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Cronache

Ciro Troiano, una vita a combattere la zoomafia: sono strutture criminali contigue alla mafia

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Ciro Troiano, Criminologo e Responsabile Osservatorio Nazionale Zoomafia della LAV. Da una vita è impegnato per i diritti degli animali. È con lui che scambiamo quattro chiacchiere su mafia, zoomafia, strumenti di contrasto, paura.

Ciro, cosa è la zoomafia?

È dalla metà degli anni Novanta che ho iniziato ad usare la parola zoomafia per indicare lo sfruttamento criminale degli animali da parte della criminalità organizzata. Allora il fenomeno era sconosciuto e quando emergeva veniva presentato come una nota di colore: il boss che ha il leone, il camorrista fissato per i cavalli da corsa…. La nostra analisi ha fatto emergere una realtà ben diversa: gli interessi economici che ruotano intorno agli animali, che vanno dalle scommesse clandestine al traffico di specie rare, al bracconaggio organizzato, alla macellazione clandestina. In pratica per zoomafia si intende lo sfruttamento degli animali per ragioni economiche, di controllo sociale, di dominio territoriale, da parte di persone singole o associate o appartenenti a cosche mafiose o a clan camorristici.

Che cosa indichi con questo neologismo?

Indichiamo anche la nascita e lo sviluppo di un mondo delinquenziale diverso, ma parallelo e contiguo a quello mafioso, di una nuova forma di criminalità, che pur gravitando intorno all’universo mafioso e sviluppandosi dallo stesso humus socio-culturale, trova come motivo di nascita, aggregazione e crescita,
l’uso di animali per attività economico-criminali. Da anni, non senza soddisfazione ed orgoglio personale, la parola zoomafia è stata inserita nel dizionario della lingua italiana e viene utilizzata comunemente.

Questo mondo criminale viene raccontato in molte inchieste. 

Le varie inchieste giudiziarie su filoni della zoomafia hanno fatto emergere, con sempre più evidenza, la presenza di gruppi particolarmente attivi, molto dinamici sotto il profilo economico, che fanno uso di modalità operative particolarmente sofisticate, diramati su tutto il territorio nazionale e con contatti internazionali. Si tratta di gruppi di individui gerarchicamente organizzati, dotati di una struttura, di regole, di vertici, di sistemi di controllo, di “codici” e “canoni”, costituiti per commettere crimini, e in particolare crimini per fini di lucro, come le scommesse sulle competizioni clandestine. La presenza di gruppi simili è stata riscontrata
in modo particolare nei combattimenti tra cani e nelle corse clandestine di cavalli. Al fianco
di questi gruppi ve ne sono altri che traggono la loro forza dalla sola violenza, evidenziando arretratezza organizzativa e ingenuità operativa. Tali gruppi possono essere definiti di criminalità “predatoria”, particolarmente attivi negli atti aggressivi, o nei furti, nelle rapine e nello spaccio
di stupefacenti con l’ausilio di cani da presa. In sintesi la questione animale diventa anche una questione di antimafia.

Spesso immagino ti sarai confrontato con situazioni particolari e criminali… Hai mai avuto paura e che rapporto hai con la paura?

Ci sono stati momenti nella mia vita in cui sicuramente avvertivo e percepivo fortemente
la mancanza di sicurezza. Episodi sgradevoli come diverse aggressioni, insistenti minacce
e intimidazioni hanno creato sicuramente in me una tensione ed un senso di insicurezza soffocante e pressante. Se ho avuto paura? Certo! Ma il sentimento di paura è stato mitigato dal più forte sentimento di Giustizia e Legalità. Mi ripeto sempre che sul piano dell’illegalità sono più forti loro, i camorristi e delinquenti vari, ma sul piano della Giustizia sono più forte io. Il segreto è quello di trascinarli nel mio campo di battaglia…. La paura è certamente un ostacolo, ma ho molta più paura della mancanza di rispetto per me stesso. Sono fatto così, questo è il mondo in cui credo e non posso né voglio fare diversamente.

Da dove nasce il tuo amore per gli animali?

Innato. È semplicemente innato. Un’empatia profonda che mi lega a loro fin dalla tenera età. Come mi lega ai deboli e fragili di ogni specie e condizione… Fin da piccolo ho sempre preso posizione e mi sono schierato sempre, e solitamente dalla parte dei perdenti… perdenti nei riguardi dei prepotenti di ogni risma, ma in realtà vincenti per la loro sensibilità, per il loro essere persone buone e giuste. Poi crescendo ho dato un senso concreto e ho coniugato l’amore per gli animali e il mio innato senso di giustizia e ho capito come la lotta per i diritti degli animali travalichi i confini di specie e si tramuti in una lotta per un mondo più giusto.

Che futuro vedi per i diritti degli animali? Penso in particolare agli allevamenti intensivi, alle stragi di foche e canguri…

Beh, dedico la mia vita all’affermazione dei diritti animali e non voglio né posso essere pessimista. Lo sfruttamento degli animali continuerà ancora, certo, ma la sensibilità aumenta, la presa di coscienza si diffonde e prima o poi le cose cambieranno definitivamente. La strada non è facile, ma noi siamo qui a fare la nostra parte…. Quotidianamente tentiamo di testimoniare che un animale non è una cosa, ma un essere senziente, che prova emozioni, che si rappresenta, che prova piacere e dolore. Sembrano ovvietà, ma l’ostacolo principale da abbattere sono le stratificazioni speciste e antropocentriche presenti nella nostra cultura. Noi lottiamo per questo, per affermare il principio che i diritti non hanno confine di specie.

 

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Festa di matrimonio all’Archivio di Stato di Napoli: indignazione e richiesta di chiarimenti alla direttrice Candida Carrino

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Un evento sconcertante ha scosso l’Archivio di Stato di Napoli, uno dei luoghi di maggiore rilevanza culturale della città. Lo scorso 7 dicembre, i preziosi saloni dell’Archivio sono stati teatro di una festa di matrimonio con 300 invitati, completa di tavole imbandite, musica ad alto volume, champagne e fumo di sigarette, persino tra antichi documenti e affreschi di inestimabile valore storico.

L’episodio, documentato sui social dal deputato Francesco Emilio Borrelli e denunciato dai sindacati, ha sollevato un’ondata di indignazione, spingendo il direttore generale degli Archivi del Ministero della Cultura, Antonio Tarasco, a richiedere “urgenti chiarimenti” alla direttrice dell’Archivio, Candida Carrino (la signora con occhiali scuri nella foto sotto).

Uso inappropriato degli spazi e rischi per il patrimonio

Secondo le denunce dei sindacati Cgil, Cisl, Uil e Confsal, il chiostro del Platano, luogo storico dell’Archivio, è stato utilizzato per accogliere un numero eccessivo di invitati. “Gli spazi sono risultati insufficienti, mettendo a repentaglio il ciclo pittorico cinquecentesco ivi presente”, si legge nella denuncia. Il taglio della torta nuziale, effettuato sul prato del chiostro, è stato accompagnato da fuochi artificiali, con gravi rischi per il patrimonio artistico.

Inoltre, i sistemi di sicurezza si sarebbero attivati ripetutamente a causa del fumo artificiale e dell’eccessivo numero di fumatori presenti. “Siamo sbigottiti”, ha dichiarato Borrelli, sottolineando che eventi di questa natura potrebbero compromettere la conservazione degli affreschi e dei beni monumentali.

Candida Carrino sotto accusa

Nonostante la direttrice Candida Carrino possa essere considerata una persona candida nel senso figurato del termine (e sicuramente è una persona perbene, quì non la si accusa di alcun reato ma le richiede conto di quanti accaduto), non può sottrarsi alle proprie responsabilità. Come funzionario pubblico, è tenuta a rispondere dell’eventuale uso inappropriato di uno dei più importanti luoghi della cultura a Napoli. Il ministero ha già fatto sapere che, qualora emergessero gravi responsabilità, saranno presi provvedimenti seri. Carrino potrebbe rischiare il trasferimento in una posizione dove non avrà più la possibilità di compromettere la gestione del patrimonio culturale.

Oltre a Carrino, sarà fondamentale capire chi ha autorizzato l’evento, quanto è stato pagato e chi ha usufruito degli spazi, per far luce su eventuali carenze nei controlli o negligenze.

Precedenti e futuro degli eventi all’Archivio

Non è la prima volta che la gestione dell’Archivio di Napoli finisce sotto esame. Già lo scorso 5 dicembre, il Ministero della Cultura aveva richiesto spiegazioni per altri due eventi privati organizzati nella struttura. Il deputato Borrelli ha chiesto di sospendere ogni evento mondano che possa comportare rischi per il patrimonio artistico e culturale custodito nell’Archivio.

Il caso riapre il dibattito sull’uso degli spazi pubblici per eventi privati: se da un lato l’affitto può rappresentare una fonte di entrate, dall’altro il rischio di danni irreversibili a beni culturali inestimabili non può essere trascurato.

La risposta del ministero

Il Ministero della Cultura ha assicurato che, qualora emergessero responsabilità gravi, saranno adottati provvedimenti rigorosi. L’intervento diretto del direttore generale degli Archivi dimostra l’intenzione di fare chiarezza e tutelare il patrimonio storico-culturale dell’Archivio di Stato di Napoli, evitando che episodi simili possano ripetersi.

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In malattia canta al pianobar, Cassazione lo reintegra

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Era stato visto cantare al piano bar proprio in uno dei giorni ‘coperti’ dal certificato medico in cui si attestava il suo stato di salute precario: una forte sindrome d’ansia, la diagnosi messa nero su bianco. Per questo, nel febbraio del 2020, la società di trasporti del Lazio, Cotral, ha proceduto al licenziamento di un suo dipendente ‘reo’ di essersi dedicato all’attività canora il 6 aprile del 2019, giorno in cui non era a lavoro per motivi di salute. La decisione dell’azienda venne impugnata dal lavoratore davanti al Tribunale di Roma che in due gradi di giudizio gli ha dato ragione.

Una posizione ribadita, ora, anche dalla sezione civile di Cassazione che nella sentenza depositata il 29 novembre scorso ha definito “illegittimo” quel licenziamento. Gli ermellini hanno, dunque, confermato quanto già tracciato dai giudici merito che avevano ordinato il reintegro dell’impiegato riconoscendogli a suo favore anche una indennità risarcitoria di circa 2 mila euro. I magistrati di secondo grado sono andati anche oltre: nelle motivazioni della sentenza affermano che per la patologia di cui era affetto l’uomo “l’impegno in attività ricreative non configura in sé un comportamento incompatibile la dichiarata condizione depressiva, anzi – sostengono – poteva giovare alla guarigione”.

Dal canto suo la Suprema Corte ribadisce che è diritto dell’impiegato in malattia dedicarsi ad altre attività purché non compromettano la guarigione o siano incompatibili con la diagnosi medica. Gli ermellini aggiungono, inoltre, che il licenziamento di un impiegato per attività non lavorative durante la malattia deve essere considerato valido solo se l’azienda riesce a dimostrare un nesso, un collegamento tra l’attività svolta e un peggioramento dello stato di salute.

L’altro elemento messo in luce dalla Cassazione è legato alle visite fiscali. Nel rispetto infatti degli orari previsti per legge dalle visite, un dipendente in malattia può svolgere attività di tipo ricreativo e tra queste c’è sicuramente cantare in un piano bar. Su questo ultimo punto l’azienda deve infatti dimostrare che tali attività siano non compatibili con la patologia come ad esempio il lavoratore che afferma di essere affetto da mal di schiena e viene “scoperto” mentre è intento a giocare a tennis.

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Esplosione nell’area Eni di Calenzano: due morti, otto feriti e quattro dispersi

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Un’esplosione devastante si è verificata nell’area Eni di Calenzano, alle porte di Firenze, causando due vittime, otto feriti e lasciando ancora quattro persone disperse. Lo ha confermato la Prefettura di Firenze, che ha immediatamente convocato il centro coordinamento soccorsi per gestire l’emergenza.

La dinamica dell’incidente e le prime misure di sicurezza

L’incidente è avvenuto nei pressi del campo sportivo in via del Pescinale, dove si è sprigionata una densa colonna di fumo nero accompagnata da un forte odore acre dovuto alla combustione di idrocarburi. Per precauzione, il Dipartimento della Protezione Civile ha attivato il sistema It-Alert, avvisando la popolazione nel raggio di 5 km dall’area interessata di tenere chiuse porte e finestre e di non avvicinarsi.

Evacuazioni e assistenza medica

Sul posto sono intervenuti Vigili del Fuoco, Protezione Civile e squadre di soccorso. È stato allestito un posto medico avanzato per fornire assistenza ai feriti e distribuire mascherine protettive alla popolazione locale.

Ripercussioni sul traffico e sulla rete ferroviaria

L’esplosione ha avuto conseguenze anche sulla viabilità. L’uscita di Calenzano sulla A1 Milano-Napoli è stata chiusa in entrambe le direzioni, con Autostrade per l’Italia che consiglia percorsi alternativi: Firenze Scandicci per chi proviene da Firenze e Barberino di Mugello per chi arriva da Bologna. La linea ferroviaria tra Firenze Castello e Prato è stata sospesa, con Trenitalia che ha attivato un servizio sostitutivo di bus.

Le caratteristiche dello stabilimento Eni di Calenzano

Lo stabilimento Eni di Calenzano è una struttura dedicata allo stoccaggio e alla spedizione di benzina, gasolio e petrolio. I prodotti arrivano tramite due oleodotti collegati con la raffineria Eni di Livorno e vengono gestiti attraverso una sala di controllo che sovrintende al riempimento dei serbatoi e al carico delle autobotti. Secondo la scheda fornita dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), lo stabilimento occupa una superficie di oltre 170.000 metri quadrati e dispone di impianti antincendio, aree di stoccaggio e sistemi per il trattamento delle acque.

Indagini in corso

Le autorità hanno circoscritto l’area e avviato le verifiche per accertare le cause dell’esplosione. La Prefettura e il Comune di Calenzano hanno ribadito l’importanza di rispettare le misure di sicurezza e hanno invitato i cittadini a mantenere la calma.

Un evento tragico che richiede risposte

L’incidente ha scosso profondamente la comunità locale e pone interrogativi sulla sicurezza degli impianti industriali di questa portata. In attesa di ulteriori aggiornamenti, l’attenzione rimane alta per le persone ancora disperse e per le condizioni dei feriti.

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