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Spettacoli

Cristina Plevani trionfa all’Isola dei Famosi: «Vincerne due è tanta roba, anche dopo 25 anni»

Un ritorno che emoziona il pubblico.

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Cristina Plevani ha fatto di nuovo centro. Dopo aver vinto la prima storica edizione del Grande Fratello nel 2000, si è aggiudicata anche l’Isola dei Famosi 2025, a distanza di un quarto di secolo. «Vincerne due è tanta roba, vincerli poi a 25 anni di distanza casca perfetto», dice sorridendo, intervistata dal Corriere della Sera.

«Sono ancora la Cristina di 25 anni fa»

Per Cristina, la doppia vittoria rappresenta qualcosa di più della sola notorietà: «Vuol dire che non è cambiato l’affetto del pubblico nei miei confronti. Sono ancora la Cristina che piaceva allora». E racconta con emozione il messaggio ricevuto da Rocco Casalino, che l’ha sorpresa per la sua inaspettata gentilezza: «Non ci sentiamo mai, per questo mi ha colpita ancora di più».

Il confronto tra ieri e oggi

Se nel 2000 la finale del GF fu vista da 16 milioni di spettatori, oggi i numeri sono drasticamente cambiati: solo 1 milione e 800 mila per l’ultima finale. «Oggi è tutto veloce, è come guardare i social: si salta da una cosa all’altra, la gente è assuefatta», commenta con lucidità Cristina.

Un premio che vale più di un anno in piscina

Nel 2000 vinse 250 milioni di lire, oggi il montepremi è di 100 mila euro in gettoni d’oro, che al netto valgono circa 82 mila, metà dei quali destinati alla beneficenza. «Fino a marzo lavoravo in piscina, con contratti a ore, senza ferie né contributi. Questa vincita vale più di un anno in piscina», dice senza giri di parole.

«Ora voglio vedere dove si ferma questo treno»

Cristina non si illude, ma non si tira indietro: «È arrivata l’occasione di un secondo treno, voglio vedere in quali stazioni si ferma. Magari non è un Intercity, ma anche un Interregionale va bene. Non ho grandi ambizioni, ma se piaccio ancora come persona normale e sincera, forse un ruolo da opinionista ci può stare».

Simpatie e antipatie nei reality

Cristina non dimentica le dinamiche del primo GF. Marina La Rosa, racconta, fu l’antagonista per eccellenza: «Il bianco e il nero, il diavolo e l’acqua santa». Con Maria Antonietta Tilloca, invece, c’era un bel legame. Su Pietro Tariconesceglie il silenzio: «Non voglio parlarne, ma certo ci penso. Il 29 giugno è un brutto anniversario».

L’Isola dei rapporti umani

All’Isola 2025, Cristina ha trovato una sorpresa in Mario Adinolfi: «Ho conosciuto la sua fragilità, la sua umanità. Ci siamo supportati molto». Diverso il giudizio su Dino Giarrusso, con cui i rapporti non sono mai esistiti: «Ha detto cose cattive, non ci siamo mai sentiti e continueremo a non farlo».

Dieci chili in meno e un nuovo sguardo allo specchio

Dopo l’esperienza estrema sull’Isola, Cristina ha perso 10 chili: «Quando mi sono vista allo specchio dopo la doccia ho pensato: alla faccia, sono proprio magra».

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Spettacoli

Sanremo 2026, attesa per l’annuncio di Carlo Conti: ecco tutti i nomi in corsa

Il 23 o 30 novembre Carlo Conti svelerà i Big di Sanremo 2026. Tra ritorni eccellenti, giovani promesse e tanti rumors, ecco chi potrebbe salire sul palco dell’Ariston.

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Il 23 novembre — o più probabilmente il 30 — Carlo Conti annuncerà al Tg1 delle 13.30 i nomi dei Big del Festival di Sanremo 2026. La lista potrebbe arrivare a 30 artisti, superando i 26 previsti dal regolamento. Intanto, come ogni anno, anticipazioni e suggestioni corrono molto più veloci delle certezze.

Le donne: ritorni attesi e nuove proposte

Tantissime le cantanti che hanno inviato un brano:

  • California, ex Coma_Cose, verso una partecipazione da solista.

  • Patty Pravo, possibile veterana in gara.

  • Angelina Mango, pronta a rientrare dopo la vittoria del 2024.

  • Levante, Arisa, Malika Ayane, tutte con una proposta sul tavolo.

  • Serena Brancale, reduce da un’ottima esperienza lo scorso anno.

  • Tra le nuove leve: Sarah Toscano, Emma Nolde, La Nina, e l’ipotesi di Madame, Emma, Francesca Michielin, Anna Tatangelo, Amara.
    Più difficile vedere Elodie.

Rap protagonista anche nel 2026

Il rap non mancherà:

  • Tedua è considerato quasi certo.

  • In corsa Chiello, Luchè, Rancore, Clementino.

  • Occhi puntati sul giovanissimo Kid Yugi.

  • Più complicato, ma non impossibile, un ritorno di Geolier e Lazza.
    L’idea Fedez & Marco Masini sembra una suggestione più che un’indiscrezione.

I cantautori e i possibili grandi ritorni

Tra i nomi in movimento:

  • Bresh, pronto a ritentare.

  • Settembre, vincitore tra i Giovani.

  • Tommaso Paradiso, da anni dato in arrivo.

  • Fulminacci, possibile candidatura.

  • Ermal Meta, lontano da Sanremo dal 2021.

  • Tananai e Diodato, due ritorni di peso.

  • Blanco, pronto a rimettere la faccia dopo le polemiche del 2023.

  • Possibile sorpresa dell’ultimo minuto: Daniele Silvestri.

  • Tra gli outsider: Venerus, come fu Lucio Corsi.

  • Ipotesi Sal Da Vinci.

Le band: poche certezze, tante ipotesi

Le band scarseggiano nei pronostici:

  • Litfiba, appena riuniti.

  • Subsonica, di nuovo al lavoro.

  • Zero Assoluto, candidatura arrivata.

  • Possibile tentativo anche da Benji & Fede.

Gli affiancatori sul palco

Non ci sono ancora nomi ufficiali. In passato si è parlato di:

  • Giorgia, libera da dicembre dopo X Factor.

  • Forse accompagnata da Achille Lauro.

  • Attesissimo, da anni, l’eventuale arrivo di Laura Pausini.

Sanremo 2026 parte già con il suo consueto vortice di nomi, desideri e ipotesi. La parola finale, però, come sempre, spetterà a Carlo Conti.

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Spettacoli

Laura Chiatti si racconta: ADHD, fragilità, maternità e la nuova sfida al Torino Film Festival. L’intervista al Corriere della Sera

Nell’intervista al Corriere della Sera, Laura Chiatti parla per la prima volta dell’ADHD, della fragilità come forza, della maternità e della sua nuova sfida come madrina del Torino Film Festival.

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«È la prima volta che ne parlo pubblicamente», dichiara Laura Chiatti (foto Imagoeconomica) nell’intervista al Corriere della Sera. L’attrice sarà madrina del Torino Film Festival del 21 novembre, ma è la sua confessione personale a catturare l’attenzione: «Convivo da due anni con l’ADHD, insieme a dislessia e disgrafia». Una rivelazione arrivata con la sincerità istintiva che la contraddistingue.

Una mente che corre

Chiatti racconta di aver sentito «il dovere» di condividere la sua condizione: la mente che corre, la fatica di seguire un discorso, la sensazione di funzionare in modo diverso. Il recitare, dice, apre spazi alla fragilità ma anche alla forza creativa: «Non cerco comprensione, parlo per chi si trova fuori ritmo».

Valore e fragilità, senza riflettori

Quando le luci si spengono, resta Laura: «Ho imparato a riconoscere il mio valore e non ho paura di mostrarmi fragile». Madre orgogliosa, vede nella maternità «il dono più grande», la parte che la ancora a sé stessa, «fatta di luce e intermittenze».

Uno sguardo da bambina

L’insicurezza? «Sì, per mettermi così in gioco». Vorrebbe scrivere una storia che guardi il mondo con gli occhi dei bambini, «dove le emozioni non passano dal pensiero ma dal sentire». Una sensibilità che, dice, aveva già da piccola.

Le prime scene e quella passione

Da adolescente cantava alle sagre. Un giorno arrivò Beppe Fiorello, ma lei voleva suo fratello, all’epoca amore segreto. Lo raccontò anni dopo in tv. Ribelle già allora, insofferente alle «dinamiche soffocanti».

Il prezzo dell’autenticità

«L’autenticità ha un prezzo da pagare», ammette Chiatti. Una verità che vale nella vita come al cinema.

La sfida del Torino Film Festival

Essere madrina è per lei «un’emozione enorme», un mettersi in gioco affrontando ciò che la terrorizza: un festival con grande storia e pubblico esigente. Sulle definizioni non si formalizza: «Sarò Laura, e basta».

Il mondo virtuale di Quasi Vera

Nel film di Fausto Brizzi interpreta la musa che introduce il protagonista al mondo virtuale: «L’Intelligenza Artificiale può cambiare molto, ma non sostituirà mai la verità di uno sguardo». Bisogna dialogare con la tecnologia «senza perdere il cuore umano dell’arte».

L’esperienza surreale con Sofia Coppola

Tra i suoi ricordi, l’internazionale Somewhere di Sofia Coppola: «Pensai mi avesse confusa con un’altra». Sul set si sentiva piccola e vulnerabile, nonostante mesi di studio dell’inglese. «Sofia è stata dolce, mi ha fatto sentire protetta. Una lezione di umanità, prima ancora che di cinema».

Laura Chiatti oggi racconta tutto questo senza filtri, trovando nella propria fragilità un luogo di autenticità. E in questa nuova stagione della sua vita, il Torino Film Festival diventa la sua sfida più luminosa.

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In Evidenza

Renzo Arbore e la memoria di una vita: l’infanzia, la musica, gli incontri decisivi. L’intervista al Corriere della Sera

Dall’infanzia a Foggia ai miti americani, dagli esordi Rai all’amicizia con Dalla, fino a Battisti e Melato: il racconto di Renzo Arbore in una lunga intervista al Corriere della Sera.

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«Il mio primo ricordo? Il Duce». Così Renzo Arbore apre il suo racconto nell’intervista al Corriere della Sera, rievocando Riccione negli anni Trenta e un Mussolini rimasto senza costume in mare. Poi la guerra, «l’odore delle micce sulle candele» e la fame combattuta «con pane e zucchero». Nel Palazzo Arbore a Foggia, rifugio durante i bombardamenti, il piccolo Renzo intratteneva gli sfollati cantando La bela Gigogin e le canzoni della balia friulana.

Gli americani e la nascita di un amore

Sfollato a Chieti, Arbore vide sfilare gli ultimi tedeschi e poi arrivare gli americani «con la musica sulle jeep». Tornato a Foggia, di fronte a casa sua c’era un circolo ricreativo USA dove suonavano Benny Goodman e Stan Getz. Da lì, l’imprinting: jazz e canzone napoletana.

L’artista come destino

Da ragazzo studiava i personaggi del corso cittadino: «lo scappato di casa, il mobiliere, la bonona», e soprattutto «l’artista», come Humbert, “l’inventore dell’acqua tiepida”. Da quell’umorismo goliardico nascerà una carriera. Anche ufficiale: «Ho una laurea in goliardia», dice Arbore, consegnata da Umberto Eco.

Ricordi, Napoli e l’incontro con Padre Pio

Figlio di una famiglia monarchica, votò monarchico la prima volta. Conobbe Padre Pio diciottenne: «Facèsse che vòle», gli disse il frate sul suo futuro. Si trasferì poi a Napoli per studiare Giurisprudenza, tra serate allo USO Club e tagli “crew cut” che ispirarono Tu vuo’ fa’ l’americano.

L’arrivo in Rai, Boncompagni e la Roma degli anni d’oro

A Roma, grazie a un consiglio arrivato da Foggia, superò il concorso Rai come maestro programmatore. Al suo fianco Gianni Boncompagni, «maledetto toscano, intelligentissimo», con cui inventò Alto gradimento. È l’epoca delle prime notti romane, dell’incontro con Gabriella Ferri e della scoperta di Lucio Battisti: Arbore fu quello che gli mise la chitarra in mano e lo convinse a cantare Per una lira.

Melato, Dalla e gli amori che segnano

Fra le foto che riempiono la sua casa, spunta il ricordo di Mariangela Melato: «Ci siamo amati tutta la vita». Racconta il primo incontro, la festa da Agostina Belli e Battisti che improvvisa Io vorrei, non vorrei, ma se vuoi. Ancora più indietro, l’infanzia condivisa con Lucio Dalla senza saperlo: «Era il figlio della modista di Bologna che veniva a casa mia».

La tv che cambia tutto

Dopo Per voi giovani arriva la rimozione, poi Alto gradimento. E ancora L’altra domenica, con il debutto di Roberto Benigni («Abbiamo già provato, ora vai in onda»), fino a Quelli della notte, che «esplose in mano»: Bracardi, Frassica, Laurito, Marchini, Luotto, D’Agostino. Una rivoluzione.

Gli incontri incredibili: da Craxi a Adriana Faranda

Arbore ricorda l’ultima notte romana di Bettino Craxi, prima della fuga in Tunisia, e una colazione con «una bella ragazza» che si rivela Adriana Faranda: «Non ti ricordi? Siamo stati a un passo dal chiamare L’Altra domenica».

L’Orchestra Italiana e il rimpianto dei figli

Dopo Indietro tutta!, nasce l’Orchestra Italiana: «1.600 concerti in tutto il mondo». E una confessione: «Mi manca non aver avuto figli. Ma forse, con i grandi amori che ho vissuto, non avrei fatto tutte queste imprese».

Renzo Arbore, nella sua casa romana, è la memoria vivente di un’Italia che non c’è più, e che il Corriere della Sera ha saputo far raccontare dalla sua voce più autentica.

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