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C’è la pillola anti Covid, 4 compresse al giorno per 5 giorni e il virus è sconfitto

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Arrivera’ “il piu’ presto possibile” la richiesta di autorizzazione di emergenza negli Usa per il primo antivirale contro il Covid che puo’ essere assunto facilmente da casa, come qualsiasi altro farmaco in pillola. Ma intanto, forte dei risultati di uno studio che promette di dimezzare il rischio di ricoveri e decessi in persone ad alto rischio, e’ gia’ iniziata la produzione. E, mentre il titolo dell’azienda farmaceutica Merck (conosciuta come MSD in Italia) vola in borsa a New York, a parlare di “risultati promettenti da valutare con attenzione” e’ il direttore della Prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza. Il nuovo antivirale orale molnupiravir agisce inibendo la replicazione di molti virus (tra i quali Sars- CoV-2) e funziona inserendosi nell’Rna virale e causando mutazioni nel virus che determinano una “catastrofe dell’errore virale. La pillola va presa per cinque giorni, quattro compresse al giorno. Lo studio di fase III (analisi ad interim) condotto su 750 persone ha mostrato che puo’ ridurre del 50% il rischio di ospedalizzazione o morte in pazienti adulti a rischio e che presentavano Covid-19 in forma lieve o moderata, se somministrato nelle fasi iniziali dell’infezione. In base ai risultati, annunciati da Merck (Msd) insieme al partner Ridgeback Botherapeutics, infatti, il 7,3% dei pazienti che hanno ricevuto molnupiravir sono stati ricoverati o sono deceduti entro il 29/mo giorno, a fronte di un 14,1% che si e’ osservato in pazienti trattati con placebo. Oltre a non provocare particolari effetti avversi, ha dimostrato un’importante efficacia contro le varianti virali Gamma, Delta e Mu. Sulla base di questi dati, l’azienda “intende richiedere quanto prima un’autorizzazione all’uso per emergenza alla Food and Drug Administration”, l’ente regolatorio statunitense, e allo stesso tempo, “richiedere un’autorizzazione all’immissione in commercio ad altre agenzie regolatorie a livello mondiale”. La fiducia in un iter dall’esito positivo e rapido ha portato Merck a iniziare la produzione del farmaco prima ancora di ottenere i risultati dello studio, assumendosi interamente il rischio: l’obiettivo e’ produrre 10 milioni di dosi gia’ entro la fine del 2021. L’azienda, inoltre, inoltre ha stipulato un accordo con il governo degli Stati Uniti in base al quale, una volta raggiunta l’approvazione del farmaco, fornira’ circa 1,7 milioni di dosi di molnupiravir. Accordi di acquisto e fornitura sono in corso con altri governi a livello mondiale e l’intenzione e’ quella di adottare una politica differenziata dei prezzi basata sui criteri di reddito della Banca Mondiale. Inoltre sarebbero gia’ stati sottoscritti accordi di licenza volontaria non esclusiva con produttori di generici, cosi’ da accelerare la disponibilita’ della pillola in piu’ di 100 Paesi a basso o medio reddito. “I risultati sono promettenti, dobbiamo vederli con attenzione. Perche’ abbiamo bisogno anche di antivirali”, ha commentato Gianni Rezza. ” Abbiamo gia’ disponibili vaccini e anticorpi monoclonali, ma mancano ancora antivirali. Non e’ facile mettere a punto un antivirale per un virus che, diversamente da altri, si replica velocemente e da malattia estremamente acuta”, ma averlo “permetterebbe di disporre di un portafoglio di strumenti che ci rendano in grado di combattere” un virus che “si sta endemizzando”. Ma, ha ricordato Rezza, “ci sono diversi farmaci antivirali allo studio in fase tre”. L’azienda farmaceutica americana Pfizer, ad esempio, ha avviato uno studio di media-lunga durata per testare il suo farmaco orale per la prevenzione del Covid-19 tra chi e’ stato esposto al virus. In gara c’e’ anche la svizzera Roche. Intanto il primo effetto su larga scala il molnupiravir lo ha avuto: far volare Merck a Wall Street. I titoli hanno visto un’impennata del 12%, il balzo maggiore dal 2009.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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Covid, meno ricoveri in ospedale e meno contagi

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L’indice di trasmissibilità per il Covid-19 basato sui casi con ricovero ospedaliero al 26 dicembre si conferma sotto soglia epidemica e sostanzialmente stabile con 0,75; in leggera diminuzione anche i ricoveri sia nei reparti che i terapia intensiva. Anche l’incidenza di casi Covid-19 diagnosticati e segnalati nel periodo 28 dicembre 2023-3 gennaio 2024 è in lieve diminuzione pari a 66 casi per 100.000 abitanti rispetto ai 70 della settimana precedente. Il numero di nuovi contagi segnalati è 38.736 contro i 40.988 della settimana precedente e i 60.556 della settimana ancora prima. Questo quanto emerge dall’ultimo monitoraggio del ministero della Salute-Istituto Superiore di Sanità, in cui viene spiegato che, per l’Rt, i valori potrebbero essere sottostimati “a causa di un ritardo di notifica dei ricoveri durante i giorni festivi” e per l’incidenza “in parte per una ridotta frequenza di diagnosi effettuate durante i giorni festivi”.

Per le ospedalizzazioni, al 3 gennaio l’occupazione dei posti letto in area medica risulta pari al 10,1% (6.320 ricoverati) rispetto all’11,0% rilevato al 27 dicembre 2023. In riduzione anche l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 2,8% (246 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (3,2% al 27 dicembre 2023). I tassi di ospedalizzazione e mortalità, viene rilevato nel monitoraggio, aumentano con l’età, presentando i valori più elevati nella fascia d’età 90+ anni; anche il tasso di ricovero in terapia intensiva aumenta con l’età. L’incidenza settimanale dei casi diagnosticati e segnalati risulta in diminuzione nella maggior parte delle Regioni e Province.

L’incidenza più elevata è stata riportata nella Regione Lazio (128 casi per 100.000 abitanti) e la più bassa in Sicilia (6 casi per 100.000 abitanti). Le reinfezioni sono al 43% circa, in lieve diminuzione rispetto alla settimana precedente. Per quanto riguarda le varianti, alla data della più recente indagine rapida condotta dall’11 al 17 dicembre 2023, JN.1 (discendente di BA.2.86) è predominante, con una prevalenza nazionale stimata pari a 38,1%. Si conferma, inoltre, se pur con valori di prevalenza in diminuzione, la co-circolazione di ceppi virali ricombinanti riconducibili a XBB, ed in particolare alla variante d’interesse EG.5 (prevalenza nazionale stimata pari a 30,6%).

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In Spagna torna mascherina contro boom virus respiratori e Covid

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Un appello al “buon senso” e la raccomandazione “ad avere sempre a portata di mano la mascherina” da indossare negli ambienti affollati o sui trasporti pubblici è stato lanciato oggi dalla ministra spagnola di Sanità, Monica Garcia, a causa del “notevole aumento” di virus respiratori registrati negli ultimi giorni, che hanno già portato in emergenza numerosi centri di salute e servizi di pronto soccorso ospedalieri. In una dichiarazione alla tv nazionale Rtve, Garcia ha fatto riferimento all’incidenza attuale di virus respiratori “di 1.000 casi per 100.000 abitanti”, secondo il rapporto settimanale dell’Istituto Carlos III di riferimento.

“Il tasso di ricoveri, nonostante il lieve aumento, si mantiene basso, sotto i 30 casi per 100.000 abitanti”, ha aggiunto, ma “è prevedibile che continuerà a intensificarsi nei prossimi giorni”. La ministra ha convocato per lunedì il Consiglio interterritoriale del Sistema sanitario nazionale di salute, per “unificare i criteri per “affrontare i picchi di virus respiratori”, dopo che regioni come la Catalogna e la Comunità Valenziana hanno ripristinato da oggi l’obbligo di mascherina in ospedali, centri sanitari e residenze di anziani.

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