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Cinema

Checco Zalone regista e attore se ne va in Africa per girare “Tolo Tolo”, il produttore è Pietro Valsecchi

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Primo ciak da regista per Checco Zalone per il suo “Tolo Tolo” (e non “L’amico di scorta” come si era scritto un mese fa), il nuovo film che l’attore sta girando in Africa, la cui uscita e’ stata annunciata per il 25 dicembre 2019. A dare notizia del ritorno sul grande schermo del recordman degli incassi italiani e’ stato il produttore del film, Pietro Valsecchi: “E’ il film della piena maturita’ artistica – ha rivelato il produttore – Zalone ha lavorato per piu’ di un anno a questo grande progetto e per la prima volta ne e’ anche il regista”. “Tutti i grandi scrittori ma anche i semplici viaggiatori e turisti – ha aggiunto – dicono che una volta vista l’Africa ti rimane dentro e alla fine, prima o poi, ci si ritorna: lo chiamano Mal d’Africa.

Lo stesso capita a tutti gli spettatori – che in questi dieci anni hanno amato i film di Zalone: attendono da tre anni il suo nuovo film e soffrono un po’ di mal di Zalone”. “Sto per partire per il Kenya dove girero’ il mio prossimo film che sara’ molto impegnativo – aveva annunciato un mese fa lo stesso Zalone rimasto bloccato dalla neve sulle montagne dell’Abruzzo -. Anche per questo motivo nelle ultime notti fatico a dormire”. E ora la troupe restera’ a girare in Africa fino ad aprile, rivelano dalla produzione. “Ora Checco e’ venuto proprio in Africa – prosegue Valsecchi – per girare il suo nuovo film che finalmente ha battuto il primo ciak. E’ il film della piena maturita’ artistica, ha lavorato per piu’ di un anno a questo grande progetto e per la prima volta ne e’ anche il regista”. “E’ un film complicato da girare in queste terre bellissime e difficilissime con una troupe di oltre 120 persone, migliaia di comparse”.

“Un film che come Checco ci ha dimostrato in questi anni – conclude il produttore – sa affrontare con la comicita’ temi importanti e metterci davanti agli occhi i piccoli e grandi vizi che tutti noi abbiamo. Il mal di Zalone sta per passare quindi, dobbiamo solo avere ancora un po’ di pazienza: il 25 dicembre 2019 uscira’ Tolo Tolo”. L’ultimo film di Zalone, Quo Vado, ha incassato la cifra record da 70 milioni di euro. Nel complesso i quattro film con l’attore hanno rastrellato al box office 200 milioni.

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Cinema

Serena Rossi tra palco, famiglia e impegno sociale: «Il mio lavoro non è la mia vita»

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Serena Rossi compirà 40 anni il 31 agosto, ma non sarà su un palcoscenico: «Il mio lavoro, che pure amo, non è la mia vita», ha dichiarato in una intervista al Corriere della Sera. Con il marito Davide Devenuto e il figlio Diego sogna di passare la notte in una casa ristrutturata nel Sud Sardegna, a Capo Teulada, dove va da anni.

Tra cinema, teatro e famiglia

In queste settimane l’attrice è impegnata tra Torino, per un film, e i teatri italiani con SereNata a Napoli, spettacolo scritto con il marito come dichiarazione d’amore alla sua città. Nelle pause, trova sempre il tempo per la famiglia: «Vado a prendere Diego da un amico, a Roma».

Il Napoli, la scaramanzia e l’amore per il pubblico

Ha tifato Napoli da un pub di Torino, e conserva con affetto una maglia di Maradona regalatale da Massimo Mauro. Prima di ogni spettacolo segue un preciso rituale: trucco alle 20, riscaldamento vocale, microfonatura, “merda” gridato in coro e un “andiamo a fare l’amore” come augurio di scena. «Lo spettacolo è come far l’amore col pubblico».

Diego tra gelosie e canzoni

Il figlio Diego è spesso geloso: si imbarazza quando la vede cantare e si infastidisce per le scene in tv con colleghi troppo vicini. Ma conosce a memoria tutte le canzoni dello spettacolo. «A volte si tappa le orecchie, ma poi le canticchia sottovoce».

Un matrimonio intimo e senza competizione

Serena e Davide si sono sposati nel 2022 alle Terme di Caracalla, in intimità. Nessuna competizione tra loro: «Zero proprio. Lui è un uomo risolto». Condividono anche progetti di produzione, come Mina Settembre, fiction a cui Serena è molto legata.

I ruoli, le sfide, la libertà

Ha interpretato donne dolci e streghe cattive, come in Underbois, ma cerca sempre l’umanità nei personaggi. Per Mia Martini ha dimenticato sé stessa: «Parlavo, camminavo e ridevo come lei». Non sente l’urgenza di fare la regista, ma tutti glielo prospettano.

Politically correct, Sanremo e intrattenimento

Non si offende per la parola “madrina” alla Mostra di Venezia, ruolo che ha ricoperto nel 2021. Sanremo? «Ogni anno spunta il mio nome, ma non da noi». Non esclude un ritorno in tv, ma solo in contesti dove può portare il suo valore aggiunto.

Impegno sociale: dalla “spesa sospesa” al Sudan

Dalla pandemia porta avanti l’iniziativa Spesa sospesa. Ora collabora con il World Food Programme per il Sudan. «Nei miei spettacoli ci sono volontari e andrò anche nei corridoi umanitari».

Gratteri e Gomorra: no alla censura

Sul tema dell’influenza delle serie tv sui giovani, Serena Rossi risponde con fermezza: «Gomorra racconta una Napoli che esiste. Una serie non trasforma bambini in delinquenti».

I femminicidi e l’educazione sentimentale

Da madre è spaventata dagli omicidi commessi da ragazzi: «In casa bisogna parlare di emozioni, non essere iperprotettivi».

Niente nudo, ma per Sorrentino…

Tra le scene più pericolose fatte senza controfigura, ricorda un fiume gelido in piena notte. «Per contratto chiedo sempre controfigura nelle scene di sesso. Ma se mi chiama Sorrentino… poi se ne parla».

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Cinema

Gomorra – Le Origini: tra pecore, sogni e anni ’70, nasce il nuovo racconto del mito Savastano

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Sul set di Gomorra – Le Origini, scena 528 due, le pecore pascolano indisturbate tra carcasse di automobili, pareti scrostate e motorini d’epoca, nel cuore di San Giovanni a Teduccio, periferia orientale di Napoli. L’aria è impregnata di un odore antico, rurale, che restituisce il senso perduto di una Napoli che non esiste più. È il mondo da cui tutto comincia. È il tempo in cui Pietro Savastano era solo un adolescente a bordo di un Ciao, tra campi, case basse e sogni troppo grandi.

Il prequel che cambia tono: Napoli luminosa, non tenebrosa

Dimenticate la crudezza della serie madre. Qui tutto è solare, polveroso e umano. Prodotta da Sky Studios e Cattleya, la serie arriverà in esclusiva su Sky e in streaming su NOW a gennaio 2026, con già in scrittura la seconda e terza stagione. Marco D’Amore, alla regia dei primi quattro episodi, racconta: «Questa serie ha un quoziente di libertà che Gomorra non si era mai concessa». Il racconto abbandona i colori tenebrosi per restituire una Napoli pre-terremoto, quella degli anni ’70, povera ma viva, ingenua ma piena di desiderio.

Gli inizi di Don Pietro e la Napoli divisa in tre

La serie mostra l’ascesa di Pietro Savastano, adolescente cresciuto nella povertà con un sogno concreto: affrancarsi dal suo destino. Il mondo che lo circonda è fatto di tre Napoli diverse: quella popolare e disgraziata dei ragazzini, quella glam dei piccoli criminali, e quella ingessata della borghesia. Un contesto dove i primi traffici illeciti nascono quasi per sopravvivenza. Pietro “vo campà cient’anni”, mentre Ciro Di Marzio sognava solo di brillare per tre giorni.

Un casting da zero e un nuovo protagonista

Il protagonista è Luca Lubrano, 16 anni, figlio di una storica famiglia di macellai napoletani. Scelto dopo sei mesi di casting in tutte le scuole di teatro e cinema del territorio. «Luca mi ricorda molto me», rivela D’Amore, che ha voluto un cast di esordienti per raccontare con autenticità un’epoca perduta.

Un progetto ambizioso che non ha paura delle critiche

«Non è un’operazione di marketing», precisa Nils Hartmann di Sky Studios. «È un altro racconto». Gli fa eco Riccardo Tozzi di Cattleya: «Volevamo ricreare la Napoli degli anni ’70. Una sfida enorme sul piano scenografico». E D’Amore taglia corto sulle critiche: «Non ci dobbiamo difendere da nulla. Ogni scelta nasce dalla storia che volevamo raccontare».

Una Napoli inedita, tra documentari e memoria

L’ispirazione visiva e narrativa nasce dai documentari di Joe Marrazzo e Luigi Necco, testimoni visivi di quella Napoli povera e contraddittoria. La serie riprende quella tensione tra desiderio e disperazione, con una scenografia vintage, costumi retrò e motorini truccati, senza mai cedere al folklore.

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Cinema

Vincitori Festival di Cannes 2025: Palma d’Oro a Jafar Panahi, tutti i premi

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Una serata intensa e ricca di emozioni quella che ha chiuso la 78ª edizione del Festival di Cannes, dove la giuria presieduta dall’attrice francese Juliette Binoche ha assegnato la Palma d’Oro al regista iraniano Jafar Panahi per il film A Simple Accident. Un riconoscimento che conferma ancora una volta l’importanza della sua voce nel cinema contemporaneo, nonostante le difficoltà legate al contesto politico del suo Paese.

Screenshot

I principali premi assegnati

Grand Prix a Sentimental Value di Joaquim Trier, regista norvegese capace di commuovere e conquistare il pubblico con un’opera toccante e personale.

Premio della Giuria ex aequo ai film Sirat di Oliver Laxe e Sound of Falling di Mascha Schilinski, due opere radicalmente diverse ma accomunate da una ricerca visiva e narrativa molto forte.

I riconoscimenti tecnici e alle interpretazioni

Il Premio per la Migliore Regia è andato a Kleber Mendonça Filho per O Agente Secreto, un’opera che ha conquistato anche il premio al Migliore Attore, assegnato a Wagner Moura per la sua interpretazione intensa e vibrante nello stesso film.

Migliore Attrice è risultata Nadia Melliti per la sua interpretazione in La Petite Dernière di Hafsia Herzi, mentre il premio per la Migliore Sceneggiatura è stato conferito ai fratelli Luc e Jean-Pierre Dardenne per Jeunes Mères, a conferma della loro continua capacità di raccontare il mondo con empatia e rigore.

Premi speciali e nuove promesse

Premio Speciale della Giuria al regista cinese Bi Gan per Resurrection, mentre la prestigiosa Camera d’Or — riservata alla migliore opera prima — è andata a The President’s Cake di Hasan Hadi, nuova voce interessante del cinema iracheno.

Infine, Palma d’Oro per il Miglior Cortometraggio a I’m Glad You’re Dead Now di Tawfiq Barhum, un lavoro provocatorio e poetico.

Un’edizione che guarda lontano

Cannes 2025 ha confermato la centralità del Festival come laboratorio delle cinematografie del mondo, capace di accogliere e valorizzare voci emergenti e maestri del cinema, premiando l’impegno politico, la forza visiva e l’originalità delle storie.

Palmarès Cannes 2025

  • Palma d’Oro: A Simple Accident di Jafar Panahi

  • Grand Prix: Sentimental Value di Joaquim Trier

  • Premio della Giuria (ex aequo):

    • Sirat di Oliver Laxe

    • Sound of Falling di Mascha Schilinski

  • Premio per la Migliore Regia: Kleber Mendonça Filho per O Agente Secreto

  • Premio Speciale della Giuria: Resurrection di Bi Gan

  • Migliore Attore: Wagner Moura per O Agente Secreto

  • Migliore Attrice: Nadia Melliti per La Petite Dernière di Hafsia Herzi

  • Migliore Sceneggiatura: Luc e Jean-Pierre Dardenne per Jeunes Mères

  • Camera d’Or (Miglior Opera Prima): The President’s Cake di Hasan Hadi

  • Palma d’Oro per il Miglior Cortometraggio: I’m Glad You’re Dead Now di Tawfiq Barhum 

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