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Covid-19, l’idrossiclorochina riduce la mortalità in ospedale del 30 per cento: lo dice uno studio del Neuromed con altri 32 ospedali

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Nei lunghi mesi della pandemia prima durante e dopo il lockdown tutti hanno cercato di capirci qualcosa nei termini medici, sui possibili rimedi, sui farmaci da utilizzare. Uno dei farmaci di cui più si è scritto e detto è l’idrossiclorochina. Ebbene questo farmaco riduce la mortalità intraospedaliera da Covid-19. Un ampio studio osservazionale multicentrico, coordinato dall’I.R.C.C.S. Neuromed, con la partecipazione di 33 centri ospedalieri italiani, mostra che l’idrossiclorochina riduce del 30% il rischio di morte nei pazienti ospedalizzati per infezione da coronavirus.

 

È un risultato che porta un contributo positivo al dibattito in corso su scala internazionale relativamente all’utilizzo dell’idrossiclorochina nella attuale pandemia. Una ricerca condotta su 3.451 pazienti ricoverati in 33 ospedali di tutto il territorio nazionale italiano (lista dei centri clinici partecipanti, allegata), mostra infatti che l’uso di questo farmaco riduce del 30% il rischio di morte nei pazienti colpiti da Covid-19.

Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica European Journal of Internal Medicine, è stato coordinato dal Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione dell’I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli, in collaborazione con Mediterranea Cardiocentro di Napoli e Università di Pisa, e ha visto la partecipazione di 33 centri ospedalieri che hanno formato la collaborazione CORIST (COvid-19 RISk and Treatments). I ricercatori hanno analizzato i dati relativi a 3.451 pazienti ricoverati per COVID-19: sono stati presi in esame numerosi parametri, tra i quali le patologie pregresse, le terapie che seguivano prima di essere colpiti dall’infezione e le terapie intraprese in ospedale specificamente per il trattamento del COVID-19. Tutte queste informazioni sono state confrontate con l’evoluzione e l’esito finale dell’infezione.

Augusto di Castelnuovo, epidemiologo del Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione del Neuromed, attualmente presso Mediterranea Cardiocentro di Napoli

“Abbiamo potuto osservare – spiega Augusto Di Castelnuovo, epidemiologo del Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione del Neuromed, attualmente presso Mediterranea Cardiocentro di Napoli – che i pazienti ai quali è stata somministrata idrossiclorochina hanno avuto un tasso di mortalità intraospedaliera inferiore del 30% rispetto a quelli che non avevano ricevuto questo trattamento, naturalmente a parità delle altre condizioni valutate. I nostri dati sono stati sottoposti ad analisi statistiche estremamente rigorose, che hanno tenuto conto di tutte le variabili e tutti i possibili fattori di confondimento che potessero entrare in gioco e hanno valutato il ruolo di questo farmaco in svariati sottogruppi di pazienti. Il risultato favorevole all’uso dell’idrossiclorochina si è mantenuto invariato, rivelandosi particolarmente efficace nei pazienti che, al ricovero, mostravano uno stato infiammatorio più evidente”.

Licia Iacoviello, Direttore del Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione di Neuromed e professore ordinario di Igiene e Sanità Pubblica all’Università dell’Insubria a Varese

“In attesa di un vaccino, identificare terapie efficaci contro il COVID-19 rappresenta una priorità assoluta – dice Licia Iacoviello, Direttore del Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione di Neuromed e professore ordinario di Igiene e Sanità Pubblica all’Università dell’Insubria a Varese – e siamo convinti che questa ricerca darà un contributo importante al dibattito internazionale sul ruolo dell’idrossiclorochina nella terapia dei pazienti ospedalizzati per coronavirus. Ulteriori studi osservazionali e trial clinici attualmente in corso permetteranno di valutare con precisione il ruolo del farmaco e le modalità di somministrazione più adeguate. Ma i dati della collaborazione CORIST sostengono l’utilizzo nei pazienti Covid-19 dell’idrossiclorochina alle dosi usate in Italia (200 mg, due volte al giorno), più basse di quelle usate in studi effettuati in altri Paesi e che non hanno osservato un’efficacia del farmaco”.

Giovanni de Gaetano, Presidente di Neuromed

“In questi mesi– commenta Giovanni de Gaetano, Presidente di Neuromed -l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha raccomandato uno stop all’ utilizzo dell’idrossiclorochina sulla base di uno studio osservazionale internazionale, successivamente ritirato dagli stessi autori della ricerca. Ora i dati dello studio CORIST, derivanti da una straordinaria collaborazione nazionale, potranno aiutare le Autorità competenti a meglio chiarire il ruolo dell’idrossiclorochina nel trattamento dei pazienti COVID-19”.

Augusto Di Castelnuovo, Simona Costanzo, Andrea Antinori, Nausicaa Berselli, Lorenzo Blandi, Raffaele Bruno, Roberto Cauda, Giovanni Guaraldi, Lorenzo Menicanti, Ilaria My, Giustino Parruti, Giuseppe Patti, Stefano Perlini, Francesca Santilli, Carlo Signorelli, Enrico Spinoni, Giulio G.Stefanini, Alessandra Vergori, Licia Iacoviello. Use of hydroxychloroquine in hospitalised COVID-19 patients is associated with reduced mortality: Findings from the observational multicentre Italian CORIST study.
European Journal of Internal Medicine, In Press
DOI: https://doi.org/10.1016/j.ejim.2020.08.019

La Collaborazione CORIST
CORIST (COvid-19 RISk and Treatments) è una collaborazione che ha visto la partecipazione di 33 centri clinici italiani impegnati nella raccolta e nello studio dei dati relativi ai pazienti COVID-19. Uno studio effettuato nella “vita reale” del nostro Sistema Sanitario Nazionale, facendo confluire nei risultati la ricchezza delle diverse esperienze di centri clinici grandi e piccoli, dalla Lombardia alla Sicilia.

L’IRCCS Neuromed
L’Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) Neuromed di Pozzilli (IS) rappresenta un punto di riferimento a livello italiano ed internazionale per la ricerca e la terapia nel campo delle malattie che colpiscono il sistema nervoso. Un centro in cui i medici, i ricercatori, il personale e gli stessi pazienti formano una alleanza rivolta a garantire il miglior livello di assistenza possibile e cure all’avanguardia, guidate dagli sviluppi scientifici più avanzati.

ELENCO DEI CENTRI PARTECIPANTI ALLA COLLABORAZIONE CORIST

1. Centro Cardiologico Monzino IRCCS, Milano.
2. Humanitas Clinical and Research Hospital IRCCS, Rozzano-Milano.
3. IRCCS Policlinico San Donato, San Donato Milanese (MI).
4. ASST Milano Nord – Ospedale Edoardo Bassini. Cinisello Balsamo (MI).
5. Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo, Pavia.
6. Ospedale di Circolo e Fondazione Macchi di Varese. Varese.
7. Ospedale San Gerardo, ASST Monza. Monza.
8. Ospedale di Cremona, Cremona.
9. Ospedale Maggiore della Carità. Novara.
10. Azienda Ospedaliera Universitaria di Padova. Padova.
11. Azienda Ospedaliera, Università di Modena e Reggio Emilia. Modena.
12. Ospedale Morgagni-Pierantoni, Forlì.
13. Ospedale di Ravenna. AUSL della Romagna. Ravenna.
14. Azienda ospedaliero-universitaria Careggi. Firenze.
15. Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana. Pisa.
16. Azienda Sanitaria Locale (AUSL) di Pescara, Pescara.
17. Ospedale Clinicizzato SS. Annunziata. Chieti.
18. Istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani, IRCCS. Roma.
19. Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS, Roma.
20. Columbus Clinic Center. Roma.
21. Fondazione I.R.C.C.S “Casa Sollievo della Sofferenza”, San Giovanni Rotondo, Foggia.
22. IRCCS Neuromed, Pozzilli (IS).
23. Azienda Ospedaliera Universitaria “Federico II”. Napoli.
24. Ospedale del Mare, ASL NA1. Napoli.
25. PO S. Maria di Loreto Nuovo -ASL Napoli 1 Centro. Napoli.
26. Azienda Ospedaliera dei Colli, Ospedale Cotugno, Napoli.
27. Ospedale di Boscotrecase – ASL Napoli 3. Napoli.
28. EE Ospedale Regionale F. Miulli, Acquaviva delle Fonti (BA).
29. P.O. San Giuseppe Moscati, Taranto.
30. Azienda Ospedaliero Universitaria Mater Domini. Catanzaro.
31. P.O. “San Marco”, AOU Policlinico-Vittorio Emanuele. Catania.
32. Azienda Ospedaliera Universitaria. Policlinico-Vittorio Emanuele. Catania.
33. Azienda Universitaria Policlinico Paolo Giaccone. Palermo

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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Covid, meno ricoveri in ospedale e meno contagi

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L’indice di trasmissibilità per il Covid-19 basato sui casi con ricovero ospedaliero al 26 dicembre si conferma sotto soglia epidemica e sostanzialmente stabile con 0,75; in leggera diminuzione anche i ricoveri sia nei reparti che i terapia intensiva. Anche l’incidenza di casi Covid-19 diagnosticati e segnalati nel periodo 28 dicembre 2023-3 gennaio 2024 è in lieve diminuzione pari a 66 casi per 100.000 abitanti rispetto ai 70 della settimana precedente. Il numero di nuovi contagi segnalati è 38.736 contro i 40.988 della settimana precedente e i 60.556 della settimana ancora prima. Questo quanto emerge dall’ultimo monitoraggio del ministero della Salute-Istituto Superiore di Sanità, in cui viene spiegato che, per l’Rt, i valori potrebbero essere sottostimati “a causa di un ritardo di notifica dei ricoveri durante i giorni festivi” e per l’incidenza “in parte per una ridotta frequenza di diagnosi effettuate durante i giorni festivi”.

Per le ospedalizzazioni, al 3 gennaio l’occupazione dei posti letto in area medica risulta pari al 10,1% (6.320 ricoverati) rispetto all’11,0% rilevato al 27 dicembre 2023. In riduzione anche l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 2,8% (246 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (3,2% al 27 dicembre 2023). I tassi di ospedalizzazione e mortalità, viene rilevato nel monitoraggio, aumentano con l’età, presentando i valori più elevati nella fascia d’età 90+ anni; anche il tasso di ricovero in terapia intensiva aumenta con l’età. L’incidenza settimanale dei casi diagnosticati e segnalati risulta in diminuzione nella maggior parte delle Regioni e Province.

L’incidenza più elevata è stata riportata nella Regione Lazio (128 casi per 100.000 abitanti) e la più bassa in Sicilia (6 casi per 100.000 abitanti). Le reinfezioni sono al 43% circa, in lieve diminuzione rispetto alla settimana precedente. Per quanto riguarda le varianti, alla data della più recente indagine rapida condotta dall’11 al 17 dicembre 2023, JN.1 (discendente di BA.2.86) è predominante, con una prevalenza nazionale stimata pari a 38,1%. Si conferma, inoltre, se pur con valori di prevalenza in diminuzione, la co-circolazione di ceppi virali ricombinanti riconducibili a XBB, ed in particolare alla variante d’interesse EG.5 (prevalenza nazionale stimata pari a 30,6%).

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In Spagna torna mascherina contro boom virus respiratori e Covid

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Un appello al “buon senso” e la raccomandazione “ad avere sempre a portata di mano la mascherina” da indossare negli ambienti affollati o sui trasporti pubblici è stato lanciato oggi dalla ministra spagnola di Sanità, Monica Garcia, a causa del “notevole aumento” di virus respiratori registrati negli ultimi giorni, che hanno già portato in emergenza numerosi centri di salute e servizi di pronto soccorso ospedalieri. In una dichiarazione alla tv nazionale Rtve, Garcia ha fatto riferimento all’incidenza attuale di virus respiratori “di 1.000 casi per 100.000 abitanti”, secondo il rapporto settimanale dell’Istituto Carlos III di riferimento.

“Il tasso di ricoveri, nonostante il lieve aumento, si mantiene basso, sotto i 30 casi per 100.000 abitanti”, ha aggiunto, ma “è prevedibile che continuerà a intensificarsi nei prossimi giorni”. La ministra ha convocato per lunedì il Consiglio interterritoriale del Sistema sanitario nazionale di salute, per “unificare i criteri per “affrontare i picchi di virus respiratori”, dopo che regioni come la Catalogna e la Comunità Valenziana hanno ripristinato da oggi l’obbligo di mascherina in ospedali, centri sanitari e residenze di anziani.

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