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Corona Virus

Covid: nuove armi contro uno sciame di varianti

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lcune sono comparse da poco, altre sono i capostipiti di nuove grandi famiglie con giovani rampolli rapidi nel diffondersi: le varianti del virus SarsCoV2 sono uno sciame numerosissimo e dal comportamento imprevedibile, tanto che si aprono nuovi scenari sull’evoluzione della pandemia di Covid-19. “Può darsi che la malattia si esaurisca con una immunità generale che potrebbe segnare la fine della pandemia”, dice Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto farmacologico ‘Mario Negri’. In questo primo scenario, prosegue l’esperto, “il virus diventerebbe sempre più contagioso, ma meno aggressivo”.

Un secondo scenario potrebbe invece derivare “dall’emergere di una variante molto contagiosa e associata alla forma grave della malattia”. Eventuali pericoli, prosegue, “potrebbero venire dalla Cina”, dove la crisi attuale non è dovuta alla qualità del vaccino, che funziona, ma è probabilmente frutto di della scelta di vaccinare le persone in età lavorativa e non gli anziani”. Si deve guardare, però, anche agli Stati Uniti, dove sta circolando la sottovariante XBB.1.5, detta Kraken, discendente diretta della XBB (Gryphon), a sua volta nata da BJ.1 (Argus) e BA.2.75 (Centaurus), entrambe generate da mutazioni di BA.2 (Omicron 2); da BA.5 (Omicron 5) discende invece direttamente BQ.1 (Cerberus).

Nell’incertezza attuale, secondo Remuzzi si può contare sul fatto i vaccini anti Covid sono “sicuri ed efficaci”, di conseguenza “è opportuno fare la quarta dose e, a distanza di 120 giorni, la quinta per anziani e fragili”. Davanti allo “sciame delle centinaia di sottovarianti di Omicron, è indubbiamente urgente che si arrivi a vaccini di nuova generazione, che offrano una protezione duratura e che sia efficace e contro il maggior numero possibile di varianti”. Ci si chiede, però, se ci sia un limite al numero di richiami .

“Quattro dosi di vaccino sono importanti per gli over 60 e la quinta è consigliata soprattutto a fragili e anziani, meglio se si tratta del vaccino contro Omicron. E’ anche importante – aggiunge – fare il vaccino contro influenza e pneumococco, che stimolano comunque il sistema immunitario, offrendo un certo grado di protezione”. Cominciano però a farsi strada i timori che un’eccessiva stimolazione possa essere negativa per le difese immunitarie e si cita a proposito una ricerca pubblicata sulla rivista iScience: “è uno studio condotto su tre topi e sarebbe un errore pensare che si possa applicare all’uomo”, dice Remuzzi.

Senza contare le differenze nella composizione del vaccino, nelle dosi e nelle modalità di somministrazione: “è come se i topi avessero ricevuto quasi 6.000 dosi d vaccino Pfizer in un colpo solo”. Sono invece incoraggianti i primi dati sull’efficacia della quinta dose del vaccino anti Covid, frutto di due ricerche condotte su persone trapiantate e perciò con un sistema immunitario molto debole perché ‘silenziato’ dai farmaci antirigetto; nessuna delle due rileva effetti collaterali importanti e la quinta dose non ha indotto il rigetto. Nel primo dei due lavori non ci sono nemmeno state infezioni. “Se, come sostengono alcuni, più dosi di vaccino inducessero tolleranza, questi pazienti non avrebbero dovuto rispondere”.

Intanto si lavora a nuovi farmaci anti Covid, alcuni dei quali, somministrabili per via nasale, agiscono sul sistema immune della mucosa del naso, che per prima incontra il virus. Inoltre, la rivista Nature ha pubblicato in dicembre una ricerca sull’acido ursodessìossicolico, comunemente utilizzato per la terapia delle vie biliari: è stata condotta prevalentemente su animali ma anche su polmoni umani perfusi con il farmaco, e indica che la sostanza è in grado di bloccare anche lì la via d’ingresso del virus nelle cellule. Nell’editoriale che accompagna l’articolo si rileva che si tratta di una prospettiva di ricerca estremamente importante, anche se saranno necessarie conferme nell’uomo.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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Covid, meno ricoveri in ospedale e meno contagi

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L’indice di trasmissibilità per il Covid-19 basato sui casi con ricovero ospedaliero al 26 dicembre si conferma sotto soglia epidemica e sostanzialmente stabile con 0,75; in leggera diminuzione anche i ricoveri sia nei reparti che i terapia intensiva. Anche l’incidenza di casi Covid-19 diagnosticati e segnalati nel periodo 28 dicembre 2023-3 gennaio 2024 è in lieve diminuzione pari a 66 casi per 100.000 abitanti rispetto ai 70 della settimana precedente. Il numero di nuovi contagi segnalati è 38.736 contro i 40.988 della settimana precedente e i 60.556 della settimana ancora prima. Questo quanto emerge dall’ultimo monitoraggio del ministero della Salute-Istituto Superiore di Sanità, in cui viene spiegato che, per l’Rt, i valori potrebbero essere sottostimati “a causa di un ritardo di notifica dei ricoveri durante i giorni festivi” e per l’incidenza “in parte per una ridotta frequenza di diagnosi effettuate durante i giorni festivi”.

Per le ospedalizzazioni, al 3 gennaio l’occupazione dei posti letto in area medica risulta pari al 10,1% (6.320 ricoverati) rispetto all’11,0% rilevato al 27 dicembre 2023. In riduzione anche l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 2,8% (246 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (3,2% al 27 dicembre 2023). I tassi di ospedalizzazione e mortalità, viene rilevato nel monitoraggio, aumentano con l’età, presentando i valori più elevati nella fascia d’età 90+ anni; anche il tasso di ricovero in terapia intensiva aumenta con l’età. L’incidenza settimanale dei casi diagnosticati e segnalati risulta in diminuzione nella maggior parte delle Regioni e Province.

L’incidenza più elevata è stata riportata nella Regione Lazio (128 casi per 100.000 abitanti) e la più bassa in Sicilia (6 casi per 100.000 abitanti). Le reinfezioni sono al 43% circa, in lieve diminuzione rispetto alla settimana precedente. Per quanto riguarda le varianti, alla data della più recente indagine rapida condotta dall’11 al 17 dicembre 2023, JN.1 (discendente di BA.2.86) è predominante, con una prevalenza nazionale stimata pari a 38,1%. Si conferma, inoltre, se pur con valori di prevalenza in diminuzione, la co-circolazione di ceppi virali ricombinanti riconducibili a XBB, ed in particolare alla variante d’interesse EG.5 (prevalenza nazionale stimata pari a 30,6%).

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In Spagna torna mascherina contro boom virus respiratori e Covid

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Un appello al “buon senso” e la raccomandazione “ad avere sempre a portata di mano la mascherina” da indossare negli ambienti affollati o sui trasporti pubblici è stato lanciato oggi dalla ministra spagnola di Sanità, Monica Garcia, a causa del “notevole aumento” di virus respiratori registrati negli ultimi giorni, che hanno già portato in emergenza numerosi centri di salute e servizi di pronto soccorso ospedalieri. In una dichiarazione alla tv nazionale Rtve, Garcia ha fatto riferimento all’incidenza attuale di virus respiratori “di 1.000 casi per 100.000 abitanti”, secondo il rapporto settimanale dell’Istituto Carlos III di riferimento.

“Il tasso di ricoveri, nonostante il lieve aumento, si mantiene basso, sotto i 30 casi per 100.000 abitanti”, ha aggiunto, ma “è prevedibile che continuerà a intensificarsi nei prossimi giorni”. La ministra ha convocato per lunedì il Consiglio interterritoriale del Sistema sanitario nazionale di salute, per “unificare i criteri per “affrontare i picchi di virus respiratori”, dopo che regioni come la Catalogna e la Comunità Valenziana hanno ripristinato da oggi l’obbligo di mascherina in ospedali, centri sanitari e residenze di anziani.

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