Il presidente della Repubblica e’ eletto nell’Aula di Montecitorio dal Parlamento in seduta comune integrato da 58 rappresentanti delle Regioni: ogni regione ne elegge tre con l’eccezione della Valle d’Aosta che ne elegge uno. La seduta comune del Parlamento e’ convocata entro un massimo di 15 giorni dalle dimissioni del presidente ed e’ presieduta dal presidente della Camera. Il primo atto della seduta comune e’ la lettura dell’elenco dei delegati regionali. L’Aula di Montecitorio, dove si svolgono le riunioni congiunte del Parlamento, viene opportunamente risistemata per consentire a tutti i “grandi elettori” di prendere posto.
QUANTI SONO GLI ELETTORI. Quest’anno i grandi elettori saranno 1009.
I QUORUM. La Costituzione prevede che nelle prime tre votazioni la maggioranza richiesta per l’elezione sia quella dei due terzi dei componenti dell’Assemblea, che questa volta e’ di 673 voti. Dal quarto scrutinio il quorum si abbassa: per essere eletti bastera’ la maggioranza assoluta dei componenti dell’Assemblea, pari a 505 voti. Non c’e’ una prassi certa sulla cadenza delle votazioni; la seduta comune e’ considerata un’unica seduta anche se si sviluppa in piu’ giorni.
LA VOTAZIONE. Per consuetudine voteranno prima tutti i senatori, poi i deputati e quindi i delegati regionali. Quest’anno si entrera’ in ordine alfabetico, 50 alla volta, con una capienza massima di 200 elettori in Aula. La “chiama” dei grandi elettori sara’ ripetuta due volte. Ognuno, per assicurare la segretezza del voto, entrera’ nelle cabine poste sotto il banco della presidenza, detti ‘catafalchi’ e scrivera’ il nome del candidato che intende votare nella scheda che gli viene consegnata dal commesso e che e’ timbrata e firmata dal segretario generale di Montecitorio. Quindi, uscito dalla cabina, l’elettore depositera’ la scheda, ripiegata in quattro, nell’urna di vimini e raso verde, ribattezzata “l’insalatiera”, davanti alla quale c’e’ un segretario di presidenza.
LO SPOGLIO. E’ fatto dal presidente della Camera, che legge in Aula i nomi dei candidati uno ad uno ad alta voce. Il conto delle schede viene tenuto dai funzionari della Camera e dai componenti dell’ufficio di presidenza di Montecitorio, che si assumono il compito di scrutatori. Nel 1992 Oscar Luigi Scalfaro era presidente della Camera e lesse le schede della votazione che lo porto’ al Quirinale; ma, poco prima che il quorum fosse raggiunto, lascio’ il posto al vicepresidente della Camera, Stefano Rodota’, e aspetto’ il risultato definitivo nel suo ufficio.
I RISULTATI. Per ogni votazione vengono letti all’Assemblea al termine dello spoglio. Per essere messe a verbale, le preferenze ai candidati devono essere almeno due. Chi riceve un solo voto viene conteggiato genericamente tra i voti dispersi.