Il M5S deve uscire dal pantano delle polemiche interne. Scaduto il termine per i parlamentari per scegliere l’iter da seguire, ora con tutta probabilità ci sarà l’accelerazione chiesta da Luigi Di Maio. Sembra che alla fine ci sarà su Rousseau la scelta cruciale tra un nuovo capo politico o un organismo collegiale: lo scontro politico tra governisti (Di Maio) e ribelli (Di Battista) potrebbe quindi avere presto un esito, almeno di un primo round.
La strada di Vito Crimi sembra aver prevalso sulle altre e il voto potrebbe esserci tra pochi giorni, a ridosso del compleanno del Movimento. Dietro la scelta sulla leadership e su Rousseau, si consuma in realtà la battaglia per il terzo mandato, una battaglia che per i governisti significa la “sopravvivenza” politica, mentre per Davide Casaleggio il no al terzo mandato rimane un totem indiscutibile su cui poter rifondare il M5S.
La sfida si prefigura anche come un confronto tra parlamentari al secondo mandato e nuove leve, che stanno iniziando a farsi sentire. Ne sono la prova i tweet degli ultimi giorni di Francesco Berti, Davide Aiello, Cristian Romaniello e Raphael Raduzzi, tutti a favore del limite dei due mandati e a sostegno della democrazia diretta e, di conseguenza, di Rousseau. Di Maio, viceversa, ha proposto di lasciare la scelta di futuri candidati a segreterie regionali.
Forse proprio anche in quest’ ottica a Roma è sbarcato Casaleggio. L’ imprenditore ha fatto un breve blitz per incontri di lavoro, ma ha avuto anche il tempo di incrociare Alessandro Di Battista ed esponenti di governo (ma non Di Maio e Crimi) per tirare le fila della situazione attuale, serrare i ranghi dell’ ala ribelle e tentare una mediazione. Che, appunto, potrebbe trovare uno sbocco in un voto a breve.