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Cinema, omaggio a Bertolucci e Taviani al Los Angeles, Italia – Film Fashion & Art Festival

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Bernardo Bertolucci e Paolo e Vittorio Taviani, maestri del cinema italiano saranno celebrati a Hollywood in occasione del 14.mo ”Los Angeles, Italia – Film Fashion & Art Festival”. L’atteso appuntamento in programma al TCL Chinese Theatres alla vigilia degli Oscar promosso col sostegno di Mibac, ICE, SIAE, Intesa San Paolo e Rainbow. Si comincia domani con una proiezione speciale del film dei Taviani “La masseria delle allodole”, presentata da Alessandro Preziosi, e si concluderà sabato 23 febbraio con il controverso capolavoro di Bertolucci “Ultimo tango a Parigi” con Marlon Brando e Maria Schneider. La serata inaugurale del Festival puntera’ i riflettori anche su due icone del cinema internazionale, l’americano Andy Garcia e Franco Nero, entrambi premiati con il ‘L.A., Italia Legend Award’. Quella stessa sera il 14 festival presieduto quest’anno dall’ex CEO dell’Accademia Televisiva Americana Hayma Washington, al fianco della celebre attrice Maria Grazia Cucinotta (Il Postino) e del regista e produttore Iginio Straffi (fondatore e CEO di Rainbow S.p.A., nonche’ creatore della famosissima serie TV “Winx Club”), premiera’ anche gli attori italo-americani Michael Imperioli and Joe Pantoliano co-protagonisti de “I Soprano” (per celebrare il 20 anniversario dell’apprezzata serie HBO), nonche’ l’autrice musicale Diane Warren (nominata all’Oscar nella categoria Migliore Canzone Originale per “I’ll Fight Back” di “RBG”), il regista tedesco Florian Von Donnersmarck (nominato all’Oscar per il Migliore Film in Lingua Straniera, “Never Look Away”), Alan Murray, Tom Ozanich, Jason Ruder e Dean Zupancic (nominati all’Oscar per il Migliore Suono e Mixaggio di “E’ nata una stella” di Bradley Cooper). L.A., Italia 2019, che fino al 23 febbraio presentera’ alcuni interessanti opere del cinema italiano contemporaneo, quest’anno sara’ inaugurato dalla premiere mondiale di “Amazing Leonardo” diretto da Jesus Garces Lambert, un nuovo biopic su Leonardo Da Vinci, in commemorazione del 500 anniversario della morte dell’artista avvenuta il 2 maggio 1519. Il programma della giornata inaugurale comprende anche la presentazione della recente commedia di Alessandro Genovesi ”10 giorni senza mamma” e la premiere mondiale di “Everything’s Going Smooth” diretta da Igor Maltagliati e interpretata da Maria Grazia Cucinotta, Ivano Marescotti e Piero Maggio’. Il 14 festival annuale Los Angeles, Italia e’ presentato dall’Istituto Capri nel mondo, con il patrocinio del MAECI, del Consolato Italiano e dell’Istituto italiano di cultura a Los Angeles, nonche’ Campari, Isaia, Rai Com, Rai Cinema, Medusa, Mediaset Italia Ambi e TaTaTu. “Siamo orgogliosi di poter celebrare tanti filmmaker e artisti italiani di straordinario talento al fianco dei loro colleghi italo-americani”, dichiarano il fondatore e produttore di L.A., Italia Festival Pascal Vicedomini e il presidente onorario Mark Canton. Tra gli ospiti della serata inaugurale Silvia Chiave, Console generale a Los Angeles, lo scrittore-regista premio Oscar Bobby Moresco, lo sceneggiatore premio Oscar Barry Morrow; la delegazione italiana sara’ costituita dal regista e produttore Matteo Rovere e dall’attore Alessio Lapice (“Il primo re”); dall’attore e regista Alessandro Preziosi (“I Medici”); dall’attore e produttore Luca Barbareschi (“The International”); dalle giovani promesse del cinema Angela e Marianna Fontana (“Indivisibili”); dallo scrittore-regista Robert Ando’ (“Le confessioni”); dagli attori Walter Nudo e Sofia Milos, quali maestri di cerimonia del Festival.

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Nastri d’Argento 2024, trionfa Francesca Comencini con Il tempo che ci vuole. Premi a Sorrentino, Martone, Scarano e Ozpetek

Alla 79ª edizione premiata la regia femminile e il grande cinema d’autore. Cinque Nastri per Comencini, tre a Parthenope e Fuori.

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Francesca Comencini è la protagonista assoluta della 79ª edizione dei Nastri d’Argento, i prestigiosi riconoscimenti assegnati dal Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani, che si è svolta al Maxxi di Roma. Il suo film Il tempo che ci vuole conquista ben cinque premi, tra cui quello per il miglior film, la sceneggiatura, la migliore protagonista femminile e miglior attore protagonista.

Cinque premi a Il tempo che ci vuole

Il film della Comencini ha convinto la giuria per la sua intensità e maturità. Il riconoscimento alla migliore protagonista femminile è andato ex aequo a Romana Maggiora Vergano per il ruolo nel film e a Valeria Golino per la sua interpretazione di Goliarda Sapienza in Fuori di Mario Martone.
Il premio come miglior attore protagonista è stato assegnato a Fabrizio Gifuni per il ruolo di Luigi Comencini, mentre le casting director Laura Muccino e Sara Casani hanno ricevuto il Nastro per il lavoro sul cast.

Greta Scarano esordio dell’anno

Greta Scarano ottiene il premio per il miglior esordio alla regia con La vita da grandi, segnando un’importante conferma del suo talento anche dietro la macchina da presa.

Parthenope e Fuori, tre Nastri ciascuno

Tre premi anche a Paolo Sorrentino, per il suo Parthenope: fotografia a Daria D’Antonio, montaggio a Cristiano Travaglioli e colonna sonora a Lele Marchitelli.
Stessa cifra per Fuori di Mario Martone, che conquista riconoscimenti con Valeria Golino, Matilda De Angelis ed Elodie come migliori attrici non protagoniste.

Altri premi e riconoscimenti

  • Francesco Di Leva è miglior attore non protagonista per Familia di Francesco Costabile.

  • Cristiano Travaglioli vince anche per il montaggio di Familia.

  • Il Premio Biraghi ai giovani attori va a Celeste Dalla Porta (Parthenope) e Francesco Gheghi (Familia), premiato anche per il cameo dell’anno in Fuori.

  • Gabriele Mainetti vince per la miglior regia con La città proibita.

  • Il film dell’anno è Diamanti di Ferzan Ozpetek.

  • I Nastri alla carriera sono stati assegnati a Cristina Comencini e Marco Tullio Giordana.

  • Follemente di Paolo Genovese si aggiudica il Nastro per la migliore commedia.

  • Le Déluge – Gli ultimi giorni di Maria Antonietta di Gianluca Jodice ottiene i premi per scenografia e costumi.

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Spettacoli

Orietta Berti regina pop: «Non capivo i testi dei FuckYourClique, ma mi piaceva il look»

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Dopo i successi di Mille con Fedez e Achille Lauro, Luna piena con Rose Villain, La discoteca italiana con Rovazzi e Una vespa in due con Fiorello, Orietta Berti continua il suo percorso sorprendente nel pop italiano. Il prossimo 27 giugno uscirà Cabaret, il nuovo singolo nato dalla collaborazione con Fabio Rovazzi e i FuckYourClique, per Time Records.

FuckYourClique? «Li chiamavo FuckYourLike»

«Non li avevo mai sentiti, li chiamavo FuckYourLike», racconta con candore Orietta al Corriere della Sera. «La prima volta li ho visti in foto, vestiti come dei lord inglesi. Ho detto: carini!». Ma non tutto è stato semplice: «Ho ascoltato un loro pezzo e non capivo le parole. Mi hanno detto: “è meglio così”».

Rovazzi e il ritardo per il video

Con Rovazzi è la seconda collaborazione, ma tra i due non sono mancate scintille: «Siamo in polemica. È andato in vacanza in Thailandia e non possiamo far uscire il brano finché non è pronto il video. Abbiamo anche litigato, perché come sempre era in ritardo».

Tra tormentone e critica sociale

Il brano Cabaret punta a diventare il tormentone dell’estate: «Il ritornello è solare, rimane in testa. Ma le strofe parlano anche della nostra società, che tra eccessi e apparenze si perde». Dentro ci sono citazioni di personaggi pop come Lacerenza e Corona: «Io mi vergognerei fossi in loro. Sono cresciuta in una famiglia onesta, non chiacchierata».

Make-up, letteratura russa e drag queen

Orietta mantiene un rapporto affettuoso con i colleghi pop: «Achille mi manda trucchi della sua linea. Ma certi ombretti sono troppo forti per me». Anche con Fedez il legame resta solido: «Ci sentiamo spesso, è gentile. Abbiamo parlato di letteratura russa, io amo Evtušenko». E aggiunge: «Mi ha fatto conoscere Ski & Wok, due patatoni».

Un cuore diviso tra Lenin e San Giovanni

Figlia di due mondi opposti: «Mia madre era comunista, mio padre devoto di San Giovanni. A Cavriago c’è ancora il busto di Lenin, sempre ornato con fiori rossi. Quando ci fu la rivoluzione, fu il primo paese europeo a inviare un contributo: 500 lire, una bella cifra per l’epoca».

Nessuna vittoria a Sanremo, ma milioni di dischi venduti

«Non ho mai vinto Sanremo, è un peccato. Però a Un disco per l’Estate ho partecipato tante volte e l’ho vinto. Ho venduto milioni di dischi».

Annalisa, Elodie e Rose Villain: le nuove preferite

Berti non risparmia complimenti alla nuova generazione: «Annalisa e Elodie sono brave e bellissime. Se hanno un corpo da mostrare, è giusto che lo facciano. E poi c’è Rose Villain, a cui sono molto affezionata. Luna Piena è stato un successo nelle discoteche gay, ricevo ancora video di drag queen che cantano le mie canzoni vestite come me. È meraviglioso».

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Levante si racconta: sogni, cadute, rivalse e un equilibrio ritrovato tra amore, musica e maternità

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A cuore aperto, ironica e profonda, Levante, cantautrice e scrittrice, in una intervista al Corriere della Sera,  ripercorre i momenti più significativi della sua vita e carriera: dal provino con Teddy Reno alle difficoltà a Leeds, dalla nascita di “Alfonso” al desiderio di tornare a Sanremo, fino alla maternità e all’eterna sfida con l’ego.

Il primo provino con Teddy Reno e le illusioni inglesi

A soli 13 anni Levante si presenta con due canzoni voce e chitarra al Festival degli Sconosciuti: «Duravano sei minuti l’una. Penso che Teddy Reno volesse uccidermi», dice ridendo. A 26 anni si ritrova invece a Leeds, ospite di un ragazzo che prometteva contatti discografici. Ma era tutta una farsa: «Dormivo su un materassino gonfiabile in un bagno senza gabinetto. Tornai a casa disperata, scrissi “Alfonso”».

Da “che vita di merda” a hit generazionale

“Alfonso” nasce in un momento di frustrazione profonda: «Lavoravo in un bar, non avevo tempo per i miei sogni. La strofa “che vita di merda” è uscita da sola. Era il riassunto dei miei fallimenti». La canzone diventa un cult perché, spiega Levante, «tutti si sentono fuori posto, come Alfonso a una festa dove nessuno ti considera».

Il nuovo singolo “Maimai” e quel due di picche indimenticabile

Con “Maimai” Levante serve la vendetta fredda all’ex: «Un dialogo tra due ex amanti, lui torna in ginocchio, lei dice “è troppo tardi”. Io? Mi sono ispirata a me stessa. Avevo 18 anni e un ragazzo mi aveva lasciata due giorni prima del compleanno. Quando è tornato, gli ho dato un due di picche memorabile».

L’amore, i sensi di colpa e la maternità

«L’amore e il dolore sono i sentimenti che più ci somigliano. Ho fatto male e ne ho ricevuto, ora credo di essere in pari», racconta. Parla con delicatezza della sua bimba Alma, tre anni: «Il mio senso di colpa è dovermi dividere. Ma io e Pietro siamo due bravi genitori, questo me lo riconosco».

L’ego, il karma e le sfide interiori

Levante riflette spesso sul suo ego: «Non si può annientarlo, ma non bisogna farsi trainare. Lavoro per gestirlo e restare serena. Quando sei guidato dall’ego, diventi una brutta persona». Anche l’adolescenza è stata turbolenta: ha perso il padre a 9 anni e lasciato la Sicilia a 14. «Mio padre vive nelle mie canzoni e nei miei libri. Lo sento sempre vicino».

Sanremo, X Factor e la voglia di tornare

Due Sanremo non proprio felici: «Molto stressanti, soprattutto per la mia ansia. Oggi, riguardando quelle esperienze, mi faccio tenerezza». Ma aggiunge: «Non c’è due senza tre. Sanremo oggi è un palco fondamentale». Anche X Factor è stato formativo: «Mi buttai senza autore, ero ingenua e poco strategica, ma fu una grande scuola».

Da Claudia a Levante, un nome nato per caso

Il nome d’arte nasce per scherzo da un’amica a Caltagirone, dopo l’uscita del film “Il ciclone”. «Claudia non mi è mai piaciuto. Significa zoppo. Levante invece è colui che si alza. Era destino».

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