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Coronavirus, gli 007 Usa accusano: falsi i dati cinesi su morti e malati

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La Cina ha nascosto la reale portata del coronavirus nel Paese e soprattutto i dati sui morti e sui contagiati sono falsi. Sono le conclusioni dell’intelligence Usa contenute in un rapporto classificato ricevuto dalla Casa Bianca la scorsa settimana, come ha rivelato l’agenzia Bloomberg, mentre il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres definiva la pandemia come “la peggiore crisi globale dalla Seconda guerra mondiale”. Pechino finora ha dichiarato circa 82 mila casi positivi e 3.300 decessi da quando il virus si e’ diffuso nella provincia dell’Hubei a fine 2019. Numeri di gran lunga inferiori a quelli di Italia, Spagna e Stati Uniti, con questi ultimi che ora guidano la triste classifica dei contagi con quasi 200 mila casi ed oltre 4.000 morti (di cui circa la meta’ nello stato di New York) e sono costretti ad accettare pure gli imbarazzanti aiuti umanitari dalla Russia. Ma sui dati, sia in Cina che all’estero, c’e’ stato un crescente scetticismo sulla versione di Pechino, alimentato anche dalle recenti immagini di cataste di migliaia di urne all’esterno dei cimiteri di Wuhan. I dubbi di alcuni dirigenti occidentali riguardano anche altri Stati, come Russia, Iran, Indonesia e Corea del nord. L’attenzione degli 007 americani si e’ pero’ concentrata sulla Cina perche’ e’ stato il Paese da dove e’ partito il virus. Del resto l’intelligence Usa aveva ammonito Donald Trump sin dall’inizio del 2020 che il partito comunista cinese sembrava “ridimensionare la gravita’ della diffusione” e “non e’ sincero sulla vera scala della crisi”. Questo pero’ non era bastato a prendere misure piu’ efficaci e tempestive. Ed ora cresce la tensione con Pechino, gia’ accusata nei giorni scorsi dal segretario di Stato Pompeo di non essere stata trasparente e di condurre “una campagna intenzionale di disinformazione”. A confermare i sospetti di manipolazione da parte della Cina anche Deborah Birx, coordinatrice della task force Usa contro il coronavirus: “La comunita’ medica ha interpretato i dati cinesi come se la minaccia del virus fosse grave ma piu’ piccola di quanto chiunque potesse aspettarsi. Probabilmente ci e’ mancata una significativa quantita’ di dati, ora che vediamo cos’e’ successo in Italia e in Spagna”. Intanto Trump spaventa gli americani e le Borse, mentre il vice Mike Pence indica l’Italia come il Paese “piu’ comparabile agli Usa in termini di proiezioni”. “Attraverseremo due settimane molto, molto dolorose”, ha ammonito il presidente nell’ultimo briefing, dove sono stati illustrati per la prima volta i modelli statistici e le proiezioni degli esperti: negli Stati Uniti sono previsti da 100 mila a 240 mila morti se le misure di distanziamento sociale saranno rispettate, mentre domenica la forchetta si fermava a 200 mila vittime. Senza alcuna restrizione, invece, sarebbero da 1,5 a 2,2 milioni. I dati dicono anche che il picco sara’ a meta’ aprile, con una media di oltre 2.000 decessi al giorno, contro gli 800 circa di oggi. “Voglio che tutti gli americani siano pronti per i giorni difficili che ci aspettano”, ha avvisato il tycoon con toni sempre piu’ seri, prevedendo pero’ che dopo le prossime due-tre settimane sara’ possibile “cominciare a vedere la luce in fondo al tunnel” di questa pandemia. Poi e’ intervenuto nel dibattito in corso negli Usa sull’opportunita’ di passare alla mascherina per tutti: “Se la gente vuole usarla certamente non nuoce”, ha spiegato, consigliando tuttavia di usare per un certo periodo “una sciarpa o qualcos’altro” per far avere le mascherine agli ospedali. Un consiglio scientificamente privo di efficacia. Trump nel frattempo ha approfittato dell’emergenza coronavirus per rottamare l’agenda verde di Obama, cancellando gli ambiziosi standard sui consumi delle auto e aumentando i limiti di emissioni sino al 2026. Una mossa che minera’ la lotta contro i cambiamenti climatici, avra’ conseguenze negative sullo smog e scoraggera’ la corsa delle case automobilistiche verso le auto elettriche e i veicoli meno inquinanti.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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Covid, meno ricoveri in ospedale e meno contagi

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L’indice di trasmissibilità per il Covid-19 basato sui casi con ricovero ospedaliero al 26 dicembre si conferma sotto soglia epidemica e sostanzialmente stabile con 0,75; in leggera diminuzione anche i ricoveri sia nei reparti che i terapia intensiva. Anche l’incidenza di casi Covid-19 diagnosticati e segnalati nel periodo 28 dicembre 2023-3 gennaio 2024 è in lieve diminuzione pari a 66 casi per 100.000 abitanti rispetto ai 70 della settimana precedente. Il numero di nuovi contagi segnalati è 38.736 contro i 40.988 della settimana precedente e i 60.556 della settimana ancora prima. Questo quanto emerge dall’ultimo monitoraggio del ministero della Salute-Istituto Superiore di Sanità, in cui viene spiegato che, per l’Rt, i valori potrebbero essere sottostimati “a causa di un ritardo di notifica dei ricoveri durante i giorni festivi” e per l’incidenza “in parte per una ridotta frequenza di diagnosi effettuate durante i giorni festivi”.

Per le ospedalizzazioni, al 3 gennaio l’occupazione dei posti letto in area medica risulta pari al 10,1% (6.320 ricoverati) rispetto all’11,0% rilevato al 27 dicembre 2023. In riduzione anche l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 2,8% (246 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (3,2% al 27 dicembre 2023). I tassi di ospedalizzazione e mortalità, viene rilevato nel monitoraggio, aumentano con l’età, presentando i valori più elevati nella fascia d’età 90+ anni; anche il tasso di ricovero in terapia intensiva aumenta con l’età. L’incidenza settimanale dei casi diagnosticati e segnalati risulta in diminuzione nella maggior parte delle Regioni e Province.

L’incidenza più elevata è stata riportata nella Regione Lazio (128 casi per 100.000 abitanti) e la più bassa in Sicilia (6 casi per 100.000 abitanti). Le reinfezioni sono al 43% circa, in lieve diminuzione rispetto alla settimana precedente. Per quanto riguarda le varianti, alla data della più recente indagine rapida condotta dall’11 al 17 dicembre 2023, JN.1 (discendente di BA.2.86) è predominante, con una prevalenza nazionale stimata pari a 38,1%. Si conferma, inoltre, se pur con valori di prevalenza in diminuzione, la co-circolazione di ceppi virali ricombinanti riconducibili a XBB, ed in particolare alla variante d’interesse EG.5 (prevalenza nazionale stimata pari a 30,6%).

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In Spagna torna mascherina contro boom virus respiratori e Covid

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Un appello al “buon senso” e la raccomandazione “ad avere sempre a portata di mano la mascherina” da indossare negli ambienti affollati o sui trasporti pubblici è stato lanciato oggi dalla ministra spagnola di Sanità, Monica Garcia, a causa del “notevole aumento” di virus respiratori registrati negli ultimi giorni, che hanno già portato in emergenza numerosi centri di salute e servizi di pronto soccorso ospedalieri. In una dichiarazione alla tv nazionale Rtve, Garcia ha fatto riferimento all’incidenza attuale di virus respiratori “di 1.000 casi per 100.000 abitanti”, secondo il rapporto settimanale dell’Istituto Carlos III di riferimento.

“Il tasso di ricoveri, nonostante il lieve aumento, si mantiene basso, sotto i 30 casi per 100.000 abitanti”, ha aggiunto, ma “è prevedibile che continuerà a intensificarsi nei prossimi giorni”. La ministra ha convocato per lunedì il Consiglio interterritoriale del Sistema sanitario nazionale di salute, per “unificare i criteri per “affrontare i picchi di virus respiratori”, dopo che regioni come la Catalogna e la Comunità Valenziana hanno ripristinato da oggi l’obbligo di mascherina in ospedali, centri sanitari e residenze di anziani.

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