Collegati con noi

Politica

Conte prova a mediare ma sul caso Diciotti è gelo tra Di Maio e Salvini

Pubblicato

del

Si allarga e si aggrava il “nodo” Diciotti nel governo. Il premier Giuseppe Conte, a due giorni dal cambio di strategia di Matteo Salvini prova a sminare il caso chiarendo che, in Giunta, non sarà un “voto salva-Salvini” ma i senatori saranno chiamati a decidere se l’intervento del titolare del Viminale sulla Diciotti e’ stato, o no, di interesse pubblico. Ma per il premier-mediatore, questa volta, il compito e’ davvero arduo. Il caso Diciotti continua a mietere malcontento nel M5S, via via piu’ irritati dall’atteggiamento del leader leghista. E quando Salvini, in tv, rivela che aveva avvertito Luigi Di Maio della lettera al Corsera in cui chiedeva di non essere processato, la reazione del vicepremier è una sonora risata. Una reazione che rispecchia, in modo chiaro, il gelo che si respira tra i due alleati. Perche’ tra i 5 Stelle, con il passare delle ore, si fa strada una convinzione: “Salvini vuole farci implodere, vuole staccare la spina al governo senza essere lui a farlo”, osserva uno dei parlamentari piu’ vicini al capo politico. Il peggiorare del clima, tra i due alleati, non fa che agitare ulteriormente le acque in un Movimento che, al di la’ delle motivazioni giuridiche, voterebbe “no” soprattutto in ossequio alla realpolitik. D’altra parte, il pressing dell’ala ortodossa e’ costante e se Di Maio, sul voto in Giunta, puo’ contare su una flebile compattezza a favore del “no” all’autorizzazione, nell’Aula del Senato i numeri sono ben piu’ ballerini.

Con un’appendice: una spaccatura dei M5S in Assemblea potrebbe non portare Salvini a processo (il vicepremier conta comunque sui “no” di FI e Fdi) ma logorare, ulteriormente, il gruppo pentastellato. Un gruppo nel quale si fa strada l’esigenza di alzare la voce con l’alleato. E, non a caso, parallelamente al caso Diciotti, si aggrava anche il nodo Tav. Stefano Buffagni, tra i piu’ governisti del MS5, in serata diffonde un video in cui percorre un’autostrada BreBeMi deserta all’ora di punta. “Questo video lo dedico a quelli bravi a fare i conti, quelli che han detto che la BreBeMi stava in piedi quando io ho detto che forse sui loro conti sul Tav qualche dubbio ce l’ho”, e’ il messaggio che Buffagni recapita alla Lega. Parole che seguono quelle che, poco prima, nel salotto di Vespa, pronunciava Salvini. “Si puo’ aggiornare l’opera. Ci sono spese che possono essere eccessive, come la mega stazione di Susa, ma l’Italia non puo’ essere isolata in Europa”, spiegava il leader della Lega che, domani, con la visita al cantiere di Chiomonte, “scolpira’” nella Val di Susa il suo si’ alla Tav. Cosi’, tra la meta’ di febbraio e l’inizio di marzo, l’incrocio pericoloso Tav-Diciotti rischia di essere fatale per il governo. “Parlare di immunita’ a Salvini e’ un falso, uno strafalcione giuridico”, sono le parole con cui Conte, oggi, tenta di gettare acqua sul fuoco, con un assist a Di Maio diretto soprattutto alla base M5S. Ma le tensioni giallo-verdi e le Regionali alle porte rendono tutto incerto. E domenica, tra Salvini e Di Maio (accompagnato da Di Battista), ci sara’ un’incandescente sfida delle piazze, in Abruzzo che, tra M5S e Lega, si presenta come un anticipo delle Europee.

Advertisement

Politica

Voto per la presidenza Rai, la maggioranza prende tempo

Pubblicato

del

Nulla di fatto in ufficio di presidenza sulla convocazione della riunione della Commissione di Vigilanza per la votazione di Simona Agnes alla presidenza Rai. Di fronte alla richiesta dell’opposizione di calendarizzare in tempi brevi l’appuntamento, la maggioranza ha chiesto di avere più tempo e ha spinto la presidente della bicamerale Barbara Floridia a convocare per domani mattina una riunione plenaria dove si prenderà la decisione.

Sono stati in particolare il capogruppo di Fratelli d’Italia, Francesco Filini, e quello di Forza Italia, Roberto Rosso, ad insistere su questa linea, mentre Lega e Noi Moderati non hanno mosso particolari obiezioni. Non è un caso, perché lo sponsor principale di Agnes è proprio il partito guidato da Antonio Tajani ed al momento non c’è un accordo con la minoranza, o parte di questa, per arrivare alla ratifica dell’incarico, che richiede i due terzi delle preferenze. Alla maggioranza mancano almeno due voti sui 28 necessari e l’opposizione ha già reso noto che intende non partecipare alla votazione per evitare il rischio dei franchi tiratori. Floridia ha proposto senza successo alcune date ravvicinate per la convocazione, tra questa sera e i prossimi giorni. “Nell’ufficio di presidenza di questa mattina ho preso atto della impossibilità di stabilire oggi una data per il voto sulla presidente della Rai a causa del diniego di alcune forze di maggioranza – afferma -. Ho quindi convocato per domani mattina alle 8 la commissione di vigilanza in plenaria affinché si decida in quella sede la data del voto. Ove ciò non avvenisse, calendarizzerò il voto entro venerdì, come previsto dal regolamento”.

Forza Italia sostiene che non c’è alcun intento ostruzionistico. “Abbiamo aperto un ponte con l’opposizione avviando la discussione sulla riforma della governance Rai e dato la nostra disponibilità a partecipare agli stati generali sull’informazione – spiega Rosso -. A fronte di questo, ci sembra opportuno avere più tempo per provare ad instaurare un dialogo con l’opposizione anche sulla presidenza della Rai, visto che al momento, con l’annuncio della minoranza di voler uscire dall’aula, questo dialogo non c’è”. L’opposizione teme, invece, che si vogliano dilatare i tempi per provare a trovare i voti mancanti, eventualmente barattando qualche poltrona in Rai. Sul piatto ci sono, infatti, le nomine alle testate che arriveranno, probabilmente a novembre, sul tavolo del cda. In particolare, oltre a Rainews, Tgr e Rai Sport che presumibilmente resteranno nell’ambito della maggioranza, è da assegnare la guida del Tg3 dopo l’uscita di Mario Orfeo in direzione Repubblica.

I Cinque Stelle vengono dati favoriti, con l’approdo di Bruno Luverà o Senio Bonini, ma la partita è tutta da giocare e non mancano nomi di area Pd. I dem si sono chiamati fuori dal voto per i consiglieri, ma la spaccatura ha già creato molti malumori nella minoranza e solo ieri Carlo Calenda ha parlato di “figura da imbecilli”. I Cinque Stelle hanno assicurato che non parteciperanno al voto, ma la maggioranza, Forza Italia in primis, spera che questa linea possa cambiare, trovando così un appoggio da parte loro o dei due renziani in commissione, eventualmente al secondo tentativo di votazione per Agnes che potrebbe avvenire dopo il voto in Liguria.

Nella maggioranza c’è chi preme, però, per l’allargamento del dialogo anche al Pd con la scelta per la presidenza di un nome di garanzia, come ad esempio Giovanni Minoli. Da Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli respinge le illazioni su un dialogo con M5s in chiave Rai. “Noi lavoriamo per le istituzioni – afferma -. Certo poi speriamo che a un certo punto l’opposizione inizi a pensare anche all’Italia e non alle loro divisioni interne. Il problema è tutto lì: che non riescono a trovare una sintesi tra di loro”.

Continua a leggere

Politica

Todde: Grillo? Faccia il comico, non conosce la Sardegna

Pubblicato

del

“Credo che Grillo faccia quello che fa meglio: il comico. Ciò che è importante è che si dimostri di conoscere la Sardegna e lui non la conosce”. Lo ha detto presidente della Regione Sardegna, Alessandra Todde, in un punto stampa al suo esordio alla plenaria del Comitato Ue delle Regioni, rispondendo a una domanda sulle critiche mossele da Grillo sulla politica energetica. In un post, ieri Grillo ha scritto: “Finalmente un po’ di verità su questo ambientalismo da strapazzo: e basta con il vento, il sole, il fotovoltaico! Ci vuole il carbone! Facciamo una rivoluzione straordinaria in Sardegna!”. Grillo, ha aggiunto Todde, “è stato il fondatore” del M5S, “ha incarnato l’antisistema quando l’Italia ne aveva bisogno”, ma quando “un contesto politico impara la responsabilità, impara a governare e si trasforma, deve avere la possibilità di trasformarsi”, ha aggiunto la governatrice sarda. “Fino al 2030 – ha sottolineato ancora – abbiamo stanziato quasi un miliardo di euro, stiamo promuovendo le comunità energetiche e l’autoconsumo. La transizione energetica la vogliamo fare, ma il tema è non trasformare il paesaggio unico della Sardegna in un paesaggio industriale”.

Continua a leggere

Economia

Statali, smart working più facile per i neoassunti

Pubblicato

del

Restano ampie le distanze tra Aran e sindacati sul fronte degli aumenti salariali nella trattativa per il rinnovo del contratto delle Funzioni centrali mentre passi avanti sono stati fatti sullo smart working. Si prevede la è possibilità di inserire nella contrattazione integrativa una semplificazione per l’accesso al lavoro agile dei neo assunti. Una misura che punta a rendere più appetibile l’impiego pubblico, soprattutto nelle grandi città del Nord, a fronte dell’alto costo della vita. La trattiva riprenderà il 28 ottobre con l’obiettivo di affrontare il tema delle risorse per il rinnovo. Su questo tema i sindacati sono in allarme e l’Usb ha deciso di abbandonare il tavolo del confronto e proclamare uno sciopero per il 31 ottobre.

I sindacati del pubblico impiego di Cgil, Cisl e Uil hanno invece già fissato una manifestazione per sabato 18 ottobre a sostegno del rinnovo del contratto per il recupero del potere d’acquisto rispetto all’inflazione e per un piano straordinario di assunzioni. Al momento la bozza presentata prevede aumenti sulla retribuzione tabellare tra i 110,40 euro mensili a regime per gli operatori e i 193,90 euro per le elevate professionalità pari a circa il 7,2% degli stipendi. Ma questo, lamentano i sindacati, significa programmare la riduzione dei salari dato che nel triennio 2022-2024 i prezzi sono saliti di circa il 15%. E’ stato previsto all’interno delle aree, a livello della contrattazione di sede, che il negoziato consenta di stabilire dei differenziali stipendiali da attribuire, “segnando, dice la Uil, un indubbio passo in avanti” ma comunque questo non basterà a colmare il gap. Il presidente dell’Aran, Antonio Naddeo, pur dispiaciuto per l’abbandono del tavolo da parte dell’Usb, si è detto fiducioso sulla possibilità che si arrivi a un accordo entro il 2024, ultimo anno di vigenza del contratto.

“La trattativa per il rinnovo del contratto – dice il segretario nazionale Fp-Cgil Florindo Oliviero – rischia di finire su un binario morto se il Ministro per la PA e il governo non si decidono a mettere a disposizione le risorse necessarie per garantire l’adeguamento dei salari all’inflazione. Siamo sempre fermi al punto che lo stipendio di un funzionario, nel triennio 2022/2024 ha avuto una svalutazione da inflazione pari a 290 euro e il recupero proposto dall’Aran si ferma a 141 euro. Basta parlare del governo che fa i contratti in tempi più rapidi dei precedenti. I contratti si fanno quando sono dignitosi e questo non lo sarebbe”. “Per noi elemento dirimente per la sottoscrizione – afferma il numero uno della Uilpa, Sandro Colombi – è la disponibilità di nuove risorse economiche.

Responsabilmente, continueremo la trattativa in Aran fino all’ultimo giorno possibile. Ma nel frattempo scenderemo in piazza il 19 ottobre per l’ennesimo grido d’allarme sullo stato di salute dei servizi pubblici e per risvegliare le coscienze di chi ci governa affinché provveda a investimenti degni di questo nome a favore delle Funzioni Centrali”. Nel contratto oltre alla parte salariale resta centrale il tema dello smart working che in molte realtà può essere determinante per il candidato che ha vinto il concorso nella decisione di accettare o meno il posto di lavoro. “Nella definizione del contratto integrativo – si legge nella proposta presentata ai sindacati – le parti valuteranno l’adozione di strumenti volti a favorire l’inserimento del personale neoassunto quali, ad esempio, politiche di welfare e/o accesso al lavoro a distanza”.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto