Dodici giorni di gare che hanno visto all’opera la meglio gioventù universitaria mondiale. Buona parte delle gare, nelle varie discipline, ospitare in strutture della metropoli, Napoli. Ma sono state interessate anche altre città della Campania. Ben 222 premiazioni, oltre 300mila biglietti staccati, 60 impianti ristrutturati e restituiti alla comunità con l’obiettivo di cavalcare l’onda e inserire Napoli nel circuito dei grandi eventi internazionali ed i complimenti del premier Giuseppe Conte. Con questi numeri si chiude il sipario sulle UniversiadiNapoli 2019.
– NAPOLI 14 LUG 2019 – Napoli stadio San Paolo cerimonia di chiusura della XXX Olimpiade Universitaria Summer Universiade 2019 – Photo Pool Fotografi Universiade 2019
La cerimonia di chiusura, banale e scontate come quella di apertura, è stato uno show targato Balich Worlwide Shows allo stadio San Paolo. Lo spegnimento del braciere è stato affidato ad una delle atlete simbolo di queste Universiadi, Daisy Osakue. Così la città di Napoli ha salutato le Universiadi con il passaggio di testimone alla bellissima città cinese di Chengdu che tra due anni ospiterà la 31/a edizione delle Universiadi estive. Il saluto a Napoli è stato l’omaggio di un tenore cinese che ha intonato ‘O sole mio, e la danza dei panda. Nessuno avrebbe osato immaginare nulla di diverso. Mancava qualche richiamo alla pizza che magari veniva infornata nel Vesuvio, ma diciamo che gli ingredienti della banalità c’erano tutti. Comunque sia è stata una festa.
Cerimonia di chiusura
XXX Universiade Napoli 2019
Napoli, 14 luglio 2019
Pool Fotografi Universiade
“Le Universiadi sono state una grande prova di Napoli e della Campania”, ha detto il premier Giuseppe Conte al suo arrivo allo stadio San Paolo di Napoli. Il bilancio per l’Italia e per Napoli è buono e la città ha incassato la promozione della Fisu (la federazione internazionale degli sport universitari), non senza qualche silenzio riguardo alcuni errori, omissioni, contraddizioni, ritardi . “Non è stato facile organizzare queste Universiadi, ma alla fine sono state un successo grazie allo spirito e all’energia dei napoletani – ha sottolineato il presidente della Federazione Sport Universitari Oleg Matytsin – Gli impianti sono stati ristrutturati e ora sono pronti per ospitare altri eventi. Questa è una delle eredità’ che lasciamo. Abbiamo avuto dei problemi, ma abbiamo trovato sempre delle soluzioni. Napoli ci ha dato una grande lezione”. La lezione è quella di risolvere i problemi. Ovviamente ce n’erano molti creati ad arte per poterli risolvere con soddisfazione per alcuni. Il palco come un mare aperto con un bambino che legge tre articoli della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo sulla libertà e la dignità. La cerimonia di chiusura – alla quale hanno assistito, tra gli altri, il premier Conte oltre al presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, il n.1 della Fisu, Oleg Matystin, il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris – si è aperta in un San Paolo tutto esaurito, con oltre 35 mila spettatori che hanno risposto con un lungo applauso al tributo a Pietro Mennea che 40 anni fa, alle Universiadi di Città del Messico – era il 1979 – realizzò il record mondiale nei 200 metri, quel 19″72 che ha resistito quasi 17 anni e che e’ rimasto un ricordo indelebile nella memoria degli italiani. “Pietro ha onorato questa manifestazione – ha ricordato la vedova di Mennea, Manuela Olivieri dal palco -. Ha saputo coniugare lo sport e lo studio vincendo nello sport come nella vita”.
UNIVERSIADE NAPOLI 2019
Cerimonia di chiusura
credits: Foto Pool Fotografi Universiade 2019
La cerimonia, ispirata al rito tipicamente napoletano del sospeso, è stata il saluto alla città di Napoli e alla Campania. A movimentarla con i loro sketch i The Jackal, le performance del vincitore dell’ultimo festival di Sanremo Mahmood, del rapper partenopeo Clementino e di Dj Sonic e la sfilata degli atleti e dei volontari, vera e propria colonna portante di Napoli 2019. Chiusura con lo spegnimento del braciere affidata ad una delle atlete simbolo di queste Universiadi, Daisy Osakue. A fine corsa della cerimonia di chiusura c’è stato il passaggio di consegne tra Napoli e Chengdu. Il sindaco Luigi de Magistris ha consegnato la bandiera della Fisu nella mani di Oleg Matytsin, numero uno della federazione internazionale dello sport universitario. È stato lui a consegnare la bandiera della Fisu al primo cittadino di Chengdu, Luo Qiang. Sarà infatti la città nativa dei panda a ospitare la prossima edizione dei Giochi universitari nel 2021. “Ora iniziamo a sentire il ‘tic-tac’ per il 2021 – ha detto il sindaco Qiang – Nell’agosto di quell’anno la torcia arriverà nella nostra città e faremo del nostro meglio per organizzare questo evento e renderlo spettacolare. Vi aspettiamo, incontriamoci a Chengdu, in Cina”. La capitale della regione sud occidentale della Cina, Sichuan, si è aggiudicata i Giochi universitari nella primavera scorsa.
UNIVERSIADE NAPOLI 2019
Cerimonia di chiusura
credits: Foto Pool Fotografi Universiade 2019
Che cos’altro aggiungere di queste Universiadi? Che si parlerà in futuro dell’affare del villaggio atleti allestito sulle navi da crociera per ospitare 6000 sportivi in rappresentanza di 118 Paesi. Questo ha costretto tutti gli atleti a vivere poco, pochissimo la città. A non integrarsi, non interagire abbastanza. Ma forse molti di loro resteranno a Napoli qualche giorno in più per godersi la città senza fatica e senza le restrizioni delle gare da affrontare. Si parlerà della comunicazione dell’evento organizzata in fretta e con qualche vulnus sugli affidamenti e sulle fatturazioni. Si parlerà dei 900 appalti veloci, delle spese e delle spesucce varie, le corse, gli errori, le omissioni, gli amici degli amici. Di queste Universiadi ne parleremo in seguito. Ora era giusto parlare della cerimonia di chiusura. E della bella prova e delle belle immagini offerte da Napoli. Chi le ha viste queste belle immagini? Chiediamocelo. Fa parte della comunicazione zero di questo evento. Fare bene e non riuscire a comunicarlo nel villaggio globale è come non essere esistiti. La Rai ha concesso dello spazio all’evento. Ma dov’erano tutti gli altri player della tv italiana? Dov’era Mediaset? Dov’era Sky? Dov’erano tutti gli altri broadcast anche internazionali? Quali servizi sono stati prodotti su questo evento sportivo così importante? Com’è possibile che la cerimonia di chiusura non abbia trovato spazio su una tv nazionale? Domande alle quali proveremo a rispondere.
Un grido contro il razzismo arriva dal Napoli. L’episodio che ha riguardato Juan Jesus purtroppo è solo l’ultimo, non l’unico. Chi non ricorda quando Kalidou Koulibaly venne bersagliato di ‘buuu’, ululati e insulti razzisti dagli spalti sempre del Meazza. Il difensore senegalese del Napoli protestò ma l’arbitro invece di sospendere la partita gli comminò pure un cartellino rosso…
Una brutta vicenda che provocò la reazione di tutti i napoletani allo stadio ed anche fuori: si presentarono tutti con una maschera con la foto del difensore offeso: “Siamo tutti Koulibaly” lo slogan… E poi ogni volta: “Vesuvio Lavali col fuoco”, cori discriminatori in mezzo Paese. E ieri l’episodio che Francesco Acerbi si affanna a smentire ma per il quale ha chiesto scusa a Juan Jesus, dopo che il difensore brasiliano ha fatto presente con il garbo e l’educazione che gli appartengono che non andava bene. Gli avrebbe detto. “Sei un n…o”. Ed ha ragione: non va proprio bene. Così oggi Acerbi se ne è tornato indietro dal ritiro della Nazionale dopo un colloquio con Spalletti che fra l’altro ben conosce la serietà di Jesus. “Acerbi dice che non era un peisodio di razzismo”, fa sapere Spalletti e a chi gli chiede se ha sentito Juan Jesus, risponde: “Aveva il telefono spento, non mi ha risposto”.
Ed allora ancora da Napoli anche stavolta si leva alta la voce: “Da Napoli al mondo, gridatelo forte: no al razzismo”. KeepRacismOut Sono le parole pubblicate sui social dalla Società sportiva calcio Napoli
Un breve video dei calciatori, in sottofondo la loro voce che in lingue diverse recita lo stesso messaggio: “Troppo hanno visto i nostri occhi. Troppo hanno ascoltato le nostre orecchie. Le nostre bocche hanno detto troppo poco, il tempo per l’indifferenza è finito. Facciamoci ascoltare, senza paura, senza vergogna. Gridiamolo forte. No al razzismo”.
Ennesimo stop per Pierre Kalulu. Il difensore francese – tornato a disposizione solo lo scorso 25 febbraio dopo quattro mesi d’assenza -, deve fare i conti con l’ennesimo infortunio. Il terzino ha rimediato una distrazione del legamento collaterale mediale durante la partita di ieri contro il Verona e, come ha informato il club, ha iniziato subito il trattamento conservativo. I tempi di recupero si valuteranno in base all’evolversi della terapia ma si ipotizza più di un mese di stop. E’ una stagione complicatissima quella di Kalulu che finora è stato convocato solo per nove gare di campionato per un totale di appena 180′ di gioco. Nulla di grave invece per Mike Maignan, il portiere che aveva riscontrato problemi fisici alla coscia sinistra nel match contro il Verona, sta bene ed è partito per il ritiro della Nazionale transalpina.
Notizie agrodolci per il Milan che arriva alla sosta del campionato, almeno per quanto riguarda il lato sportivo, con soddisfazione. Certo, il distacco dall’Inter prima in classifica resta quasi incolmabile (+14) ma i due punti rosicchiati in quest’ultima giornata per lo meno fanno abbozzare un sorriso. A pesare sono comunque di più i due punti guadagnati su una Juventus sempre più in crisi. I rossoneri dopo aver conquistato il pass per i quarti di Europa League, consolidano il secondo posto. Quel che è certo è che la squadra non ha subito alcun contraccolpo dal terremoto che ha colpito la società con l’inchiesta della Procura di Milano. Oggi i Pm, come da richiesta della Procura della Figc, hanno trasmesso il decreto di perquisizione eseguito la scorsa settimana.
Sono solo dodici le pagine fornite, perché le indagini sono ancora aperte e gli altri atti sono coperti dal segreto investigativo, utile per proseguire le indagini. Al centro dell’inchiesta, l’ipotesi che Elliott eserciti ancora un controllo sul club rossonero, come ne fosse ancora proprietario, andando così a creare anche un ‘conflitto d’interesse’ – come si legge nel Decreto in riferimento ai regolamenti Uefa – legato alla co-proprietà di due squadre: Lille e Milan. Al riguardo, fonti al corrente della situazione, tornano a sottolineare che Elliott non possiede, né ha mai posseduto, controllato o esercitato un’influenza dominante sul Lille.
I prestiti di Elliott al Lille e ai suoi precedenti e attuali proprietari sono di dominio pubblico e sono stati resi noti alle autorità calcistiche francesi. I due club, inoltre, si erano affrontati nel 2020 nella fase a gironi di Europa League, quando Elliott era azionista di maggioranza del Milan e solo creditore, insieme a JP Morgan, di un prestito complessivo di circa 170 milioni di euro verso Gerard Lopez, allora proprietario del Lille. Nessuno dei due club è stato sanzionato dell’Uefa, che non ha riscontrato infrazioni al regolamento. “Da cittadino, non da vicepresidente del Consiglio, mi auguro che se la magistratura si muove o per il Milan o per i palazzi a Milano, si muova con elementi assolutamente solidi. Perché altrimenti fanno il danno di Milano, dell’Italia, del calcio e di quant’altro”, ha dichiarato il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini.
Sarà Stefano Colantuono a raccogliere l’eredità di Fabio Liverani sulla panchina della Salernitana. Nonostante manchino ancora le ufficialità (sia la comunicazione dell’esonero che quella del nuovo tecnico sono attese per domani), la società campana ha sciolto le riserve, promuovendo in panchina l’attuale responsabile del settore giovanile granata. Per Colantuono sarà la terza esperienza con il cavalluccio marino sul petto. È pronto a rescindere il suo contratto, invece, Pippo Inzaghi che aveva un accordo fino a giugno 2024 con la Salernitana. Il club granata, infatti, aveva pensato a lui per il dopo Liverani ma Super Pippo chiedeva garanzie contrattuali e progettuali che hanno spinto la Salernitana a puntare sulla soluzione interna.