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Cronache

Cucchi: il pestaggio è ‘la causa primigenia’ della sua morte

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ll “pestaggio” di Stefano Cucchi avvenuto nella caserma dei carabinieri di Roma Casilina – la notte del 16 ottobre 2009 – e’ stata la “causa primigenia” di una serie di “fattori sopravvenuti'”, tra i quali le “negligenti omissioni dei sanitari”, che ha causato la morte del geometra romano. Lo afferma nero su bianco la Cassazione nelle motivazioni del verdetto – sentenza 18396 di 54 pagine, della Quinta sezione penale – che ha condannato a 12 anni di reclusione i militari dell’Arma Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro che ‘pestarono’ il giovane arrestato per possesso di droga. Cucchi e’ morto dopo una settimana mentre era ricoverato all’ospedale ‘Pertini’, con il catetere e la vescica piena all’inverosimile, tra le “negligenti omissioni” dei camici bianchi. Per lo storico difensore della famiglia Cucchi, l’avvocato Fabio Anselmo, la Suprema Corte dice “esattamente quello che abbiamo sostenuto per dodici anni, e fin dal primo processo, sulle cause della morte di Stefano: le motivazioni parlano del pestaggio da parte di due carabinieri, fatto che ha aperto la strada all’esito drammatico della morte di Stefano, e le dedichiamo a quanti in questi anni hanno gettato fango sulla famiglia Cucchi e su Stefano sostenendo che era morto.non di botte ma perche’ non mangiava, o per altre falsita’ dello stesso genere”. “Dedichiamo questo verdetto – ha proseguito il legale che per anni con Ilaria Cucchi si e’ battuto alla ricerca della verita’ sulla morte di questo ‘prigioniero’ in custodia allo Stato, – a Salvini, a Giovanardi e a Gianni Tonelli, il sindacalista del Sindacato autonomo di polizia”. Quanto al fatto che gli autori del pestaggio fossero consapevoli di quanto stavano facendo e della possibilita’ che il geometra romano potesse anche morire, gli ‘ermellini’ affermano che “la questione della prevedibilita’ dell’evento” delle lesioni e poi della morte, nel caso delle botte violente subite da Cucchi, “e’ certamente fuori discussione, date le modalita’ con le quali gli imputati hanno percosso la vittima, con colpi violenti al volto e in zona sacrale, ossia in modo idoneo a generare lesioni interne che chiunque e’ in grado di rappresentarsi come prevedibile conseguenza di tale azione”. Con questo argomento, i supremi giudici hanno respinto i ricorsi delle difese dei due carabinieri condannati a dodici anni – pena ridotta di un anno rispetto all’appello, con la concessione delle attenuanti decisa dagli ‘ermellini’ – che sostenevano il “decorso anomalo” della morte di Stefano, parlando del suo essere gracile e del rifiuto del cibo e dell’acqua. Per quanto riguarda questo aspetto, la Cassazione osserva che da “entrambe le sentenze di merito emerge chiaramente come i due giudicanti abbiano imputato la mancata alimentazione e idratazione non solo (o non tanto) all’asserito atteggiamento ostruzionistico del Cucchi, ma anche (o piuttosto) al grave e complesso quadro lesivo causato dal pestaggio di cui era stato vittima”. Secondo gli ‘ermellini’, inoltre, il rifiuto di Stefano di farsi fotosegnalare non giustifica affatto il pestaggio e anzi denota come la circostanza sia stata “un mero pretesto per lo sfogo di un impulso violento”, e per questo si configura l’aggravante dei ‘futili motivi’ in questo accanimento brutale. Lotta contro il tempo, invece, l’accusa di falso ideologico aggravato che si prescrive il prossimo 25 luglio – ha calcolato la stessa Cassazione – e che aveva portato alla condanna a 4 anni di reclusione per Roberto Mandolini, e a 2 anni e 6 mesi per Francesco Tedesco, il carabiniere suo sottoposto che poi, dopo diverso tempo dalla morte di Cucchi, ha collaborato alle indagini. Per entrambi i carabinieri e’ stato disposto l’appello bis per stabilire se c’e’ stato, o meno, un “presunto disegno del Mandolini di non far apparire il nominativo dei due colleghi” – gli autori del pestaggio – che e’ “esattamente cio’ che doveva essere provato”. Sara’ una lotta contro il tempo, la prescrizione e’ veramente alle porte. “La sentenza ha recepito quanto sostenuto fin dall’inizio in tema di nesso di causalita’ tra il pestaggio subito da Stefano ed il suo decesso: l’ unico rammarico – ha detto l’avvocato Stefano Maccioni che rappresenta Rita Calore, la mamma di Stefano ed e’ anche il legale di ‘Cittadinanzattiva’ – e’ il tempo trascorso che alla fine rappresenta il vero nemico di tutte le vittime del reato”.

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Vive 17 anni da fantasma, mai a scuola o dal medico

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Nata in Italia ma passata da un laboratorio clandestino all’altro senza mai interagire con le istituzioni e restando, incredibilmente, come una sorta di fantasma dal punto di vista anagrafico. E’ la storia di una bambina cinese, oggi maggiorenne, che è passata dal Veneto alla Lombardia sempre all’ombra della madre. Unico dato certo: l’atto di nascita registrato a Rovigo.

Dopo quell’unico documento cartaceo si susseguono 17 anni da fantasma per lo Stato italiano. Fino a quando non è stata trovata dalla Polizia locale di un paese in provincia di Brescia, un anno fa, durante un blitz delle forze dell’ordine in uno scantinato trasformato in laboratorio tessile. E fino a quel giorno la ragazza non avrebbe mai avuto una vita fuori dagli spazi illegali delle sartorie clandestine. Mai andata dal medico, mai iscritta a scuola e mai finita, anche solo per degli esami, in ospedale.

Il laboratorio tessile clandestino dove è stata trovata sarebbe stata l’ultima tappa del girovagare della madre nell’Italia del nord. La donna sempre piegata sulle macchine da cucire mentre la bambina sarebbe cresciuta e diventata adolescente nella clandestinità e nel silenzio più totale. La giovane farebbe parte di un nucleo familiare inizialmente composto da madre, padre, da lei e da un fratello. Poi le strade si sarebbero divise: i maschi con i maschi e le femmine con le femmine. In questo percorso la madre sceglie, per lavorare, i laboratori di calze gestiti da connazionali. Negli stessi spazi donne e uomini cinesi lavorano, mangiano, dormono, vivono. Un anno fa, in primavera, quando le forze dell’ordine entrano in uno scantinato dell’hinterland di Brescia, trovano brandine in fila, una dietro l’altra, e poi tavoli da lavoro.

Ogni postazione una luce, perché il lavoro non ha orario. Di giorno e di notte. E la ragazza al centro della storia che arriva dal nord Italia è cresciuta in questi contesti. Ma sicuramente non è la sola ad essere diventata adulta nell’ombra, senza che nessuno, a parte i genitori e i lavoratori instancabili dei laboratori clandestini, sapessero dell’esistenza. Proprio per fare luce sul lavoro sommerso la Procura della Repubblica di Brescia da un anno sta lavorando per ricostruire gli spostamenti e le storie delle vite di quegli operai cinesi trovati nell’operazione congiunta di Polizia locale e Guardia di Finanza che ha portato alla scoperta.

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Mercato: Juve idea Kelly per la difesa, Milan su Walker, al Napoli piace anche Camacho ma…

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Ultime settimane di calciomercato con il dopo-Kvara a Napoli e la ricerca di un difensore centrale per Thiago Motta alla Juventus a catalizzare le attenzioni di procuratori e tifosi. Il Napoli, rassicurato anche dalla vittoria con l’Atalanta, dopo aver ceduto il georgiano al Paris Saint Germain non intende fare passi avventati per sostituirlo: “Che giocatore mi aspetto? Lascio la decisione al club. Se dovessero chiedermi un parere, dirò il mio pensiero. Comunque non si parla di giocatori di prospettiva. Se le cose vengono fatte, vanno fatte bene! Altrimenti rimango con i ragazzi che ho”, ha spiegato Antonio Conte. Il ds Manna è così alla ricerca di un giocatore già pronto.

Piace CAMACHO ma il Manchester United non scende dalla valutazione di 70 milioni di sterline che De Laurentiis non ha alcuna intenzione di investire. “Non dobbiamo farci prendere dalla frenesia”, ha detto Manna. Sul taccuino del ds c’è anche KARIM ADEYEMI del Borussia Dortmund, appena rientrato da un infortunio che ha limitato il suo inizio di stagione. In casa Juventus si studia un difensore da affiancare al portoghese ALBERTO COSTA, appena prelevato dal Vitoria Guaimaraes: ai nomi di ARAUJO e TOMORI si aggiunge quello dell’inglese LLOYD KELLY.

Il difensore, classe 1998 di origine giamaicana, è di proprietà del Newcastle che lo valuta intorno ai 25 milioni di euro. In ascesa anche le quotazioni di Kevin DANSO del Lens: il difensore l’estate scorsa era stato preso dalla Roma ma l’accordo era saltato all’ultimo momento dopo le visite mediche. Quanto a Tomori, invece, l’arrivo di Conceicao sulla panchina del Milan sembra aver ridotto le possibilità di un suo trasferimento. A sciogliere l’impasse potrebbe essere l’acquisto da parte dei rossoneri di KYLE WALKER. Il difensore inglese potrebbe lasciare il Manchester City ed occupare l’ultimo slot da extracomunitario che finora era stato riservato per RASHFORD. La Roma ha quasi chiuso per la cessione del portiere Mathew RYAN al Lens per 800mila euro. A Trigoria potrebbe arrivare GOLLINI a fare da vice a Svilar. Il Como, intanto, ha sciolto le riserve: dopo un mese di prova agli ordini di coach Fabregas, il centrocampista inglese DELE ALLI firma un contratto di 1 anno e mezzo con i lariani. L’ex Tottenham, 28 anni, proverà a rilanciare la propria carriera in riva al lago.

Caldo l’asse Torino-Firenze sul quale si prospetta uno scambio SANABRIA-KOUAME’ che il dt granata Vagnati non smentisce: “Se ne parla, il mercato è ancora lungo. Vediamo cosa accadrà nei prossimi giorni. La perdita di Zapata non è stata semplice da digerire. In questo momento non è facile trovare chi può sostituirlo dal punto di vista tecnico e del valore. Con il mister abbiamo parlato anche di una possibile diversa situazione tattica”.

I viola potrebbe perdere anche un altro giocatore: il difensore 20enne MICHAEL KAYODE potrebbe andare in Premier League. Promettono di intervenire sul mercato Cagliari e Venezia dove è in uscita CANDELA. IL patron dei sardi, Tommaso Giulini, ha svelato le strategie del club: “Dovremo fare ancora qualcosa, un giocatore con caratteristiche offensive. Non sappiamo chi, al momento. Intanto è stato un ottimo innesto Caprile”. Chiede rinforzi l’allenatore dei lagunari Eusebio Di Francesco: “Stiamo lavorando con il direttore Antonelli, vogliamo metter giocatori nel reparto arretrato dove è rimasto solo Idzes. Serve qualcosa in quella zona, abbiamo perso anche Sverko”.

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Veterinario morto in casa, ipotesi azzannato da suoi 5 alani

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Patrizio Donati, un veterinario di 72 anni, è stato trovato morto nel pomeriggio di domenica nel giardino della sua abitazione di Cerro Maggiore (Milano). L’uomo aveva profonde ferite al collo e alla testa compatibili con dei morsi di animale. A dare l’allarme è stata la moglie che rincasando ha trovato il coniuge esanime. L’ipotesi al vaglio degli inquirenti è che il 72enne sia stato aggredito e sbranato dai suoi cinque alani. Non è escluso che il veterinario possa aver accusato un malore prima di essere azzannato dai cani, ma secondo una prima valutazione (che dovrà però essere confermato dall’autopsia) il decesso potrebbe essere imputabile alle ferite inferte dagli alani. I carabinieri della compagnia di Legnano (Milano) sono al lavoro per ricostruire l’accaduto. La ricostruzione è particolarmente complessa perché non ci sono testimoni dell’accaduto. Sul posto anche i veterinari di Ats. Secondo le prime informazioni i cani si sarebbero mai mostrati aggressivi in precedenza.

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