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Caso Fedez a Belve? Nessuna censura Rai, solo un no ad una ospitata retribuita

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Caso Fedez in Rai. L’artista è ricoverato da giovedì al Fatebenefratelli di Milano dopo l’emorragia interna causata da due ulcere intestinali che ha molto allarmato visto il precedente tumore raro al pancreas di cui è stato operato nel marzo 2022. E ci resterà ancora per giorni per le cure del caso a cominciare dalle trasfusioni che come lui stesso ha detto “mi hanno salvato la vita”. Dunque probabilmente non avrebbe potuto accettare l’invito di Francesca Fagnani al programma di Rai2 Belve, quanto meno lo avrebbe dovuto rimandare. Ma il problema non si pone visto che la Rai ha comunque bloccato tutto. Cosa che ha non poco infastidito Fagnani che esplicitamente ha dichiarato di non condividere la linea e di sperare che ci si ripensi. Il ciclo di Belve è appena cominciato e martedi sera sarà la seconda delle cinque puntate previste. La Rai augura una pronta guarigione a Fedez, si apprende da fonti a Viale Mazzini, quanto alla partecipazione a Belve non l’ha ritenuta opportuna. Del resto su Instagram la giornalista aveva preso le distanze da questa imposizione, confermandola senza diplomazie.

“L’unica cosa che conta adesso è che Federico stia bene. Solo un chiarimento per quel che riguarda la notizia relativa alla partecipazione di Fedez a Belve: è vero che la dirigenza Rai non l’ha ritenuta opportuna. Non condivido questa decisione nè Belve del resto ha mai tolto voce a nessuno. Magari non finirà così”, ha scritto sperando in un happy end nelle prossime puntate ma che, a quanto risulta al momento, non è contemplato. Cosa impedirebbe la partecipazione del popolare personaggio al programma di interviste di Rai2? Perchè la Rai non lo vuole? In serata trapela da fonti di Viale Mazzini che l’ospitata al programma di intrattenimento sarebbe stata retribuita, mettendo in evidenza che non si sarebbe trattato di censura ma di scelta che non avrebbe a che vedere con la politica, che non si è minimamente interessata al caso se non per strumentalizzare la vicenda, dopo la pubblicazione del post della Fagnani. Cio’ nonostante, può essere utile spiegare qualche pregresso lontano e vicino. Nel 2021 una prima accesa polemica tra Fedez e la Rai per la sua partecipazione al Concertone del Primo Maggio. Su Instagram denunciava come il suo intervento veniva stato sottoposto ad approvazione, ma Rai e Rai3 smentirono “pressioni e censure”. Da settimane il rapper sosteneva il Ddl Zan, con continui battibecchi con la Lega e Salvini. Da Vasco Rossi a Ornella Vanoni incassò il sostegno dei colleghi, fatto è che nel 2022 non fu invitato affatto.

All’ultimo Sanremo il suo freestyle politicamente scorretto costrinse la Rai a dissociarsi – un affondo contro il governo, in particolare contro la ministra Roccella sull’aborto e contro il viceministro Bignami, di cui il rapper ha strappato la foto con l’uniforme nazista – senza dimenticare il bacio fluido con Rosa Chemical nella puntata finale (ma lì ad arrabbiarsi come è noto fu soprattutto la moglie Chiara Ferragni, un episodio da cui scaturì un crisi coniugale di cui si è molto ricamato nei mesi). Il diretto interessato Fedez dal reparto di ospedale, per ora tace poi chissà. Intanto va ad infoltire l’elenco non breve delle presenze inopportune in Rai: da Roberto Saviano, bloccato a luglio a programma Insider già registrato e nonostante decine di migliaia di firme e proteste a Filippo Facci che avrebbe dovuto condurre una striscia quotidiana, a Memo Remigi la cui partecipazione a Domenica in oggi a quanto si è appreso è saltata (era stato allontanato per le molestie in diretta a Jessica Molracchi) preferendogli un altro ritorno quello di Fabrizio Corona uscito dal carcere, per risalire via via a casi storici come quelli clamorosi dell’editto bulgaro di Silvio Berlusconi premier che nel 2002 invitò la Rai ad estromettere Biagi, Santoro e Daniele Luttazzi, a Beppe Grillo bannato per la battuta sui socialisti che rubano che fece infuriare Craxi (Fantastico 1986), alla bestemmia a Blitz nel 1984 che costò l’epurazione a Leopoldo Mastelloni per concludere con Dario Fo e Franca Rame censurati a Canzonissima 1962, i leggendari Tognazzi e Vianello bloccati nel 1959 per la parodia sulla caduta dalla sedia del presidente Gronchi.

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Cronache

Udine prima, Napoli fra le ultime: ma quali indicatori sceglie il Sole 24 Ore?

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Sono stata nel maggio scorso qualche giorno a Udine, che secondo la classifica del Sole24 Ore è al primo posto in Italia per vivibilità. Senza nulla togliere agli amici udinesi, ho dei cugini che vivono pochi chilometri da lì, sinceramente non riesco davvero a capire quali indicatori abbiano mai potuto scegliere. Sicuramente l’occupazione. Forse l’ordine, uffici molto larghi ed efficienti, qualche vespasiano in giro per la città? Bus che funzionano? Mah…
Ho fatto una bella passeggiata in centro, dove ho acquistato i famosi asparagi bianchi e quando ho visto dei baretti carini e curati, pieni di piante in fiore, ho chiesto a chi mi accompagnava se la sera ci fosse molta confusione…mi hanno quasi riso in faccia: al tramonto qui è tutto chiuso, mi hanno spiegato. Ovviamente mi son stupita, poi ho pensato forse non aprono d’inverno perché fa freddo…No, no: mi hanno detto che anche d’estate qui, di sera, è un mortorio. Non volevo crederci. Un po’ triste per la verità.

La sera, dopo la partita che ha finalmente assegnato lo scudetto al Napoli, con amici abbiamo cercato un posto dove mangiare qualcosa. E dopo un lungo giro e molte telefonate ai locali trovati su Internet, abbiamo finalmente trovato un pub pizzeria. Fuori, il delirio: nonostante ci fossero alcune migliaia di persone in cerca di un tavolo, era l’unico aperto. Riusciamo ad entrare e al tavolo vicino c’erano due giovani tifosi udinesi, uno con la maglia della squadra. Mi fermano e mi dicono: “avete vinto ma non è troppo festeggiare tanto, esser così felici?” Ho detto loro che il Napoli e Napoli per noi coincidono, c’è un senso di appartenenza e di gioia che si trasmette anche ai turisti che amano il nostro modo di vivere e ci premiano con la loro presenza (anche questo fine settimana sold out presso ‘largo Maradona’ e a vedere il ‘Cristo velato”). E loro mi hanno risposto: “lo vedete, noi abbiamo solo questo, sono tutti chiusi a quest’ora…”
Allora io mi chiedo: esimi analisti del Sole24Ore ma che cosa avete analizzato? Sicuramente i problemi della criminalità, simili in tutte le grandi città, i trasporti, ma spesso sfugge un particolare: Napoli è una ‘casa di vetro’ dove quello che accade è sempre sotto gli occhi di tutti. Non è così in molti luoghi dove i tappeto sotto il quale nascondere il malcostume, il disagio, la criminalità peggiore, quella economica, è ben ampio ed ancorato saldamente al suolo. Di certo non è stata presa in esame la gioia di vivere, non la percezione di felicità, e nemmeno la soddisfazione dei turisti e pure dei cittadini. E neppure la qualità del cibo, il fatto che ci sia possibilità per tutte le tasche. O il piacere di accontentarsi anche di un panorama, di uno scorcio di cielo o di mare che più azzurro non si può.

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Delmastro attacca: Cospito è un influencer della sinistra

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Prima “Cospito influencer della sinistra”, poi l’attacco frontale al Csm promettendo di “spezzare le reni” al correntismo dei magistrati. Il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro, sceglie un evento organizzato da Fratelli d’Italia ad Aosta, per lanciare critiche e frecciate al sistema giudiziario e, in particolare, alle toghe. Parlando della vicenda Cospito, che lo vede peraltro imputato per rivelazione di segreto d’ufficio legata alla diffusione di carte riservate, il sottosegretario ha definito l’anarchico – che sta scontando 20 anni di carcere al 41-bis per un attentato alla caserma dei carabinieri di Fossano – un “influencer della sinistra”.

“L’Italia – ha detto – è quel Paese strano dove quando sei indagato o imputato sei un mostro, sbattuto sui giornali, ti possono portare in cella senza passare dal via, senza che tu sappia neanche perché. Poi quando finalmente diventi condannato ti si aprono le porte di quel sinistro perdonismo, per cui lo stesso Cospito diventa l’influencer della sinistra, a cui vanno come se fosse la Mecca. Oppure, per parlare di temi che non mi riguardano personalmente, tal Fricano che ficca 57 coltellate alla sua fidanzata e viene liberato perché è ingrassato”. Andando avanti nel discorso, il deputato piemontese ha attaccato anche la magistratura.

“La riforma del Csm, che preveda di ‘spezzare le reni’ al correntismo cancerogeno che lede anche l’onorabilità della magistratura – ha proseguito, citando un celebre passaggio di un discorso del Ventennio fascista – fa sì che per evitare di assistere al triste spettacolo a cui abbiamo assistito nella lettura del libro di Palamara sia necessario in maniera radicale intervenire con meccanismi di sorteggio”.

Riguardo alle parole di Guido Crosetto sui giudici, il sottosegretario ha infine sottolineato che il ministro della Difesa “che è banalmente un uomo di destra come me, ha detto ‘Io posso a venire a riferire in Parlamento in ogni istante della mia vita, assumendomi integralmente la responsabilità di quello che penso e di quello che ho detto’. E fra le cose che ha detto Crosetto, è chiaro il fatto che vi è un segmento, non l’intera magistratura, di magistrati organizzati che hanno una precisa visione politica del mondo e che a volte quella precisa visione politica del mondo influisce sulle loro scelte giuridico-professionali”.

Immediata la replica dell’opposizione, con la responsabile Giustizia del Pd, Debora Serracchiani, che ha definito il gergo utilizzato da Delmastro da “nostalgico autoritario”.”La sostanza – ha proseguito – è quella dell’aspirante sovversivo, l’insulto è l’unica modalità di dialogo nota. Non accettiamo questa devastazione dei rapporti istituzionali né di trasformare la riforma della giustizia in un campo di battaglia a colpi di manganello verbale. Si possono avere idee diverse su molte cose ma un sottosegretario non può degenerare al punto da citare Mussolini”.

 

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Trionfo Napoli, Gran Galà Aic a tinte azzurre

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– È tripudio Napoli al Gran Galà del Calcio AIC. Nella serata dell’undicesima edizione del premio andato in scena a Milano, il club partenopeo si aggiudica il titolo di miglior società, Luciano Spalletti quello di allenatore e Victor Osimhen di miglior attaccante e giocatore dell’anno, con Khvicha Kvaratskhelia premiato per il miglior gol e ben cinque calciatori nella top 11 della stagione 2022/23, l’annata dello storico terzo scudetto per il Napoli.

“Lo scorso è stato un anno indimenticabile perché atteso da 30 anni. Siamo riusciti a regalare a questa città un sogno”, le parole del patron Aurelio De Laurentiis, ricevendo il premio per la miglior squadra. “Con Spalletti è stato un matrimonio felice”, ha aggiunto il patron azzurro che prima dell’evento ha anche salutato e abbracciato lo stesso allenatore, oggi ct dell’Italia. De Laurentiis dopo aver ricevuto il premio ha inoltre ringraziato Spalletti, la squadra, il direttore sportivo Giuntoli “con cui abbiamo condiviso otto anni” ma “soprattutto i tifosi del Napoli che meritano questo Scudetto.

La squadra era un gruppo fortissimo, senza individualismi”. Nessun individualismo anche se il premio come miglior giocatore è andato a Victor Osimhen, grande protagonista dell’annata che ha portato il Napoli allo scudetto, con le sue 26 reti decisive nella corsa verso il tricolore dei partenopei. Una serata a forte tinte azzurre, quindi, con il club partenopeo che ha fatto incetta di premi. Nella top 11 hanno trovato spazio Maignan in porta, poi difesa a 4 con Di Lorenzo, Kim, Bastoni e Theo Hernandez, una mediana con Calhanoglu, Lobotka e Barella e in attacco il trio formato da Leao, Osimhen e Kvaratskhelia (premiato anche come miglior gol per la rete all’Atalanta).

Assenti tra i premiati Lazio e Juventus. In campo femminile, la miglior calciatrice è stata Tabitha Chawinga (all’Inter nel 2022/23, oggi al PSG), mentre il premio per la miglior rete è stato assegnato alla romanista Manuela Giugliano. Nella top 11 hanno trovato spazio invece Durante in porta, Boattin, Linari, Minami e Wenninger in difesa, Alves Da Silva, Caruso, Greggi, Grosso a centrocampo con Chawinga e Haavi in attacco. Tra gli altri, il miglior arbitro è stato Daniele Orsato, mentre il miglior giovane Serie B è Giovanni Fabbian della Reggina, oggi al Bologna. Infine, un riconoscimento speciale è stato assegnato a Gianluigi Buffon. Nella serata non è mancato anche un ricordo di Sinisa Mihajlovic e Gianluca Vialli, grandi campioni scomparsi nei mesi scorsi.

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