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Cronache

Da Atripalda a Codroipo, le città dei neo milionari

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I numeri sono decisamente da capogiro. Dopo 635 giorni il Superenalotto assegna il montepremi più alto di sempre ed ora, da nord a sud è caccia al 90 fortunati che, scommettendo solo 5 euro, sono diventati milionari. E così da Atripalda, in provincia di Avellino, a Codroipo, in quella di Udine, è scattata la corsa a capire chi si dividerà il montepremi complessivo di oltre 371 milioni. La Campania risulta essere la regione più fortunata con ben 14 vincite milionarie e con ben sei quote, da oltre quattro milioni di euro di vincita ciascuna, tutte acquistate al “Paradiso delle Stelle”, un bar tabacchi di Atripalda, nell’Avellinese. Il bar si trova sulla via Appia, una strada centrale molto frequentata e trafficata, al confine con il territorio del comune di Avellino, ed è gestito dai proprietari, Mario e Armando Coppola, padre e figlio.

“Da noi l’affluenza di clienti è alta – dice Armando – e le quote di questa giocata sono tra le più acquistate, ne vendiamo mediamente un centinaio al giorno. Non ho la minima idea di chi possano essere stati i vincitori”. Al momento, di loro, nessuna traccia: né un messaggio anonimo, né una telefonata. Per la verità il bar di Atripalda sembra davvero essere un paradiso per i giocatori, più che delle stelle (tanto che i proprietari stanno valutando un cambio di nome). Lì dove ora sono stati vinti oltre 25 milioni sui complessivi 371 del jackpot, alcuni anni fa sono state infatti incassate due vincite da un milione e 100 mila euro con un biglietto costato sette euro. Dal Sud si sale dritti al nord e si arriva a Codroipo, in provincia di Udine, che con cinque quote vinte su 90 conquista il podio come secondo comune d’Italia più fortunato al Superenalotto; primato condiviso con il comune di Montecassiano (Macerata). Anche a Codroipo l’esercizio si trova “in un luogo di passaggio e il vincitore potrebbe essere chiunque”, spiega Roberto, titolare del Bar della Terrazza. Complessivamente il Friuli Venezia Giulia si è aggiudicato nove quote (così come Sicilia e Calabria), attestandosi al secondo posto dopo la Campania.

Sono invece noti, almeno al titolare del bar che ha venduto i biglietti, due dei 5 neo milionari di Montecassiano: “sono nostri clienti abituali – dice la signora Barbara -, questa mattina sono passati a ringraziarci e a festeggiare insieme a noi. Si tratta di due giovani lavoratori con famiglia: possiamo dire che questo premio è finito nel posto giusto”. Tra le città fortunate ci sono anche Città di Castello, in Umbria, Pescara e, sempre in Abruzzo, Penne (“qui da noi si vince spesso, non a caso mi chiamano il mago”, dice soddisfatto Francesco Marini, titolare del bar di Penne), Messina, con una vincita al bar Maracanà, e Genova, con un neo ricco nel quartiere popolare del Lagaccio. Sono cinque, invece, in Emilia-Romagna, i nuovi milionari a Cattolica, Bazzano, Vergato, Carpi e Fabbrico. E’ caccia anche a Termini Imerese, in provincia di Palermo, ai giocatori che hanno centrato ben 3 quote. “Spero che i vincitori si ricordino di noi e che investano questi soldi sul territorio per creare posti di lavoro”, afferma il titolare del bar dove sono stati venduti i tagliandi, Carmelino Catalano. Insomma da Nord a Sud oggi si festeggia. E si spera che qualche traccia di tutti questi milioni in qualche modo resti.

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Falso terapista accusato di stupro, vittima minorenne

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Accoglieva le sue pazienti all’interno di un finto studio allestito in una palestra di Fondi e, una volta solo con loro nelle stanze della struttura, le molestava nel corso di presunti trattamenti di fisioterapia, crioterapia e pressoterapia, facendo leva sulle loro fragilità psicologiche e fisiche affinché non raccontassero nulla. Dolori e piccoli problemi fisici che spingevano ciascuna delle vittime, tra cui anche una minorenne, a recarsi da lui per sottoporsi alle sedute, completamente all’oscuro del fatto che l’uomo non possedesse alcun titolo di studio professionale, né tanto meno la prevista abilitazione, e che non fosse neanche iscritto all’albo. È finito agli arresti domiciliari il finto fisioterapista trentenne di Fondi, per il quale è scattato anche il braccialetto elettronico, accusato di aver commesso atti di violenza sessuale su diverse donne, tra cui una ragazza di neanche 18 anni, e di aver esercitato abusivamente la professione.

Un’ordinanza, quella emessa dal giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Latina ed eseguita nella giornata di oggi dagli agenti del Comando Provinciale della Guardia di Finanza, arrivata al termine di un’indagine di polizia giudiziaria svolta su delega della Procura di Latina. Durata all’incirca un anno, quest’ultima ha permesso di svelare, attraverso le indagini condotte anche con accertamenti tecnici, acquisizioni di dichiarazioni ed esami documentali, i numerosi atti di violenza da parte dell’uomo nei confronti delle pazienti del finto studio da lui gestito. Tutto accadeva all’interno di un'”Associazione sportiva dilettantistica” adibita a palestra nella città di Fondi, nel sud della provincia di Latina: quella che il trentenne spacciava per il suo studio, sequestrata in queste ore dalle fiamme gialle quale soggetto giuridico formale nella cui veste è stata esercitata l’attività professionale, in assenza dei prescritti titoli di studio, della prevista abilitazione e della necessaria iscrizione all’albo, nonché dei locali, attrezzature e impianti utilizzati. Un’altra storia di abusi a Lodi.

Vittima una ragazza siriana di 17 anni arrivata in Italia per sfuggire alla guerra e al sisma del 2023: finita nelle mani dei trafficanti è stata sottoposta a violenze e maltrattamenti e poi abbandonata. La Polizia, coordinata dalla Procura di Lodi e dalla Procura presso la Direzione distrettuale antimafia di Bologna, ha arrestato i due aguzzini.

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Aggressione omofoba a Federico Fashion style, ‘botte e insulti’

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Preso a schiaffi e pugni sul treno e insultato da un passeggero solo perchè gay. Un’aggressione omofoba che ha visto sul treno Milano-Napoli vittima Federico Lauri, conosciuto come Federico Fashion Style, parrucchiere e volto tv. Lo racconta lui stesso sui social e un’intervista al Corriere della Sera on line. “Preso a schiaffi e pugni in faccia su un treno Italo davanti agli occhi di tutti — scrive Federico, che è anche un volto di Real Time —Essere insultato, denigrato e aggredito per l’orientamento sessuale è vergognoso. Vi prego smettetela di chiamare la gente fr… L’omosessualità non è una malattia». L’aggressione è avvenuta sul Milano Napoli all’altezza di Anagni. Il treno si ferma per un guasto, Lauri chiede informazioni e un passeggero prima lo insulta con frasi omofobe e poi lo picchia. Lauri finisce all’ospedale a Colleferro cn un trauma cranico e una prognosi di 15 giorni. Ora promette che denuncerà tutto. “Questa bestia mi ha dato un cazzotto, ma se avesse avuto un coltello mi avrebbe accoltellato -dice al Corriere- Il rischio è uscire di casa e non rientrare più. L’omofobia è la malattia, non l’omosessualità. Loro si devono curare”.

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Lo stupro di Palermo, la difesa vuole la vittima in aula

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Dentro l’aula è scontra tra accusa e difesa. Fuori dal tribunale di Palermo i familiari dei detenuti che arrivano con il pullman della polizia penitenziaria sono in attesa di salutare ‘i loro ragazzi’ mentre non lontano una decina di associazioni hanno dato vita ad un sit in per chiedere di essere ammesse come parti civili. Sono in aula cinque dei sei giovani indagati per lo stupro di gruppo a una 19enne avvenuto lo scorso 7 luglio a Palermo in un cantiere abbandonato del Foro Italico. Uno solo segue l’udienza in videoconferenza, collegato da una sala del carcere dove è recluso. Assente la vittima dello stupro, ospite in una comunità protetta, fuori dalla Sicilia. L’unico minorenne del branco è in un istituto minorile, dopo essere stato già condannato a 8 anni e 8 mesi in abbreviato. L’udienza preliminare davanti al gup Cristina Lo Bue per i sei maggiorenni – Elio Arnao, Cristian Barone, Gabriele Di Trapani, Angelo Flores, Samuele La Grassa e Christian Maronia – si apre in un clima di scontro aperto tra le parti. I legali degli indagati hanno già preannunciato le contromosse per ribaltare le accuse nei confronti dei loro assistiti.

La linea difensiva è chiara ed è legata alla richiesta di ascoltare nuovamente la vittima alla luce delle “nuove prove” che gli avvocati avrebbero raccolto. Alla prossima udienza chiederanno l’abbreviato condizionato a una nuova audizione della vittima, già ascoltata dal gip di Palermo Clelia Maltese due mesi fa nel corso dell’incidente probatorio. Il materiale raccolto dalla difesa già in un’udienza stralcio a marzo non era stato ammesso fra le carte del procedimento, ma i legali insistono. Secondo gli avvocati le nuove prove dimostrerebbero in sostanza che la giovane era consenziente. Una linea difensiva che non sorprende l’avvocato Carla Garofalo, legale della ragazza. “Questa è letteratura – spiega -, lo fanno in tutti i processi per stupro. Lo farei anche io, ma è improbabile perché mai difenderò un indagato per stupro. In ogni caso questa tesi è insostenibile, perché ci sono i filmati che parlano (i video girati con i cellulari dagli stessi indagati ndr)”.

La legale parla di “un ambiente tossico” attorno alla sua assistita “che a Pasquetta è stata pesantemente minacciata e aggredita” e denuncia “una campagna denigratoria nei confronti della ragazza durata tutta l’estate”. “Io, purtroppo – aggiunge -, sono entrata nel processo solo a gennaio per cui non ho potuto gestire e seguire la parte precedente”. L’avvocato Garofalo sottolinea anche lo stato di profonda prostrazione vissuto dalla giovane: “ha alti e bassi, momenti di angoscia e di speranza. Per fortuna abbiamo un buon rapporto. Sta raccogliendo i cocci di tutto lo sfacelo attorno a lei, con aggressioni continue. E a volte si chiede chi glielo ha fatto fare”. Attorno alla ragazza vittima dello stupro si sono strette una decina di associazioni che oltre a manifestare davanti al tribunale hanno chiesto di costituirsi parte civile, così come ha fatto il Comune di Palermo. Il Gup ha rinviato ogni decisione alla prossima udienza, fissata per il 29 aprile. Se il giudice non ammetterà l’abbreviato condizionato i legali degli imputati dovranno scegliere tra l’abbreviato “secco” o l’ordinario.

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