Un’aula di tribunale rovente, nel corpo e nello spirito. E un imputato, Ciro Grillo, che dopo anni di silenzio prende finalmente la parola. Non per rispondere alle domande, ma per fare dichiarazioni spontanee, tentando di riscrivere l’immagine di sé apparsa sin dalle prime battute dell’inchiesta: quella di un giovane arrogante, senza freni, capace – secondo l’accusa – di partecipare con tre amici a una violenza sessuale di gruppo ai danni di una ragazza in stato di forte alterazione psicofisica.

«Mai approfittato di nessuno», dice l’imputato

In aula, davanti ai giudici, Ciro Grillo si presenta in abito grigio chiaro e camicia bianca. Diversissimo dal ragazzo in costume da bagno sulle foto diffuse all’epoca dei fatti. Oggi ha 25 anni, è laureato in Giurisprudenza e sta per diventare padre. «Vorrei dire che nessuno di noi ha mai approfittato di qualcuno o qualcosa», afferma con la voce spezzata, sottolineando che la sua vita è cambiata dopo quell’estate a Porto Cervo. «So che è irrilevante per il processo, ma a dicembre nascerà mia figlia e vorrei esserci per lei», dice in un’aula bollente, in cui l’aria condizionata è rotta e i ventilatori non riescono a coprire nemmeno le parole del procuratore Gregorio Capasso, impegnato nella requisitoria.

La requisitoria del pm: «Era incapace di esprimere consenso»

Il procuratore Capasso ha ricostruito passo dopo passo l’inchiesta e ribadito che la presunta vittima «non era presente a se stessa, dopo aver bevuto tanto. Non poteva esprimere un consenso». Secondo l’accusa, i quattro ragazzi – Ciro Grillo, Francesco Corsiglia, Edoardo Capitta e Vittorio Lauria – avrebbero approfittato delle condizioni della ragazza per abusarne. I fatti risalgono al 2019.

Presente in aula anche Capitta e Lauria, assente Corsiglia

In aula erano presenti Grillo, Capitta e Lauria, seduti uno accanto all’altro, in silenzio per quasi tutta l’udienza. Assente Corsiglia, già comparso nelle precedenti udienze. Quando il procuratore tocca passaggi particolarmente delicati, Ciro si commuove, viene consolato da Capitta, scuote la testa come a dire: “Non è andata così”. Gli avvocati non rilasciano dichiarazioni. «È stata fatta macelleria individuale per tutti», commenta Mariano Mameli, legale di Capitta.

La sentenza si avvicina

Oggi è attesa una nuova udienza. Il pm Capasso concluderà la requisitoria e formulerà le richieste di condanna. Le pene, secondo codice, potrebbero arrivare a otto anni di carcere. Non è detto che gli imputati saranno presenti. «Sono molto provati e sofferenti, come credo lo sia anche la parte offesa», spiega uno dei difensori.