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Csm dei giudici tributari, corsa a 4 per il presidente: c’è pure l’avvocato Bonafede, quello diventato addirittura ministro

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Il Csm dei giudici tributari si appresta a eleggere domani il suo nuovo presidente. Si tratta del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria, che conta 16 componenti: 11 togati che sono stati eletti dai 2800 giudici tributari e 4 laici indicati invece a maggio dal Parlamento. La scelta del presidente dovrà ricadere su uno dei membri eletti dalle Camere, che per tagliare il traguardo dovrà ottenere la metà più uno dei voti, cioè in totale 9 sì.

Tra loro il nome più noto all’opinione pubblica è quello di Alfonso Bonafede, avvocato e ministro della Giustizia nei governi Conte 1 e Conte 2 e parlamentare del M5S dal 2013 al 2022 . Dei 4 concorrenti sarebbe quello che però al momento spingerebbe di meno per la sua candidatura, anche se non è escluso un ripensamento dell’ultim’ora. Alla vigilia della votazione che , avverrà domani alle 15,30, la favorita sembrerebbe l’unica donna in campo, l’avvocata Carolina Lussana, deputata per tre legislature, dal 2001 al 2013, con la Lega, anche se il quadro resta incerto. Bergamasca, 52 anni, Lussana è stata eletta a maggio tra i laici dal Parlamento in quota Noi moderati con l’appoggio di FdI.

La partita di domani si potrebbe giocare soprattutto tra lei e il giudice tributario Giorgio Fiorenza, 66 anni, geometra fiorentino con laurea in statistica, eletto dalle Camere su indicazione della Lega. E’ già stato componente del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria dal 2009 al 2014, quando venne eletto su indicazione del Pd, nonchè per un certo lasso di tempo vicepresidente vicario dell’organo di autogoverno. In precedenza, nel 2005, Fiorenza aveva ricoperto il ruolo di consigliere di Aldolfo Urso, quando questi era viceministro alle Attività produttive. Sul tavolo resta anche la candidatura del professore e avvocato Alessio Lanzi, che è già stato componente del Csm dei giudici ordinari dal 2018 al 2023, tra i laici in quota Forza Italia. Genovese, classe 1949, ha difeso Fedele Confalonieri nei processi Mediaset e Mediatrade e ora è l’avvocato di Tommaso Gilardoni, il dj e amico di Leonardo Apache La Russa, anche lui indagato per violenza sessuale dopo la denuncia di una 22enne .

A rendere incerto il quadro è la mancanza di veri e propri gruppi organizzati al Consiglio di presidenza della giustizia tributaria a differenza di quello che accade a Palazzo dei marescialli. I più numerosi sono i componenti che fanno capo a Magistratura Indipendente, la corrente più conservatrice che ha la maggioranza anche al Csm: la giudice di Napoli Ilaria Romano, l’ex consigliera del Csm Maria Tiziana Balduini, presidente di sezione civile del Tribunale di Roma e il giudice di Palermo Giulio Corsini, che sarebbero tra di loro divisi nella scelta tra Lussana e Fiorenza. Sono vicini al gruppo, pur non facendone parte, l’ex sottosegretario alla Giustizia Cosimo Ferri, secondo tra gli eletti dei togati dopo il magistrato del Tar del Lazio Raffaele Tuccillo e il giudice del tribunale di Napoli Nicola Graziano.

Per ora mancherebbe una linea condivisa. Nessuna decisione ufficiale neanche dai consiglieri vicini a Unicost, il presidente del Tribunale per i minorenni di Venezia Lanfranco Tenaglia, in passato parlamentare e responsabile Giustizia del Pd e il procuratore della Repubblica di Isernia Carlo Fucci, che è stato segretario dell’Anm negli anni dello scontro tra le toghe e il governo Berlusconi.

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Un caso il viaggio d’affari di Totti a Mosca, gli appelli a non andare e i silenzi del campione

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“L’imperatore sta andando alla terza Roma”. Sfondo viola, slogan in russo e l’immagine di Francesco Totti (foto Imagoeconomica in evidenza) di spalle con la maglia della Roma ed il numero 10 ben in evidenza. Così, il ‘Capitano’ appare sui cartelli di cui, pare, Mosca sia piena. Il motivo: la partecipazione l’otto aprile (data scritta con i numeri romani) ed un evento organizzato da una testata che si occupa di sport e scommesse. La notizia ha fatto il giro del web ed è diventata virale sui social con tanto di polemiche da parte di tifosi e non solo.

“Capità ma che stai affà'”, scrive un utente su X. “Dopo 3 anni di guerra, con migliaia di morti, migliaia di bambini rapiti… ci sono italiani che vanno a fare l’inchino al regime di Putin. Dopo Albano, Pupo… adesso Totti”, scrive un altro internauta che si firma Rodyka. Sul caso interviene anche Nino Cartabellotta, presidente di Gimbe che sempre su X scrive: “L’imperatore sta andando nella terza Roma. D’altronde.. pecunia non olet”.

Ma il viaggio dell’ex capitano giallorosso diventa un caso anche politico. A lanciare un appello affinchè Totti torni sui suoi passi è Andrea Massaroni, coordinatore romano di +Europa: “Francesco Totti rappresenta per Roma, per l’Italia e per milioni di persone nel mondo molto più di un grande campione sportivo: è simbolo di generosità, cuore e valori positivi. Per questo – scrive – rivolgiamo a lui un appello sincero e affettuoso: Francesco, Roma ti ama per il tuo cuore e la tua generosità: non permettere che siano associati a chi calpesta diritti umani e democrazia”. Il diretto interessato sceglie di non replicare, ma in ambienti a lui vicini si prova a smontare la polemica osservando che l’iniziativa è un evento commerciale a carattere sportivo al quale hanno partecipato altri calciatori in passato ed altri andranno in futuro.

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Esteri

Israele vuole 11 ostaggi vivi subito, ma è stallo

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In Israele l’aeronautica militare è entrata in stato di massima allerta per i possibili attacchi con missili e droni da parte degli Houthi, dopo i raid lanciati dagli Usa nello Yemen, ma allo stesso tempo il governo Netanyahu resta concentrato sulla situazione a Gaza. Il suo ufficio ha dato mandato al team negoziale di continuare i colloqui per l’accordo con Hamas sulla tregua, con la richiesta di rilascio di 11 ostaggi vivi subito e della metà di quelli non più in vita. I negoziatori israeliani hanno incontrato al Cairo alti funzionari egiziani per discutere della questione. Sullo stallo dell’accordo è intervenuto da Washington l’inviato speciale della Casa Bianca per il Medio Oriente Steve Witkoff, che in alcune interviste ai media americani ha minacciato Hamas facendo intendere chiaramente che il presidente Trump sta perdendo la pazienza.

“Ciò che è successo con gli Houthi (l’attacco partito sabato sera), mostra la posizione degli Stati Uniti rispetto alle organizzazioni terroristiche, raccomando a Hamas di iniziare a prendere queste questioni più seriamente. Ora c’è un’opportunità per Hamas, ma la finestra si sta chiudendo rapidamente”, ha affermato Witkoff. Che ha anche raccontato alcuni passaggi degli incontri di mercoledì a Doha tra i Paesi mediatori: “Ho trascorso sette ore e mezza al summit. Siamo arrivati ;;lì con una proposta di compromesso che avrebbe portato al rilascio di cinque ostaggi vivi, in cambio della scarcerazione di detenuti palestinesi”, ha riferito, “ma abbiamo ricevuto una risposta inaccettabile, non entrerò nei dettagli”.

In Qatar, l’inviato di Trump ha anche incontrato alti funzionari di Egitto, Giordania, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Autorità Nazionale Palestinese. “Abbiamo discusso una risoluzione di pace finale per Gaza in cui Hamas sarà smilitarizzata, il che deve accadere, è una linea rossa per gli israeliani”, ha affermato. Da parte sua Hamas ha lanciato un ultimatum, chiedendo agli Stati Uniti di impegnarsi a discutere la seconda fase dell’accordo, che di fatto sancisce la fine della guerra. Se non si raggiunge un accordo sul ‘Witkoff outline’, i mediatori potrebbero spingere per un rilascio di ostaggi limitata. Nella serata di domenica da Gerusalemme è poi arrivato l’ennesimo colpo di scena, con il primo ministro Netanyahu che ha annunciato di aver chiesto – nel mezzo della guerra – la rimozione del capo dello Shin Bet (la sicurezza interna) Ronen Bar “a causa di una persistente mancanza di fiducia”. Bar ha poi fatto puntualizzato che la sua rimozione “non è collegata” all’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023. Suggerendo invece che il movente sia in gran parte politico.

E proprio su questo si sono indirizzate gli avversari di Netanyahu. “Sta licenziando Ronen Bar per un solo motivo, l’indagine ‘Qatargate'”, ha affermato il capo dell’opposizione Yair Lapid. Aggiungendo: “Per un anno e mezzo non ha visto alcun motivo per mandarlo via, ma solo quando sono iniziate le indagini sull’infiltrazione del Qatar nell’ufficio di Netanyahu e sui fondi trasferiti ai suoi più stretti collaboratori, all’improvviso è diventato urgente cacciarlo subito”. Durissima la reazione anche del capo del Partito democratico Yair Golan in un post su X: “Netanyahu ha dichiarato guerra allo Stato di Israele. Il licenziamento del capo dello Shin Bet è un disperato tentativo da parte dell’imputato Netanyahu di sbarazzarsi di qualcuno fedele al Paese, che sta indagando su di lui e la sua cerchia ristretta per reati gravi e oscuri e si rifiuta di insabbiare le cose”. Di diverso avviso sul destino di Ronen Bar i falchi di ultradestra Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich: “Meglio tardi che mai”, hanno detto all’unisono.

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Fuga scudetto dell’Inter, 2-0 a Bergamo all’Atalanta

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I sogni scudetto dell’Atalanta si fermano sull’inferiorità numerica per doppio giallo a Ederson, anche se la spinta s’era già esaurita. A Bergamo ad andare in fuga è l’Inter, a quota 64 contro i 61 del Napoli fermato a Venezia e i 58 dei bergamaschi. Fermi letteralmente al palo nel forcing in avvio e quindi salvati da Sommer sulla prima conclusione dei locali, i milanesi si portano avanti con Carlos Augusto di testa da angolo in avvio di ripresa dopo 6′ d’interruzione per soccorrere un tifoso sugli spalti, per poi raddoppiare con Lautaro in una sfida conclusa 10 contro 10. Per vedere qualcosa di pericoloso tocca attendere il 7′, quando Lautaro imbecca in verticale Thuram che prende il palo interno alla sinistra di Carnesecchi.

Nell’occasione, sulla palla rimessa dentro dal fondo dal francese, il portiere si scontra con Kolasinac, mentre Carlos Augusto calcia addosso a Djimsiti. Le combinazioni delle due punte interiste tengono Hien sul pezzo, mentre i bergamaschi faticano a uscire oltre la trequarti offensiva e l’invito dall’out di Dumfries al quarto d’ora è bloccato dal portiere di casa. Nei pressi del ventesimo, ecco la squadra di Gasperini, con Pasalic, preferito da trequartista al tridente con de Ketelaere, che constringe Sommer ad alzare sopra la traversa lo stacco chiamatogli da De Roon. Ci provano senza successo anche Kolasinac, sempre in gioco aereo, dal secondo angolo di Lookman dalla destra ed Ederson con la botta dalla distanza fuori misura.

Il break ospite alla mezzora, invece, produce una conclusione sbilenca dalla distanza di Lautaro. Al 33′ per la prima volta sbuca in area Retegui su azione insistita di Lookman, ma Acerbi allontana senza affanno il sinistro dell’oriundo azzurro. Se verso l’intervallo tentano la fortuna Bastoni col piede debole, il destro, sugli sviluppi di uno schema da punizione dalla sinistra di Calhanoglu, e ancora Retegui respinto in mischia, Lookman al 43′ apre troppo il piatto destro rientrando dal vertice sinistro lungo il contropiede di De Roon, inseritosi sulla linea di passaggio del regista turco a Barella.

Al 2’30” della ripresa, un tifoso interista nel settore ospiti si sente male e viene assistito dalla Croce Rossa e portato fuori in barella dall’uscita a metà del settore, con l’arbitro Massa che sospende la partita fino al 9′ quando l’angolo di Calhanoglu dalla destra serve la schiacciata di testa di Carlos Augusto per il vantaggio milanese. Gasperini vira al tridente inserendo De Ketelaere, ma è ancora Carnesecchi a dover stare sull’attenti quando Calhanoglu lo costringe a usare i pugni prima del ventesimo. Bisseck rileva l’acciaccato Dumfries, al 26′ Lautaro appoggia in rete in mischia dopo un tiro respinto di Barella su spizzata di Thuram ma dopo aver spostato Djimsiti: non vale.

Gasperini toglie proprio l’albanese per Samardzic passando al 4-2-3-1 con Maldini per Retegui; Inzaghi risponde con Frattesi per Mkhitaryan. Al 36′, a ruota di un destro debole di Samardzic dall’area servito da Lookman, Ederson protesta per una trattenuta di Thuram e guadagna due cartellini lasciando l’Atalanta in dieci. Al 40′ Bisseck liscia il cross del primo marcatore della serata, due minuti e Barella dalla destra serve a Lautaro il diagonale del raddoppio. Anche Gasperini viene allontanato dall’arbitro e nel recupero Carnesecchi nega il tris a Frattesi sottoporta. Bastoni calcia sopra la traversa prima di rimediare il secondo giallo pure lui, per un tackle falloso su Maldini. Il figlio d’arte all’8′ di recupero sollecita da fuori la presa alta di Sommer e la partita finisce qui.

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