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Coronavirus, fake news e procurato allarme: a Ischia c’è chi si sta divertendo a distruggere l’economia turistica. Rita dalla Chiesa incavolata nera

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La signora con seri problemi di sovra agitazione e sovra eccitazione che armata di videocamera dello smartphone insolentisce turisti liguri che “avevano osato” svernare a Ischia in tempi di coronavirus. Ora la storia di presunti auto nominatisi vigilantes sanitari isolani che si starebbero occupando di segnalare alle autorità sanitarie (che non ne sanno nulla, ovviamente) arrivi di turisti dalle regioni del Nord. Notizie che raccontate in maniera criminogena contribuiscono ad avvelenare il clima da caccia alle streghe già alimentati da idioti, scemi del paese e gente che diversifica gli affari sull’isola con imprese commerciali che aprono e chiudono centri di formazione on line.

Coronavirus, l’ordinanza dei sindaci dell’isola d’Ischia strumentalizzata e l’intervento del Prefetto

Del contagio da coronavirus se ne stanno occupando le autorità sanitarie. Del contagio da fake news, quando si tratta di cose eticamente discutibili ci sono gli organi disciplinari dell’Ordine dei giornalisti. In tutti gli altri casi c’è il reato di procurato allarme, e qui si procede di ufficio o su denuncia dei sindaci isolani, che però dormono, brillano per “lasciamo perdere” o “sono i soliti cialtroni”.

Sulla storia dei vigilantes sanitari prodotta da un foglio di informazione locale, possiamo dire che piuttosto che pubblicare quella scemenza pur di sporcare un figlio di giornale, bastava fare una telefonata all’Asl e chiedere informazioni.

“Pronto, è l’Asl? Mi scusi, sono un giornalista, può dirmi che cos’è questa storia dei vigilantes sanitari anti coronavirus?” La Asl Napoli 2 ha un addetto stampa, peraltro un eccellente giornalista, Pietro Rinaldi, stipendiato per evitare anche che queste idiozie da web diventino pubbliche. Ma ci sono alcuni imorovvisati giornalisti della domenica che pescano sul web pensando di attingere al sacro gral del giornalismo. La notizia era falsa. E si vedeva che puzzava di falso da lontano. Però opportunamente veicolata, è finita in giro per il mondo del web, e dopo la signora sovreccitata del porto di Ischia che insultava i turisti, farà altri danni ad una isola che vogliono presentare come razzista. I danni li pagheranno gli imprenditori del settore turistico alberghiero ischitano nei prossimi mesi. Quindi i lavoratori. Quindi i comuni. Dunque questo automartellamento dei cabbasisi sa di masochismo.

Le informazioni vere dell’Asl, per spiegare questa storia del questionario e dei vigilantes locali sanitari, ve le forniamo noi. Anzi offre la Asl. Anzi, ecco le parole del direttore generale della Asl Napoli 2 Nord, Antonio d’Amore: “Siamo davanti all’ennesima Fake News. Tali iniziative sono illecite, inutili e pericolose. Stiamo lavorando con grande fatica per gestire al meglio questa situazione e operazioni come queste non fanno che danneggiare i medici e gli infermieri che stanno lavorando al massimo in questi momenti. Un modulo come questo, inoltre, va esattamente in senso opposto al senso di solidarietà ed unità che dovremmo avere per gestire al meglio questo momento di stress collettivo.” L’Azienda Sanitaria in queste ore, mediante incontri, riunioni e condivisione di documenti sta comunicando ai Comuni, alle scuole, ai medici di famiglia, alle strutture aziendali tutte le procedure da adottare per la corretta gestione del Coronavirus.

Grazie a queste scemenze c’è chi comincia a credere che davvero Ischia è un’isola razzista. Lo credono tutti quelli che disdicono le prenotazioni in alberghi e altre strutture ricettive. E ci crede persino una persona equilibrata come Rita dalla Chiesa che dal suo profilo twitter invita ad andare in vacanza ovunque ma non a Ischia. Ma lei ha tempo per ricredersi, è una persona intelligente. Basterà che si informi sulla verità e non sulle scemenze. Appena avrà un po’ di tempo lo farà.

Milano (chi)ama Ischia, presto sull’isola un incontro tra il sindaco di Milano Sala e i primi cittadini isolani

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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Covid, meno ricoveri in ospedale e meno contagi

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L’indice di trasmissibilità per il Covid-19 basato sui casi con ricovero ospedaliero al 26 dicembre si conferma sotto soglia epidemica e sostanzialmente stabile con 0,75; in leggera diminuzione anche i ricoveri sia nei reparti che i terapia intensiva. Anche l’incidenza di casi Covid-19 diagnosticati e segnalati nel periodo 28 dicembre 2023-3 gennaio 2024 è in lieve diminuzione pari a 66 casi per 100.000 abitanti rispetto ai 70 della settimana precedente. Il numero di nuovi contagi segnalati è 38.736 contro i 40.988 della settimana precedente e i 60.556 della settimana ancora prima. Questo quanto emerge dall’ultimo monitoraggio del ministero della Salute-Istituto Superiore di Sanità, in cui viene spiegato che, per l’Rt, i valori potrebbero essere sottostimati “a causa di un ritardo di notifica dei ricoveri durante i giorni festivi” e per l’incidenza “in parte per una ridotta frequenza di diagnosi effettuate durante i giorni festivi”.

Per le ospedalizzazioni, al 3 gennaio l’occupazione dei posti letto in area medica risulta pari al 10,1% (6.320 ricoverati) rispetto all’11,0% rilevato al 27 dicembre 2023. In riduzione anche l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 2,8% (246 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (3,2% al 27 dicembre 2023). I tassi di ospedalizzazione e mortalità, viene rilevato nel monitoraggio, aumentano con l’età, presentando i valori più elevati nella fascia d’età 90+ anni; anche il tasso di ricovero in terapia intensiva aumenta con l’età. L’incidenza settimanale dei casi diagnosticati e segnalati risulta in diminuzione nella maggior parte delle Regioni e Province.

L’incidenza più elevata è stata riportata nella Regione Lazio (128 casi per 100.000 abitanti) e la più bassa in Sicilia (6 casi per 100.000 abitanti). Le reinfezioni sono al 43% circa, in lieve diminuzione rispetto alla settimana precedente. Per quanto riguarda le varianti, alla data della più recente indagine rapida condotta dall’11 al 17 dicembre 2023, JN.1 (discendente di BA.2.86) è predominante, con una prevalenza nazionale stimata pari a 38,1%. Si conferma, inoltre, se pur con valori di prevalenza in diminuzione, la co-circolazione di ceppi virali ricombinanti riconducibili a XBB, ed in particolare alla variante d’interesse EG.5 (prevalenza nazionale stimata pari a 30,6%).

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In Spagna torna mascherina contro boom virus respiratori e Covid

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Un appello al “buon senso” e la raccomandazione “ad avere sempre a portata di mano la mascherina” da indossare negli ambienti affollati o sui trasporti pubblici è stato lanciato oggi dalla ministra spagnola di Sanità, Monica Garcia, a causa del “notevole aumento” di virus respiratori registrati negli ultimi giorni, che hanno già portato in emergenza numerosi centri di salute e servizi di pronto soccorso ospedalieri. In una dichiarazione alla tv nazionale Rtve, Garcia ha fatto riferimento all’incidenza attuale di virus respiratori “di 1.000 casi per 100.000 abitanti”, secondo il rapporto settimanale dell’Istituto Carlos III di riferimento.

“Il tasso di ricoveri, nonostante il lieve aumento, si mantiene basso, sotto i 30 casi per 100.000 abitanti”, ha aggiunto, ma “è prevedibile che continuerà a intensificarsi nei prossimi giorni”. La ministra ha convocato per lunedì il Consiglio interterritoriale del Sistema sanitario nazionale di salute, per “unificare i criteri per “affrontare i picchi di virus respiratori”, dopo che regioni come la Catalogna e la Comunità Valenziana hanno ripristinato da oggi l’obbligo di mascherina in ospedali, centri sanitari e residenze di anziani.

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