Il centrodestra apre il cantiere delle europee dell’anno prossimo, convinto che dopo il voto di Roma, Atene e, chissà, anche dopo quello di Madrid a luglio, l’asse tra conservatori e popolari possa sfondare anche a Bruxelles. Silvio Berlusconi lo sostiene convintamente chiedendo alla Lega di farne parte escludendo però “gli estremisti irresponsabili”. E ricevendo un secco no da Salvini all’ingresso nel Ppe. Nel giugno 2024 si voterà con il sistema proporzionale, ed è naturale che la sfida sarà all’ultimo voto, in una clima di tutti contro tutti, anche all’interno della stessa coalizione. Silvio Berlusconi benedice la scelta di esportare il “modello italiano” anche in Europa, mandando in soffitta la cosiddetta maggioranza Ursula, di cui Forza Italia tuttora fa parte. “L’asse fra popolari, liberali e socialisti ha fatto il suo tempo”, rimarca in un’intervista al Giornale. “Tenere insieme forze che hanno visioni ed obbiettivi diversi – incalza – porta solo alla paralisi o a soluzioni pasticciate. Le alternative sono due, il centrodestra e la sinistra”. Passaggio che viene accolto con soddisfazione da Carlo Fidanza, capodelegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento Europeo.
Ma, in controluce, nel suo commento, emerge una implicita punzecchiatura a Forza Italia, soprattutto quando definisce il centrodestra italiano “modello Meloni” e quando difende a spada tratta l’identità di Fratelli d’Italia, la cui leader guida i conservatori e rifomisti europei. “Le parole di Berlusconi – osserva Fidanza – vanno nella direzione di quello che stiamo facendo, con l’obiettivo di esportare il modello Meloni anche in Europa. Ognuno partendo dalla propria famiglia politica, che nel caso di FdI è quella dei Conservatori europei di cui Giorgia Meloni è presidente”. Ma qualche dissapore emerge anche tra Forza Italia e la Lega. Sempre nella stessa intervista, il Cavaliere lancia un messaggio agrodolce a Via Bellerio.
Questa nuova coalizione in Ue, sottolinea l’ex premier, include “tutti gli alleati”, ma deve lasciare fuori “frange estremiste inaffidabili ed irresponsabili”. Un implicito riferimento proprio ai compagni di gruppo di Matteo Salvini a Strasburgo, come Le Pen e i tedeschi di Adf, con cui il Ppe non vuole avere nulla a che fare. Matteo Salvini, però, non ci sta a farsi mettere nell’angolo: è noto che lui per primo parlò di un partito del centrodestra unitario in Europa, e da settimane ha aperto una “riflessione a 360 gradi” sulla futura collocazione della Lega in Europa. Oggi però punta un paletto fondamentale, escludendo l’ingresso dentro il Ppe, ipotesi definita dal segretario leghista “non all’ordine del giorno”.
Ma il ministro delle Infrastrutture va oltre, lanciando qualche stoccata proprio alla famiglia politica di Silvio Berlusconi, rinfacciandole proprio l’alleanza con i socialisti: “Continuo a lavorare per un accordo tra tutti i partiti di centrodestra a Bruxelles con l’obiettivo di rendere più incisive alcune battaglie. Negli ultimi anni abbiamo assistito all’asse tra Ppe e socialisti: non credo – sottolinea – piaccia agli elettori moderati e di centrodestra”. Quindi sembra quasi chiedere conto ai popolari europei circa la loro coerenza programmatica: “Il Ppe cosa pensa dell’utero in affitto che io ritengo sia un abominio, oppure delle restrizioni del settore automotive che mettono in ginocchio imprese e lavoratori europei? La Lega – conclude – farà pesare il suo consenso”.