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Esteri

Coppia di danesi salgono sulla piramide di Cheope, si denudano e forse fanno sesso. Il Cairo vuole processarli ma…

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È polemica in Egitto per un video pubblicato su YouTube il 5 dicembre dal fotografo danese Andreas Hvid, in cui si vedono lui e una donna arrampicarsi sulla grande piramide di Cheope a Giza e, arrivati in cima, posare nudi. La magistratura egiziana ha aperto un’indagine per accertare se il video sua autentico e, se così fosse, come hanno fatto i due ad arrivare fino in cima alla piramide di 140 metri, che è una delle sette meraviglie del mondo antico.

Il ministro per le Antichità egiziane ha detto in Parlamento che la procura sta indagando per capire se la coppia danese abbia “realmente filmato un video esplicitamente pornografico”; ha aggiunto che scalare le piramidi è severamente vietato e ha definito le immagini una “violazione della pubblica morale”. Secondo quanto riporta la Bbc il fotografo, intervistato dal tabloid danese Ekstrabladet, ha negato di avere fatto sesso in cima alla piramide, dicendo che lui e la donna hanno solo posato per le foto. Le autorità de Il Cairo, però, hanno già preparato una rogatoria internazionale e vogliono processare in Egitto la coppia danese. Ma il ministro degli esteri di Copenhagen ha già fatto sapere che non se ne parla proprio. Il rischio è che possa esserci un incidente diplomatico.

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Esteri

Islanda, scandalo sessuale nel governo: ministra si dimette per una relazione avuta 36 anni fa con un minorenne

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Asthildur Loa Thorsdottir lascia il dicastero dell’Infanzia e dell’Istruzione dopo la rivelazione di una vicenda risalente agli anni ’80. La premier: “Un fatto grave”. La donna annuncia: “Resto in Parlamento”.

Una vicenda del passato è tornata con forza a scuotere la politica islandese, portando alle dimissioni della ministra dell’Infanzia e dell’Istruzione, Asthildur Loa Thorsdottir, in carica da appena tre mesi. La rivelazione riguarda una relazione sentimentale avuta 36 anni fa con un ragazzo di appena 15 anni, quando lei ne aveva 22 e lavorava come consulente in una comunità religiosa.

Una relazione segreta e un figlio

La storia è stata confermata dalla stessa Thorsdottir, oggi 58enne, che ha dichiarato ai media locali:
«Sono passati 36 anni, molte cose sono cambiate e sicuramente oggi affronterei la questione in modo diverso».

Secondo la ricostruzione, la ministra conobbe Eirik Asmundsson in un contesto di supporto spirituale. Lui, adolescente con una situazione familiare difficile, si innamorò di quella giovane figura di riferimento. Dopo un anno di relazione, nacque un figlio. Ma la storia fu tenuta segreta. Quando Thorsdottir conobbe il suo attuale marito, impedì all’ex ragazzo di vedere il figlio, nonostante le sue ripetute richieste.

Diritti negati e ricorsi inutili

Asmundsson, pur dichiarando di non essersi mai sentito una vittima, tentò negli anni di ottenere il diritto di visitarivolgendosi al Ministero della Giustizia e ai Servizi Familiari della Chiesa. Gli furono concesse solo due ore al mese per incontrare il bambino, nonostante avesse versato gli alimenti per 18 anni.

Un suo parente, nel tentativo di rendere pubblica la vicenda, aveva contattato l’ufficio del primo ministro. Secondo alcune ricostruzioni, Thorsdottir sarebbe stata informata della segnalazione e si sarebbe recata personalmente a casa del mittente. La premier islandese Kristrun Frostadottir ha negato la fuga di notizie interna, ma ha ammesso che, non appena appresa l’esistenza di un coinvolgimento ministeriale, ha chiesto chiarimenti che hanno portato alla rivelazione e alle dimissioni.

Violazione di legge

In Islanda l’età del consenso è 15 anni, ma la legge vieta esplicitamente relazioni tra maggiorenni e minori se esiste un rapporto di autorità o fiducia, come nel caso in questione. La violazione è punibile fino a tre anni di carcere.

Thorsdottir, in carica dalla fine di dicembre, detiene ora il primato del mandato ministeriale più breve nella storia del Paese. Nonostante le dimissioni, ha annunciato che non lascerà il Parlamento.

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Economia

Cina, sale pressione su CK Hutchison per accordo porti di Panama

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Sale la pressione della Cina su CK Hutchison, la holding del miliardario di Hong Kong Li Ka-shing, in vista dell’accordo definitivo da firmare entro il 2 aprile su Panama Ports Company, che ha in gestione due dei 5 porti del canale dal 1997 tramite concessione governativa, ceduta a inizio marzo con altre attività dei porti al consorzio guidato dal colosso americano BlackRock. Un commento pubblicato sul Ta Kung Pao, quotidiano in lingua cinese controllato dall’Ufficio di collegamento del governo centrale, l’autorità che rappresenta Pechino nell’ex colonia britannica, ha esortato Li Ka-shing/CK Hutchison, pur senza senza nominarli, a ritirarsi dall’accordo e a rottamare l’affare con la minaccia molto seria e non così velata: l’articolo 23 della Legge fondamentale di Hong Kong, ovvero la nuova legge sulla sicurezza nazionale della città promulgata lo scorso anno.

L’accordo sui porti è maturato dopo settimane di pressioni del presidente Usa Donald Trump, che non ha escluso un’azione manu militari per “riprendere” il Canale di Panama dal presunto controllo cinese. Una svolta che ha generato l’irritazione crescente della leadership mandarina. Pertanto, malgrado nessuno meglio di lui incarni la cavalcata di Hong Kong come centro commerciale globale, il miliardario 96enne Li Ka-shing, al tramonto di una carriera imprenditoriale di successo lunga otto decenni fino a diventare uno degli uomini più ricchi d’Asia, sta affrontando una raffica di pesanti e crescenti critiche da parte di Pechino.

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Esteri

Mosca, ‘nella notte abbattuti 47 droni ucraini’

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Le difese aeree russe hanno abbattuto la notte scorsa 47 droni ucraini su otto regioni del Paese, oltre al Mar Nero e al Mar d’Azov: lo ha reso noto su Telegram il ministero della Difesa di Mosca. Dodici velivoli senza pilota sono stati abbattuti nella regione di Voronezh, 11 nella regione di Belgorod, sei nella regione di Rostov, quattro nella regione di Volgograd, tre nella regione di Astrakhan, uno ciascuno nelle regioni di Bryansk, Kursk e Samara, sette sul Mar Nero e uno sul Mar d’Azov.

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