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Champions, choc in Spagna dopo il tonfo di Liverpool: per il Barcellona si parla di “fallimento storico”

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Dopo l’inattesa eliminazione del Barcellona dalla Champions, travolto 4-0 dall’attacco ‘B’ di un Liverpool per nulla rinunciatario nonostante il 3-0 dell’andata, i media spagnoli non risparmiano i toni drammatici: “Fallimento storico” titola in prima pagina Marca, sullo sfondo del tabellone di Anfield Road sul quale spicca il rotondo risultato. E, piu’ in piccolo, l’ammissione che il Liverpool e lo stadio meritano “un 10”. Sport accusa la squadra di Valverde di aver scritto “con la piu’ grande figuraccia della storia, la pagina piu’ nera”, incapace “come a Roma, di gestire il largo successo della partita casalinga”. E non risparmia critiche all’allenatore, ritenuto “non all’altezza della Champions”. “Sonrojo” e’ il gioco di parole scelto da Mundo Deportivo, per il quale i giocatori del Barcellona devono appunto arrossire di fronte alla lezione ricevuta dai Reds, che pur “privi di Salah e Firmino”, hanno abbattuto una squadra “senz’anima”. “Il ridicolo gol del 4-0, incassato su calcio d’angolo – scrive il giornale catalano – è l’epitaffio di una squadra che ha rivissuto Roma”. “Tuono a Enfield” titola As, parlando di “nuova ecatombe in Champions”. Con conseguente “addio al triplete”. A corredo le parole di Busquets: “Dobbiamo chiedere scusa perche’ questo e’ successo di nuovo, dopo Roma”.

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Allarme per il patrimonio dell’umanità di Aleppo

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“Situata all’incrocio di diverse rotte commerciali a partire dal II millennio a.C., Aleppo fu governata in successione dagli Ittiti, dagli Assiri, dagli Arabi, dai Mongoli, dai Mamelucchi e dagli Ottomani”. Così quattro millenni di storia dell’antica città siriana, di nuovo in questi giorni tristemente al centro delle cronache di guerra, vengono sintetizzati dall’Unesco, che nel 1986 l’ha inserita nella lista dei siti patrimonio dell’umanità.

Perché “la cittadella del XIII secolo, la Grande Moschea del XII secolo e varie madrase, palazzi, caravanserragli e hammam del XVII secolo fanno tutti parte del tessuto urbano coeso e unico della città, ora minacciato dalla sovrappopolazione” aggiunge l’Unesco. Ma oltre alla sovrappopolazione, per l’ennesima volta di nuovo anche dalla guerra, ora con le sue moderne armi e bombe. Bombe che già agli albori del conflitto civile siriano, nel 2013, le hanno inflitto danni irreparabili.

A cominciare dal minareto della Grande Moschea, raso al suolo. Era stato costruito tre anni prima che papa Urbano II incitasse nel 1095 i cristiani a compiere la Prima Crociata in Terrasanta. La moschea, che risale al 715 d.C., si trova al centro del dedalo degli antichi mercati coperti, anch’essi in parte distrutti nei combattimenti iniziati dall’estate 2012 e andati avanti ad intermittenza fino ad oggi, e ad ovest della cittadella medievale, luogo-simbolo della città, anch’essa pesantemente danneggiata dagli scontri tra le fazioni rivali.

La cittadella è un vero scrigno di storia. Il più antico ritrovamento avvenuto al suo interno è una coppia di leoni in basalto che ornavano un tempio ittita dedicato a Hadad, risalenti al X secolo a.C. Nel corso dei secoli in molti hanno cercato di conquistarla, anche se era considerata inespugnabile. A cominciare da Hulagu Khan, nipote di Gengis Khan, nel 1260. Venendo ai giorni nostri, tra il 2012 e il 2016, la cittadella ha subito gravi danni durante la battaglia di Aleppo, ma poi venne riaperta riaperta al pubblico nel 2017.

Ma non è finita qui, perché il 6 febbraio del 2023 i suoi antichi e fragili edifici e mura di cinta sono stati ampiamente danneggiati dal terremoto di magnitudo 7,8 che quel giorno ha colpito il nord della Siria e la Turchia. Per tutto questo, l’Unesco ha inserito i preziosi siti archeologici di Aleppo nell’elenco del patrimonio mondiale in pericolo, e probabilmente li considera anche tra quelli che oggi destano maggiore preoccupazione.

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Salute

Carta Udine, lotta a liste attesa per umanizzazione cure

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“La cura è una primarietà esistenziale, perché senza cura la vita non può essere conservata, attuata nella sua pienezza e riparata quando il dolore del corpo o dell’anima sommergono l’essere umano”. E’ il preambolo de “La Carta di Udine per l’umanizzazione delle cure e il benessere organizzativo”, documento di indirizzo scientifico approvato oggi dagli “Stati generali itineranti per l’umanizzazione delle cure e il benessere organizzativo” promossi dall’Ateneo friulano con il Dip. di Medicina. Gli Stati generali hanno anche aderito al Manifesto “Dignitas Curae” che propone un modello di cura che riporti al centro i valori della medicina, riconosca il bene della persona e del curante e sfrutti le migliori competenze specialistiche.

Tra le priorità, la riduzione dei costi e dei tempi d’attesa e, grazie a équipe multidisciplinari, l’assistenza ai malati in base alle loro effettive e personali necessità terapeutiche. Tre sono gli ambiti della Carta: umanizzazione delle cure in chiave moderna; qualità della cura intesa come assistenza centrata sul paziente, cioè efficace, sicura, accessibile, tempestiva, equa, efficiente; modello di cura con ricadute sulle persone attraverso 4 aree: ricerca, formazione, clinico-assistenziale e organizzativo-gestionale, valutazione dei risultati.

“Un progetto ambizioso – ha commentato il rettore di Udine Roberto Pinton – che mira a promuovere la coesione sociale, potenziare le competenze professionali, e rinnovare il senso di appartenenza al sistema sanitario”. Per Massimo Robiony, presidente degli Stati generali, il fine “è progettare una sanità che metta al centro la persona”. In un videomessaggio il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha parlato di “una sfida impegnativa, ma indispensabile” per “una sanità più umana, innovativa e sostenibile”. Per Schillaci, inoltre, “il manifesto Dignitas Curae offre una visione per una sanità a misura d’uomo. E un esempio pratico di questa prospettiva è la Carta di Udine”.

Ed evidenzia la necessità di “superare il modello centrato sull’ospedale, rafforzare la medicina territoriale e promuovere una integrazione socio-sanitaria”, sottolineando l’impegno del Ministero “a risolvere criticità che con il tempo si sono acuite”. Ma la soluzione “non può limitarsi a tamponarne i sintomi, deve” rivedere i modelli organizzativi, ottimizzare l’uso delle risorse”. Secondo il governatore Fedriga, anche lui in videomessaggio, la Carta di Udine sottende “un approccio innovativo e praticamente a costo zero, che ben si sposa con la necessità di sostenibilità del nostro sistema sanitario nazionale”. Pronta adesione alla Carta da parte della Federazione italiana delle aziende ospedaliere. “È essenziale potenziare una rete coordinata di servizi sanitari e sociali, che risponda ai bisogni dei pazienti, riduca le ospedalizzazioni evitabili e promuova la medicina di prossimità”, ha detto il presidente Giovanni Migliore, anch’egli intervenuto agli Stati generali.

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Scontro tra auto ad Alessandria, una persona morta

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E’ di un morto e 2 feriti gravi, tra cui un bambino di 10 anni, il bilancio di uno scontro frontale tra 2 auto alla periferia del sobborgo alessandrino di Valle San Bartolomeo. La vittima è un settantenne. Sono intervenuti l’automedica, il mezzo di soccorso avanzato con infermiere e quello di base. I 2 feriti, entrambi in codice rosso, sono stati trasporti in ospedale. Il minore viaggiava a bordo dell’auto del settantenne. Sul posto sono arrivati anche i Vigili del Fuoco: una delle 2 macchine ha preso fuoco.

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