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Cronache

Cucine da incubo nelle mense scolastiche: irregolari e sporche 1 su 3, i Nas ne chiudono 7. Il ministro Grillo: “Sono indignata”

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Panini con gli insetti, alimenti scaduti, locali sporchi, persino i topi nelle mense scolastiche. L’amara scoperta arriva dopo l’ispezione dei Carabinieri del Nas, il Nucleo antisofisticazione che hanno controllato 224 strutture accertando irregolarità in 81 di queste, cioè una su tre. Sette le mense chiuse per gravi carenze igienico- sanitarie: abbastanza per far parlare il Ministro della Salute Giulia Grillo di una sorta di  film dell’orrore, di cucine da incubo. In tutto 14 violazioni penali, 95 infrazioni amministrative, 15 persone denunciate, 67 segnalate alle autorità amministrative, multe per più di mezzo milione di euro, 2 tonnellate di alimenti fra carni, formaggi, prodotti ittici, verdura olio e pane, sequestrati perché senza indicazioni di provenienza o di tracciabilità e conservate in modo totalmente inadeguato. È il caso davvero di dire che si trattava di cucine da incubo. Il commento del ministro Grillo è stato durissimo: “Come madre e come ministro mi indigna pensare che a scuola, sulle tavole dei nostri bambini possa finire di tutto: dalle muffe agli insetti, o comunque alimenti di origine incerta”. “Oggi ci sono regole chiare da seguire – prosegue il ministro Giulia Grillo – e tutti i mezzi per farlo. Per questo nessuno pensi di farla franca”.

I casi più gravi a Livorno, Chieti, Pescara, Roma e Brindisi. Per il generale Adelmo Lusi, comandante dei Carabinieri per la tutela della salute, la maggioranza delle violazioni rilevate riguardano carenze igienico sanitarie, irregolarità sulla etichette e sulla tracciabilità degli alimenti. Dalla Coldiretti arriva un plauso ai controlli nelle mense scolastiche: vanno tutelate dai furbetti, spesso criminali che guardano al business del settore, un affare da un miliardo e 300 milioni di euro grazie agli oltre 380 milioni di pasti l’anno per 2 milioni e mezzo di studenti della scuola dell’obbligo. Il mancato rispetto delle regole a tavola – dicono da Coldiretti – è un crimine odioso perché oltre ai danni economici si aggiungono quelli alla salute dei bambini. Inoltre sarebbe un fatto positivo che nelle mense venissero offerti civili locali, a km 0 o quasi. Inoltre in un sondaggio fatto da Coldiretti più di 70 italiani su cento ritengono che le mense scolastiche dovrebbero offrire cibi più sani.

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Chiusa in auto con le fiamme, prima di morire ha raccontato i fatti a figlia: arrestato il marito

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L’ultima carezza di una figlia alla madre: “Mamma, hai i capelli tutti bruciati”. “Mi ha chiuso in macchina con le fiamme. Mi sento morire”. Ed e’ proprio in quell’istante che la 60enne Maria Angela Turturo, davanti agli occhi della figlia Antonia e del personale sanitario dell’ospedale “Perinei” di Altamura, ha esalato l’ultimo respiro. Parole sussurrate e un’altra vita spezzata, un altro femminicidio che si aggiunge agli oltre 65 gia’ registrati in Italia dall’inizio del 2024, secondo i dati del Viminale.

L’ultimo episodio si e’ verificato a Gravina in Puglia, a circa 55 km da Bari: per il delitto, la polizia di Stato ha arrestato questa mattina il 65enne Giuseppe Lacarpia, pregiudicato e marito della donna, con l’accusa di omicidio premeditato e aggravato. Secondo la ricostruzione dei fatti, la tragedia e’ avvenuta nella notte di domenica 6 ottobre, lungo strada vicinale dei Pigni. L’uomo avrebbe appiccato il fuoco alla propria automobile, una Fiat Panda X, con la moglie all’interno.

Nonostante la vittima sia riuscita a fuggire dall’auto in fiamme, riportando ustioni parziali, e’ stata brutalmente aggredita dal marito. Lacarpia l’ha immobilizzata sull’asfalto in posizione supina, schiacciandola con il proprio corpo – che pesava circa 100 kg – e posizionando le ginocchia sull’addome, esercitando pressione sullo sterno con le braccia. Questo avrebbe provocato alla donna fratture gravi allo sterno e alle costole, causando la compressione del cuore e, infine, l’arresto cardiocircolatorio che ha portato al decesso della 60enne.

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Alfieri davanti al gip, ‘ha risposto a ogni domanda’

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E’ durato alcune ore l’interrogatorio di Franco Alfieri, sindaco di Capaccio Paestum e presidente della Provincia di Salerno, sospeso da entrambe le cariche dal prefetto di Salerno in seguito all’inchiesta giudiziaria che lo ha portato in carcere. Come spiega l’avvocato Domenicantonio D’Alessandro, che lo difende insieme al collega Agostino De Caro, Alfieri, 59 anni, “è sicuramente provato perché il carcere fa danni a tutti, ma non si abbatte. E’ un uomo molto forte.

Ha, peraltro, avuto tante testimonianze di stima e amicizia; stamattina ha risposto a tutte le domande, si è difeso dalle contestazioni”. La scorsa settimana, i militari del comando provinciale della Guardia di Finanza di Salerno hanno dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa di misure cautelari nei confronti suoi e di altri cinque indagati cui risultano contestati a vario titolo i reati di turbata libertà degli incanti e corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio.

L’unico indagato a finire in carcere è stato Alfieri. Nel mirino dei pm alcune procedure di affidamento di lavori e, in particolare, quella relativa all’intervento di adeguamento, ampliamento e efficientamento energetico dell’impianto di pubblica illuminazione a Capaccio Paestum e quella per l’adeguamento dell’illuminazione stradale del Comune. Entrambe le gare sono state vinte dalla stessa ditta, secondo l’accusa grazie a una serie di irregolarità. Alfieri, esponente di primo piano in Campania del Pd (che lo ha intanto sospeso dal partito), è un fedelissimo del presidente della Regione, Vincenzo De Luca: celebre la battuta del governatore, durante la campagna referendaria del 2016, sulla capacità di Alfieri di raccogliere consenso sul territorio, “anche offrendo fritture di pesce”.

L’attuale sindaco di Capaccio-Paestum e presidente della Provincia di Salerno (che nel suo curriculum ha anche l’elezione a primo cittadino in due altri comuni, Torchiara e Agropoli) è stato anni fa capo della segreteria del governatore, il quale comunque non si lascia intimorire dal terremoto giudiziario nel Salernitano. Anzi, proprio in merito alla sua ipotesi di ricandidatura alla guida della Regione, nonostante l’opposizione di dirigenti dem vicini alla segretaria Schlein, De Luca ha ribadito due giorni fa: “Non so più come dirlo. Io vado avanti a prescindere, mi ricandido. Chi ci sta ci sta. Vado avanti a prescindere, l’importante è che ci stiate voi – dice rivolto ai suoi sostenitori – perché se il lavoro svolto in questi anni si ferma, la Campaniaprecipita”.

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Processo Agostino, condannato all’ergastolo Gaetano Scotto

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I giudici della Corte di assise di Palermo, presieduti da Sergio Gulotta, hanno condannato Gaetano Scotto all’ergastolo per l’omicidio dell’agente di polizia Nino Agostino e della moglie Ida Castelluccio, incinta, uccisi da un commando mafioso il 5 agosto del 1989 a Villagrazia di Carini (Palermo). La sentenza è stata pronunciata nell’aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo. Il processo è stato celebrato con il rito ordinario. Assolto dall’accusa di favoreggiamento Francesco Paolo Rizzuto che era un amico dell’agente.

L’accusa, rappresentata dalla pg Lia Sava e dai sostituti Domenico Gozzo e Umberto De Giglio, presenti in aula, aveva chiesto al termine della requisitoria la condanna all’ergastolo per Scotto e l’assoluzione per Rizzuto. In aula erano presenti i parenti delle vittime, tra cui la sorella di Nino, Flora e suo figlio Nino Morana. Alla lettura della sentenza anche i giovani di Libera e Don Ciotti. La corte di assise ha inoltre deciso l’interdizione dai pubblici uffici per Scotto e la condanna, oltre al risarcimento alle parti civili, di una provvisionale in favore dei familiari di Nino Agostino e Ida Castelluccio. In aula l’abbraccio e le lacrime dell’avvocato difensore Fabio Repici con don Ciotti, e i parenti del poliziotto.

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