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Cronache

Csm: verifiche sui sistemi di sicurezza delle procure

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Verifiche sulla tenuta, in termini di sicurezza, dei sistemi informatici negli uffici giudiziari. Sui casi di strutture clandestine che operavano nella raccolta di dati sensibili da data base e archivi digitali si muove anche il Csm (in evidenza la sede di Palazzo dei Maresciualli a Roma), che ha avviato una pratica: una iniziativa voluta dai consiglieri Marco Bisogni, Ernesto Carbone e Genantonio Chiarelli. Nell’ambito delle attività della settima commissione, di cui i tre consiglieri fanno parte, è stata deliberata l’apertura di una pratica sui recenti casi di accesso abusivo ai sistemi informatici e telematici utilizzati per la gestione dei servizi e delle utenze della Rete Unica Giustizia. In particolare quelli commessi da Carmine Miano, un hacker 24enne capace di copiare l’intero data base utenti del ministero della Giustizia e di estrapolarne le mail di 46 procuratori capo, tra cui quello diNapoli Nicola Gratteri e quello di Perugia Raffaele Cantone.

“Stando alle informazioni rinvenibili sulle fonti aperte – spiegano i tre componenti del Consiglio facendo riferimento all’arresto dell’hacker Carmelo Miano nell’ambito di una indagine della Procura di Napoli – l’accesso abusivo ai sistemi informatici del Ministero della Giustizia (che ha interessato gli uffici giudiziari di almeno cinque città), sarebbe avvenuto attraverso un’intrusione nei server di alcune società private e della Guardia di Finanza, allo scopo di visionare ed estrapolare documenti riservati relativi a indagini in corso, consentendo, fra le altre cose, di apprendere i contenuti delle email scambiate fra i magistrati addetti alle inchieste”. Ritenuto che tali questioni coinvolgono direttamente competenze consiliari ed in particolare quelle delle Settima Commissione che si occupa dei “problemi relativi allo sviluppo dell’informatica giudiziaria e ai suoi effetti sull’attività giudiziaria e sull’organizzazione degli uffici”, la pratica aperta ha la specifica finalità di verificare “quali siano gli attuali livelli di sicurezza dei sistemi informatici utilizzati negli uffici giudiziari italiani”.

La questione degli accessi abusivi alle banche dati è emersa anche nella maxi indagine di Milano su una rete di presunte cyber spie. Nelle intercettazioni allegate agli atti, l’esperto informatico Nunzio Samuele Calamucci sostiene infatti di avere con lui un gruppo di hacker che ha messo “in piedi l’infrastruttura di Acn”, vale a dire l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale. Una versione smentita dalla stessa Agenzia con una nota ufficiale diffusa nella giornata di giovedì. “Non c’è alcun legame tra i sistemi IT dell’Acn e le figure coinvolte nelle inchieste sugli accessi abusivi” e dunque, “rigettiamo ogni insinuazione circa presunte forme di compromissione dei servizi digitali”. “Le indiscrezioni giornalistiche circa il fatto che i servizi digitali in uso all’agenzia possano essere stati compromessi dalla rete di spionaggio milanese sono completamente destituite di fondamento”, aggiunge l’Agenzia cyber chiarendo che “i personaggi coinvolti nella vicenda non hanno mai avuto alcun ruolo, contrariamente a quanto affermato, nella progettazione e nello sviluppo dei sistemi informatici in uso all’Agenzia”.

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Cronache

Tragedia sulle strade: tre morti nello scontro sulla Val Brembana, weekend nero in Italia

Tre morti e diversi feriti nello schianto sulla Statale 470dir vicino Bergamo. Altri incidenti gravi in Lombardia e nel resto d’Italia: weekend segnato da vittime sulle strade.

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Tre persone sono morte e altre tre sono rimaste ferite in un gravissimo incidente avvenuto questa mattina sulla Statale 470dir della Val Brembana, nel tratto della Tangenziale Sud di Bergamo, all’altezza di Stezzano. Due auto si sono scontrate frontalmente, coinvolgendo anche una terza vettura.


Tre vittime, tra cui due giovani

Secondo le prime informazioni, un sorpasso azzardato potrebbe aver causato l’impatto.
Sul posto i soccorritori del 118 hanno constatato il decesso del conducente 23enne e di un uomo di 64 anni.

Il passeggero della vettura condotta dal giovane, un 21enne, è stato trasportato in condizioni disperate all’ospedale Papa Giovanni XXIII ed è deceduto nel pomeriggio.

Un altro uomo di 64 anni è ricoverato in codice rosso ma non sarebbe in pericolo di vita. Due donne che si trovavano sulla terza auto hanno riportato ferite lievi.


Traffico bloccato e indagini in corso

Il tratto stradale è stato riaperto nel pomeriggio, dopo i rilievi tecnici per ricostruire l’esatta dinamica. La polizia locale e i carabinieri stanno raccogliendo testimonianze e verificando la presenza di eventuali telecamere.


Altro frontale nel Milanese: un morto

Sempre oggi, nel pomeriggio, un altro incidente mortale si è verificato a Ossona, in provincia di Milano. Due auto si sono scontrate frontalmente: il conducente di una delle vetture è morto sul colpo, mentre una famiglia di quattro persone sull’altro veicolo è rimasta ferita in modo non grave.


Un bollettino drammatico nel weekend

Gli incidenti di oggi aggravano un bilancio già pesante:

  • venerdì lungo l’A22 a Nogarole Rocca è morta Stefania Palmieri, 36 anni, incinta al nono mese

  • sabato a Caprino Veronese un motociclista ha perso la vita scontrandosi con un furgone

  • sempre sabato sera a Pieve di Cento è morta una studentessa di 18 anni investita sulle strisce

Un fine settimana segnato da lutti e un nuovo campanello d’allarme sul tema della sicurezza stradale, mentre l’Italia affronta un trend di mortalità ancora troppo alto sulla rete viaria.

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Cronache

Trasfusione contro la volontà della paziente: assolti i medici del Cardarelli

Il tribunale di Napoli ha assolto due medici del Cardarelli che nel 2018 praticarono una trasfusione a una paziente Testimone di Geova contro la sua volontà. Per il giudice “il fatto non sussiste”.

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Due medici dell’ospedale Cardarelli di Napoli sono stati assolti “perché il fatto non sussiste” dall’accusa di violenza privata per aver praticato nel 2018 una trasfusione di sangue a una paziente Testimone di Geova che, in base al proprio credo religioso, aveva rifiutato quel trattamento attraverso le Dat, le direttive anticipate di trattamento previste dalla legge sul biotestamento del 2017.

La decisione è arrivata dal gup Armonia De Rosa del tribunale di Napoli, che ha accolto la richiesta di assoluzione avanzata sia dal pm Ciro Capasso sia dalla difesa dei medici.


La paziente guarì ma denunciò i sanitari

La donna, una cittadina di origine filippina residente in Italia, era arrivata al pronto soccorso del Cardarelli in condizioni critiche per una grave patologia ginecologica. Al momento del ricovero aveva consegnato un documento scritto in cui rifiutava qualsiasi trasfusione di sangue, in conformità al proprio credo religioso.

Col peggiorare delle sue condizioni, i medici valutarono però che la trasfusione fosse l’unica possibilità per salvarle la vita. Informata dell’aggravamento del quadro clinico, la paziente ribadì verbalmente il suo no. Tuttavia, quando le fu chiesto di firmare un nuovo documento per confermare il rifiuto, la donna si rifiutò, dichiarando di non comprendere pienamente il testo per difficoltà linguistiche.

Di fronte a questa situazione, i medici decisero di procedere ugualmente con la trasfusione, ritenendola un intervento salvavita necessario e urgente. La paziente si riprese e fu dimessa, ma poco dopo sporse querela contro i due sanitari, accusandoli di averla sottoposta a un trattamento contro la sua volontà.


La sentenza dopo otto anni di processo

Il processo, durato oltre otto anni e dodici udienze, si è concluso con la piena assoluzione dei due medici. Secondo il giudice, l’intervento fu giustificato dalle condizioni cliniche della paziente e non costituì violenza privata, in quanto motivato dall’intento di salvare una vita in pericolo imminente.

Gli avvocati della difesa hanno espresso soddisfazione per la sentenza, che riconosce la correttezza professionale dei sanitari. I legali della donna attendono ora il deposito delle motivazioni, previsto entro 90 giorni, per valutare la possibilità di ricorrere in appello.

Il caso riaccende il dibattito sul confine tra libertà di autodeterminazione del paziente e dovere di intervento del medico, uno dei temi più delicati nel campo della bioetica e del diritto sanitario.

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Cronache

Tragedia a Palombaio, anziana investita e uccisa: si costituisce l’automobilista

Tragedia a Palombaio, frazione di Bitonto: un’anziana è morta investita da un’auto. L’automobilista, un 37enne di Mariotto, si è costituito ed è sotto choc. Indaga la polizia locale.

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Tragedia questa sera a Palombaio, frazione di Bitonto (Bari), dove un’anziana è morta dopo essere stata investita da un’auto mentre attraversava corso Vittorio Emanuele. L’impatto è stato violentissimo e per la donna, nonostante i soccorsi immediati del 118, non c’è stato nulla da fare: è deceduta sul colpo.


L’automobilista si è costituito

Poche ore dopo l’incidente, si è costituito alla polizia locale l’automobilista coinvolto: si tratta di un uomo di 37 anni, residente nella vicina frazione di Mariotto.
Agli agenti avrebbe raccontato di stare tornando a casa dopo il lavoro e di non essersi accorto della presenza della donna al centro della carreggiata.

L’uomo, apparso visibilmente sotto choc, è ora a disposizione degli investigatori, che stanno valutando la sua posizione e ricostruendo con precisione la dinamica dell’impatto.


Indagini in corso

Sul luogo dell’incidente sono intervenuti gli agenti della polizia locale di Bitonto, che hanno effettuato i rilievi per chiarire le cause della tragedia e verificare eventuali responsabilità.
Non si esclude che la scarsa visibilità o una distrazione possano aver contribuito all’investimento mortale.

L’intera comunità di Palombaio è sotto choc per l’accaduto, in attesa di conoscere l’identità della vittima e gli sviluppi delle indagini.

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