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Chi mangia sano butta meno cibo

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Mangiare sano e bene, prima regola. Poi, fissare un menu dei 7 giorni, cuocere tutto una volta a settimana, fare la spesa con una lista per evitare di comprare cose inutili o doppioni, leggere attentamente le istruzioni riportate in etichetta, e se si mangia al ristorante chiedere senza esitazione la family bag, come ricorda il vademecum di federalimentare. Sono solo alcuni degli accorgimenti lanciati da organizzazioni e istituzioni con linee-guida, vademecum, appelli, indagini in vista della X Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare del 5 febbraio. Secondo una ricerca del Crea, (Consiglio per la ricerca in agricoltura) condotta su un campione di 2869 adulti, chi segue le linee-guida per una sana alimentazione butta via meno cibo e aiuta il pianeta, oltre a mangiare meglio. C’è da dire, però, che i consumatori sono diventati più oculati. Nelle case degli italiani lo spreco alimentare è sceso del 12% rispetto ad un anno fa, anche come risposta alla corsa dell’inflazione, per un valore complessivamente di 6,48 miliardi di euro.

Una cifra, secondo il report ‘Il caso Italia’ 2023 di Waste Watcher International Observatory on Food and Sustainability, che arriva a 9,3 miliardi considerando le perdite lungo la filiera, dal campo alla catena dell’industria alla distribuzione. E sulla base dei nuovi dati che si riferiscono al mese di gennaio 2023, gli italiani gettano in media 524,1 grammi pro capite a settimana di cibo contro i 595,3 grammi della scorsa indagine, o circa 75 grammi di cibo al giorno e 27,253 kg annui. Mentre secondo l’Osservatorio Waste Watcher di Last Minute Market / Campagna Spreco Zero, nel report ‘Il caso Italia’ 2023 , l’86% degli italiani si impegna a consumare tutto quello che cucina e a mangiare anche gli avanzi. Anche gli chef fanno la loro parte. La Federcuochi ha lanciato l’appello “Chef Spreco Zero”, rinnovando l’appello a tutti i suoi chef verso lo ‘spreco zero’, attraverso un utilizzo consapevole delle risorse alimentari, incentivando ricette basate sul recupero del cibo avanzato, sull’ottimizzazione degli ingredienti e su una gestione più razionale degli acquisti. La lotta allo spreco alimentare è anche un obiettivo del Governo “per favorire la distribuzione degli eccessi a chi ne ha bisogno”, ha detto oggi il Ministro dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida. “Sono necessarie un’attenta analisi scientifica alla base, una corretta informazione e una formazione ad hoc che parta dalle scuole” E infine, fa sapere il fondatore Spreco Zero, l’agroeconomista Andrea Segrè, “non è lontano l’obiettivo Onu di dimezzare lo spreco alimentare entro il 2030” .

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Olio evo della Campania è Igp: l’UE ha approvato la registrazione

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Con la registrazione Igp dell’olio extravergine della Campania sono adesso 847 i prodotti italiani protetti dall’Unione europea. La registrazione dell’indicazione geografica protetta Igp è riservata all’olio extravergine ottenuto da olive prodotte esclusivamente in Campania. “Il clima della regione, caratterizzato da estati secche e calde, scrive la Commissione europea in una nota stampa, è perfettamente adatto alla coltivazione dell’olivo. Oltre ai fattori ambientali, anche fattori più direttamente legati all’azione dell’uomo, come le tecniche agronomiche e di estrazione, hanno contribuito alla qualità dell’Olio campano. La reputazione della denominazione Olio Campania si basa sullo stretto legame di lunga data tra il territorio, l’olivo, l’Olio e la coltivazione dell’olivo che è ancora emblematico della regione Campania”.

 

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Sclerosi multipla, la dieta mediterranea aiuta a difendere le funzioni della mente

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La dieta mediterranea può essere un valido aiuto per chi soffre di sclerosi multipla perchè riduce il deterioramento delle funzioni mentali. Secondo uno studio che sarà presentato al 75° Meeting annuale dell’American Academy of Neurology a Boston ad aprile, le persone con sclerosi multipla (SM) che seguono una dieta mediterranea possono avere un rischio minore di problemi di memoria e di ragionamento. Questo grazie all’elevato apporto di verdure, legumi, frutta, pesce e grassi sani come l’olio d’oliva, della dieta mediterranea rispetto a  un basso apporto di latticini, carni e acidi grassi saturi

“Le difficoltà cognitive sono molto comuni nella malattia, spiega l’autrice dello studio Ilana Katz Sand, MD, della Icahn School of Medicine a Mount Sinai di New York, e spesso peggiorano nel tempo”, ma con la dieta mediterranea le cose possono migliorare.

Lo studio ha coinvolto 563 pazienti che hanno compilato un questionario alimentare. In base alle risposte è stato assegnato a ciascuno un punteggio da zero a 14, con punteggi più alti a coloro che erano più fedeli ai precetti della tradizione mediterranea. I ricercatori hanno scoperto che le persone più fedeli alla dieta mediterranea avevano un rischio di deterioramento cognitivo inferiore del 20% rispetto alle persone che non seguivano la dieta.

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Cosmetica, locomotiva economica del made in Italy: volume d’affari da 33 miliardi

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Un mondo che prospera e si sostiene, che da alle casse dello Stato ben 6,7 miliardi ogni anno di contribuzione fiscale: parliamo della cosmesi. Il presidente di Cosmetica Italia, associazione delle imprese del settore, Benedetto Lavino, spiega si tratta di una “locomotiva economica” che produce, indotto compreso, un valore di 22,3 miliardi di euro. Per capirci parliamo dell’1,25 del Pil del Paese.

“La cosmetica è uno dei fiori all’occhiello del made in Italy”, ha detto la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nel messaggio all’assemblea pubblica dell’associazione, promettendo a questo ricco comparto l’attenzione che merita. Qualche dato: il 55 per cento dei prodotti per il trucco consumati nel mondo viene realizzato in Italia;  il dato sale addirittura al 67 per cento per il make up utilizzato in Europa; 40 per cento dei cosmetici prodotti in Italia va all’estero.

È per questo che il ministro per le Imprese e per il made in Italy, Adolfo Urso, parla della cosmetica come “uno degli asset più importanti dell’export italiano. Frutto di una cultura millenaria della cura del corpo, oggi diventato simbolo anche di innovazione, eccellenza e sostenibilità”. 33 miliardi di euro di volume d’affari complessivo, 13 miliardi di euro di fatturato nel 2022, circa 400 mila addetti con l’indotto.

Eppure anche in questo settore c’è un “ma”: dei 6,7 miliardi di contribuzione fiscale  1,9 miliardi sono di Iva e per questo motivo Cosmetica Italia solleva una questione: anche se ritenuti beni essenziali, “i cosmetici, senza distinzioni tra fascia di prezzo e tipologia, sono considerati ai fini Iva beni di lusso e sono quindi assoggettati all’aliquota massima”, dice il presidente Lavino. “Riteniamo fondamentale garantirne la costante accessibilità a tutti, soprattutto in un momento in cui l’inflazione incide negativamente sulla capacità di spesa delle famiglie e delle fasce più deboli della popolazione”. La proposta dell’associazione è quella di inserire alcune tipologie di cosmetici tra i beni a Iva ridotta.

 

 

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