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Dall’Iran al petrolio, le sfide di Biden in Medio Oriente

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La visita di Joe Biden in Medio Oriente, la prima da quando e’ alla Casa Bianca, si preannuncia complessa. Dalle rassicurazioni sulla minaccia dell’Iran che chiede Israele al progetto di difesa area comune tra lo Stato ebraico e i Paesi del Golfo fino alle pressioni sull’Arabia Saudita per aumentare la produzione di greggio, il presidente americano ha un’agenda piena di obiettivi ambiziosi da realizzare cercando allo stesso tempo di smarcarsi dalle polemiche in patria per il suo incontro con il principe ereditario saudita, e reggente di fatto, Mohammed bin Salman, considerato responsabile dai servizi Usa dell’assassinio del giornalista dissidente Jamal Kashoggi. La prima tappa del viaggio e’ in Israele, dove Biden arrivera’ domani e incontrera’ il premier Yair Lapid e il presidente Isaac Herzog (giovedi’). Dal capo della Casa Bianca gli israeliani si aspettano soprattutto garanzie sul fatto che gli Stati Uniti abbiano un ‘piano B’ nel caso gli sforzi diplomatici per far rientrare Teheran nell’accordo sul nucleare del 2015 fallissero. Una “strategia di deterrenza” e una posizione piu’ dura contro l’Iran, richiesta a gran voce non solo da Israele ma anche dai Paesi arabi. Sfruttando il terreno comune della minaccia iraniana, durante la missione Biden cerchera’ di incoraggiare una maggiore collaborazione tra Israele e i suoi vicini per un sistema di difesa aerea comune contro i missili e i droni di Teheran. Con l’obiettivo, piu’ a lungo termine, di un avvicinamento dell’Arabia Saudita agli storici accordi di Abramo. Venerdi’ il presidente americano incontrera’ invece a Betlemme Abu Mazen, al quale ribadira’ il sostegno degli Usa ad una soluzione a due Stati. Da parte palestinese ci sono tuttavia poche aspettative e molto scetticismo: anche per questo alla vigilia della visita l’amministrazione americana ha voluto sottolineare di aver ristabilito con i palestinesi i legami diplomatici che si erano sostanzialmente interrotti con Donald Trump e di aver fornito circa 500 milioni di dollari di aiuti alla popolazione da quando Biden e’ alla Casa Bianca. Ma la tappa piu’ delicata della missione in Medio Oriente sara’, senza dubbio, quella in Arabia Saudita venerdi’ e sabato. Qui il presidente americano partecipera’ ad una riunione del Consiglio di cooperazione del Golfo dove sollevera’ la questione energetica e la necessita’ di un aumento della produzione di greggio. Tema che sara’ al centro anche del suo colloquio con Mohammed bin Salman, nonostante dalla Casa Bianca insistano nel sottolineare che sara’ uno degli argomenti in agenda assieme a sicurezza e diritti umani. C’e’ grande attesa per l’incontro con colui che Biden aveva annunciato, in campagna elettorale, di voler trasformare in un “paria” sulla scena internazionale e i media americani si chiedono se il presidente americano stringera’ la mano al principe. Il consigliere per la sicurezza nazionale, Jake Sullivan, ha rivendicato che il “riorientamento” dei rapporti con l’Arabia Saudita ha portato al piu’ lungo cessate il fuoco in Yemen dall’inizio della guerra, smentendo inoltre le notizie di stampa secondo le quali in cambio gli Stati Uniti avrebbero intenzione di togliere l’embargo sulla vendita di armi a Riad. “Non ci sono le giuste condizioni”, ha chiarito Sullivan. “Al momento l’amministrazione e’ concentrata sulla necessita’ di mantenere la fragile ma reale tregua in Yemen. Non sono in programma cambiamenti alle nostra politiche sulla vendita di armamenti”.

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Mosca, annullata la marcia della Vittoria

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Mosca e altre città russe hanno annullato la marcia della Vittoria del 9 maggio per ragioni di sicurezza. Lo ha riferito la Tass citando la co-presidente del quartier generale del movimento Elena Tsunayeva. “A causa delle minacce esistenti alla pubblica sicurezza, il quartier generale del Reggimento Immortale russo ha deciso di annullare la marcia del Reggimento Immortale del 2024”, ha spiegato Tsunayeva in conferenza stampa aggiungendo che quest’anno i festeggiamenti del 9 maggio assumeranno la forma di altri eventi.

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Cina: infondate le accuse Usa di supporto militare a Mosca

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La Cina ha definito “infondate le accuse degli Usa sul sostegno militare” di Pechino alla Russia, impegnata nella sua guerra contro l’Ucraina. E’ quanto ha detto il portavoce del ministero degli Esteri Wang Wenbin, nell’imminenza della visita del segretario di Stato americano Antony Blinken.

Gli Stati Uniti, ha aggiunto Wang nel briefing quotidiano, “hanno presentato una legge sugli aiuti su larga scala per l’Ucraina, lanciando allo stesso tempo accuse infondate contro il normale commercio tra Cina e Russia. Questo tipo di approccio è estremamente ipocrita e del tutto irresponsabile, e la Cina vi si oppone con fermezza”. Sulla questione ucraina, “la Cina ha sempre mantenuto una posizione obiettiva e giusta, ha sostenuto attivamente i colloqui di pace e ha spinto per la soluzione politica”, ha rincarato Wang, per il quale Pechino “implementa costantemente le normative sull’esportazione di beni a duplice uso.

La Cina non è né artefice né parte della crisi ucraina e non ha mai gettato benzina sul fuoco e per questo con accetteremo che altri scarichino la responsabilità o diano la colpa a noi”. Negli ultimi anni, in particolare dall’aggressione di Mosca all’Ucraina di febbraio 2022, Cina e Russia hanno intensificato la cooperazione economica e i contatti diplomatici, portando la loro partnership strategica a livelli elevati, mai raggiunti prima. Pechino ha rivendicato un ruolo neutrale nel conflitto ucraino, ma evitato condanne di Mosca e ha offerto sostegno diplomatico ed economico, facendo schizzare l’interscambio commerciale nel 2023 al record di 240 miliardi di dollari.

Prima dell’imminente visita in Cina del 24-26 aprile, il segretario di Stato americano Antony Blinken ha detto che Pechino sta indirettamente alimentando la guerra in Ucraina con la fornitura di componenti a Mosca usati per espandere le sue capacità militari. “Quando si tratta della base industriale della difesa russa, il principale contributore in questo momento è la Cina”, ha detto Blinken venerdì, dopo l’incontro ministeriale del G7 a Capri, aggiungendo che ciò “permette alla Russia di continuare l’aggressione contro l’Ucraina”.

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Musk rifiuta di eliminare da X video dell’attacco a Sidney

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Elon Musk ha reagito all’ordine di un tribunale australiano di eliminare da X i video dell’attacco nella chiesa di Sidney dopo che il commissario per la eSafety dell’Australia ha chiesto un’ingiunzione. Il miliardario patron di Tesla ha risposto con un post sulla sua piattaforma accusando il premier Anthony Albanese di “censura”. “La nostra preoccupazione è che se qualsiasi Paese è autorizzato a censurare i contenuti di tutti i paesi, allora cosa impedirà a qualsiasi paese di controllare Internet?”

Musk ha detto che X farà appello contro l’ingiunzione australiana. “Abbiamo già censurato il contenuto in questione per l’Australia, in attesa di ricorso legale, ed è archiviato solo su server negli Stati Uniti”, ha aggiunto. Il primo ministro australiano Anthony Albanese ha affermato che Musk è cieco di fronte all’angoscia causata dai video. “Faremo ciò che è necessario per affrontare questo miliardario arrogante che pensa di essere al di sopra della legge, ma anche al di sopra della comune decenza”, ha detto Albanese all’emittente pubblica Abc. “L’idea che qualcuno vada in tribunale per il diritto di pubblicare contenuti violenti su una piattaforma mostra quanto il signor Musk sia fuori dal mondo”, ha aggiunto.

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