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Corona Virus

Con soli 57 casi in tutta la Cina, torna la paura e ripartono zone rosse e controlli dei militari

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Scatta l’allarme coronavirus in Cina nel timore di una seconda ondata della pandemia con 57 nuovi casi confermati in tutto il Paese, il numero giornaliero piu’ alto da aprile. Questa volta il focolaio e’ stato identificato a Pechino con 36 contagi. Ed e’ di nuovo un mercato l’epicentro della malattia. Tutti e 36 i casi nella capitale riguardano infatti lavoratori del grande centro di vendita all’ingrosso di carne, frutta e verdura di Xinfadi, nel sud di Pechino, o persone che hanno avuto contatti diretti con esso, a quanto precisato da Pang Xinghuo, vice direttrice del centro della capitale cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie. Le contromisure sono scattate gia’ da ieri con la chiusura del mercato per sanificarlo, il dispiegamento di polizia paramilitare per i controlli e il lockdown per 11 quartieri dei dintorni. Tutti i lavoratori di Xinfadi, e tutti quelli che ci sono andati a partire dal 30 maggio saranno sottoposte al tampone, come pure gli abitanti delle zone circostanti. Almeno 10 mila persone per ora asintomatiche sono state gia’ testate. Ma a preoccupare anche il fatto che il virus e’ stato rilevato in ben 40 campioni prelevati dalle aree alimentari e di trasformazione del mercato che si trova nel quartiere sudovest di Fengtai e copre un’area di 112 ettari. L’allarme ha dato il via anche a una serie di ispezioni nei grandi supermercati e vari punti vendita di carne e prodotti ittici. Sono 5.424 i campioni raccolti tra carne, frutti di mare e ambiente esterno. “Non possiamo escludere altri casi in futuro”, aveva ammesso ieri Pang, in considerazione del fatto che il virus e’ stato ritrovato sui taglieri usati per la lavorazione del salmone, mentre le grandi catene come Carrefour e Wumart hanno rimosso gli articoli incriminati dagli scaffali. “La gente ha paura”, ha raccontato all’Afp un venditore di frutta e legumi in un altro mercato della capitale cinese. In molti quartieri gli abitanti si sono chiusi in casa e negozi e ristoranti sono rimasti serrati. Intanto a Wuhan, capoluogo della provincia dell’Hubei che e’ stata l’epicentro dell’epidemia di Covid-19, continua il percorso di prudente ritorno alla normalita’. Oggi sono stati riaperti il museo e la biblioteca provinciali, i musei d’arte e la sala commemorativa della Rivoluzione Xinhai. Una serie di misure prese dopo la decisione dell’Hubei di abbassare l’allerta dal livello 2 al livello 3 a partire da ieri, consentendo cosi’ ai locali aperti al pubblico di riprendere a funzionare con limiti al numero di visitatori e misure ad hoc, come la disinfezione dei libri della biblioteca prima e dopo il prestito.(

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In Brasile raggiunte 700 mila vittime a causa del Covid-19

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Il governo del Brasile ha informato di aver oltrepassato questa settimana la quota di 700 mila vittime per il Covid-19 dopo la comparsa del virus per la prima volta nel Paese a febbraio del 2020 e il primo decesso avvenuto a marzo dello stesso anno. Il gigante sudamericano è attualmente il secondo Paese al mondo per numero di vittime dopo gli Stati Uniti (1,1 milioni). Nell’ultima settimana le autorità sanitarie hanno riferito di 322 decessi che hanno portato la cifra complessiva di morti a 700.239. Il peggior anno della pandemia in Brasile è stato il 2021, con 423.349 decessi attribuiti al virus Covid-19. Secondo una commissione d’inchiesta del Senato, oltre 200 mila persone sono morte in Brasile a causa del ritardo con cui è stato messo in atto il programma di vaccinazione della popolazione da parte dell’ex presidente Jair Bolsonaro, il quale a sua volta non si è mai vaccinato.

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Covid: in Italia 188.750 vittime in tre anni

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Curve Covid stabili. Verso l'estate senza mascherine

Sono 188.750 le vittime del Covid registrate in Italia al 16 marzo, a poco più di tre anni dall’inizio della pandemia, mentre i contagi sono stati 25.651.205. Nel mondo, invece, secondo l’Oms, ci sono quasi sette milioni di decessi segnalati per Covid-19, “anche se sappiamo – ha affermato il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus – che il numero effettivo di decessi è molto più alto”. Questi i dati che fanno da sfondo alla Giornata nazionale in memoria delle vittime del Covid, proclamata per il 18 marzo. Per l’Oms la fine della pandemia appare finalmente prossima, e si è detta “fiduciosa che l’emergenza internazionale possa terminare entro l’anno, ed il virus Sars-CoV-2 diventerà paragonabile a quelli dell’influenza stagionale”. Tornando ai dati italiani, colpiscono anche quelli sugli operatori sanitari, a cui è stata dedicata la Giornata nazionale lo scorso 20 febbraio. Hanno perso la vita, come ha ricordato in quell’occasione il presidente della Federazione degli ordini dei medici (Fnomceo), Filippo Anelli, 379 medici e, secondo il sindacato Nursing Up, 90 infermieri. “Nei primi mesi di pandemia – aveva sottolineato Anelli – circa 60-80 medici morivano ogni mese. Metà dei decessi sono stati sul territorio, dove erano soli senza dispositivi di protezione e con mille difficoltà”. La situazione allora era ben diversa da quella attuale, dove, secondo i dati del ministero della Salute, continua a diminuire in Italia il numero dei nuovi casi e dei decessi per Covid-19. Nella settimana 10-16 marzo 2023 sono infatti 23.730 i nuovi casi positivi, con una variazione di -1,1% rispetto alla settimana precedente, mentre i deceduti sono 212 con una variazione di -1,9% rispetto alla settimana precedente. L’impatto clinico appare essere molto basso.

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Vaccini: studio, risposta più debole se si dorme poco

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Covid vaccino

Le persone che dormono meno di sei ore a notte hanno una peggiore risposta alle vaccinazioni, con una minore produzione di anticorpi e una protezione più breve. È quanto emerge da una ricerca coordinata dall’University of Chicago e pubblicata su Current Biology. La ricerca ha analizzato congiuntamente quattro studi che avevano indagato la relazione tra sonno ed efficacia della vaccinazione contro epatite B o influenza. Dall’analisi dei dati è emerso che chi aveva una durata del sonno inferiore alle 6 ore aveva una risposta alla vaccinazione più debole di circa il 20% rispetto a chi dormiva di più. “Un buon sonno non solo amplifica, ma può anche prolungare la durata della protezione del vaccino”, ha affermato in una nota Eve Van Cauter, coordinatrice della ricerca. L’effetto del sonno, tuttavia, è stato osservato soprattutto nei maschi, mentre nelle donne era più sfumato. La ragione di questa differenza di genere, spiegano i ricercatori, potrebbe essere legata agli ormoni. “Sappiamo dagli studi di immunologia che gli ormoni sessuali influenzano il sistema immunitario – ha aggiunto Van Cauter – Nelle donne, l’immunità è influenzata dallo stato del ciclo mestruale, dall’uso di contraccettivi, dalla menopausa e dallo stato post-menopausa, ma sfortunatamente nessuno degli studi che abbiamo riassunto aveva dati sui livelli di ormoni sessuali”.

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