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Damilano confermato su Rai3, Gramellini verso La7

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Settimana decisiva in Rai per la definizione dei palinsesti per il prossimo autunno. I direttori di genere hanno iniziato a incontrare i conduttori per definire progetti e budget e sistemare le caselle ancora scoperte. Tanto lavoro sul fronte dell’approfondimento, viste le uscite di Fabio Fazio e Lucia Annunziata e quella, ormai probabile, di Massimo Gramellini verso La7. L’obiettivo dei nuovi vertici è fare di Rai3 un canale dedicato prevalentemente all’informazione, dando spazio a conduttori di stile e orientamento differenti, confermando l’impronta generalista del primo canale e vocazione alla sperimentazione del secondo. Il nuovo direttore dell’Approfondimento, Paolo Corsini, ha iniziato a fare i primi colloqui, ma al momento sono stati definiti solo i conduttori per i programmi estivi, mentre è ancora da completare il quadro delle trasmissioni per la prossima stagione. Ci sono diverse conferme, come Chi l’ha visto, in onda dal 6 settembre, Cartabianca, al via il 7 settembre, Report, in onda dal 23 ottobre, Fame d’amore dal 13 ottobre, oltre a Che ci faccio qui. Confermato anche Marco Damilano, che ha ancora un anno di contratto e gode della fiducia di Corsini. L’ex direttore dell’Espresso resterà dunque alla guida de Il cavallo e la Torre in access prime time su Rai3, nonostante sia nel mirino della Lega per l’inchiesta sull’hotel Metropol ospitata dal settimanale quando era ancora al timone.

Il puzzle complessivo non è dei più semplici da comporre, anche perché nelle scelte bisogna tener conto dei programmi in onda sulle altre reti per evitare sovrapposizioni che possano incidere negativamente sugli ascolti. Resta in piedi per la domenica pomeriggio di Rai3 l’ipotesi di Monica Maggioni per prendere il posto di Lucia Annunziata. L’ex direttrice del Tg1 sembrava candidata ad un programma di approfondimento della seconda serata di Rai1, che però potrebbe finire sotto la guida di Francesco Giorgino. Sempre su Rai3, c’è in cantiere lo spostamento di Report alla domenica sera, al posto di Che tempo che fa, mentre per il prime time del lunedì circola l’ipotesi di un programma di inchiesta di Salvo Sottile. Tra i volti che potrebbero tornare ad avere spazio su Rai3 c’è anche Serena Bortone, che dovrebbe lasciare il primo pomeriggio di Rai1, mentre Alberto Matano sarà confermato alla Vita in diretta. Ci sarà, con ogni probabilità, da rimpiazzare Massimo Gramellini che ha ricevuto un’offerta per un contratto pluriennale da La7 e si appresterebbe a condurre un programma il sabato sera sull’emittente di Urbano Cairo, ma, in attesa di incontrare i vertici Rai, non avrebbe ancora firmato.

Non sembra, invece, al momento avviata una trattativa il passaggio in Rai di Myrta Merlino. Dovrebbe avere, invece, un suo programma Nunzia De Girolamo, attesa intanto al timone di Estate in diretta. Possibili conferme anche per Eleonora Daniele a Storie italiane e per Monica Giandotti ad Agorà. Blindato come direttore artistico e conduttore di Sanremo 2024 Amadeus, che oggi lancia ufficialmente il percorso verso il festival con il regolamento di Sanremo Giovani, sul fronte intrattenimento si va verso una pioggia di conferme. Il direttore Marcello Ciannamea per il prime time e Angelo Mellone per il day time stanno avendo colloqui con conduttori e staff. Tra questi Carlo Conti che oggi incassa la piena fiducia dell’Ad Roberto Sergio anche come conduttore del Meeting della fraternità e resterà alla guida di Tale e quale show. Salda in sella anche Antonella Clerici che, oltre a presidiare la fascia del mezzogiorno di Rai1, condurrà ancora The Voice Senior e allungherà l’appuntamento con The Voice Kids. La domenica pomeriggio della rete ammiraglia sarà ancora affidata a Mara Venier con Domenica in e a Francesca Fialdini con Da noi a ruota libera.

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Esteri

Aiuti in cambio di armi, parte smilitarizzazione Karabakh

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S'infiamma il Nagorno-Karabakh, Mosca pronta a intervenire

“Siamo in stretta collaborazione con le forze di pace russe che stanno portando avanti la smilitarizzazione” e stanno dando “sostegno ai civili”. Il portavoce militare azero, il colonnello Anar Eyvazov, parla dal distretto di Shusha, ai margini della roccaforte ribelle Stepanakert, mentre un convoglio umanitario della Croce Rossa attraversa per la prima volta l’enclave contesa da quando l’Azerbaigian ha lanciato l’offensiva lampo nei giorni scorsi, sviluppo possibile solo adesso che si è raggiunto l’accordo. L’impegno per il cessate il fuoco, però – parte dell’intesa – mostra già cedimenti quando Mosca ne segnala già la violazione con un soldato azero rimasto ferito in uno scontro a fuoco nel distretto di Mardakert.

L’annuncio delle forze azere segue di 24 ore quello che Mosca aveva a sua volta diramato affermando che i combattenti separatisti di etnia armena avevano iniziato a consegnare le armi sulla base dell’accordo raggiunto proprio grazie alla mediazione russa: è quindi una conferma ma anche l’intenzione da parte azera di mostrare l’arsenale ribelle adesso preso in consegna. “Abbiamo già sequestrato armi e munizioni”, ha aggiunto infatti Eyvazo, spiegando che il processo di disarmo “può richiedere tempo” perché alcuni ribelli avevano sede in remoti distretti montani. “La priorità è lo sminamento e la smilitarizzazione”, ha quini sottolineato. La politica intanto passa ancora una volta dal Palazzo di Vetro, a New York, nella coda dell’Assemblea Generale in cui interviene l’Azerbaigian, dichiarandosi “determinato a promuovere un’agenda di normalizzazione”.

Jeyhun Bayramov, ministro degli Esteri azero, tiene però soprattutto a sottolineare che “nessuno stato accetterebbe la presenza illegale di un altro stato sul suo territorio e neppure noi lo accettiamo. Ma nonostante le sfide poste dagli armeni ribadiamo la nostra volonta’ per negoziati nel rispetto dei diritti reciproci. Crediamo ci sia un’opportunita’ storica di raggiungere un accordo per far si ‘che i due paesi vivano come vicini nel rispetto reciproco”. E promette quindi di trattare gli armeni del Karabakh come “cittadini uguali”. A Bruxelles parla il presidente armeno, Vahagn Khachaturyan, mentre il Paese si prepara ad affrontare l’arrivo di migliaia di profughi in fuga dall’ultima operazione militare azera nell’enclave del Nagorno-Karabakh, e si dice “preoccupato per la cooperazione militare tra Italia e Azerbaigian e per gli accordi già firmati, o previsti, che arriverebbero fino a 1,2 o 1,5 miliardi di euro”. In una video intervista Khachaturyan sottolinea che “queste armi verranno un giorno utilizzate contro il Nagorno Karabakh e contro la Repubblica di Armenia” e insiste: “Speriamo che questo accordo di cooperazione non venga firmato”, mentre rimarca il “grande potenziale per la cooperazione” tra Italia e Armenia. Poi mette in guardia sulla “minaccia di un escalation” che a suo avviso “non è scomparsa, esiste ancora, da un momento all’altro le attività militari potrebbero riprendere e l’Azerbaigian potrebbe tentare di continuare la sua politica di pulizia etnica del Nagorno Karabakh”. E spiega: “Per questo abbiamo chiesto meccanismi internazionali per la sicurezza degli armeni che vivono nella regione al Consiglio di Sicurezza dell’Onu”. (ANSA). RP 2023-09-23 19:37 S0B QBXB EST

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Esteri

Venezuela mette taglia sul leader del carcere Tocoron El Niño Guerrero

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Il Venezuela mette una taglia su Rusthenford Guerrero Flores, meglio conosciuto come El Niño Guerrero, il leader del Tren de Aragua – il gruppo criminale più temuto del Venezuela – che aveva trasformato il carcere di Tocoron, a sud est di Caracas, in un paradiso per criminali, con piscina, zoo con animali esotici, e persino una stanza per il mining di Bitcoin. “Ricompensa. “Ricercato”, si legge su un manifesto postato sui social media dal ministero dell’Interno e della Giustizia, corredato di fotografia, nome e numero della carta d’identità di Guerrero, 39 anni, condannato a più di 17 di reclusione, per omicidio. Ma nonostante la caccia all’uomo, secondo l’Osservatorio delle carceri venezuelane, i vertici della banda criminale erano stati avvisati con anticipo dell’operazione pianificata per riprendere il controllo del penitenziario, dando loro il tempo di fuggire.

“I prigionieri più violenti, e i capi, avevano già negoziato la loro uscita dal complesso” prima dell’assalto degli 11mila tra poliziotti e militari “ed hanno lasciato il Paese una settimana fa”, affermano dalla ong. Secondo Jeremy McDermott, direttore esecutivo di InSight Crime, fondazione dedicata allo studio delle principali minacce alla sicurezza in America Latina, dal bastione del Tocoron, da anni Guerrero organizzava una serie di attività che gli fruttavano circa tre milioni di dollari l’anno. Il penitenziario – spiega – si era trasformato in una roccaforte per estorsioni, sequestri, rapine, tratta di esseri umani, e traffico di droga, con ramificazioni in vari Paesi dell’America Latina, dal Perù al Cile, dall’Ecuador alla Colombia.

L’osservatore ritiene inoltre che l’operazione per riprendere il controllo della prigione, faccia parte di una strategia del governo di Nicolas Maduro per mostrare il pugno duro contro il crimine in vista delle elezioni del 2024. Stando a indiscrezioni, nel carcere sono stati trovati alcuni tunnel sotterranei che consentivano l’entrata e l’uscita a proprio piacimento. E ci sono immagini che immortalano Guerrero mentre partecipa a feste ed altri incontri mondani. Tra le informazioni circolate, quella che il capo del Tren de Aragua abbia già lasciato il Venezuela e si sia nascosto in Cile. Ma le autorità del Paese sudamericano – che negli ultimi mesi si sono trovate a gestire gravi problemi di sicurezza – negano.

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Esteri

Kiev, 9 morti in attacco a base flotta russa del Mar Nero

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Almeno 9 persone sono morte e 16 sono rimaste ferite in seguito all’attacco di ieri delle forze ucraine contro il quartier generale della Flotta russa del Mar Nero a Sebastopoli, nella Crimea occupata: lo ha detto il capo dell’intelligence militare ucraina, Kyrylo Budanov, a Voice of America. Tra i feriti, ha sottolineato, ci sono anche generali russi.

“Tra i feriti c’è il comandante del gruppo, il colonnello generale (Olexandr) Romanchuk, che è in condizioni molto gravi”, secondo Budanov. “Il capo di Stato Maggiore, il tenente generale (Oleg) Tsekov, non è cosciente. Il numero dei feriti tra i militari regolari che non sono dipendenti del quartier generale è ancora in fase di determinazione. Si tratta del personale militare in servizio, di sicurezza e così via: (questi) non sono inclusi nella lista che ho annunciato” .

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