dibattito sulla presidenza dei due Csm: anche se resta prevalente l’ipotesi che resti il presidente della Repubblica a presiederli, non si può ancora escludere l’eventualità che la scelta ricada sul primo presidente della Corte di Cassazione e sul procuratore generale presso la Corte, entrambi rispettivamente per i due distinti Consigli. Una ulteriore riflessione potrebbe essere dedicata all’esercizio dell’azione penale e alla sua discrezionalità. Il proposito potrebbe essere quello di riformare l’articolo 112 della Costituzione, in cui è attualmente prevista l’ ‘obbligatorietà’ dell’azione penale, introducendone invece la ‘discrezionalità’, la quale in questo senso attuerebbe pienamente il sistema accusatorio. E le priorità di questo esercizio potrebbero ad esempio essere stabilite per legge.

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In Basilicata Bardi vince col 56,6%, Fdi primo partito col 17,3% mentre al Pd va il 13,8%

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Il candidato del centrodestra Vito Bardi è stato confermato governatore della Basilicata con il 56,63% dei voti, secondo i risultati definitivi dello scrutinio delle elezioni regionali. Piero Marrese del centrosinistra ha ottenuto il 42,16% dei consensi. Al terzo candidato Eustachio Follia è andato l’1,21%.  Fratelli d’Italia risulta il partito più votato, con il 17,39%.  Segue il Partito democratico col 13,87%.  Nella coalizione di centrodestra Forza Italia ottiene il 13,01% dei voti, mentre la Lega si ferma al 7,81% dei consensi seguita da Azione con il 7,51%. Nel centrosinistra il Movimento 5 stelle ottiene il 7,66%, dietro a Basilicata casa comune (11,18%).

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