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Conte in Ghana, “creare chance in Africa argina flussi”

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Dall’ “aiutiamoli a casa loro” al “partenariato tra eguali” con una sostanza di fatto molto simile: trasformare i Paesi africani in aree economicamente in costante e omogenea ascesa e’ anche una politica anti-flussi migratori. E’ questa la visione che il premier Giuseppe Conte porta in Ghana, dove il capo del governo italiano inaugura quello che e’ un po’ il simbolo dell’approccio italiano: una scuola professionale per 800 studenti, realizzata dall’Eni nell’entroterra del paese africano, con l’obiettivo di sviluppare l’imprenditoria giovanile e l’economia sostenibile.

La scuola si chiama Okuafo Pa (“il buon agricoltore”) e ha, come primo aspetto, il rispetto delle diversita’ locali. L’approccio donatore-ricevente, di stampo neo-coloniale, e’ “obsoleto, questo e’ un dono all’Africa ma e’ un dono a noi stessi”, assicura Conte inaugurando l’istituto – a Dormaa East, al confine con la Costa d’Avorio – assieme all’ad di Eni Claudio Descalzi e alla presidente del cane a sei zampe, Emma Marcegaglia. Ed e’ un concetto, quello del “partenariato tra eguali”, che Conte ripete anche nell’incontro con il presidente ghanese Nana Akufo-Addo e, nel pomeriggio, in una lecture all’universita’ del Ghana. Un’area di 40 ettari, laboratori sperimentali, una collaborazione con la locale universita’ di Kumasi: la scuola di Okuafo Pa, realizzata con il contributo Cdp, Bonifiche Ferraresi e Coldiretti, porta il modello delle coop agrarie italiane in Africa ed e’ l’esempio pilota del Progetto Africa, che Eni vuole esportare anche oltre il Ghana.

 

“L’obiettivo e’ arrivare a coprire 150mila persone che ha sempre un effetto moltiplicativo, dai 6 e 7, come beneficiari, e poi passare agli altri Paesi”, spiega Descalzi, che tornera’ in Ghana in gennaio. E che incassa il netto endorsement di Conte. “Eni e’ un’eccellenza italiana, non e’ piu’ solamente una societa’ di petrolio e gas, ma e’ impegnata, in maniera via via crescente, nello stimolare energia rinnovabile e economia circolare”, spiega il premier. Gia’, perche’ nel nuovo modello di partnership che l’Italia propone si incrociano piu’ elementi: lo sviluppo dell’imprenditoria locale, il rafforzamento delle relazioni commerciali tra l’Italia e i Paesi africani, e l’applicazione, sull’agricoltura africana, di elementi del Green New Deal, cifra del governo giallorosa. Con un’appendice non secondaria: “Dobbiamo guardare in Ue” all’Africa come “occasione di opportunita’ economica e sociale, dobbiamo aiutarli a creare posti di lavoro qui altrimenti e’ chiaro che in prospettiva, con questi trend demografici i flussi migratori non potranno essere contenuti con le nostre politiche di rigore”, spiega Conte dando, a suo modo, una stoccata ad uno leit motiv del salvinismo.

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L’Australia esorta i suoi cittadini a lasciare Israele

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Il governo australiano ha esortato i suoi cittadini in Israele a “andarsene, se è sicuro farlo”. “C’è una forte minaccia di rappresaglie militari e attacchi terroristici contro Israele e gli interessi israeliani in tutta la regione. La situazione della sicurezza potrebbe deteriorarsi rapidamente. Esortiamo gli australiani in Israele o nei Territori palestinesi occupati a partire, se è sicuro farlo”, secondo un post su X che pubblica gli avvisi del dipartimento degli affari esteri e del commercio del governo australiano.

Il dipartimento ha avvertito che “gli attacchi militari potrebbero comportare chiusure dello spazio aereo, cancellazioni e deviazioni di voli e altre interruzioni del viaggio”. In particolare è preoccupato che l’aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv “possa sospendere le operazioni a causa di accresciute preoccupazioni per la sicurezza in qualsiasi momento e con breve preavviso”.

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Ian Bremmer: l’attacco di Israele è una sorta di de-escalation

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C’è chi legge una escalation e chi invece pensa che sia una de escalation questo attacco israeliano contro l’Iran. “È un allentamento dell’escalation. Dovevano fare qualcosa ma l’azione è limitata rispetto all’attacco su Damasco che ha fatto precipitare la crisi”. Lo scrive su X Ian Bremmer, analista fondatore di Eurasia Group, società di consulenza sui rischi geopolitici.

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Usa bloccano bozza su adesione piena Palestina all’Onu

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Gli Usa hanno bloccato con il veto la bozza di risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu che raccomandava l’adesione piena della Palestina alle Nazioni Unite. Il testo ha ottenuto 12 voti a favore (Algeria, Russia, Cina, Francia, Guyana, Sierra Leone, Mozambico, Slovenia, Malta, Ecuador, Sud Corea, Giappone), 2 astensioni (Gran Bretagna e Svizzera) e il no degli Stati Uniti.

La brevissima bozza presentata dall’Algeria “raccomanda all’Assemblea Generale che lo stato di Palestina sia ammesso come membro dell’Onu”. Per essere ammessa alle Nazioni Unite a pieno titolo la Palestina doveva ottenere una raccomandazione positiva del Consiglio di Sicurezza (con nove sì e nessun veto) quindi essere approvata dall’Assemblea Generale a maggioranza dei due terzi.

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