“Al momento è prematuro fare previsioni, ma ci auguriamo di poter tornare quanto prima alla normalità. Ridurremo le restrizioni fino alla loro completa eliminazione, ma lo faremo gradualmente, per evitare che gli sforzi sin qui compiuti siano vani”. Lo afferma il presidente del consiglio Giuseppe Conte in una lunga intervista a ‘il Sole 24 Ore’ sull’emergenza coronavirus. “Possiamo già dire che, come già anticipato dal ministro Azzolina, la sospensione delle attività scolastiche proseguirà anche dopo il 3 aprile – osserva Conte – Queste settimane di emergenza ci hanno mostrato quanto sia irrinunciabile l’impulso alla trasformazione digitale del Paese. Con il decreto ‘Cura Italia’ abbiamo stanziato 85 milioni per potenziare la didattica a distanza, soprattutto a beneficio degli studenti meno abbienti. Inoltre abbiamo appena sbloccato 200 milioni di finanziamenti da parte del Comitato per la diffusione della Banda Ultra-larga (Cobul), che porteranno la connessione ultra-rapida in oltre 40mila complessi scolastici in tutta Italia, gratuitamente per i prossimi cinque anni”.
Conte esorta anche l’Europa tutta a “non compiere errori tragici” e avverte che “l’intero edificio europeo rischia di perdere la sua ragion d’essere”. Litigio con la cancelleria Angela Merkel sulla politica economica dell’Ue? Conte dice che “più che un litigio è stato un confronto duro e franco, perché stiamo vivendo un’emergenza che sta mietendo un alto numero di vittime tra i nostri cittadini e sta producendo una severa recessione economica. Io rappresento una comunità nazionale fortemente sofferente e non posso permettere tergiversazioni. In Italia, ma anche negli altri Stati membri, siamo costretti a operare scelte tragiche. Dobbiamo evitare di compiere in Europa errori tragici. Se l’ Europa non dovesse dimostrarsi all’ altezza di questa sfida epocale, l’ intero edificio europeo rischia di perdere, agli occhi dei nostri stessi cittadini, la sua ragion d’ essere”. Sul Mes, che in Italia fa saltare i nervi non solo l’opposizione ma anche il M5S, Conte spiega che “non vi è ragione di affannarsi, perché non è di questo che adesso abbiamo bisogno. Il Mes è uno strumento costruito per prestare soccorso a singoli Stati membri che attraversano tensioni finanziarie ricollegate a shock asimmetrici. Il coronavirus sta invece causando uno shock simmetrico, con l’effetto di deprimere, in modo sincrono e completamente inatteso, i nostri sistemi economici e sociali. Qualcosa di completamente differente rispetto alla crisi del 2008. Siamo a un passaggio critico della storia europea. Vogliamo essere all’ altezza di questa sfida? Allora variamo un grande piano, uno European Recovery and Reinvestment Plan che sostenga e rilanci l’ intera economia europea e, se mai, faccia fare un salto di qualità all’ intera architettura europea. I nostri competitori internazionali si stanno attrezzando con stimoli economici assolutamente eccezionali. Dobbiamo fare altrettanto”.
Mario Draghi. Altri tempi quando alla guida della BCE c’era l’italiano
Anche su Mario Draghi, e il suo editoriale sul Financial Times, Conte spiega al Sole 24 Ore ritiene che l’ex capo della Bye “ha spiegato chiaramente che spendere più risorse in questo momento è un investimento irrinunciabile, perché l’ inerzia consegnerebbe ai nostri figli il costo immenso di un’ economia devastata. Quanto ai costi, lo stesso Draghi ci ricorda che i tassi d’interesse sono e resteranno bassi, anche grazie all’ azione delle banche centrali: quando l’ emergenza sanitaria avrà fine, perciò, non potremo permetterci di sprecare quest’ opportunità, privilegiando la spesa pubblica di qualità fondata sugli investimenti pubblici”.
La spesa pubblica che schizza in costanza di emergenza, il Paese fermo, la recessione, il rischio che il nostro debito finisca fuori controllo. Conte risponde che “il debito italiano è pienamente sostenibile”.
Poi la domanda a cui tutti tengono di più. Quando finirà l’emergenza sanitaria? Si può fare una previsione dei tempi in cui potremo uscirne? Conte dice che “è prematuro fare previsioni, ma ci auguriamo di poter tornare quanto prima alla normalità. Ridurremo le restrizioni fino alla loro completa eliminazione, ma lo faremo gradualmente, per evitare che gli sforzi sin qui compiuti siano vani”. Poi aggiunge qualcosa sulla preparazione o meno del Paese a questa emergenza covid19. “L’ho detto chiaramente durante la mia ultima informativa alle Camere: la stagione dei tagli alla sanità e alla ricerca va archiviata per sempre. Dobbiamo garantire che l’Italia sia sempre più preparata a gestire situazioni di emergenza: dovremo procedere ad assunzioni cospicue, aumentare le retribuzioni del personale medico e sanitario e il numero di posti letto disponibili in terapia intensiva, investire ogni risorsa disponibile nella ricerca, ricostruire le filiere produttive nazionali di dispositivi sanitari. E vorrei ringraziare, ancora una volta, tutti i medici, gli infermieri e gli operatori sanitari: ogni giorno ci rendono sempre più orgogliosi di essere italiani”.
Quanto peserà sull’esito delle Regionali in Basilicata la decisione di Iv e Azione di schierarsi a fianco di Bardi? A domandarselo sono non solo i partiti in corsa ma anche i sondaggisti che tuttavia sottolineano la difficoltà di fare un pronostico, viste le peculiarità della Regione. “Non c’è tantissimo sulla carta come termine di confronto – osserva Lorenzo Pregliasco, direttore di Youtrend – si può tuttavia partire dalle politiche del settembre 2022 per capire il potenziale”.
Ebbene, in quella circostanza, i due partiti di Calenda e Renzi allora alleati nel Terzo Polo ottennero una prestazione migliore di quella nazionale dove si fermarono al 7,78%; in Basilicata fecero segnare il 9,76% alla Camera e il 12,27 al Senato, trainati dalla candidatura dell’ex governatore Marcello Pittella, oggi in Azione. Alle politiche del settembre 2022 il centrodestra fu scelto dal 38,31% degli elettori, il M5s dal 25,00% e il centrosinistra dal 21,59%. Quindi se si dovessero replicare meccanicamente quei risultati, la coalizione M5s-Pd avrebbe più voti del centrodestra, il quale però a sua volta sopravanzerebbe i primi proprio grazie al supporto di Azione e Iv. “Da ascrivere a quel risultato – osserva Pregliasco – non c’è solo il voto politico di opinione, ma anche elementi territoriali e di preferenza personale per Pittella”. E in tal senso Lorenzo De Sio, direttore del Cise-Luis (Centro italiano studi elettorali), segnala le differenze: “Al netto del fatto che è passato un anno e mezzo, alle regionali c’è un astensionismo asimmetrico rispetto alle politiche. L’esito è imprevedibile”. “E’ per lo meno prematuro fare pronostici”, concorda Pregliasco.
Se si va indietro alle precedenti elezioni Regionali del 2019 il dato più importante fu che per la prima volta il centrodestra vinceva le Regionali. Il Centrodestra guidato da Bardi ottenne il 42,20%, grazie ad un exploit della Lega che prese il 19,15%, mentre cinque anni prima nemmeno si era presentata. Viceversa il centrosinistra incassò solo il 33,11% dei voti rispetto al 62,7% del novembre 2013. Il crollo fu dovuto in parte alle vicende giudiziarie dell’ex presidente Marcello Pittella e in parte all’ascesa di M5s, che ottenne la fiducia del 20,32% degli elettori. Rispetto a quelle Regionali è difficile misurare sia Iv che Azione, dato che entrambe i partiti non erano stati fondati. Tuttavia con Azione milita ormai dall’agosto 2022 l’ex governatore Marcello Pittella, ex Pd. Alle Regionali del novembre 2013, in cui la coalizione vinse a valanga con il 62,7%, la sua lista civica fu scelta 16%.
Ed oggi? “Per Renzi può funzionare – osserva De Sio – perché lui da tempo dice di essere vicino alla destra. Per Calenda c’è un rischio: dopo aver detto “mai con la destra sovranista” ora si schiera da quella parte, col rischio di perdere il voto d’opinione sia in Basilicata che poi alle Europee; sempre che non abbia candidati forti nelle preferenze”. “Azione alle elezioni Regionali – ricorda ancora Pregliasco – ha sempre preso meno che alle politiche, tuttavia il peso alle prossime regionali dipenderà anche dai candidati al Consiglio, visto che il voto di preferenza è molto importante. In ogni caso la scelta di Azione e Iv di schierarsi con Bardi alcuni punti li sposta. Un po’ per il radicamento di Pittella, ma almeno un paio di punti li sposta agilmente”. C’è inoltre un’altra incognita: l’eventuale candidatura autonoma di Chiorazzo, che pesca nell’elettorato moderato-riformista: altro motivo che spinge Pregliasco a definire “prematura” ogni previsione.
Troppi suicidi nelle carceri italiane, è arrivato il momento di intervenire, soprattutto per l’assistenza sanitaria e il sovraffollamento. Sergio Mattarella lancia l’allarme carceri e lo fa incontrando al Quirinale la polizia penitenziaria, ringraziata per gli sforzi e i “sacrifici” ma anche chiamata ad un “sovrappiù di responsabilità”. La preoccupazione del presidente della Repubblica è basata su dati spaventosi: nel 2022 negli istituti penitenziari italiani si sono suicidati 84 detenuti, in questi giorni si calcola che ogni 60 ore un detenuto si toglie la vita. Numeri agghiaccianti che hanno spinto il capo dello Stato – peraltro più volte sollecitato da forze politiche ed associazioni umanitarie – ad affrontare di petto la questione: “Un elemento prioritario è l’esigenza di assistenza sanitaria nelle prigioni, che è una esigenza diffusa, ampia, indispensabile”, premette Mattarella nel suo intervento ad una rappresentanza del Corpo di Polizia Penitenziaria, in occasione del 207° anniversario della sua costituzione.
“E’ indispensabile che si affronti sollecitamente questo aspetto. Il numero dei suicidi nelle carceri dimostra che servono interventi urgenti. E’ importante ed indispensabile affrontare il problema immediatamente e con urgenza. Tutto questo va fatto per rispetto dei valori della nostra Costituzione, per rispetto di chi negli istituti carceri è detenuto e per chi vi lavora”, aggiunge. Il presidente aggiunge anche qualcosa in più e non si può non notare che la cronaca segnala oggi un caso di pestaggio in carcere a Foggia per il quale sono stati arrestati 10 agenti. Caso peraltro avvenuto diversi mesi fa.
Il presidente chiede infatti una maggiore partecipazione ai problemi delle carceri ancora troppo fuori dall’attenzione della politica e dei media: “tutte le istituzioni e i corpi sociali si sentano non estranei al mondo penitenziario ma si sentano chiamati a dare collaborazione. Il vostro impegno è in questo ambito, tra sicurezza ed educazione, lo svolgete con grande professionalità e grandi sacrifici. La professionalità comporta un’esigenza di controllo di tutto, anche di se stessi naturalmente, e richiede un rispetto dei confini della professionalità, del comportamento professionale.
Questo è importante, poichè la vostra autorevolezza è necessaria agli istituti ed è esaltata dalla professionalità autentica dal muoversi dentro questi confini di professionalità. E questo naturalmente, nelle grandi difficoltà degli ambienti in cui voi operate, richiede – sottolinea il presidente della Repubblica – un sovrappiù di responsabilità e vi ringrazio per questo” .
Nuovo sciopero di Cgil e Uil l’11 aprile. I sindacati guidati da Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri si preparano a tornare in piazza. Per chiedere politiche e interventi in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e per cambiare la delega fiscale del governo e definire una diversa riforma per un fisco “giusto ed equo”. Le due sigle proseguono così il percorso di mobilitazione, che vede già due date cerchiate: sciopero giovedì 11 aprile e manifestazione nazionale a Roma sabato 20 aprile, che saranno ‘ratificate’ dall’assemblea nazionale dei delegati e rappresentanti per la sicurezza venerdì 22 marzo alla Leopolda a Firenze. Dopo gli stop proclamati all’indomani della tragedia nel cantiere proprio a Firenze, Cgil e Uil tornano quindi ad incrociare le braccia. Lo sciopero dell’11 aprile sarà a livello nazionale, accompagnato da manifestazioni territoriali, e l’astensione sarà di 4 ore nei settori privati. Le modalità di stop saranno definite dalle singole categorie.
Ma gli edili – la categoria più toccata dagli incidenti sul lavoro e dalle misure messe in campo dal governo con la patente a punti – già si preparano ad uno sciopero che sarà invece di 8 ore, per l’intero turno. La patente a crediti, come è stata battezzata nel decreto Pnrr con gli interventi sulla sicurezza sul lavoro, partirà il primo ottobre prossimo nei cantieri. Uno strumento su cui è partito il confronto tecnico al ministero del Lavoro, dopo l’incontro sulla sicurezza convocato dalla ministra Marina Calderone con le parti sociali di venerdì scorso. Una nuova riunione, dopo quella di oggi, è prevista per martedì 26 marzo, con l’obiettivo – sottolinea il ministero – di proseguire sulla via del dialogo. Intanto, spiega, il confronto ha portato l’attenzione su diversi aspetti derivanti dall’attuazione dello strumento, in vista di proposte emendative al provvedimento ora all’esame della Camera. Ma il tavolo per i sindacati delle costruzioni di Cgil e Uil è “senza risposte” e non fa che rafforzare le ragioni dello sciopero.
“Abbiamo avanzato diverse proposte non solo per estendere la patente a crediti a tutti i settori, ripristinando la norma originaria del Testo unico sulla sicurezza (ora modificato in peggio), ma anche per renderla veramente efficace nei cantieri. Purtroppo abbiamo registrato molte distanze e una volontà più di fare propaganda che non di una vera trattativa”, sostengono i segretari generali di FenealUil e Fillea-Cgil, Vito Panzanella e Alessandro Genovesi, annunciando di andare verso lo sciopero di 8 ore. Cisl e Filca-Cisl esprimono “soddisfazione” per la scelta del governo di introdurre un sistema a crediti, pur ribadendo la necessità di alcuni interventi e soprattutto l’importanza che “le parti sociali lavorino insieme per rendere il provvedimento davvero efficace”, come dichiarano il segretario confederale della Cisl, Mattia Pirulli, ed il segretario generale della Filca, Enzo Pelle.