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Csm: riparte riforma, il 15 in Aula Senato

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La riforma dell’ordinamento giudiziario e del Csm, bloccata dalla campagna per il referendum, riprende il cammino verso l’approvazione definitiva con un passo piu’ spedito, sia dal punto di vista procedurale che da un punto di vista politico: infatti gia’ in settimana il provvedimento e’ atteso in Aula al Senato, e contiene delle norme che incrociano i quesiti referendari, con soluzioni che vanno bene sia ai sostenitori del si’ che a quelli del no. La riforma e’ stata approvata dalla Camera il 26 aprile scorso, dopo lunghi mesi di mediazioni del ministro Marta Cartabia, rimesse in discussione ad ogni passaggio. A Montecitorio, in ogni caso, il provvedimento aveva ottenuto l’appoggio di tutta la maggioranza, tranne Iv che si e’ astenuta. Il governo auspicava una rapida approvazione anche in Senato (i senatori infatti avevano preso parte a tutte le riunioni del ministro con i deputati) cosi’ da poter svolgere le elezioni per il rinnovo del Csm con le nuove regole gia’ a luglio. Il disegno di legge, infatti, e’ una delega per quanto riguarda la riforma dell’ordinamento giudiziario, ma contiene invece norme immediatamente applicative per quanto concerne il sistema elettorale del Csm. Ma una volta incardinato il disegno di legge in Commissione Giustizia al Senato, il 4 maggio, con la relazione del presidente Andrea Ostellari (Lega), i partiti che hanno sostenuto il si’ ai referendum, cioe’ Lega e Iv, hanno chiesto che l’esame si concludesse dopo la celebrazione degli stessi referendum, cosi’ da non depotenziare la campagna incentrata sulla necessita’ di nuove norme che contrastino il correntismo nella magistratura, norme tuttavia contenute proprio nella riforma Cartabia. In particolare tre punti oggetto di altrettanti referendum sono affrontati dalla riforma: il sistema elettorale del Csm, la separazine delle funzioni e la presenza dell’avvocatura e dei docenti nei Consigli giudiziari che esprimono un parere sull’operato dei magistrati. Il primo e il terzo di tali quesiti sarebbero venuti meno in caso di approvazione definitiva della riforma, che contiene queste norme; invece sulla separazione delle funzioni il referendum vietava ai magistrati qualsiasi passaggio tra funzione di giudice e di Pm (o viceversa), mentre la riforma da’ ai magistrati la possibilita’ di un solo passaggio di funzione, soluzione appoggiata anche dai fautori del no al quesito referendario. In realta’ la riforma Cartabia contiene molte altre norme di grande incisivita’ nel contrasto al correntismo nella magistratura, come il divieto delle nomine a pacchetto, con relative spartizioni tra correnti. Molte di queste sono nella parte della delega e richiedono quindi successivi decreti legislativi di attuazione da parte del Ministero, che sta gia’ lavorando su di essi. Di qui la necessita’ di un passo accelerato. Celebrati i referendum non dovrebbero esserci piu’ i contrasti da parte di Lega e Iv, tanto e’ vero che la maggioranza si e’ accordata di portare il testo in Aula gia’ mercoledi’ prossimo, 15 giugno. Il che implica un passaggio rapido in Commissione martedi’ e mercoledi’ mattina sui 257 emendamenti. Il si’ definitivo gia’ in settimana alla riforma da parte del Senato, comporterebbe la possibilita’ di indire a settembre le elezioni del Csm con le nuove regole con una svolta per la magistratura dopo lo scandalo Palamara e un quadriennio di sofferenza con ripetute dimissioni nel Consiglio.

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Politica

De Luca, in questi anni lavoro immane come nessuno in Italia

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“In questi anni abbiamo fatto un lavoro immane. In alcuni settori, siamo partiti da zero. Nel settore dell’ambiente, ci siamo liberati dell’onta dell’emergenza rifiuti. Abbiamo bonificato le discariche. Stiamo smaltendo le ecoballe che erano lì da decenni grazie ai nuovi impianti di Giugliano e Caivano. Entro l’anno sarà eliminata la sanzione europea che abbiamo dovuto pagare per l’emergenza rifiuti”. Lo scrive sui social il presidente della Giunta regionale della Campania, Vincenzo De Luca, a due giorni dai duri attacchi rivolti al Pd nell’ultima giornata della Festa dell’Unità di Napoli.

“E poi la cultura. Le politiche sociali. Abbiamo aiutato la povera gente. Finanziamo l’apertura pomeridiana e serale di oltre 450 istituti scolastici. Col piano per il lavoro abbiamo dato un posto a tempo indeterminato a 3mila giovani. Si può fare sempre meglio, sempre di più, ma bisogna essere veramente dei farabutti per non avere rispetto per questo lavoro che non ha fatto nessuno in Italia”, conclude De Luca.

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Ustica: Amato ascoltato in audizione dal Copasir

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L’ex premier Giuliano è stato ascoltato oggi dal Copasir. L’audizione è durata due ore. Al centro della convocazione il caso Ustica, dopo l’intervista di un mese fa in cui Amato aveva accreditato la pista francese per l’abbattimento del Dc9.

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Meloni “basita” da Catania, scontro con la magistratura

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E’ di nuovo scontro aperto fra Palazzo Chigi e i magistrati. Questa volta Giorgia Meloni affida ai social, anziché alle “fonti” anonime che tante critiche hanno sollevato a inizio estate, la sua irritazione davanti alla sentenza di Catania con cui la giudice Iolanda Apostolico non ha convalidato il trattenimento di tre tunisini ritenendo le nuove regole, appena varate dal governo, in contrasto con la normativa europea. Ma di fronte alle parole della premier, “basita” per la sentenza dalle motivazioni “incredibili”, prima l’Anm e poi 10 togati del Csm si schierano a difesa della collega, finita nel mirino anche di tutto il centrodestra che vuole portare il caso in Parlamento.

Mentre le opposizioni condannano l’ennesimo “scontro istituzionale”, oramai, secondo i Dem, “anticamera dell’eversione”. Accanto alla giudice si schiera fin da subito l’Associazione nazionale magistrati di Catania (cui si affianca anche l’Anm di Milano), che definisce Apostolico “persona perbene” e osserva che “il rapporto tra potere esecutivo e giudiziario andrebbe improntato a ben altre modalità”. Mentre la stessa giudice si chiama fuori dalle “polemiche” perché la questione è giuridica, e “impugnabile” e non deve essere trasformata in una “questione personale”. Si tratta di una “grave delegittimazione professionale” fanno intanto quadrato i consiglieri del Csm che hanno avviato una raccolta di firme a tutela della giudice di Catania, che secondo la premier si è “scagliata” contro un provvedimento del governo “democraticamente eletto”. Non si ferma lì, Meloni, che torna a puntare il dito contro quel “pezzo di Italia”, non meglio identificato, che “fa tutto il possibile per favorire l’immigrazione illegale. E non parlo solo della sinistra ideologizzata e del circuito che ha i propri ricchi interessi nell’accoglienza”.

Senza contare gli “altri Stati” che “lavorano nella direzione diametralmente opposta” a quella del governo italiano, impegnato a fronteggiare gli sbarchi illegali. La premier, che finora non si era espressa sulla vicenda, scrive su tutti i suoi social di primo mattino. Mentre a Pozzallo il Cpr si sta svuotando proprio in conseguenza di quella sentenza. E ad alimentare la reazione muscolare di governo e maggioranza – mentre al ministero dell’Interno stanno studiando gli estremi per il ricorso in Cassazione – contribuisce anche la ricostruzione del Giornale di alcuni post contro Matteo Salvinicondivisi sulla bacheca Fb della giudice che avrebbe poi cancellato il suo profilo. Una chiusura “a orologeria”, attacca la responsabile migranti di Fdi Sara Kelany, preannunciando una iniziativa (ancora si sta valutando tra gli strumenti a disposizione dei parlamentari se procedere con una interrogazione, una interpellanza urgente o altro) per capire “se siano stati travalicati i limiti” fissati dalla Costituzione che “impone che ogni processo si svolga di fronte ad un giudice terzo ed imparziale”.

La Lega annuncia intanto una “interrogazione al ministro della Giustizia” Carlo Nordio, “alla luce di quanto letto sui giornali”. “Meloni la smetta di alimentare lo scontro istituzionale che danneggia il Paese”, risponde a caldo Elly Schlein, additando il governo di cercare “un nemico al giorno per nascondere le proprie responsabilità”. E le sue parole, le fa eco il capogruppo al Senato Francesco Boccia, “fanno il paio con quelle di Salvini di ieri che dice interverremo sulla magistratura. Questo è l’anticamera dell’eversione”. E’ “così, scagliandosi contro migranti e giudici, che Polonia e Ungheria si sono poste fuori dallo Stato di diritto”, incalzano anche da +Europa, mentre Giuseppe Conte sottolinea i “bluff” della premier che di fatto ha “fallito” sulle politiche migratorie.

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