Collegati con noi

Cronache

Caso Garlasco, l’ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti davanti ai giudici di Brescia per corruzione in atti giudiziari

L’ex procuratore aggiunto di Pavia, Mario Venditti, è comparso davanti ai giudici di Brescia. È indagato per corruzione in atti giudiziari nell’inchiesta legata all’archiviazione di Andrea Sempio nel caso Garlasco.

Pubblicato

del

È arrivato questa mattina al Tribunale di Brescia, accompagnato dal suo avvocato Domenico Aiello, Mario Venditti, ex procuratore aggiunto di Pavia, indagato per corruzione in atti giudiziari. L’accusa riguarda la richiesta di archiviazione di Andrea Sempio del 16 marzo 2017, nella prima inchiesta bis sul delitto di Garlasco.

Il 72enne magistrato, originario di Benevento e già in servizio alla Direzione distrettuale antimafia di Milano, potrebbe decidere di rendere dichiarazioni spontanee davanti ai giudici del riesame, presieduti da Giovanni Pagliuca, chiedendo l’annullamento del decreto di perquisizione e sequestro disposto il 16 settembre scorso.

L’accusa e i sequestri disposti

L’indagine, coordinata dal procuratore Francesco Prete e dalla pm Claudia Moregola, ha portato al sequestro di tre smartphone, due computer, due iPad, due hard disk e due chiavette USB, eseguito il 26 settembre dal Gico della Guardia di finanza di Brescia, in collaborazione con i militari di Pavia e il Nucleo investigativo dei Carabinieri di Milano.

Venditti è accusato di aver ricevuto una somma indebita, tra i 20 e i 30 mila euro, per favorire Andrea Sempio, il commesso di Voghera indicato come possibile responsabile alternativo dell’omicidio di Chiara Poggi.

Le origini del procedimento e le anomalie contestate

La nuova indagine era nata da un esposto della madre di Alberto Stasi, Elisabetta Ligabò, presentato nel dicembre 2016 dopo alcune indagini difensive svolte dalla società privata SKP per conto dello studio legale Giarda. L’esposto indicava Sempio come possibile autore del delitto, ma la Procura generale di Milano lo aveva trasmesso a Pavia accompagnandolo da una nota della sostituta pg Laura Barbaini, che lo definiva “privo di ogni razionalità e plausibilità”.

Venditti chiese l’archiviazione il 16 marzo 2017 e il gip Fabio Lambertucci la dispose una settimana dopo.

L’accusa di corruzione si basa sul ritrovamento, il 14 maggio 2025, durante una perquisizione nella casa dei genitori di Sempio (non indagati), di un appunto con la scritta “Venditti GIP archivia x 20.30 euro”, datato erroneamente 4 febbraio 2016.

I militari hanno inoltre segnalato “una serie di anomalie” nelle attività investigative: omissioni nella trascrizione di intercettazioni ambientali rilevanti, interrogatori troppo brevi, e una presunta conoscenza anticipata dei temi d’indagine da parte dei familiari di Sempio, circostanze che oggi l’ex magistrato contesta con la sua difesa.

Il caso riapre una pagina oscura del delitto di Garlasco, per cui Alberto Stasi è stato condannato in via definitiva a 16 anni di reclusione.

Advertisement

Cronache

Papa Leone con i poveri: messa a San Pietro e pranzo con 1300 persone per la Giornata mondiale

Papa Leone celebra la Giornata mondiale dei poveri con una messa gremita a San Pietro e un pranzo con 1300 persone in difficoltà, richiamando i leader mondiali ad ascoltare il grido degli ultimi.

Pubblicato

del

Papa Leone ha scelto di vivere la Giornata mondiale dei poveri accanto a chi affronta ogni giorno la fatica della sopravvivenza. Il pranzo con 1300 persone in difficoltà ha rappresentato il momento più intenso di una giornata nata da un’intuizione di Papa Francesco, che Leone ha voluto ricordare e applaudire.

La messa a San Pietro e il saluto fuori dalla Basilica

La mattina si è aperta con la messa nella Basilica di San Pietro, troppo piccola per contenere le migliaia di persone presenti. Prima della celebrazione, il Papa è uscito in Piazza San Pietro per salutare chi non era riuscito a entrare e invitarlo a seguire la celebrazione dai maxischermi.

Il richiamo ai responsabili del mondo

Nell’omelia, Papa Leone ha rivolto un appello diretto ai leader mondiali:
«Ascoltate il grido dei poveri».
Ha parlato delle tante forme di povertà, materiali, morali e spirituali, ricordando che alla radice di tutte c’è una ferita comune: la solitudine.

Secondo Leone, la sensazione di impotenza globale nasce da una menzogna: credere che nulla possa cambiare. «Il Vangelo – ha detto – ci dice che proprio negli sconvolgimenti della storia il Signore viene a salvarci. La comunità cristiana deve esserne oggi segno vivo, in mezzo ai poveri».

Pace, giustizia e responsabilità

Il Papa ha insistito sul ruolo dei responsabili istituzionali:
«Non ci potrà essere pace senza giustizia», richiamando alle proprie responsabilità capi di Stato e governanti. Il grido dei poveri, ha ricordato, è spesso soffocato da un mito del benessere che non include tutti e lascia indietro chi non riesce a reggere il passo.

Il pranzo nell’Aula Nervi e la visita ai volontari

La giornata si è conclusa con il pranzo nell’Aula Nervi, organizzato grazie alle realtà che ogni giorno lavorano accanto ai poveri: Vincenziani, Caritas, Sant’Egidio e l’associazione francese Fratello, che ha curato un secondo pranzo nei Giardini Vaticani.

Papa Leone, a sorpresa, si è recato anche lì per salutare e benedire volontari e ospiti, ribadendo così la sua vicinanza concreta agli ultimi.

Continua a leggere

Cronache

Fnsi attacca gli editori: «Tagliano diritti e qualità. Basta usare i giornalisti come un bancomat»

Fnsi denuncia dieci anni di immobilismo contrattuale e accusa gli editori di tagliare diritti, welfare e qualità dell’informazione. Il 28 novembre sciopero nazionale dei giornalisti.

Pubblicato

del

La Fnsi rompe il silenzio e, in vista dello sciopero nazionale del 28 novembre, attacca frontalmente gli editori. Il sindacato ricorda che «responsabili lo siamo da dieci anni», tanto quanto è durata l’assenza della Fieg dai tavoli contrattuali, con il contratto scaduto e nessuna protesta portata in piazza fino a oggi.

Il bonus informazione ignorato

La Fnsi rivendica di aver proposto alla Fieg una piattaforma comune da presentare al governo, con misure condivise come il “bonus informazione”, uno strumento pensato per sostenere i cittadini nell’accesso a un’informazione di qualità e riportare ricavi nelle aziende editoriali. La risposta? «Non solo la proposta non è stata presa in considerazione, ma è stata accolta con fastidio».

«Solo tagli e precarietà»

Nella nota il sindacato denuncia che le proposte della Fieg puntano esclusivamente a tagli sul costo del lavoro, presenti e futuri, «condannando la categoria a pensioni da fame e indebolendo il welfare». Secondo la Fnsi, l’obiettivo degli editori sarebbe ottenere risorse per prepensionare chi oggi lavora, sostituendolo con giovani «senza diritti» e con pensionati. A ciò si aggiunge la richiesta di sovvenzioni certe, «senza dare nulla in cambio», con un impatto diretto sulla qualità dell’informazione.

Il crollo dell’occupazione

Dal 2011 ad oggi, ricorda la Fnsi, i giornalisti dipendenti sono passati da 19mila a 13mila: «circa il 30% di posti di lavoro in meno», anche tenendo conto delle assunzioni obbligatorie. Una crisi aggravata da stati di crisi «ripetuti anche quando i bilanci erano floridi» e che ha contribuito a mettere in ginocchio l’Inpgi.

La difesa degli scatti e il nodo autonomia

Il sindacato respinge anche le critiche sugli scatti percentuali, rivendicando che rappresentano «la tutela dell’autonomia professionale» di chi viene penalizzato nei percorsi di carriera.

Le domande della Fnsi

Nel finale, il sindacato pone una serie di interrogativi diretti agli editori:
È responsabile pagare i collaboratori 2-5 euro a pezzo?
È responsabile evitare di affrontare i temi dell’innovazione tecnologica, dell’IA e delle piattaforme digitali?
È responsabile fare giornali con precari e pensionati per ridurre i costi?
È responsabile incentivare le uscite anticipate sfruttando una legge di 35 anni fa?

La chiusura è netta: «Gli editori la smettano di usare la categoria come un bancomat».

(La foto di archivio in evidenza è di Imagoeconomica)

Continua a leggere

Cronache

Tragedia ad Arezzo, 22enne muore in un incidente sulla regionale 327

Un giovane di 22 anni è morto ad Arezzo dopo essersi schiantato con l’auto contro un albero sulla regionale 327. Dinamica dell’incidente ancora da chiarire.

Pubblicato

del

Un ventiduenne ha perso la vita nel pomeriggio sulla regionale 327, alle porte di Arezzo, in località San Zeno. L’incidente è avvenuto intorno alle 17.

La dinamica ancora da chiarire

Secondo una prima ricostruzione, il giovane, di origine moldava, avrebbe perso il controllo dell’auto per cause ancora da accertare. Il veicolo è finito contro uno dei pini che costeggiano la carreggiata, senza lasciargli scampo.

I soccorsi

Sul posto sono intervenuti immediatamente le ambulanze del 118, i vigili del fuoco e la polizia municipale di Arezzo. Nonostante i tentativi di rianimazione, per il ragazzo non c’è stato nulla da fare.

Traffico in tilt

L’incidente ha provocato pesanti ripercussioni sul traffico della zona, con rallentamenti e deviazioni necessarie per consentire i rilievi e la messa in sicurezza dell’area.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto