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Countdown sul Mes, il ministro Gualtieri attacca Salvini: irresponsabile, fa campagna terroristica

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Toni bassi tra le forze di maggioranza mentre il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri si lancia in prima linea contro la “campagna terroristica” di Matteo Salvini sul Mes. Il governo si prepara cosi’ al countdown per la risoluzione sul fondo salva-Stati, prevista per mercoledi’ alla Camera e al Senato dopo le comunicazioni del premier Giuseppe Conte. E, in vista del D-Day, nella maggioranza e’ il momento della tregua, con il leader M5S Luigi Di Maio che, dopo i giorni degli attacchi frontali, ha mitigato la sua linea. A difendere il negoziato fatto dall’Italia sul Meccanismo europeo di stabilita’ e’ il titolare del Mef. “La Lega, Salvini e Borghi con cinismo hanno iniziato a fare una campagna terroristica per spaventare le persone. Certo, se non ci si riesce a esprimere con competenza sulla Nutella e’ evidente che la credibilita’ su cio’ che si dice sul Mes sia scarsa”, sottolinea Gualtieri a Mezz’ora in piu’ intavolando un duello a distanza – anche sulla manovra – con l’ex ministro dell’Interno, ospite subito dopo. E Salvini sfida Gualtieri a un faccia a faccia in tv, in gennaio. “Accetto”, e’ la pronta replica del ministro dell’Economia. Per Gualtieri lo stato dell’arte sul Mes e’ favorevole. “Abbiamo chiarito con molta nettezza che alcune condizioni sull’Unione bancaria erano inaccettabili” e all’Eurogruppo “di fatto si e’ deciso per il rinvio” della firma, spiega il ministro ribadendo un principio: “Il Mes ci serve e ci protegge”. E Gualtieri, in vista della discussione in Aula di mercoledi’, non mostra agitazione. “Auspico che ci sia una risoluzione positiva che guardi in avanti e che raccolga il sostegno delle forze responsabili, anche non della maggioranza”, afferma. Parole dirette, forse, anche a quella parte di FI meno vicina alla Lega e piuttosto scettica sulla battaglia messa in campo da Salvini. Il nodo numeri, pero’, al Senato esiste eccome, ed e’ legato a doppio filo con la tenuta del gruppo M5S, dove resiste una fronda contraria al Mes. Ed e’ a questa fronda che il leader della Lega si rivolge: “Ci sono tanti eletti ed elettori Cinque Stelle che sono coerenti e non vogliono il Mes”. Nelle prossime ore tocchera’ a Di Maio ridurre al minimo il dissenso. Difficile convincere esponenti come Gianluigi Paragone, Mario Michele Giarrusso o Ugo Grassi contrari piu’ che al Mes, al governo giallorosso. Piu’ facile, forse, ricompattare il resto del gruppo. Domani e dopodomani sono previste delle riunioni ad hoc per scrivere una risoluzione che chieda della modifiche senza tuttavia bocciare il negoziato condotto finora. Per il governo e’ la sottosegretaria agli Affari Ue Laura Agea a coordinare i lavori che dovranno poi vedere un non facile punto di caduta con il Pd. Il rischio di un cortocircuito e’ alto ma nel quartier generale del M5S si respira, in queste ore, un clima piu’ disteso. Il governo va avanti, pensando alle cose da fare, e’ il ragionamento fatto da Di Maio che si dice soddisfatto anche dell’accordo sulla manovra, in particolare per i fondi per i Vigili del Fuoco. E’ il segno che tramite una leale collaborazione i risultati arrivano, e’ il suo ragionamento. Un ragionamento che potrebbe ripetere anche all’incontro con i capicommissione in settimana. La tensione nei gruppi resta alta e la campagna elettorale che impegnera’ i parlamentari da qui alla fine della settimana potrebbe alimentare le divisioni in un gruppo che, da settimane, non riesce ad eleggere il suo presidente. Ma la tempesta e’ dietro l’angolo anche sul fronte giustizia. Nei prossimi giorni Conte dovra’ trovare una quadra anche sulla prescrizione, alla quale si affianca un ulteriore nodo: il possibile rinvio dell’entrata in vigore della riforma Orlando sulle intercettazioni. Riforma per nulla gradita al M5S che, non a caso, in queste ore non si esprime vista la parallela trattativa sulla prescrizione. Anche se, dal Pd precisano: non c’e’ alcuno scambio tra la prescrizione, su cui si deve cercare un accordo, e l’entrata in vigore della riforma sulle intercettazioni.

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La morte di Mattia Giani sul campo di calcio, l’accusa del giudice sportivo: l’ambulanza arrivò dopo 17 minuti

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Una tragedia ha colpito il mondo del calcio toscano con la morte del calciatore Mattia Giani durante una partita tra Lanciotto e Castelfiorentino. Il giudice sportivo della Figc – Lega Dilettanti toscana ha ora fornito una ricostruzione dettagliata degli eventi che hanno portato alla tragedia e delle decisioni conseguenti.

Secondo il giudice sportivo, l’ambulanza è arrivata allo stadio di Campi solo 17 minuti dopo che i soccorsi sono stati richiesti per Mattia Giani. Durante questo periodo, i soccorsi sono stati forniti da un massaggiatore ospite e da un medico presente in tribuna, che sembra che abbiano utilizzato un defibrillatore per tentare di rianimare il giocatore. Successivamente, una prima ambulanza è giunta sul posto e ha continuato le operazioni di soccorso con l’aiuto di altri volontari che sono arrivati con un’altra ambulanza pochi minuti dopo. Nonostante gli sforzi dei sanitari, il calciatore è stato dichiarato morto dopo il suo trasferimento in ospedale.

Il giudice sportivo ha ritenuto giustificata la sospensione della partita, che è stata interrotta al 14′ del primo tempo, a causa dell’inevitabile turbamento di giocatori e dirigenti causato dall’evento tragico. Inoltre, ha deciso che la parte restante della partita dovrà essere recuperata in un secondo momento.

La squadra Lanciotto è stata multata di 400 euro “per mancanza di ambulanza e/o medico”,  sanzione prevista per questa mancanza.

“Giova sottolineare – scrive ancora il giudice sportivo – come il rispetto del grave evento anche da parte della società Lanciotto Campi Bisenzio e dei componenti la terna arbitrale sia sintomo di grande osservanza dei valori della solidarietà e della correttezza sportiva”.

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Studenti bocciati con il 5 e multe a chi aggredisce prof

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Dalla bocciatura con il 5 in condotta al ritorno della valutazione numerica sul comportamento alle scuole medie fino alle multe per aggressioni al personale scolastico. Via libera del Senato al disegno di legge messo a punto dal ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara. Il provvedimento, che ora deve passare alla Camera, prevede una serie di novità. Il voto in condotta sarà numerico anche alle scuole medie. Il giudizio sintetico sul comportamento rimarrà, dunque, solamente per i bambini della scuola primaria. Per tutti gli altri ci sarà il voto espresso in decimi e farà media con le altre materie. Sia alle medie che alle superiori, se non si raggiunge almeno il 6 in condotta si verrà automaticamente bocciati.

L’insufficienza si può ottenere per mancanze disciplinari gravi e reiterate avvenute nel corso di tutto l’anno scolastico. Per quanto riguarda le scuole superiori, nel caso di voto pari a 6 si avrà un debito formativo e si dovrà sostenere un elaborato di educazione civica. Il vero spartiacque per gli studenti delle superiori, specie in ottica diploma, è però l’8 in condotta. Se non si supera questa soglia si possono perdere fino a 3 punti di credito scolastico, punteggio che va a confluire direttamente nel voto di Maturità. Anche le sospensioni cambieranno.

Non ci sarà più l’allontanamento da scuola e lo studente dovrà partecipare ad attività scolastiche di riflessione e a una verifica finale da sottoporre al consiglio di classe. Il tenore della punizione dipenderà dalla durata della sospensione. Chi avrà più di due giorni dovrà partecipare ad “attività di cittadinanza solidale” in strutture convenzionate. Per il ministro Valditara si tratta di “un importante passo in avanti nella costruzione di una scuola che responsabilizza i ragazzi e restituisce autorevolezza ai docenti”. “A differenza di quanti parlano di misure autoritarie e inutilmente punitive – ha detto il ministro – io rivendico la scelta di dare il giusto peso alla condotta nel percorso scolastico degli studenti”.

Il provvedimento introduce anche multe per i reati commessi ai danni di un dirigente scolastico o di un membro del personale docente, educativo, amministrativo, tecnico o ausiliario della scuola a causa o nell’esercizio delle sue funzioni. La somma varia dai 500 ai 10.000 mila euro “a titolo di riparazione pecuniaria in favore dell’istituzione scolastica di appartenenza della persona offesa”. “È anche importante – ha sottolineato Valditara – che chi abbia aggredito personale della scuola risarcisca la scuola per il danno di immagine che ha contribuito a creare”.

E sempre il ministro ha annunciato oggi, rispondendo a un question time alla Camera, che è allo studio una normativa che riguarderà le chiusure scolastiche per festività religiose. “La norma che stiamo studiando è molto semplice – ha detto – non consentire la chiusura delle scuole in occasione di festività religiose o nazionali non riconosciute dallo Stato italiano. Ovviamente senza nessuna discriminazione nei confronti dei ragazzi che vogliano invece festeggiare quelle determinate ricorrenze, che saranno giustificati se rimarranno a casa”.

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Esteri

‘Strategia del tritacarne, i russi morti sono 50.000’

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Mentre il mondo guarda con apprensione al Medio Oriente e a un’eventuale escalation con l’Iran, l’Ucraina continua a essere uno spaventoso terreno di battaglia. Con Vladimir Putin disposto a perdere la vita di migliaia di soldati pur di avanzare la linea del fronte con quella che la Bbc definisce la “strategia del tritacarne”: mandare ondate di soldati senza sosta in prima linea per cercare di logorare le forze ucraine ed esporre la loro artiglieria. Con il risultato di aver superato finora “la soglia di 50.000 caduti”. Nelle ultime ore anche le forze di Kiev hanno colpito in profondità in Russia – fino a danneggiare una fabbrica di bombardieri Tupolev in Tatarstan, stando ai servizi speciali ucraini – e in Crimea, dove secondo media e blogger locali “circa 30 militari russi sono rimasti uccisi e 80 feriti in un attacco notturno all’aeroporto militare di Dzhankoy”, che avrebbe “distrutto un deposito di missili Zircon e S-300”.

In mattinata la rappresaglia di Mosca si è scagliata ancora una volta sui civili, con un triplo raid su Chernihiv, città nel nord dell’Ucraina, una delle più antiche del Paese: i missili russi hanno colpito palazzi residenziali vicino al centro, un ospedale e un istituto scolastico, causando almeno 17 morti, oltre 60 feriti – tra cui tre bambini – e un numero imprecisato di dispersi sotto le macerie dove per tutto il giorno hanno lavorato i servizi di emergenza.

La strage ha suscitato l’ira di Volodymyr Zelensky, impegnato a chiedere con insistenza agli alleati europei e americani di rafforzare la difesa aerea ucraina: “Questo non sarebbe successo se avessimo ricevuto abbastanza equipaggiamenti di difesa antiaerea e se le determinazione del mondo a resistere al terrore russo fosse stato sufficiente”, ha tuonato il presidente sui social, esprimendo sempre più rabbia e frustrazione, soprattutto all’indomani delle manovre occidentali sui cieli di Israele per difenderlo dall’Iran. Di questo passo, e con il morale delle truppe sempre più indebolito dalle “cupe previsioni” di guerra, il fronte ucraino potrebbe collassare “la prossima estate quando la Russia, con un maggior peso numerico e la disponibilità ad accettare enormi perdite, lancerà la sua prevista offensiva”, riferiscono diversi alti ufficiali di Kiev a Politico. Insomma, Mosca ha messo in conto di poter perdere un alto numero di militari anche con la cosiddetta “strategia del tritacarne”.

Strategia che, stando a un conteggio realizzato da Bbc Russia, dal gruppo di media indipendenti Mediazona e volontari – che hanno scovato i nomi dei caduti anche sulle tombe recenti nei cimiteri – avrebbe già portato il bilancio dei militari di Putin morti in Ucraina (esclusi i separatisti filorussi del Donbass) oltre la soglia dei 50.000, con un’accelerazione del 25% in più nel secondo anno di invasione. “Il bilancio complessivo è 8 volte superiore all’ammissione ufficiale di Mosca – sottolinea l’emittente britannica -. Ed è probabile che il numero sia molto più alto”.

Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha rivendicato il segreto di Stato sull'”operazione militare speciale”, come del resto nemmeno Kiev pubblicizza il numero dei suoi caduti: l’ultima cifra ufficiale risale a febbraio, quando Zelensky parlò di 31.000 soldati rimasti uccisi. Neppure stavolta Mosca ha confermato le notizie riportate dei trenta soldati russi che sarebbero morti nell’attacco alla base aerea in Crimea, che secondo i blogger russi di Rybar, vicino all’esercito del Cremlino, avrebbe centrato e danneggiato l’obiettivo con 12 missili Atacms forniti a Kiev dagli Stati Uniti. Il ministero della Difesa russo ha tuttavia smentito che droni dell’intelligence militare ucraina abbiano colpito la fabbrica di Tupolev nel Tatarstan, nell’est della Russia: al contrario ha precisato di aver “distrutto un drone ucraino, nella stessa area”, prima che potesse causare danni.

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