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Conti spiati, Piantedosi: temo volontà alterare democrazia

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“In un’azione sistematica di spionaggio e dossieraggio di grandi personaggi politici, in gran parte appartenenti ad una parte politica, è chiaro che c’è forte il sospetto della volontà di creare un’alterazione del percorso democratico”. Lo ha detto il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, intervenendo alla festa de Il Foglio, in riferimento alla vicenda dell’impiegato di banca, ora licenziato, che ha effettuato oltre seimila accessi in conti correnti di personaggi politici, dello sport e dello spettacolo.

“In un’azione sistematica di spionaggio e dossieraggio di grandi personaggi politici, in gran parte appartenenti ad una parte politica, è chiaro che c’è forte il sospetto della volontà di creare un’alterazione del percorso democratico”. Lo ha detto il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, intervenendo alla festa de Il Foglio, in riferimento alla vicenda dell’impiegato di banca, ora licenziato, che ha effettuato oltre seimila accessi in conti correnti di personaggi politici, dello sport e dello spettacolo.

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Cultura

Capitale italiana Cultura 2027, scelte le dieci finaliste

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La Giuria per la selezione della città Capitale italiana della Cultura 2027, presieduta da Davide Maria Desario, ha scelto i 10 progetti finalisti dopo aver esaminato le 17 candidature pervenute, privilegiando quelle i cui dossier più rispondono al bando. Lo annuncia il ministero della Cultura. Parteciperanno, dunque, alla fase finale della selezione i seguenti Comuni con i relativi dossier:

  • 1. Alberobello (provincia di Bari, Puglia) “Pietramadre”
  • 2. Aliano (provincia di Matera, Basilicata) “Terra dell’altrove”
  • 3. Brindisi (Puglia) “Navigare il futuro”
  • 4. Gallipoli (provincia di Lecce, Puglia) “La bella tra terra e mare”
  • 5. La Spezia (Liguria) “Una cultura come il mare”
  • 6. Pompei (provincia di Napoli, Campania) “Pompei Continuum”
  • 7. Pordenone (Friuli Venezia Giulia) “Pordenone 2027. Città che sorprende”
  • 8. Reggio Calabria (Calabria) “Cuore del Mediterraneo”
  • 9. Sant’Andrea di Conza (provincia di Avellino, Campania) “Incontro tempo”
  • 10. Savona (Liguria) “Nuove rotte per la cultura”.

Le finaliste verranno convocate per le audizioni pubbliche il 25 e 26 febbraio 2025. Sarà l’occasione per ogni candidata di illustrare nel dettaglio il proprio progetto agli esperti che dovranno valutarli. Per ciascun dossier le audizioni avranno una durata di massimo 60 minuti, di cui 30 per la presentazione del progetto e 30 per una sessione di domande effettuate dalla Giuria. La proclamazione della Capitale italiana della Cultura si terrà entro il 28 marzo 2025. Alla città vincitrice verrà assegnato un contributo finanziario di un milione di euro per realizzare le iniziative e gli obiettivi delineati nel progetto di candidatura.

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Politica

Imbarazzo sul caso Santanché, Meloni prende tempo

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Il silenzio, che si protrae per l’intera giornata, è piuttosto eloquente. Mentre Lega, Forza Italia e Noi moderati si affrettano a dare mostra di garantismo, sottolineando la “fiducia” nella ministra del Turismo, da Fratelli d’Italia nessuno parla. Né il partito, né i colleghi di governo vanno in soccorso di Daniela Santanché, rinviata a giudizio per falso in bilancio nel processo Visibilia. Non parla neppure Giorgia Meloni, che non si è vista a Palazzo Chigi in un venerdì che non segna proprio una delle migliori giornate per il governo. Sia per “l’imbarazzo”, come lo descrive più di qualcuno, per una accusa che leggera non è.

Sia perché le opposizioni sono ripartite alla carica con la richiesta di dimissioni (“Meloni le pretenda”, dice senza giri di parole Elly Schlein). Nella conferenza stampa di fine-inizio anno la premier, notano a Montecitorio, era già stata piuttosto freddina a proposito della titolare del Turismo, limitandosi a dire che una valutazione non si poteva fare senza prima aspettare la decisione dei giudici. Che oggi è arrivata e in molti ricordano come, per tutto lo scorso anno, lo spartiacque per un eventuale passo indietro sarebbe stato proprio un rinvio a giudizio.

“Poi ne parlerò con il ministro”, aveva puntualizzato Meloni e non è da escludere che una telefonata tra le due ci sia stata già all’ora di pranzo, poco dopo la pronuncia del Gup di Milano per il processo. Ma nulla filtra da Palazzo Chigi. Tutti chiusi in un silenzio che appunto si fa parecchio notare. “Vediamo bene le carte” prima, uno dei ragionamenti che si fa a taccuini chiusi tra i luogotenenti di Fdi. Ricordando peraltro che è l’altro procedimento, quello che vede la ministra indagata per truffa ai danni dell’Inps, quello più “pesante” e politicamente davvero “poco difendibile”.

Ma il fatto che nessuno si sia mosso o abbia parlato già segnala, secondo i bene informati, l’avvio di un accompagnamento alla porta per Santanché: tra i commenti si conta solamente quello del capodelegazione di Fdi e Bruxelles e neo vicepresidente di Ecr, Carlo Fidanza, che si ritrova davanti ai microfoni perché ospite di un convegno e comunque rimette ogni scelta alla presidente del Consiglio. L’ordine di scuderia resta infatti quello di non parlare. Ai piani alti di Fdi si riflette per tutto il giorno sull’opportunità di una uscita pubblica, soprattutto dopo quella degli alleati che rende ancora più eclatante l’assenza dal dibattito dei meloniani. Meglio tacere, almeno fino a che non si sarà pronunciata “Giorgia”.

Le note di Fi e Lega, peraltro, vengono lette in controluce ai piani alti di via della Scrofa. Perché una sua uscita rimetterebbe in gioco una casella nell’esecutivo che potrebbe interessare anche gli alleati, aprendo un fronte ulteriore oltre a quello, già caldissimo, delle prossime elezioni regionali. Niente rimpasti rimane un punto fermissimo per Meloni. Che, se si dovesse ripetere la necessità, riproporrebbe una staffetta rapida come già accaduto con l’uscita non proprio gloriosa di Gennaro Sangiuliano, subito sostituito da Alessandro Giuli, e con quella di tutt’altra natura (e di grande soddisfazione per la premier) di Raffaele Fitto al posto del quale è arrivato Tommaso Foti.

“Vediamo come si evolve la situazione”, dice chi ha avuto modo di parlare con la premier, anche se oramai in pochi sono pronti a scommettere che Santanchè rimarrà al suo posto fino a fine legislatura. Anche perché la grancassa delle opposizioni (fatta salva Italia Viva) non si placherà facilmente: “Con accuse così gravi chi ricopre incarichi istituzionali deve fare un passo indietro”, Meloni “è politicamente responsabile” del suo governo, va all’attacco la segretaria Dem. Uno spettacolo “indecoroso”, rincara la dose Giuseppe Conte, annunciando una nuova mozione di sfiducia del Movimento 5 Stelle contro la ministra. “Dimissioni subito” le chiedono anche da Avs e da Azione.

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Politica

A FI il seggio della Camera conteso al M5s

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Si profila un piccolo assestamento negli equilibri fra maggioranza e opposizione alla Camera, col centrodestra in procinto di salire di un seggio a scapito dell’area progressista. La Giunta per le elezioni di Montecitorio ha infatti accolto il ricorso dell’esponente di FI, Andrea Gentile, che, in seguito a un riconteggio dei voti, è stato “ripescato”. Nel caso in cui l’Aula confermi la decisione della Giunta, Gentile entrerà quindi nelle file dei deputati, prendendo il posto di Elisa Scutellà, eletta col M5s, che dovrà lasciare il Parlamento. Il ricorso di Gentile si basava sulla valutazione delle schede nulle e bianche del collegio in Calabria dove si è presentato per le elezioni politiche del 2022, senza essere eletto.

La Giunta, presieduta da Federico Fornaro (Pd), gli ha dato ragione. Il M5s ha protestato per diversi aspetti della vicenda: “Abbiamo chiesto il riconteggio anche dei voti validi – ha ricordato Scutellà – Questa è la prima volta che viene negato l’ampliamento dell’istruttoria, con l’apertura delle schede valide”. Nel Movimento i dubbi riguardano anche le dinamiche calabresi. Il presidente Cinque Stelle, Giuseppe Conte, ha parlato di “una grandissima ingiustizia per la democrazia, per il rispetto del voto dei calabresi”, una “terra difficile, dove ci sono tantissime inchieste sullo scambio politico mafioso di voto, ci sono tantissime inchieste per quanto riguarda un sistema clientelare ben collaudato”.

Gentile entrerà in Parlamento al posto di Scutellà in seguito a un’articolata catena di conseguenze: il ricorso ha riguardato il collegio uninominale di Catanzaro dove Gentile è arrivato secondo a 482 voti dall’esponente del M5s Anna Laura Orrico. Col riconteggio, a Gentile sono stati assegnate 240 schede in più rispetto a Orrico, che quindi ha “perso” il seggio. La deputata M5s era stata però eletta anche nel collegio proporzionale, che aveva “ceduto” alla collega di partito Scutellà. Ora Orrico “si riprenderà” il seggio che aveva ceduto a Scutellà, mentre Scutellà dovrà lasciare Montecitorio. “Per l’ennesima volta – ha detto Scutellà – la maggioranza, con la forza dei numeri, ha sacrificato quello che è il principio di democrazia”. L’ultima parola non è stata però ancora detta: quella spetta all’Aula della Camera. Per gli avvocati di Gentile, Oreste Morcavallo e Gisella Leto, il giudizio della Giunta per le elezioni è “un importante risultato che riafferma i valori di giustizia e di libertà del nostro Paese e in particolare del popolo calabrese”.

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