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Crisanti accusa: Governo Conte improvvisò su catastrofe

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Il “28 febbraio 2020” fu il giorno cruciale in cui l’Italia si consegnò alla pandemia perché, malgrado ci fossero già tutti i dati a disposizione di uno “scenario” di “gran lunga peggiore di quello ritenuto catastrofico”, invece che puntare sulle zone rosse, come quella da applicare subito in Val Seriana, il Comitato tecnico scientifico si affidò a “misure proporzionali”, per non dire blande, per combattere un “virus che si propagava esponenzialmente”.

E’ di 83 pagine, più gli allegati, la relazione del microbiologo, e ora senatore Pd, Andrea Crisanti, centrale nell’inchiesta della Procura di Bergamo sulla gestione del Covid nella Bergamasca. Un atto d’accusa su omissioni, ritardi, inefficienze che chiama in causa le “responsabilità degli organi decisionali nazionali (Cts, ministero della Sanità e Presidenza del Consiglio) e di Regione Lombardia”, le cui figure chiave sono finite indagate nell’indagine da poco chiusa. Una maxi consulenza, con schemi e calcoli matematici (tra cui la cifra di oltre 4mila morti che si sarebbero potute evitare), che racconta anche che “per 16 anni”, dal 2004 al 2020, non fu mai “intrapresa una singola attività o progetto che avesse l’obiettivo di valutare lo stato di attuazione del Piano Pandemico Nazionale” o di “verificare lo stato di preparazione dell’Italia” al “rischio pandemico”. Un piano c’era, datato 2006 ma comunque “un manuale di istruzione”, secondo Crisanti. Non fu applicato. Venne “scartato a priori”, anche perché l’allora ministro Roberto Speranza disse che non era “costruito specificamente su un coronavirus ma su un virus influenzale”.

Mentre Silvio Brusaferro, direttore dell’Iss, ai pm ha riferito di averlo letto “per la prima volta” nel “maggio 2020”. E tutti, sempre a detta del professore, erano “consapevoli del fatto che” doveva “essere aggiornato almeno dal 2017”. “Consapevoli” che è pure la parola chiave sul fronte della mancata zona rossa ad Alzano e Nembro: nei giorni 27 e 28 febbraio “il Cts e il ministro Speranza” avevano “tutte le informazioni sulla progressione del contagio”. Allo stesso modo, anche il governatore Attilio Fontana e l’assessore Giulio Gallera. E le “informazioni sulla gravità della situazione” nei due comuni erano state oggetto di una riunione del Cts del 2 marzo “non verbalizzata ufficialmente” alla presenza “del ministro Speranza e del presidente Conte”. Speranza e Conte che, però, “raccontano alla Procura di Bergamo di essere venuti a conoscenza del caso” della Val Seriana “rispettivamente” solo il 4 e il 5 marzo. Il punto è che non vennero messo in campo “azioni più tempestive e più restrittive”, perché, come avrebbe affermato l’allora premier nella riunione del 2 marzo, “la zona rossa va utilizzata con parsimonia perché ha un costo sociale politico ed economico molto elevato'”. E Speranza scriveva a Brusaferro: “Conte senza una relazione strutturata non chiude”.

Considerazioni che, scrive Crisanti, “hanno prevalso sulla esigenza di proteggere gli operatori del sistema sanitario nazionale e i cittadini”. Intanto, il Piano Covid elaborato il 20 febbraio dal consulente Stefano Merler sarebbe stato secretato “per non allarmare l’opinione pubblica” e accantonato sempre quel 28 febbraio, data spartiacque. Andando indietro nel tempo, già dal 12 febbraio, otto giorni prima di Paziente 1, la task force del ministero e il Cts erano “consapevoli della difficoltà di reperire Dpi” e conoscevano “la situazione di vulnerabilità”. Sempre quel giorno Merler in una riunione al Ministero aveva già messo tutti in guardia sul virus “devastante” che poteva essere bloccato solo con le zone rosse. Non si facevano, però, tamponi agli “asintomatici”, mentre il virus già circolava all’ospedale di Alzano dal 4 febbraio. Ci si ritrovò così, chiosa l’attuale senatore, “in balia all’improvvisazione”.

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Esteri

Mosca, 2 morti per attacco ucraino con droni a Belgorod

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E’ di due morti il bilancio di un attacco ucraino con droni nella regione russa di Belgorod. Lo annuncia il governatore Vyacheslav Gladkov. – “In seguito al rilascio di due ordigni esplosivi, un edificio residenziale privato ha preso fuoco – ha scritto su Telegram il governatore Vyacheslav Gladkov -. Due civili sono morti, una donna che si stava riprendendo da una frattura al femore e un uomo che si prendeva cura di lei”.

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Cronache

Maxi incidente fra autotreni sulla A1, traffico bloccato, code fino a 18 km

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Uno scontro fra autotreni ha diviso l’Italia a metà per ore, con file di auto fino a venti chilometri. L’incidente sulla A1 Milano-Napoli, nel tratto compreso tra San Vittore e Caianello verso Napoli, all’altezza del km 691: quattro i mezzi pesanti coinvolti. Sul posto sono intervenuti i Vigili del Fuoco, i soccorsi sanitari e meccanici, le pattuglie della Polizia Stradale ed il personale della Direzione 6° Tronco di Cassino di Autostrade per l’Italia. Agli utenti in viaggio verso Napoli, è stato consigliato di uscire a Cassino e rientrare a Caianello dopo aver percorso la viabilità ordinaria: adesso l’incidente è stato risolto ma per chi sta tornando verso Napoli ci sono ancora più di 10 km di coda.

 

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Economia

Allarme Upb sul Superbonus, Parlamento studia deroghe

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La “generosità” dell’agevolazione, le ripetute proroghe, un sistema di controlli che ha favorito la “diffusione di comportamenti opportunistici e fraudolenti”, la concessione di deroghe. Nasce anche da qui il ‘vulnus’ con cui il Superbonus si è trasformato in una zavorra per i conti pubblici, lasciando “una pesante eredità sul futuro”. L’Ufficio parlamentare di Bilancio lancia l’allarme e invita a far tesoro di questa esperienza per ridisegnare le future agevolazioni. Il Parlamento intanto prepara nuove modifiche all’ultima stretta impressa dal governo, comprese nuove deroghe per altre aree colpite dal terremoto o il coinvolgimento dei Comuni nei controlli. E sul Superbonus si accende un faro anche oltreoceano, con il Fondo Monetario Internazionale che sprona l’Italia a ridurre il debito. La crescita, stimata allo 0,7% nel 2024 e 2025, è destinata a ridursi al lumicino nel 2026 (rivista al ribasso allo 0,2%) con il Superbonus e il Pnrr in via di esaurimento, avverte il Fondo.

Ma intervenire si può, ed è dal debito che bisogna partire: per ridurlo, bisogna partire dagli sgravi fiscali, “molti dei quali inefficienti” come il superbonus, suggerisce il Fmi, ed eliminare quelle “scappatoie” dal fisco e “numerosi programmi di sostegno anti-inflazione”. Il Superbonus, insieme al bonus facciate e, in misura minore, gli incentivi alle imprese Transizione 4.0 “hanno inciso marcatamente sui conti pubblici degli ultimi anni”, evidenzia l’Autorità dei conti pubblici in una memoria alla commissione Finanze del Senato che sta esaminando l’ultimo decreto sull’agevolazione. Superbonus e bonus facciate, in particolare, hanno avuto un impatto “rilevante e crescente” nel tempo: l’asticella del periodo 2020-23, secondo gli ultimi dati, è salita a circa 170 miliardi. Con un gap tra i risultati e le attese “macroscopica” nel caso del Superbonus, e che “non ha precedenti”, osserva l’Upb, che indica vari elementi che hanno contribuito a far lievitare la spesa: la generosità dello sconto e le modalità di fruizione, l’ampliamento degli obiettivi, proroghe e deroghe.

A farne le spese è il debito. Quanto rilevato in termini di competenza economica nel quadriennio 2020-23 inciderà soprattutto sul 2024-26, evidenzia l’Upb, che quantifica questa “pesante eredità”: un impatto in media annua pari allo 0,5% del Pil nel triennio 2021-23, che salirà a circa l’1,8% in quello successivo. Un’esperienza, quella del Superbonus, da cui “occorre trarre insegnamento per il disegno di future agevolazioni”, osserva l’Upb, che indica la rotta: selettività e stop agli automatismi. In prospettiva, dunque, la soluzione suggerita è “un trasferimento monetario” (un contributo diretto alla spesa), modulato in base alle condizioni economiche delle famiglie e alla classe energetica dell’edificio, sottoposto ad autorizzazioni preventive e soggetto a un limite di spesa, o con prestiti agevolati. E in vista delle prossime misure di sostegno per le case green, a mettere in guardia è anche la Banca d’Italia: le “criticità” emerse con il Superbonus sembrano “sconsigliare la riproposizione in futuro della cedibilità dei crediti”, se non in “forma limitata” e “circoscritta ad alcune categorie”.

Dopo l’ultima stretta sul Superbonus intanto, si studiano nuove deroghe. A proporle, per altre aree colpite dal sisma diverse da quelle per cui già si è fatta eccezione (a partire dall’Emilia Romagna) o dalle alluvioni e per il Terzo settore, sono sia la maggioranza che l’opposizione con diversi emendamenti al decreto Superbonus. Il termine per presentare le proposte di modifica è mercoledì 24 aprile, ma sul tavolo del relatore, Giorgio Salvitti, gli emendamenti cominciano ad arrivare. Si studia anche la possibilità di coinvolgere, su base volontaria, i Comuni nei controlli ai cantieri del Superbonus, garantendo loro un ritorno economico pari al 30% dell’eventuale recupero. Nulla sarebbe invece ancora arrivato sulla possibilità di allungare da 4 a 10 anni i tempi di utilizzo dei crediti del Superbonus. Ipotesi su cui però si è già detto favorevole il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. E che, secondo i calcoli dell’Upb, consentirebbe al debito di restare abbondantemente sotto quota 140%.

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