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Economia

Carige commissariata dalla Bce, interviene lo Stato: ora le nozze con Mps sono possibili

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Il via libera di ieri della Bce a procedere con emissioni obbligazionarie per 2 miliardi garantite dal Tesoro, con un possibile miliardo aggiuntivo, apre le danze sul destino di Carige, commissariata dall’Eurotower lo scorso 2 gennaio. La liquidita’ in arrivo e il piano industriale previsto per la fine di febbraio, dovrebbero spianare il terreno per un possibile matrimonio. Tra le ipotesi che si fanno c’e’ quella di Mps, la cui unione con Carige, secondo alcuni analisti, avrebbe senso “soltanto con l’intervento del Governo”. Un’ipotesi “rischiosa” invece secondo la Uilca-Uil, che ha indicato “un 10-15 per cento di sportelli sovrapponibili” destinati alla chiusura o alla cessione. Il sindacato ha poi espresso “forte titubanza sul fatto che due banche in difficolta’ insieme possano risolvere i loro problemi”. Secondo gli analisti di Bloomberg Intelligence, invece, dopo la pulizia di Siena sugli Npl e con la garanzia del Tesoro su un aumento di capitale precauzionale di Genova, la fusione consentirebbe “sinergie raggiungibili se Carige riesce ad allineare il proprio rapporto costi/ricavi a quello di Montepaschi”. A parlare di operazione “non sostenibile” e’ stato mercoledi’ scorso il sottosegretario alla presidenza del consiglio Stefano Buffagni, vicino al vicepresidente del consiglio Luigi Di Maio, favorevole alla creazione di un “terzo polo” bancario, con il pubblico che “fa una regia facendo in modo che certi manager mettano da parte i loro egoismi personali per difendere le poltrone e si lavori in un’ottica di sistema”. Un modo per ipotizzare una fusione tra piu’ soggetti, allargata magari a Ubi Banca e a Banco Bpm. Il giorno successivo, invece, il ministro dell’Economia Giovanni Tria ha auspicato “una soluzione privata della crisi, che consenta il superamento in via definitiva delle attuali difficolta’” della Banca ligure. Secondo gli analisti di Bloomberg Intelligence in una fusione a due l’apporto di Carige nelle gestioni patrimoniali sarebbe di 21,8 miliardi, pari al 22% dell’attuale base di Mps. Le sovrapposizioni territoriali in Lombardia e in Toscana, poi, sarebbero compensate da un rafforzamento in Piemonte, Liguria e Veneto. Tuttavia – come testimonia la bozza di Srep della Bce diffusa da Mps lo scorso 11 gennaio in vista di una possibile nuova emissione di obbligazioni garantite – Siena non e’ ancora fuori pericolo, nonostante il rapporto tra crediti deteriorati ed attivi sia sceso dal 35 al 16% per effetto delle ultime cessioni di inizio anno. Insieme, pero’ le due Banche potrebbero sviluppare sinergie di costo stimate “fino al 20%”. Inoltre, la capitalizzazione di Carige di 84,2 milioni di euro allo scorso 2 gennaio, giorno della sospensione in Borsa decisa da Consob, consentirebbe un avviamento negativo (badwill), ossia un valore economico del capitale inferiore a quello del patrimonio netto delle due banche, che potrebbe servire per rafforzare ulteriormente la copertura sulle sofferenze, in vista anche della richiesta della Bce di svalutarle tutte entro il 2026.

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Economia

Dazi USA, Trump alza i toni: intesa fragile con l’Ue, von der Leyen tratta per evitare lo scontro

Donald Trump annuncia dazi fino al 40% contro sette Paesi. Von der Leyen tratta per evitare l’escalation e tenere l’Europa fuori dalla guerra commerciale. Berlino, Roma e Parigi in pressing.

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Nessuna comunicazione ufficiale a Bruxelles, ma una mossa unilaterale da parte di Donald Trump, annunciata via Truth Social, ha riacceso lo scontro commerciale tra Stati Uniti e mondo. Il presidente americano ha indicato i primi sette Paesi destinatari di nuove tariffe doganali tra il 25% e il 40% a partire dal primo agosto: Giappone, Corea del Sud, Myanmar, Laos, Sudafrica, Malesia e Kazakistan.

Nel frattempo, un canale diretto tra Trump e Ursula von der Leyen resta l’ultima ancora di salvezza per l’Unione Europea, che cerca un’intesa fragile e complessa da costruire prima della scadenza. La finestra negoziale è stata prorogata da un nuovo ordine esecutivo del tycoon, ma i margini restano stretti.

L’Europa compatta ma divisa su come reagire

Mentre Wall Street vacilla, i vertici europei lavorano a una posizione comune. Von der Leyen ha ribadito al Parlamento europeo la necessità di negoziare “con forza e unità”, con un coordinamento stretto tra Berlino, Roma e Parigi. Il cancelliere tedesco Friedrich Merz, la premier italiana Giorgia Meloni e il presidente francese Emmanuel Macronsono in contatto continuo per rafforzare il fronte europeo.

L’ipotesi più concreta resta quella di un compromesso sull’aliquota unica al 10%, con esenzioni per settori strategicicome aerospazio, tecnologia e alimentare di qualità. Ma Parigi spinge per la linea dura, con l’Austria e la Spagna al suo fianco, evocando anche il ricorso allo strumento anti-coercizione, che colpirebbe le grandi aziende tech statunitensi.

Contromisure pronte a Bruxelles

Nel frattempo, due pacchetti di contromisure europee – uno congelato in primavera, l’altro in fase di rifinitura – sono già pronti: l’Europa potrebbe colpire prodotti americani per un valore fino a 120 miliardi di euro, con l’ipotesi di estendere la rappresaglia anche alle Big Tech.

Il timore principale è l’aumento delle tariffe già in vigore: 25% sulle auto europee, 50% su acciaio e alluminio, e la minaccia più recente di un ulteriore 17% sull’agroalimentare, che preoccupa soprattutto Italia e Francia.

La via del dialogo e il possibile viaggio a Washington

Nonostante tutto, la trattativa resta aperta. Un portavoce dell’UE ha dichiarato che “siamo all’inizio della fase finale e per posizionarci al meglio nel negoziato non possiamo aggiungere altro”, confermando la determinazione a ottenere “il miglior accordo possibile”.

Se nelle prossime settimane maturerà un’intesa di principio, von der Leyen potrebbe recarsi ufficialmente a Washington, ripetendo quanto fatto da Jean-Claude Juncker nel luglio 2018, quando ottenne una tregua in cambio dell’impegno europeo ad aumentare le importazioni di gas naturale liquefatto e armamenti americani. Oggi, quella stessa contropartita torna sul tavolo, come carta geopolitica da giocare in una partita a scacchi dai risvolti economici esplosivi.

(Immagine realizzata con sistemi di Ia)

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Economia

‘Usa hanno proposto a Ue accordo con tariffe base del 10%’

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Gli Stati Uniti hanno proposto un accordo all’Unione Europea che manterrebbe una tariffa base del 10% su tutti i prodotti dell’Ue, con alcune eccezioni per settori sensibili come aerei e alcolici: lo scrive Politico citando un diplomatico di Bruxelles e un dirigente nazionale. I contorni di un accordo commerciale sono ancora incerti, hanno sottolineato fonti diplomatiche, e qualsiasi accordo è soggetto all’approvazione di Trump per procedere. Washington non ha dato alcuna indicazione di voler esentare settori politicamente sensibili come quello automobilistico, siderurgico e dell’alluminio o farmaceutico, come richiesto da Bruxelles. Francia, Italia e Irlanda sarebbero tuttavia probabilmente soddisfatte delle esenzioni per alcolici e aeromobili.

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Economia

Cina: difenderemo i nostri diritti da pressione dazi Usa

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Di fronte alle pressioni dei dazi Usa, la Cina “rimane ferma nel difendere i propri diritti e interessi e nel sostenere l’equità e la giustizia internazionale”. Il premier Li Qiang, durante l’incontro a margine del 17/mo vertice dei Brics con la numero uno dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto), Ngozi Okonjo-Iweala, ha assicurato che Pechino dispone “di abbondanti risorse e mezzi per contrastare gli impatti esterni negativi” ed “è fiduciosa e in grado di promuovere uno sviluppo economico costante e sano”. La Cina introdurrà “ulteriori misure di apertura volontaria e unilaterale”, ha aggiunto Li, secondo l’agenzia Xinhua.

Il panorama commerciale globale “ha subito cambiamenti significativi a causa dell’intensificarsi dell’unilateralismo e del protezionismo, che hanno avuto un impatto significativo sull’ordine economico e commerciale internazionale”, ha aggiunto Li, auspicando la coesione da parte dei Paesi in via di sviluppo. Nel suo intervento alla sessione plenaria del vertice dei Brics, il premier cinese ha detto che il gruppo dovrebbe “guidare attivamente la cooperazione allo sviluppo e sfruttare il potenziale di crescita dei settori emergenti”. Anche per tale scopo, Pechino istituirà quest’anno “un centro di ricerca Cina-Brics sulle nuove forze produttive di qualità”, sempre nel resoconto della Xinhua.

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