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Esteri

Corea del Nord, Kim Jong-un incontra Xi Jinping a Pechino prima del possibile summit con Trump

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Il leader nordcoreano Kim Jong-un e’ in missione per la quarta volta in Cina, dal 7 al 10 gennaio, su invito del presidente cinese Xi Jinping, nel mentre e’ in discussione un secondo summit con il presidente americano Donald Trump malgrado lo stallo negoziale sulla denuclearizzazione. La missione, ufficializzata dall’agenzia Nuova Cina, ha visto Kim – ha aggiunto la Kcna – partire ieri pomeriggio da Pyongyang insieme alla first lady Ri Sol-ju e a funzionari come Kim Yong-chol (a capo dei negoziati con gli Usa) e il ministro degli Esteri Ri Yong-ho), arrivando in tarda mattinata, nel giorno che si ritiene essere quello del suo 35/mo compleanno. Ieri sera, la Yonhap ha parlato di un treno del Nord che aveva superato il confine a Dandong ipotizzando la presenza di Kim. Un sospetto concreto alla luce delle indiscrezioni sui “molteplici” incontri ad Hanoi tra funzionari Usa e del Nord dedicati proprio al secondo faccia a faccia tra Kim e Trump, dopo quello storico del 12 giugno tenuto a Singapore. Il Vietnam, che nelle scorse settimane ha offerto la sua disponibilita’ a ospitare l’evento, vanta relazioni diplomatiche con Usa e Corea del Nord ed e’ il simbolo di un Paese comunista che ha riformato la sua economia. Durante il soggiorno, e’ ragionevole che Kim provi a strappare il sostegno della Cina, principale alleato economico e politico, nell’approccio negoziale con Trump, utile anche per Pechino, secondo alcuni analisti, e da spendere nel complesso dossier sul commercio con Washington. Dopo l’arrivo alla stazione di Nord Pechino del tradizionale e blindato treno verde usato dalla leadership nordcoreana, un lungo corteo di auto, tra misure sulla sicurezza rafforzate, si e’ diretto verso la Diaoyutai State Guesthouse dove i dignitari stranieri in visita sono ospitati. Nel suo discorso di Capodanno, Kim ha ribadito la volonta’ di bloccare la produzione di armi nucleari e di incontrare Trump in ogni momento. A Singapore, le parti siglarono la dichiarazione congiunta che prevedeva, a fronte di un impegno sulla sicurezza a favore del Nord, la “completa denuclerizzazione” della penisola. Da allora, tuttavia, i negoziati sono finiti in fase di stallo tra Washington che spingeva per un percorso irreversibile sul nucleare e Pyongyang che voleva un allentamento delle sanzioni. Domenica Trump ha ammesso che c’erano discussioni in corso con Kim con cui lui stesso aveva “indirettamente” parlato.

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Kiev, Mosca recluterà 675mila soldati a contratto in 3 anni

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Le autorità russe hanno in programma di reclutare almeno 225.000 soldati a contratto all’anno per l’esercito russo nei prossimi tre anni: lo scrive su Telegram il capo del Centro per la lotta alla disinformazione presso il Consiglio di sicurezza e difesa nazionale dell’Ucraina, Andriy Kovalenko. Secondo il funzionario, che cita “esperti”, i fondi per i pagamenti una tantum sono previsti fino al 2027. Nel complesso, quindi, si tratterebbe di almeno 675mila soldati. “Questo livello è la migliore indicazione delle intenzioni della Russia di non condurre una mobilitazione, ma di mantenere la capacità di condurre una guerra”, commenta Kovalenko.

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Gallant minaccia l’Iran: attacchi come a Gaza e Beirut

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Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant minaccia l’Iran annunciando attacchi simili a quelli effettuati “a Gaza e Beirut”. “Chiunque pensi che un semplice tentativo di farci del male ci dissuada dall’agire, dovrebbe dare un’occhiata a Gaza e Beirut”, ha avvertito Gallant in riferimento all’attacco missilistico iraniano del primo ottobre, aggiungendo nella base aerea di Nevatim presa di mira da Teheran che l’attacco non ha nemmeno “scalfito” l’aeronautica israeliana.

Secondo i media iraniani, Teheran ha preparato un piano per rispondere a un possibile attacco israeliano in risposta ai missili lanciati la scorsa settimana. “Il piano per la risposta necessaria a una possibile azione dei sionisti (Israele) è stato completamente preparato”, afferma l’agenzia di stampa Tasnim, citando “una fonte informata” nelle forze armate. “Se Israele agisce, non ci saranno dubbi che verrà effettuato un contrattacco iraniano”, afferma Tasnim, aggiungendo che l’Iran “ha una lista di molti obiettivi israeliani” e che l’attacco iraniano di martedì “ha dimostrato che si può radere al suolo qualsiasi posto”.

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‘Così il Mossad vendette a Hezbollah i pager bomba’

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“Hai ricevuto un messaggio criptato”. Questo testo in arabo è apparso contemporaneamente su migliaia di cercapersone dei membri di Hezbollah lo scorso 17 settembre. Ma il modello di teledrin “sicuro”, ufficialmente di fabbricazione taiwanese, distribuito ai miliziani come alternativa ai cellulari ritenuti vulnerabili, obbligava, proprio per motivi di sicurezza, a premere due bottoni contemporaneamente con entrambe le mani per leggere il messaggio. E così il miliziano nell’esplosione dell’aggeggio-trappola avrebbe perso l’uso di entrambi gli arti, diventando così – se non fosse morto – inabile al combattimento. Il dettaglio è descritto in un lungo articolo sul Washington Post, che ricostruisce i retroscena di quella incredibile operazione militare e d’intelligence raccogliendo le testimonianze di politici, diplomatici e funzionari della sicurezza israeliani, libanesi e statunitensi, interpellati sotto anonimato.

L’operazione, scrive il giornale, ideata dal Mossad fin dal 2015, progettata e organizzata dal 2022, è ricorsa alla commercializzazione online e al sabotaggio hi-tech dei cercapersone nella totale inconsapevolezza della ditta detentrice del marchio, la Gold Apollo di Taiwan. “Per nove anni – scrive il Washington Post – gli israeliani si sono accontentati di intercettare le conversazioni di Hezbollah, mentre pianificavano come trasformare i walkie talkie in bombe nel caso di una futura crisi. Poi si è presentata una nuova opportunità, con un nuovo gadget” suscettibile di essere trasformato in una trappola. “Poiché i leader di Hezbollah temevano possibili sabotaggi, i cercapersone non potevano essere originari di Israele, degli Stati Uniti o di altri alleati del ‘nemico sionista’. E così dal 2023 Hezbollah ha cominciato a ricevere offerte di acquisto in blocco di cercapersone della nota ditta taiwanese Apollo: un marchio ben riconoscibile, una linea di prodotti con una distribuzione planetaria e nessun legame riconoscibile con ‘interessi ebraici’.

E la compagnia di Taiwan di tutto questo non sapeva nulla”, scrive il giornale Usa. L’offerta commerciale arrivò da un intermediario, una donna, ex rappresentante Apollo che aveva creato una propria ditta e acquistato la licenza per vendere con quel marchio. Fu lei, scrive il Wp, a vendere a Hezbollah i robusti e sicuri teledrin modello Ar924, dotati di una grossa batteria che dura anche mesi senza ricarica e resistente a forti sollecitazioni, quindi adatta a situazioni di guerra. A questo punto la produzione di questi gadget, del peso di meno di 80 grammi, è stata esternalizzata di fatto al Mossad, che li ha “supervisionati”, modificandoli uno ad uno senza alterarne peso, dimensioni, aspetto o funzionamento. Nella batteria è stata inserita una piccola ma potentissima carica esplosiva, virtualmente invisibile anche smontando la stessa batteria, dotata di un innesco elettrico ancora meno visibile.

“Qualche rischio chiaramente c’era”, spiega al giornale una delle fonti. Ma il diabolico stratagemma da una parte – a costo anche di ferire, mutilare o uccidere passanti innocenti – ha messo fuori combattimento centinaia, forse migliaia di combattenti, e dall’altra ha costretto Hezbollah, passata anche l’ondata di esplosioni di radioline, a rinunciare alla comunicazione a distanza, esponendo i capi al rischio degli assembramenti. Una tattica che sembra aver pagato, nelle mire israeliane, nei casi di Hassan Nasrallah e forse anche del suo successore, Hashem Safieddine.

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