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Cronache

Coni, Malagò: deluso dal Dipartimento, vado dal premier Draghi

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Tempo scaduto, di nuovo. E la questione del personale del Coni torna in auge, dopo le dichiarazioni del presidente Giovanni Malago’ che oggi ha messo in atto tutto il suo campionario di aggettivi per denunciare una situazione “sconcertante” fino ad arrivare a chiamare in causa il Cio e, soprattutto, il premier, Mario Draghi, per sbrogliare la matassa frutto della riforma dello sport inserita nella legge di Stabilita’ 2018. Nel mirino del n.1 del Coni e’ il Dipartimento per lo sport che la sottosegretaria, Valentina Vezzali, ha difeso a stretto giro con una nota, invitando in sostanza il Coni, ente pubblico, ad agire con gli adempimenti indicati su parere del Dipartimento della Funzione pubblica. E in serata fonti della funzione pubblica hanno sottolineato che, nel rendere il parere, il Dipartimento della Funzione pubblica ha ritenuto percorribile e coerente con la normativa, vista la specificita’ di alcune professionalita’ stabilite dall’ordinamento sportivo, la proposta avanzata dal Coni, anche in virtu’ della sua ampia autonomia organizzativa. Per la funzione pubblica, dunque, l’applicazione della legge e’ rimessa all’autonomia organizzativa del Coni, spiegano le stesse fonti, precisando che ulteriori ostacoli all’applicazione non sono attribuibili al Dipartimento della Funzione pubblica. Secondo Malago’, il Dipartimento per lo sport e’ colpevole di “un palese caso di incompetenza, sempre che non ci sia malafede”. “Sembra l’ultimo soldato che non hanno avvertito che la guerra e’ finita”, ha tuonato, sottolineando – nell’imminenza di Pechino 2022 – il problema dei bandi di concorso, in un ritardo imprevisto che genera situazioni insolute, anche riguardo all’inquadramento dei dipendenti. Tra i diversi esempi, ha fatto quello dell’ufficio stampa, i cui dipendenti col concorso non avrebbero piu’ le stesse tutele. Nel suo affondo, Malago’ ha sostenuto che il Dipartimento “non ha agito in sintonia con le indicazioni del sottosegretario. Sapeva benissimo che oggi era il termine per rispettare la data per emettere i bandi” e invece il Coni “ancora non ha un solo dipendente, faremo presente tutto questo al Cio e sono pronto a chiedere un incontro con Draghi cosi’ vedremo se possono confutare la realta’ dei fatti”. “Il Dipartimento per lo Sport ha sempre agito in sintonia con le mie indicazioni – la netta risposta di Vezzali -, soprattutto, in conformita’ con le leggi dello Stato, nel pieno rispetto delle regole, che rappresenta uno dei valori fondanti dello sport”, specificando poi che della questione della pianta organica e’ stato investito il Dipartimento della Funzione pubblica. “Il parere e’ stato trasmesso al Coni, con l’invito a proseguire con gli adempimenti, ferma la necessita’ del pubblico concorso, come da legge”. Sulla vicenda, la Giunta del Comitato olimpico ha emanato un documento in cui si evidenziano due possibili soluzioni: “O Sport e Salute ritorna ad essere la societa’ di servizi del Coni Ente pubblico, come era Coni Servizi, rispettando le regole della Carta olimpica e del Cio, oppure si devono modificare profondamente i due decreti sopracitati”, e in questa seconda ipotesi il personale dirigente e non dirigente dovra’ essere trasferito da Sport e Salute al Coni attraverso la cessione del contratto, “senza distinzione per chi opera in regime di avvalimento ovvero in regime di contratto di servizio”. A tutto questo va aggiunta anche l’irritazione di Malago’ sui ritardi riguardanti l’agenzia Milano-Cortina 2026, al punto che, nel corso della riunione, il presidente e’ arrivato a parlare provocatoriamente di dimissioni.

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Per i Ponti 16 milioni di partenze e 5,5 miliardi di spesa

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Quasi 16 milioni di partenze e una complessivamente circa 5,5 miliardi di euro: è il bilancio sui ponti di primavera fatto dall’Osservatorio Turismo Confcommercio in collaborazione con Swg. Un 1 milione di turisti faranno un viaggio di 6 pernottamenti o più a destinazione, unendo quindi le due festività. Se poi il meteo si stabilizzasse, in particolare per quel 30% circa che punta alle località balneari, questi valori potrebbero crescere ulteriormente, sfiorando i 20 milioni di partenze per circa 6 miliardi in termini di spesa.

Resta assolutamente maggioritaria, nel panorama complessivo dei due ponti, la scelta di strutture turistico ricettive per i pernottamenti a destinazione: tra il 55% e il 60% a seconda del periodo preso in considerazione, anche se, per quello del 1 maggio, raddoppia la percentuale di coloro che optano per affitti brevi (dal 6% al 12%).

La Festa della liberazione – che cade di giovedì e quindi configura un ponte particolarmente allettante – vedrà oltre 9 milioni di italiani in viaggio, circa un milione in più dello scorso anno, confermando quindi la buona performance della domanda interna di turismo che, da febbraio, sembra avere superato la fase di “stanca” che l’aveva contraddistinta per buona parte del secondo semestre dello scorso anno. Abbastanza concentrata la scelta delle destinazioni, con il 31% che opta per località della costa e un ulteriore 31% che punta invece a borghi, città e città d’arte, mentre 1 italiano su 10 preferisce la montagna.

Ma soprattutto, nel confronto con lo stesso periodo del 2023, aumenta di ben 6 punti percentuali la schiera di coloro che si spingono al di fuori della propria regione, restando comunque in Italia (il 47%) o andando all’estero (17%). Positive anche le previsioni per il ponte del primo maggio con quasi 7,5 milioni di italiani in viaggio, un milione dei quali però, come detto, in vacanza già dal 25 aprile.

Qui pesa di più, almeno per il momento, la variabile delle condizioni metereologiche: un’incertezza che si riversa sulla scelta delle destinazioni, con quelle balneari che scendono lievemente, passando al 26%, mentre borghi, città e città d’arte totalizzano complessivamente un 22%, 9 punti in meno del ponte della liberazione; terza tipologia di destinazione, le località di campagna, con una componente rilevante di seconde case, che realizza il 14% delle preferenze.

Stabile la montagna. Anche in questo caso aumenta, rispetto all’anno scorso, il raggio di spostamento degli italiani in viaggio: si riduce infatti di 12 punti percentuali (dal 51% al 39%) la quota di chi resterà vicino a casa o, comunque, nella propria regione, e aumenta di 14% quella di chi si recherà all’estero.

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Campi Flegrei, la terra trema ancora, epicentro a Bacoli

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Continuo a tremare la terra nei campi Flegrei: magnitudo 2.1, epicentro a Bacoli alla profondità di poco più di 2 km. Anche ieri erano state registrate delle scosse a Pozzuoli, poco più che strumentali ma pure avvertite dalla popolazione. Paura ma nessun danno. Pochi hanno deciso di scendere in strada anche a causa del maltempo che ha imperversato per tutta la notte con piogge forti e temporali.

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L’eredità di Totò diventa un brand: gli eredi regolamentano l’uso dell’immagine dell’artista

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Il celebre attore e poeta napoletano Totò, noto per la sua poesia “A Livella”, è diventato un’icona talmente amata da essere frequentemente rappresentata in ristoranti, pizzerie e su prodotti come le etichette di vino. Questo uso diffuso ha portato gli eredi dell’artista a decidere di intervenire per regolamentare e proteggere l’immagine del “principe della risata”.

Elena De Curtis, nipote di Totò, ha espresso preoccupazione per il modo in cui il nome e l’immagine del nonno vengono utilizzati: «Ci imbattiamo ovunque, nei posti più impensati, nel suo nome e nelle sue foto utilizzati senza il minimo rispetto del diritto all’immagine». Di fronte a questa situazione, gli avvocati degli eredi hanno iniziato a inviare comunicazioni legali a numerose attività commerciali in Italia, specialmente pizzerie che utilizzano il nome o l’immagine dell’artista.

Questo fenomeno non è limitato a un’area specifica ma si estende in varie città italiane, da Torino a Latina a Porto Ascoli. Tra i nomi di locali coinvolti figurano “Casa Totò”, “Totò e Peppino” e “A Livella”. Anche decorazioni come quadri e poesie che adornano le pareti di questi locali sono diventati oggetto di contenzioso.

L’intervento legale non si ferma solo a una questione di immagine, ma coinvolge anche il rispetto delle nuove normative. A seguito di un’ordinanza cautelare emessa a giugno 2023 dal Tribunale di Torino, è stato chiarito che l’utilizzo del nome e dell’immagine di Totò senza consenso costituisce un sfruttamento illegittimo. Gli eredi ora richiedono che non si usino più il nome e l’immagine dell’artista per fini commerciali e pubblicitari, eliminando ogni riferimento nei segni distintivi dei locali, dai siti web ai materiali di marketing.

In caso di inosservanza, il Tribunale di Torino ha stabilito il pagamento di una penale di 200 euro per ogni violazione constatata. Alcuni locali hanno già iniziato a cambiare insegna e nome per conformarsi a queste richieste, spesso sotto la guida di processi di mediazione legale.

La famiglia De Curtis, venuta a conoscenza dell’utilizzo non autorizzato del nome da parte della pizzeria “Alla casa di Totò” a Torino, ha sospeso tutte le attività che miravano alla creazione di un brand e di un format di ristoranti e pizzerie ispirati a Totò. Questo ha portato a una ricerca su scala nazionale per prevenire ulteriori usi non autorizzati del nome d’arte.

Il processo di regolamentazione, secondo gli eredi, è diventato essenziale. “Una regolamentazione a questo punto è assolutamente necessaria”, sottolinea la famiglia, non solo per proteggere l’eredità di Totò, ma anche per garantire che il suo nome e la sua immagine siano usati in modo rispettoso e appropriato.

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