Pd, M5s e Leu accusano Italia viva di “tenere in ostaggio” il Recovery plan. “Bugiardi e ipocriti!”, ribattono i renziani. Deflagra così, in un vertice di oltre tre ore, lo scontro nella maggioranza. Non c’e’ piu’ certezza, osserva a un certo punto Andrea Orlando, di “come vadano a finire le cose fra noi” e allora “meglio intanto mettere in sicurezza il Recovery. “Se continuano cosi’, e’ finita”, ribattono da Iv. Al tavolo si sente la parola “pre-crisi”, si alza la voce. Ma non c’e’ ancora la rottura. Tanto che in serata la delegazione M5s fa sapere che nella riunione notturna sono stati fatti passi in avanti e che si confida di approvare il Recovery in Cdm per poi passare al programma di governo. Il Consiglio dei ministri dovrebbe tenersi a inizio prossima settimana, probabilmente martedi’. Poi, promette Giuseppe Conte raccogliendo una richiesta che viene anche da Pd e M5s, si aprira’ il tavolo sulle priorita’ della legislatura ma aggiunge che bisogna approvare il Recovery perche’ un eventuale “ritardo comprometterebbe la ripresa: sarebbe incomprensibile per i cittadini”. Usare tutte le risorse del piano, come chiede Iv? “Il debito diventerebbe insostenibile, non ci sarebbe piu’ distinzione tra quello buono e cattivo”, dice citando Draghi. Il Cdm sul Recovery potrebbe essere quello del redde rationem. Ma c’e’ ancora tempo per trattare. Al tavolo Davide Faraone chiede il Mes e il Ponte sullo Stretto ma Matteo Renzi in tv dice che “passi avanti” sono stati fatti e che il Ponte non puo’ stare nel Piano. Si lavora ormai sugli spiragli, tra alleati che fanno fatica a parlarsi. Pd, M5s e Leu lodano i passi avanti.
I Dem chiedono chiarimenti sulla cybersecurity e di fare di piu’ sul commercio. Con Iv il rimpallo e’ durissimo: i renziani chiedono di avere il testo e poi 24 ore per giudicarlo prima di andare in Cdm. E su questo si trova un accordo. Nelle prossime ore al Mef si lavorera’ per tradurre le linee guida nella bozza definitiva da sottoporre al voto dei ministri. “Se non possiamo fare, ce ne andiamo all’opposizione”, continua a minacciare Renzi. Ma gli alleati lo accusano di voler prendere ancora tempo. Il rischio di una crisi che faccia saltare tutto “e’ reale, concreto”: il “logoramento” e’ tale che si rischia di non ricucire e precipitare verso elezioni che sarebbero “un errore”. L’allarme parte nel primo pomeriggio dal Nazareno, dove Nicola Zingaretti riunisce la direzione Pd. Ma riecheggia in tutta la maggioranza. Del resto Teresa Bellanova, per Iv, lo dice in televisione che il governo “e’ al capolinea”. Ripartire si puo’ ancora. Ma il varco e’ sempre piu’ stretto. Zingaretti e dal M5s Luigi Di Maio chiedono al premier di accelerare su un nuovo patto di legislatura. Giuseppe Conte parte dal Recovery plan e convoca a Palazzo Chigi un vertice allargato ai rappresentanti dei partiti: diciotto persone al tavolo, per provare a portare il testo in Consiglio dei ministri evitando le dimissioni della delegazione di Italia viva. Ma per i renziani il governo Conte 2 e’ gia’ finito: chiedono che la ricomposizione passi da un atto di cesura come le dimissioni del premier. Altrimenti, nascera’ un altro governo: “Non si andra’ al voto, Conte non e’ indispensabile”, dice Ettore Rosato. La sensazione degli alleati e’ che i renziani buttino ancora la palla in tribuna, alzando continuamente la posta. Ma la conta in Parlamento appare vicina.
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella osserva silente la partita, tutta in mano ai partiti della maggioranza. Ma dal Quirinale non puo’ che osservarsi con particolare preoccupazione a una crisi che va in scena mentre nel Paese i dati del contagio tornano a salire. Zingaretti, sostenuto da tutto il partito, chiede agli alleati di fermarsi, in nome della “responsabilita’”. Niente ultimatum o barricate – e’ il messaggio a Renzi – in un momento assai delicato per il Paese. L’appello a Conte e’ ancora una volta quello di “accelerare” e decidere sul Recovery, portando il piano in Cdm. Sarebbe un “fallimento” aprire le porte alla destra, “nulla di buono” potrebbe venire da un governo tecnico o “trasversale”. Ma anche le elezioni – dice il segretario in un passaggio molto apprezzato dalla minoranza Dem – sono un rischio piu’ che un auspicio. La crisi morde: “L’humus sociale e’ infiammabile”. Ma a sera il vertice di Palazzo Chigi e’ carico di tensioni. Per Iv ci sono Teresa Bellanova, Maria Elena Boschi, Davide Faraone: di fronte hanno il premier e il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, che illustrano la versione del piano aggiornata recependo le osservazioni dei partiti. Pd, M5s e Leu parlano di “passi avanti”. Per i renziani non se ne vedono. Non portano al tavolo il nuovo documento che Matteo Renzi aveva annunciato, ma le proposte e le osservazioni del “Ciao”. Faraone prende per primo la parola chiedendo il Mes e il Ponte sullo Stretto, chiede piu’ dettagli sul piano. Gualtieri risponde con nettezza: se vi avessimo dato il piano completo prima di concordare le linee di sintesi, vi sareste lamentati. Ma i renziani rincarano (Boschi con toni piu’ diplomatici): “Pochi soldi all’agricoltura e niente al Family act. Se togliete soldi alle nostre ministre, non volete dialogare. Provocate”.
La sensazione di Pd e M5s e’ che Renzi voglia un’intesa complessiva prima di lasciare che il Recovery vada in Cdm. Senza un’intesa le ministre di Iv potrebbero dimettersi prima del Cdm, con una nota o un tweet, senza sedersi al tavolo. Ma c’e’ ancora tempo per trattare: il rimpasto e’ un’offerta sul tavolo. Circola l’ipotesi di un sottosegretario alla presidenza del Consiglio per il Pd e anche quella di un nuovo ministro al Recovery. Per Iv ci sarebbe la Difesa a Ettore Rosato e forse un altro ministero. La delega ai Servizi passerebbe a un uomo di fiducia del premier. Ma per ora lo stallo non si sblocca. C’e’ chi scommette che una trattativa vera si possa aprire a ridosso del Cdm, magari nelle ore immediatamente successive alle dimissioni delle ministre Iv. Ma i piu’ si preparano alla conta, uno scenario poco gradito al Pd perche’ se anche spuntassero i “responsabili” e Iv si spaccasse, la nuova maggioranza potrebbe essere ancora piu’ fragile.
La situazione delle donne in Afghanistan continua a peggiorare. Con un annuncio shock, i talebani hanno detto che inizieranno a lapidare a morte in pubblico le donne accusate di adulterio, rivendicando il diritto di far rispettare la sharia (la legge islamica). Nel proclamarlo con un messaggio vocale trasmesso dalla tv di Stato, il leader supremo, Hibatullah Akhundzada, ha voluto avvertire principalmente coloro che, in Occidente, criticano il governo talebano, che Akhundzada controlla di fatto da Kandahar, attraverso editti basati sulla sua interpretazione rigorosa dell’Islam. Nel messaggio il mullah, che nessuno ha mai visto, ha definito i difensori dei diritti umani occidentali “rappresentanti del diavolo”.
“Voi dite che è una violazione dei diritti delle donne quando le lapidiamo. Ma presto attueremo la punizione per l’adulterio”, ha detto. “Fustigheremo le donne in pubblico. Le lapideremo in pubblico. Sono tutte cose che vanno contro la vostra democrazia, ma continueremo a farlo”, ha proseguito. Il leader supremo ha giustificato la mossa come il proseguimento della lotta dei talebani contro le influenze occidentali. “Il nostro lavoro non si è concluso con la conquista di Kabul, ma è appena iniziato”, ha aggiunto. La notizia è stata accolta con orrore, ma non con sorpresa, dai gruppi per i diritti delle donne afghane, secondo i quali lo smantellamento di ogni diritto e protezione residua per i 14 milioni di donne e ragazze del Paese è ormai quasi completato.
Secondo Safia Arefi, avvocata e responsabile dell’organizzazione afghana ‘Women’s Window of Hope’, l’annuncio dei talebani è stato favorito dal silenzio della comunità internazionale. “Con questo annuncio, è iniziato un nuovo capitolo di punizioni e le donne afghane stanno vivendo una profonda solitudine”, ha detto Arefi, citata dal Guardian. “Ora nessuno è al loro fianco per salvarle dalle punizioni talebane. La comunità internazionale ha scelto di rimanere in silenzio di fronte a queste violazioni dei diritti delle donne”, ha aggiunto.
I talebani hanno ripreso il potere nell’agosto del 2021, in seguito al crollo del governo sostenuto a livello internazionale e al ritiro di tutte le truppe occidentali guidate dagli Stati Uniti dopo quasi 20 anni di coinvolgimento nella guerra afghana. Da allora il regime ha bloccato l’istruzione femminile oltre le scuole elementari e ha imposto crescenti restrizioni alla partecipazione delle donne nei luoghi di lavoro pubblici e privati, impedendo loro di lavorare con l’Onu e altre organizzazioni umanitarie. Ma il mullah giustifica queste misure affermando di seguire la cultura afghana e i principi islamici.
La depressione Nelson continua a fustigare il Portogallo. La giornata di ieri è stata particolarmente difficile, con fenomeni climatici estremi che hanno provocato disagi e preoccupazione tra i portoghesi, i quali tuttavia non hanno mancato di testimoniare i fenomeni attraverso le loro reti sociali. Nel pomeriggio un tornado si è manifestato vicino al ponte Vasco da Gama, il più lungo dei due che a Lisbona collegano le sponde dell’estuario del Tago. Il vento forte ha obbligato anche a invertire la rotta di diversi aerei in fase di atterraggio nell’aeroporto Humberto Delgado. Ma la capitale portoghese non è stata l’unica a registrare fenomeni climatici rari. Le basse temperature, per esempio, hanno provocato delle inusuali nevicate all’isola Terceira, nell’arcipelago delle Azzorre. Il maltempo, dicono i meteorologi, si protrarrà in Portogallo almeno fino a Pasqua.
Il Ministero della Difesa siriano afferma che diversi civili e militari sono stati uccisi in seguito ad attacchi dell’esercito israeliano e di un gruppo militante nella città settentrionale di Aleppo. L’Osservatorio siriano per i diritti umani parla da parte sua di circa 30 morti.
I raid aerei israeliani contro diverse aree nelle campagne circostanti Aleppo sono avvenuti “in concomitanza” con un attacco di droni contro civili che il dicastero ha descritto come condotto da “organizzazioni terroristiche” della città di Idlib, secondo quanto riportano diversi media arabi. Il governo siriano non ha fornito al momento cifre sul numero delle vittime.
Una fonte militare ha detto all’agenzia di stampa ufficiale Sana che “verso l’1:45 il nemico israeliano ha lanciato un attacco aereo dalla direzione di Athriya, a sudest di Aleppo”, aggiungendo che “civili e personale militare” sono stati uccisi e feriti nell’attacco.