Una telefonata del presidente Donald Trump per suggellare il sostegno degli Usa al governo italiano spezza le primissime ore di Giuseppe Conte alla guida del nuovo esecutivo. Il premier, in vista del voto di fiducia, e’ al lavoro sul discorso che terra’ alla Camere. Un discorso che sara’ di metodo e di sostanza e, non a caso, Conte nel corso della giornata vede due esponenti chiave del governo giallo-rosso: il titolare del Mef Roberto Gualtieri e il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, a capo dei dossier piu’ delicati dei primi 100 giorni del Conte 2, quello economico e quello dell’immigrazione. Temi che, certamente, il premier approfondira’ in un discorso dove chiamera’ M5S e Pd a un clima di leale collaborazione per lui imprescindibile. Anche perche’ Conte e’ chiamato a diradare gli ultimi dubbi che ancora pendono su una parte, invero piuttosto minoritaria, del M5S. E Luigi Di Maio, gia’ al primo giorno da ministro degli Esteri, fa sentire la sua presenza. Il capo politico del Movimento riunisce alla Farnesina tutti i titolari dei dicasteri pentastellati. Poi, la foto di rito pubblicata su facebook e accompagnata da una didascalia che odora di auspicio: “Sono certo Conte che riuscira’ ad essere garante anche di questo nuovo governo”. Perche’ il timore, in una parte del Movimento, e’ quello di avere un presidente del Consiglio che, in nome dell’equidistanza tra M5S e Pd, alla fine finisca per scontentare il suo primo partito sostenitore. E gia’ nei prossimi giorni Di Maio ha intenzione di lanciare alcune proposte “tipicamente” pentastellate. Nulla filtra, al momento, ma i temi bandiera sono quelli di sempre: dal salario minimo alle rinnovabili e all’ambiente fino, chiaramente, al taglio dei parlamentari. Subito dopo la riunione del primo pomeriggio con i suoi ministri, Di Maio si reca alla Camera, al palazzo dei Gruppi. Dove, in quello stesso range temporale, si trova l’altro capo delegazione del governo, Dario Franceschini. I due ministri, dopo poco piu’ di un’ora, escono da due ingressi diversi: prima il titolare della Cultura, poi, qualche minuto dopo, il titolare della Farnesina. Probabile, quindi, che nel palazzo dei gruppi abbia avuto luogo il primo, riservatissimo incontro tra Di Maio e Franceschini da quando il governo e’ in carica. Incontro che alcune fonti parlamentari confermano, al contrario di fonti Dem secondo le quali la riunione non avrebbe avuto luogo. Del resto, in queste ore, la geografia del governo giallo-rosso sembra rispecchiare fedelmente il delicato equilibrio del governo, stretto tra Parlamento, Farnesina e Palazzo Chigi. Con Conte chiamato ad una doppia veste: quella di garante ma anche quella di interlocutore ben piu’ forte rispetto all’era giallo-verde. E, anche per smussare il ruolo di arbitro cui era costretto nello scorso esecutivo, non caso il premier vede uno schema a tre, con Pd, M5S e Leu. Schema pienamente rispecchiato nel primo Cdm, nel quale Conte ha dato parola a Di Maio, Franceschini e Roberto Speranza. Nel frattempo il premier incassa la nomina di Paolo Gentiloni e lavora a quello che, nella maggioranza, sarebbe considerato un capolavoro diplomatico: la collocazione dell’ex premier agli Affari Economici. Del resto Conte, con un dialogo ordinato ma deciso, ha tutta l’intenzione di sfidare l’Ue sui temi economici, proponendo un nuovo patto di stabilita’ che abbia la flessibilita’ come perno e contando su un approccio con Bruxelles scevro dalla presenza della Lega. Con la quale, spiega un esponente del governo, c’era una differenza valoriale che andava oltre le divergenze politiche. Differenza che era condivisa anche a Bruxelles. Per ora, il contesto internazionale sembra dar ragione al Conte 2. Un esempio? E’ possibile che, dopo la telefonata di oggi, Conte e Trump si incontrino in un bilaterale a margine dell’Assemblea Generale di fine settembre.