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Economia

Cgil a congresso a Bari, è sfida tra Landini e Colla per il dopo Camusso

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La Cgil alza il sipario sul XVIII Congresso nazionale in programma a Bari la prossima settimana, da martedi’ 22 a venerdi’ 25 gennaio, che chiude l’era Camusso alla guida del sindacato di corso d’Italia e apre ufficialmente la sfida al vertice tra Maurizio Landini e Vincenzo Colla. Solo un accordo dell’ultima ora, infatti, puo’ evitare di formalizzare le due liste contrapposte (e la spaccatura della Cgil) e di andare alla conta per scegliere il nuovo segretario generale. Uno scenario inedito per il sindacato. Ad oggi, il tentativo (l’ultimo nella tarda serata di ieri nel corso della segreteria riunita dopo l’incontro dei leader di Cgil, Cisl e Uil a Palazzo Chigi) di arrivare all’assise con una soluzione unitaria non e’ andato in porto. La sfida si gioca sul filo di lana: entrambi emiliani, con una lunga esperienza sindacale alle spalle e con le radici comuni nella Fiom, partono sulla carta da una sostanziale parita’. Altrettanto inedita si profila l’assenza del governo tra gli interventi finora previsti nel programma (la Cgil ha invitato il premier Giuseppe Conte, che se, invece, dovesse confermare la presenza sarebbe il primo presidente del Consiglio a intervenire ad un congresso della Cgil); mentre nella giornata di apertura in platea sono attesi, oltre ai leader degli altri sindacati e delle imprese, a partire da Annamaria Furlan (Cisl), Carmelo Barbagallo (Uil) e Vincenzo Boccia (Confindustria), anche esponenti politici di vari partiti, a partire dal Pd con i candidati alla segreteria Maurizio Martina e Nicola Zingaretti.

La partita per il dopo-Camusso resta da giocare. Nello scacchiere interno gli schieramenti delle categorie sono pressoche’ equivalenti: con Colla ci sono lo Spi (il sindacato dei pensionati che conta 2,7 milioni di tesserati, quasi la meta’ degli oltre 5,5 milioni di iscritti alla Cgil, ed esprime il 25% dei delegati al congresso), la Fillea (edili), Filctem (chimici-tessili), Filt (trasporti) e Slc (telecomunicazioni). Al fianco di Landini, invece, i metalmeccanici della Fiom che ha guidato per sette anni, la Filcams (la categoria del commercio e servizi che conta il maggior numero di iscritti tra gli attivi, oltre mezzo milione), Fp (pubblico impiego), Flai (agroalimentare), Flc (scuola), Fisac (credito) e Nidil (atipici). Entrambi sostengono il documento congressuale ‘Il lavoro e”, che ha raccolto il 98% dei consensi. Mai negli ultimi decenni della storia sindacale era successo di arrivare al congresso con una sfida a due cosi’ aperta: in Cgil si ricorda l’elezione di Sergio Cofferati, quando a poche ore dal voto l’altro candidato in corsa, Alfiero Grandi, si ritiro’. Era il 1994. Erano i tempi di Bruno Trentin che, per la sua successione, decise di designare una commissione di saggi per consultare i membri del direttivo, che all’epoca eleggeva il segretario generale, e portare un solo nome al voto. Una soluzione, questa della consultazione dei saggi, proposta e sostenuta anche oggi in particolare dallo Spi. Dopo Cofferati, il testimone passo’ a Guglielmo Epifani e poi a Susanna Camusso. La prima donna segretario generale nella storia della Cgil, che lascia dopo due mandati (il limite massimo per statuto). E si prepara ad un passaggio di consegne che non potra’ che segnare una nuova fase. Ora la parola passa al congresso di Bari e all’assemblea generale (circa 300 i componenti) che verra’ eletta dagli 868 delegati, a cui spetta il compito di eleggere il nuovo segretario generale. Scegliendo tra l’ex leader della Fiom, proposto dalla stessa Camusso alla sua successione ad ottobre scorso con il sostegno della maggioranza della segreteria confederale, e l’ex leader della Cgil Emilia Romagna, subentrato con la propria disponibilita’ a candidarsi al direttivo prima di Natale. L’elezione arrivera’ nel pomeriggio di giovedi’ 24. Con il nome che la spuntera’ nel testa a testa. A meno di sorprese dell’ultima ora.

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Economia

Al via il piano Transizione 4.0: boom di richieste per il credito d’imposta su beni tecnologici

Già esauriti i 2,2 miliardi stanziati per gli investimenti 2025. Accesso attraverso il portale GSE con Spid.

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È scattato ieri alle 14 il kick off per la prenotazione del credito d’imposta destinato agli investimenti in beni strumentali ad alta tecnologia, previsti dal piano Transizione 4.0. In poche ore, secondo il monitoraggio del GSE, le richieste pervenute avrebbero già superato il plafond di 2,2 miliardi stanziato dal ministero delle Imprese e del Made in Italy guidato da Adolfo Urso.

Obiettivo: innovazione, sostenibilità e inclusione

Il piano, rinnovato per il 2025, mira a rendere le imprese italiane più competitive, sostenibili e innovative, incentivando in particolare gli investimenti in transizione digitale, green economy e design. I fondi coprono gli investimenti effettuati dal 1° gennaio al 31 dicembre 2025, con proroga al 30 giugno 2026 se entro fine 2025 è stato versato almeno il 20% di acconto.

Come accedere al bonus

La procedura si svolge esclusivamente online attraverso il portale del GSE (www.gse.it), accedendo tramite identità digitale SPID. Le imprese dovranno compilare un modulo telematico, specificando:

  • i dati aziendali

  • la tipologia di comunicazione (preventiva, di completamento o con acconto)

  • le date di avvio e chiusura dell’investimento

  • le informazioni tecniche sul bene (anche in leasing)

Tre fasi per ottenere il credito

Il meccanismo si articola in tre fasi distinte:

  1. Comunicazione preventiva, da inviare entro il 31 gennaio 2025, indicando importo e tipologia dell’investimento. L’ordine cronologico è determinante per accedere ai fondi.

  2. Conferma dell’acconto, da effettuare entro 30 giorni dalla comunicazione, allegando la prova di versamento del 20% dell’investimento o, in caso di leasing, la firma del contratto e l’impegno formale all’acquisto.

  3. Comunicazione finale, da trasmettere entro il 31 gennaio 2026 per investimenti completati nel 2025, o entro il 31 luglio 2026 per quelli ultimati nella proroga semestrale.

Cosa succede in caso di esaurimento fondi

Anche in caso di esaurimento del budget, le comunicazioni inviate saranno acquisite dal sistema e le imprese rimarranno in lista per un eventuale rifinanziamento, sempre nel rispetto dell’ordine di presentazione. Il MIMIT comunicherà a breve i numeri ufficiali sulle richieste.

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Economia

Mediobanca e Generali al lavoro su partnership strategiche dopo il rinvio dell’assemblea

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Dopo il rinvio al 25 settembre dell’assemblea che avrebbe dovuto decidere sull’offerta pubblica di scambio (Ops) di Mediobanca su Banca Generali, sono partiti i primi tavoli di confronto tra Milano e Trieste. L’obiettivo è accelerare il negoziato per definire l’architettura di nuove partnership commerciali e strategiche tra Mediobanca e Assicurazioni Generali.

Il nodo della compensazione per Generali

Uno degli aspetti chiave è il perimetro delle intese da condividere con gli azionisti, soprattutto con Caltagirone, da sempre contrario all’operazione, e con Delfin, la holding di Francesco Milleri, che aveva manifestato apertura ma si è astenuta in assenza di dettagli concreti.

L’uscita di Banca Generali dal perimetro del Leone di Trieste genererebbe una perdita di utile tra il 4% e il 5%, pertanto sarà necessario trovare un meccanismo di compensazione adeguato per soddisfare gli azionisti e assicurare la sostenibilità finanziaria di Generali.

Pressione di mercato e passivity rule

Intanto Banca Generali continua a perdere valore in Borsa, con un calo del 2,09% nella seduta di ieri, mentre Generali ha ceduto l’1,21%. L’Ops ha generato incertezze che il mercato continua a monitorare con attenzione. L’operazione, infatti, potrebbe restare sospesa per altri tre mesi, in attesa della conclusione del periodo previsto dalla passivity rule, che impone il congelamento delle difese da parte della società bersaglio.

Le valutazioni legali: “Nessuna criticità nel rinvio”

Il professore Filippo Annunziata, docente di Diritto dei mercati finanziari alla Bocconi, ha affermato che il rinvio dell’assemblea non costituisce un vizio procedurale, ma rientra nei poteri delle parti coinvolte. L’articolo 104 del Tufregola la convocazione dell’assemblea per superare la passivity rule, ma la validità dell’operazione resta solida, secondo Annunziata, anche con la nuova calendarizzazione.

Mediobanca prosegue gli acquisti e stringe i tempi

Nel frattempo Mediobanca ha acquistato 376.000 azioni proprie per un valore di 7,2 milioni di euro, confermando la volontà di mantenere il controllo sul dossier e rafforzare il proprio posizionamento. I prossimi mesi saranno determinanti per la definizione dell’operazione, che dovrebbe completarsi tra settembre e ottobre, salvo ulteriori sviluppi.

Il dialogo tra Piazzetta Cuccia, Trieste e Banca Generali sarà fondamentale per la riuscita dell’Ops e per offrire agli investitori un quadro chiaro e credibile.

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Economia

Operazione Unicredit-Banco Bpm Golden power, il governo difende la sua legittimità: “Serve a proteggere la sicurezza nazionale”

Il Mef risponde all’Ue sul caso Unicredit-Banco Bpm: “Interessi finanziari dei risparmiatori sono sicurezza nazionale”. Orcel: “Senza chiarezza, niente OPS”.

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Il Golden power italiano è legittimo e rientra pienamente nella tutela della sicurezza nazionale, anche quando riguarda gli interessi economici e finanziari dei cittadini. È questo il punto chiave della risposta del Ministero dell’Economia(Mef) alla Commissione Europea, in particolare alla Direzione Generale Concorrenza (Dg Comp), che aveva chiesto chiarimenti in merito all’applicazione dei poteri speciali nell’operazione Unicredit-Banco Bpm.

La posizione del governo: “Intervento necessario per tutelare i risparmiatori”

Il governo italiano ha spiegato che l’autorizzazione all’operazione tra i due istituti bancari è accompagnata da prescrizioni considerate “legittime” e “fattibili”. Al centro della risposta c’è la difesa dell’interesse strategico rappresentato dalla massa di risparmio e depositi da centinaia di miliardi, che fa parte della sicurezza economica nazionale.

Un altro nodo centrale è il disimpegno di Unicredit dalla Russia entro il 18 gennaio, indicato come condizione fondamentale nel contesto della posizione italiana sulla guerra in Ucraina.

La questione della natura “italiana” dell’operazione

Bruxelles ha anche sollevato dubbi legati al fatto che l’operazione riguarda due soggetti italiani. Ma il Mef ha chiarito che oltre il 60% del capitale di Unicredit è detenuto da investitori extra-UE, con una forte presenza statunitense e un 20% proveniente dal Regno Unito, Paese ormai fuori dall’Unione.

Questo, però, secondo fonti vicine al dossier, è un aspetto marginale: la vera priorità resta la protezione della sicurezza economica nazionale e l’allineamento con le posizioni euro-atlantiche.

Il quadro normativo e l’autonomia degli Stati

Il Ministero dell’Economia ha ribadito che il regolamento europeo sulle concentrazioni riconosce ai singoli Stati una competenza esclusiva sulla sicurezza nazionale, senza che questa interferisca con le competenze della Commissione Ue, della Bce, della Banca d’Italia o della Consob.

Orcel (Unicredit): “Così non possiamo procedere”

Sulla vicenda è intervenuto anche Andrea Orcel, ceo di Unicredit, durante l’11ª CEO Conference di Mediobanca. Il banchiere ha dichiarato che senza una definizione chiara delle prescrizioni imposte dal Golden power, l’operazione pubblica di scambio (OPS) su Banco Bpm non potrà andare avanti. “Nessun azionista vorrebbe che proseguissi senza chiarezza. Da italiano, mi dispiace che siamo l’unica banca a cui è stato applicato”, ha aggiunto.

Orcel ha inoltre annunciato che Unicredit ridurrà progressivamente l’investimento in Generali, ponendo fine alle speculazioni su possibili alleanze. Nessuna indicazione invece sul 1,9% detenuto in Mediobanca. Quanto alla probabilità di completare l’OPS, il ceo è stato chiaro: “Siamo ben sotto il 50%”.

Prossime tappe: Antitrust e Tar

Domani è attesa la valutazione dell’Antitrust sull’OPS. Il Tar del Lazio, invece, dovrebbe pronunciarsi dopo l’udienza del 9 luglio sul ricorso relativo al Golden power, che resta uno dei punti più delicati dell’intera operazione.

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