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Dall’Asia agli Usa, il mondo si tinge di giallo-blu

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Un camioncino giocattolo è poggiato a terra, sopra un piccolo fiore giallo. Accanto c’è il disegno di un albero con una scritta: “Ukraine is my home”, l’Ucraina è la mia casa. Siamo a Belgrado, a quasi 1.500 chilometri di strada da Kiev. Ma l’onda delle bandiere e dei colori di Kiev, ha travolto l’intero pianeta nell’anniversario del primo anno di guerra. Le strade di tutto il mondo sono state attraversate dai colori gialli e blu, accompagnati dall’arcobaleno della pace. Nelle piazze tante iniziative e tanti ragazzi e ragazze, donne e uomini, anche i più anziani: alcuni di loro la guerra l’hanno vissuta sulla propria pelle e speravano di non veder mai più un simile orrore. “Il 24 febbraio (2022) milioni di noi hanno fatto una scelta: non una bandiera bianca ma una blu e gialla”, ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

Oggi più che mai questa bandiera abbraccia tutto il mondo, dagli Stati Uniti all’Asia. Fiori vengono deposti davanti all’ambasciata ucraina a Chisinau, in Moldavia, e a Bali, in Indonesia, mentre a Bangkok una ragazza dallo sguardo fiero posa con con una maglietta: “Sto con l’Ucraina”. Il coro di condanna, praticamente unanime, riecheggia nei quattro angoli del pianeta e risuona davanti alle sedi diplomatiche di Mosca.

A Berlino un carro armato russo distrutto in Ucraina viene trasformato in un’installazione artistica per poi essere lasciato di fronte all’ambasciata russa, con un uomo accanto che indossa le ali bianche di un angelo. Davanti alla sede diplomatica russa all’Aja, qualcuno parcheggia un organetto a manovella che suona da solo il motivo dell’inno ucraino in un’incessante promemoria di tutto il male che è stato fatto in questi mesi. Anche re Carlo usa toni forti per quelle “sofferenze inimmaginabili” al popolo ucraino, mentre a Londra 461 angeli di carta, tanti quanti sono i bimbi che sono morti, pendono dal soffitto della cattedrale cattolica ucraina.

A Cracovia, nella cattedrale di Wawel, l’arcivescovo Marek Jedraszewski celebra la messa che precede la marcia di solidarietà. Dall’altra parte dell’oceano, a New York sfilano le luci della fiaccolata e degli slogan contro lo zar. Mentre Zelensky parla a Kiev in conferenza stampa, alle sue spalle scorrono le immagini delle capitali di tutto il mondo dove il giallo e il blu tinge i monumenti più famosi. Subito si riconoscono la Tour Eiffel e il Colosseo, ma anche la sede del Parlamento europeo a Bruxelles. O l’immagine che rimbalza da Sydney dove l’Opera House si è illuminata dei colori ucraini.

Nella capitale belga orsacchiotti e giocattoli, sono stati disseminati in una piazza, a rappresentare i bambini rapiti durante la guerra mentre una foto aerea scattata da un drone mostra una giostra di ghiaccio gialla e blu a Helsinki. Manifestazioni anche a Tokyo e ad Almaty, in Kazakhstan, dove mazzi di fiori sono stati deposti davanti alla statua dello scrittore e politico ucraino Taras Shevchenko. Tante immagini, tante iniziative, da tutto il mondo a ricordare che quella per Kiev è una battaglia anche di valori e che, oggi, l’Ucraina è la casa di tutti.

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Veto russo a bozza Usa contro armi nucleari nello spazio

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La Russia ha bloccato con il veto la risoluzione elaborata da Usa e Giappone sulla prevenzione delle armi nucleari nello spazio. La bozza intendeva “rafforzare e sostenere il regime globale di non proliferazione, anche nello spazio extra-atmosferico, e riaffermare l’obiettivo condiviso del suo mantenimento per scopi pacifici”. Il testo ha ottenuto 13 voti a favore, il veto della Russia e l’astensione della Cina.

Oltre a ribadire gli obblighi ai 115 Stati parte del Trattato sullo spazio extra-atmosferico – compresi tutti i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza – “di non posizionare in orbita attorno alla Terra alcun oggetto che trasporti armi nucleari o altre armi di distruzione di massa”. Mosca e Pechino volevano un emendamento che riecheggiava una proposta del 2008 delle due potenze, e aggiungeva un paragrafo che vietava “qualsiasi arma nello spazio”, ma e’ stato bocciato avendo ottenuto solo 7 voti a favore.

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Indagini sulla moglie, Sanchez valuta le dimissioni

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E’ un leader abituato alla resilienza, rimasto al timone nelle condizioni più avverse. Ma per Pedro Sanchez ha avuto l’effetto di una bomba di profondità la notizia, anticipata da El Confidencial, di un’indagine aperta dal Tribunale di Madrid nei confronti di sua moglie, Begona Gomez, sulla base di un esposto presentato dal sindacato di estrema destra Manos Limpias, che ipotizza presunti reati di abuso di informazione privilegiata e corruzione. Tanto che il premier, pur confidando nella giustizia, sta valutando l’ipotesi di dimettersi: una decisione sarà presa lunedì.

L’attività professionale della primera dama all’African Center dell’Istituto di Impresa privato IE University e all’Università Complutense, e sui presunti rapporti con alcune imprese destinatarie di appalti e fondi pubblici, da settimane era al centro di una campagna mediatica, cavalcata dal Partito Popolare e dall’ultradestra Vox, che hanno minacciato di citare Begogna Gomez anche nella commissione parlamentare d’inchiesta sulle presunte tangenti sulle forniture di materiale sanitario durante la pandemia, che scuote l’esecutivo socialista.

“In un giorno come oggi, e dopo le notizie che ho conosciuto, nonostante tutto, continuo a credere nella giustizia del mio paese”, aveva affermato, scuro in volto e in tono grave Pedro Sanchez stamattina durante il question time alla Camera, senza fare riferimento diretto all’inchiesta. Poi, in serata, ha rotto il silenzio, in una lettera di 4 pagine alla cittadinanza su X, in cui ha annunciato di aver “cancellato l’agenda” per un “periodo di riflessione” in cui rifletterà “se valga la pena” restare alla guida del governo, davanti “alla campagna di intimidazione e demolizione” mossa dal Partito Popolare e dall’ultradestra Vox nei confronti della moglie, che sta soffrendo assieme alla sua famiglia. Si tratta, scrive il premier, che cita di nuovo “la macchina del fango”, “di attacchi senza precedenti” per “tentare di abbattermi politicamente e personalmente attaccando mia moglie”.

“Arrivati a questo punto, la domanda che mi pongo legittimamente è: vale la pena tutto questo?”, si chiede il capo dell’esecutivo. L’esposto di Manos Limpias – che si autodefinisce un sindacato, fondato nel 1995 da Miguel Bernard, ex responsabile del gruppo di estrema destra Forza Nuova – è l’ultimo di una lunga serie di denunce presentate contro il governo e la sinistra e spesso finite nel nulla. L’ultima si basa su una serie di articoli pubblicati da quella che Sanchez chiama “una costellazione di testate dell’ultradestra” ed è relativo a presunte riunioni avute nel 2020 da Begona Gomez con i responsabili di Globalia, proprietaria della compagnia aerea Air Europa.

Poi destinataria di un finanziamento 475 milioni da parte dell’esecutivo spagnolo mediante il fondo creato durante la pandemia per il salvataggio di imprese strategiche. Gli inquirenti stanno anche esaminando due lettere di raccomandazioni che Gomez avrebbe fornito per una joint venture per un appalto pubblico, secondo El Confidencial. Il principale azionista della joint venture era il consulente Carlos Barrabes, che ha legami con il dipartimento gestito da Gomez all’Università Complutense di Madrid ed ha vinto il contatto, battendo altri 20 rivali, per 10,2 milioni di euro. L’indagine preliminare, aperta il 16 aprile dal tribunale madrileno, è stata secretata dal giudice che ha citato a dichiarare vari testimoni, fra i quali due giornalisti. Non è stata citata per ora la moglie del premier, ma lo sarà.

“Abbiamo smentito queste falsità mentre Begogna ha intrapreso azioni legali”, spiega il premier nella missiva. “Begogna collaborerà con la giustizia e difenderà la sua onorabilità”, assicura. Ma “sono state superate tutte le linee rosse” ed è necessaria “una riflessione”. Il partito popolare per bocca della vicesegretaria nazionale Ester Munuz, ha chiesto a Sanchez di dare spiegazioni. E la segretaria del partito ha accusato il premier di “vittimismo e di sparire per 5 giorni invece di dare conto”. In difesa del premier e della moglie è invece intervenuta la sua vice, Maria Jesus Montero: “Non permetteremo che queste pratiche trumpiane per coprire la corruzione nel Pp minino la democrazia spagnola”. I quotidiani della costellazione dell’estrema destra da settimane danno Pedro Sanchez in partenza per Bruxelles in vista di un ruolo di primo piano nelle nuove istituzioni comunitarie dopo il voto di giugno.

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Blinken: Usa-Cina gestiscano relazioni responsabilmente

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Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha invitato gli Stati Uniti e la Cina a gestire le loro differenze “responsabilmente”, iniziando oggi la sua visita nel Paese asiatico. “Abbiamo l’obbligo nei confronti del nostro popolo, e anzi nei confronti del mondo, di gestire le relazioni tra i nostri due paesi in modo responsabile”, ha detto Blinken a Shanghai incontrando il leader del Partito comunista locale.

Il segretario di Stato americano ha affermato che il presidente Joe Biden è impegnato nel dialogo “diretto e duraturo” tra le due maggiori economie del mondo, dopo anni di crescente tensione. “Penso che sia importante sottolineare il valore e anzi la necessità dell’impegno diretto, del parlarsi l’un l’altro; mettere in evidenza le nostre differenze, che sono reali, cercando di superarle”, ha detto Blinken. Il segretario del Partito comunista cinese per Shanghai, Chen Jining, ha dato il benvenuto a Blinken e ha parlato dell’importanza delle imprese americane per la città. “Sia che scegliamo la cooperazione o il confronto, influisce sul benessere di entrambi i popoli, di entrambi i paesi e sul futuro dell’umanità”, ha detto Chen.

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