In occasione del triste evento relativo alla vile uccisione dei due agenti Pierluigi Rotta e Matteo Demenego e, precedentemente, del brigadiere dei Carabinieri Mario Cerciello Rega avvenuto in pieno centro a Roma, non posso non fare delle considerazioni di carattere minimamente tecnico sulle vicenda in questione. Andando a memoria negli ultimi 4 mesi ci sono stati almeno due carabinieri accoltellati, uno nelle Marche e uno nel Lazio, quest’ultimo, come noto, con esito fatale oltre la vicenda accaduta a Trieste.
Mario Rega Cerciello. Il vicebrigadiere ucciso che vede indagati i due americani
È questa un’abitudine che comincia a presentarsi in modo molto frequente durante i “contatti” ravvicinati con le persone oggetto di un controllo; appare evidente che quella che era “la strada”, dove operavano le forze di polizia, non è più quella di 30 anni fa e neanche quella di 10 anni fa; la criminalità, anche quella di piccolo cabotaggio appare sempre più intraprendente, le aggressioni alle forze dell’ordine e, figuriamoci ai cittadini, sono sempre più frequenti e connotate di una violenza che non conosce precedenti.
Qual è lo stato delle nostre forze di polizia? Cosa sta succedendo? Qual è la risposta dello Stato a questo fenomeno ?
A prima vista emerge sicuramente una evidenza: le forze di polizia sono in grande disagio; questo appare evidente dai fatti testè narrati, ripetutamente gli agenti sono stati sopraffatti da reazioni violente dei soggetti che erano sotto il loro controllo.
Le procedure
In certi contesti, soprattutto di area anglosassone, le procedure sono il pane quotidiano per gli operatori di polizia, ogni fatto viene minuziosamente descritto così come le attività che deve compiere l’agente; in buona sostanza si cerca di evitare l’improvvisazione tramite una ferrea emanazione di regole comportamentali: durante l’arresto il soggetto deve essere ammanettato, condotto in caserma e liberato solo nelle celle di sicurezza dove gli operatori accedono senza armi (così come in Italia quando gli operatori di polizia entrano nelle case circondariali), il sospetto sempre ammanettato con le mani dietro la schiena e non avanti e via di seguito; qual è la nostra situazione? Esistono le Procedure Operative Standard (SOP)?
Cosa viene normato tramite queste procedure? Esistono per i posti di blocco? Per le perquisizioni? Per gl’inseguimenti di auto? Per gli abbordaggi di natanti?
L’operatore deve avere la certezza del comportamento operativo e non basarsi su più o meno fantasiose teorie partorite non si sa da chi e non si sa quando; i comandi centrali dovrebbero provvedere in tal senso (ove non lo avessero già fatto) e condividere la responsabilità dei comportamenti da tenere in modo da sgravare gli agenti che, stando in mezzo alla strada, devono sapere immediatamente cosa fare, in altre parole, seguire le regole mette al riparo da qualunque censura; se ci fossero norme interne che prevedono come si può procedere all’arresto di un soggetto non cooperante e quest’ultimo si provoca lesioni o peggio, muore, gli operatori potrebbero comodamente riferire che hanno seguito le regole e, non come oggi, dover spiegare che quello era un uso “ragionevole” della forza.
Come si fa a parlare di uso ragionevole della forza con ad esempio un soggetto alto 1,90 ubriaco e strafatto di cocaina che è in uno stato di perdita totale della ragione e che non sente neanche lo Spirito Santo, nel caso che questo decidesse di scendere ad aiutare i poveri agenti operanti.
Pierluigi Rotta e Matteo Demenego. I funerali dei due agenti della polizia di Stato assassinati a Trieste
Come si immobilizza? Si possono fare le leve articolari? Si può dare un pugno? Si può dare un calcio? E una gomitata? Una testata col casco o senza?
A ognuno il suo, gli operatori non devono scegliere (scegliere fa perdere tempo) devono scegliere a monte i comandi generali e i ministeri vari che devono dire come si fa; in un paese come il nostro potrebbero anche disporre che si debbano leggere poesie per indurre a più miti consigli il soggetto non collaborante e quello si farà, responsabilità a chi ha l’onore di comandare e cioè della politica che fa le leggi e rispondendone all’elettorato. Direttamente. E non come adesso, dove il giorno dopo, in ufficio e al caldo siamo tutti fini intenditori solo perché abbiamo visto qualche film poliziesco di infimo ordine.
Controlli. Uno dei tanti posti di controllo dell’Arma
La logistica
Parliamo di fatti, su quali dotazioni e addestramento possono fare conto gli agenti per sperare di salvarsi da situazioni critiche?
Basta fare un piccolo parallelo.
Chi di noi è passato per il transito bagagli di un aeroporto, avrà potuto notare tutte le dotazioni dedicate al personale che lavora in quel sito: scarpe antinfortunistica, segnalatori acustici e ottici su ogni cosa che si muove, abbondante uso di materiale catarifrangente sulle tute da lavoro, se non anche ignifughe e 1000 altri accorgimenti indirizzati alla salvaguardia dell’incolumità del lavoratore. Il tutto con una cornice di leggi sulla sicurezza del lavoro che impongono comportamenti e controlli giustamente draconiani.
Quando si parla di forze di polizia, inconcepibilmente, si entra in un black out di cui non ci si spiega la ragione o forse si, ce la si spiega benissimo.
Mi piacerebbe sapere se a qualcuno è mai venuto in mente di dotare gli equipaggi delle radiomobili o delle volanti di un semplicissimo giubbotto leggero che resiste ai colpi da punta e da taglio e anche, in qualche caso ai calibri più piccoli, il cosiddetto “sottocamicia”, che proprio per la sua vestibilità è idoneo ad essere occultato proprio sotto tale indumento; capo difensivo ideale anche per chi ad esempio opera in borghese, ( proprio come il brigadiere Mario Cerciello Rega) e facilmente utilizzabile anche da chi svolge i servizi di pattugliamento in divisa. E’ così difficile dotare le forze di polizia di tale strumento? E così difficile far utilizzare agli agenti dei guanti antitaglio?
Ne ho regalato un paio ad un giovane collega alle prime armi, costo in armeria 80€, è troppo? Quanti bravi e coraggiosi agenti (e padri di famiglia) si sono trovati ad dover operare con soggetti che, per evitare l’arresto o il rimpatrio, si procurano ferite con lamette ed altri oggetti da taglio abbondantemente insanguinati che brandiscono minacciosamente nei confronti degli operatori?
( a proposito … che succede se un agente e, padre di famiglia, viene ferito con una di queste armi insanguinate e l’arrestato non vuole farsi fare le analisi per accertare se ha una malattia contagiosa?)
Costano tanto i giubbotti sottocamicia? O finanche i guanti antitaglio? Non c’è bisogno di grandi sforzi intellettuali, basta copiare se non siamo capaci di trovare una soluzione.
Agenti uccisi. Una della tante manifestazioni di solidarietà nei confronti della Polizia di Stato, in questo caso ad Ischia
Basta guardare come vestono le polizie del nord Europa, quando sono in giro con le auto, indossano un “tactical vest” smanicato corto che, oltre ad essere antitaglio e con una blindatura leggera, permette di avere tutta la dotazione a portata di mano già da momento più critico del contatto con il sospettato: la discesa dall’automezzo; non c’è bisogno di stare a cercare quella cosa o quell’altra, è già tutto a portata di mano; il tutto si traduce con la possibilità di poter scegliere tra la varie opzioni: spray urticante, taser ( quando avremo il piacere di vederlo?), arma individuale, manette, torcia, radio portatile e quant’altro. Non solo.
Il tactical vest proprio per la sua conformazione distribuisce il peso dello stesso e della dotazione sulla parte superiore del corpo, evitando di gravare la parte bassa della schiena con quei cinturoni che contengono una minima parte di quanto peraltro dovrebbe essere un corredo appena sufficiente.
Ergo, maggiore operatività, coniugata a maggiore comodità.
Ma davvero è così difficile?
Ma davvero è così costoso?
Non costano mica come le macchine blu che vedo sfrecciare per Roma utilizzate per il trasporto di…. Chi?
Leggendo l’indimenticabile libro “LA CASTA” ho scoperto che certi politici avevano la macchina con la selleria in pelle, magari se la comprano con la selleria in stoffa qualche dotazione in più e qualche morto in meno ci scappano…..
L’addestramento
Temo che lo stesso discorso valga per l’addestramento, va cambiato l’approccio al problema. Anche qui degli spunti di riflessione: cosa significa addestrare? Prepararsi, essere pronto, idoneo.
Ma qual è lo stato fisico degli agenti? Qual è la preparazione mentale allo scontro? Sono in grado di reggere una colluttazione? Reggere ad una colluttazione dopo aver inseguito di corsa una persona? Gli equipaggi sono mai stati oggetto di una valutazione critica sulle capacità operative degli stessi? Questo perché vedo spesso in giro agenti (eroici) con i capelli bianchi che da giovane non avevo mai visto; quando ero giovane “gli anziani” non stavano in giro e non facevano turni, il servizio di pattuglia era lasciato proprio ai giovani che avevano altre capacità di resistenza e di forza rispetto ai colleghi più anziani.
L’addestramento.. il servizio dovrebbe comprendere anche turni di addestramento fisico che, come potrebbe pensare qualcuno, non è un gioco e conseguenzialmente una perdita di tempo ma, un’attività fondamentale per mettere in grado l’operatore di attendere a quelli che sono i suoi compiti e anche di permettere di capire se lo stato fisico non permetta più di operare al massimo delle proprie possibilità e, quindi, conseguenzialmente, avere tutte le opportunità per difendersi al meglio e cambiare tipologia di servizio quando, anagraficamente e/o fisicamente, è arrivato il momento.
Francamente vedo troppe pance in giro, sintomo inequivocabile di scarsa attività fisica e pessima alimentazione; entrambe andrebbero combattute come la peste con veri e propri programmi informativi; investire in professionalità significa anche questo, partire da lontano; i colleghi più anziani ricorderanno come, una volta, erano nebbiosi gli uffici per il fumo di sigarette al termine di una giornata lavorativa, se si era ben educati, si svuotava il posacenere e si dava aria alla stanza fino alla mattina del giorno dopo; oggi gli uffici non hanno più questo problema, pochissimi sono i fumatori in divisa, frutto di una accorta sensibilizzazione sul tema.
Sempre in tema di dotazioni, ma gli agenti di Trieste che tipo di fondina avevano in dotazione? Una fondina adatta alla ritenzione dell’arma oppure una vecchia estrazione rapida congegnata negli anni ’80 quando c’era ancora il muro di Berlino?
Ma gli agenti, sono in grado di usarle le armi? Hanno una predisposizione al combattimento, all’ingaggio armato quando la situazione lo richiede? Io credo di no, troppi rischi.
Anni di processi, spese legali enormi sopportate con i già magri stipendi, avanzamenti sospesi se non peggio, sospensioni dal servizio e, allora? Allora non si combatte, si combatte poco, si attacca il ciuccio dove vuole il padrone ovvero, tutto fermo e nessuna novità.
Non per polemica ma, si può scatenare un putiferio perché un fermato sospettato di esser stato il complice di un assassinio di un agente di polizia nelle fasi concitate del fermo è stato bendato? Mi verrebbe da dire che se i fermati a Trieste fossero stati bendati, forse, non avremmo pianto due amatissimi difensori del popolo, della gente; ma cosa hanno visto gli gli agenti in tutti i comandi d’Italia in quella vicenda? Un parlamentare che va a vedere come stanno gli arrestati in carcere e, la procura di roma che apre un fascicolo per “uso eccessivo di mezzi di coazione fisica”, cioè la benda intesa come mezzo di coazione fisica, come le manette per intenderci.
Quanto vorrei imparare come si fa da questi soggetti così “politically correct”, quanto li vorrei vedere impegnati con il soggetto di cui sopra, anche solo una volta nella vita, strafatto e ubriaco di 1,90 di altezza… morirei felice.
Per cui gli agenti, se sono intelligenti e non aspirano al martirio ( che prima o poi sicuramente arriva) si difendono con il motto “ attacca il ciuccio dove vuole il padrone”, padrone che in questo caso è oggettivamente e incontrovertibilmente la politica.
Non vorrei dire, ma gli ultimi seri sul serio provvedimenti normativi a favore del servizio operativo, risalgono alla emanazione della legge Reale (1975) mentre, negli anni moltissime tutele sono state azzerate per placare una incomprensibile prevenzione nei confronti delle forze di polizia infatti, per ricordarsi di un aumento di stipendio decoroso e non di elemosine o mancette, bisogna ritornare con la memoria alla buonanima di Bettino Craxi nel 1986.
Ma che si vuole dagli operatori di polizia? Il sangue. Semplice come la morte.Ultima nota: ma le abbiamo le celle di sicurezza e, se si, a che livello?
Se non ricordo male, quando se ne è parlato, qualche anno fa, le spese per attrezzare una forza di polizia di tale spazio si era risolta in un calcolo di spesa enorme e, se non ricordo male, quelle poche fatte o già esistenti furono quasi immediatamente messe fuorigioco dalla mitologica legge 626.
A Trieste se il sospettato fosse stato allocato in una cella col bagno, non staremmo qui a discutere di funerali di Stato.
Ma, come precedentemente detto, quando si parla di forze di polizia lo Stato non vuole spendere; mentre si spendono cifre da capogiro per gli uffici di certi satrapi che sicuramente non hanno come priorità il benessere di chi sta in mezzo alla strada, al freddo e al caldo, a difendere persone che alla fine ti odiano pure.
Attività fisica e preparazione allo scontro, la peggiore delle ipotesi, che deve trovare l’operatore consapevole delle possibilità che ha di portare a termine il proprio lavoro senza danni a se e agli altri, ma anche dotazioni e più in generale logistica, in altre parole si deve cominciare a pensare ( e non sull’onda dei fatti accaduti) a una vera e propria rivoluzione copernicana per quanto riguarda gli argomenti trattati che per ovvi motivi di spazio, sono stati argomentati in questo scritto con grande sommarietà.
(Per gentile concessione di osservatoriomediterraneosullamafia.blogspot.com/)
Ercolano, corso Resina, un tranquillo pomeriggio che improvvisamente si trasforma in una corsa contro il tempo. È il maresciallo di una tenenza dei Carabinieri a notare il dramma: un uomo disperato, con in braccio il figlio di due anni che non respira. Il piccolo, privo di forze e con il viso violaceo, sembra lottare contro la vita. La scena è straziante, e il maresciallo, senza esitazione, si precipita a soccorrere il bambino.
L’intervento immediato e la corsa verso l’ospedale
Il maresciallo inizia a praticare la manovra di Heimlich, tentando di liberare le vie respiratorie del piccolo, ma senza successo. Con l’ambulanza che tarda ad arrivare, la situazione diventa sempre più critica. La collega chiede aiuto a un altro maresciallo, appena entrato in servizio, ma anche i suoi tentativi non danno esiti. La decisione è inevitabile: prendere l’auto di servizio e portare il bimbo direttamente all’ospedale Maresca di Torre del Greco.
Parte così una corsa disperata. Padre e figlio si trovano sui sedili posteriori mentre le due marescialle fanno il possibile per spianare la strada. Un viaggio che normalmente richiederebbe oltre 10 minuti si conclude in poco più di 3, con il piccolo che viene consegnato d’urgenza ai medici del pronto soccorso.
Un finale salvifico
Le cure immediate permettono ai medici di stabilizzare il bambino, che viene trasferito all’ospedale Santobono di Napoli per ulteriori accertamenti. Si è trattato di una grave reazione allergica, ma fortunatamente il piccolo è fuori pericolo. La prontezza e il coraggio dei due marescialli si sono rivelati determinanti.
Gli “angeli” di Ercolano
Di quel pomeriggio resterà la tensione, la paura, ma soprattutto il sollievo di una famiglia e la gratitudine di un padre che, vedendo suo figlio salvo, non ha trattenuto le lacrime: “Siete degli angeli”. Una frase che vale più di mille riconoscimenti e che ricorda quanto prezioso sia il lavoro delle forze dell’ordine, sempre pronte a intervenire anche nelle situazioni più drammatiche.
La giunta comunale di Napoli ha approvato il regolamento per l’utilizzo sperimentale dei taser da parte della polizia municipale. Questo passo rappresenta l’ultima tappa prima della decisione del Consiglio Comunale, che dovrà dare il definitivo via libera alla proposta. In caso di approvazione, un gruppo selezionato di agenti inizierà un percorso di addestramento specifico, con l’obiettivo di avviare una sperimentazione di sei mesi. Alla fine di questo periodo, il Comune deciderà se integrare i taser nelle dotazioni ufficiali dei vigili.
Come funziona un taser?
Il taser è un dispositivo che permette di immobilizzare temporaneamente un aggressore senza ricorrere alle armi da fuoco. Ha la forma di una pistola, ma al posto dei proiettili spara due dardi elettrificati che trasmettono una scarica al sistema nervoso, provocando una paralisi muscolare temporanea. Questo consente di neutralizzare una minaccia in modo meno letale rispetto alle armi convenzionali.
Le prime sperimentazioni in Italia risalgono al 2022 e hanno coinvolto polizia, carabinieri e guardia di finanza. Successivamente, anche le polizie municipali hanno iniziato ad adottare questo dispositivo, benché il suo utilizzo resti oggetto di dibattito sulla sicurezza.
Il percorso per introdurre i taser a Napoli
Per introdurre i taser, il Comune di Napoli ha seguito un iter complesso, definito da normative nazionali. Il regolamento è stato elaborato in collaborazione con le Asl locali, che hanno certificato l’affidabilità e la sicurezza del dispositivo. Per velocizzare i tempi, è stato deciso di utilizzare un modello “x2” prodotto dalla multinazionale Axon, già ampiamente testato in passato, invece delle versioni più recenti in commercio.
L’addestramento previsto per gli agenti sarà rigoroso e strutturato in diverse fasi, comprendendo:
Lezioni sui possibili effetti delle scariche elettriche, a cura delle Asl.
Simulazioni con visori 3D, per riprodurre situazioni di emergenza.
Test sul campo per acquisire familiarità con l’utilizzo pratico del taser.
Dove saranno utilizzati i taser
Gli agenti dotati di taser saranno impiegati principalmente nelle aree più critiche della città, dove si registra il maggior numero di aggressioni. Zone come piazza Garibaldi, porta Nolana e via Duomo saranno tra le prime a vedere i dissuasori elettrici in azione. Durante i turni, due coppie di agenti muniti di taser saranno operative in queste aree.
La bodycam come garanzia di trasparenza
Ogni agente munito di taser sarà dotato di una bodycam, una telecamera che si attiva automaticamente nel momento in cui il dispositivo viene estratto dalla fondina. Questo sistema garantirà la massima trasparenza, documentando l’intervento e tutelando gli agenti da eventuali contestazioni.
Secondo il regolamento napoletano, il taser non deve essere puntato su parti sensibili come volto, petto e genitali. Il suo utilizzo è consentito esclusivamente in situazioni di aggressione pericolosa. Ogni impiego dovrà essere accompagnato da un rapporto dettagliato e dalla registrazione del video della bodycam.
Un passo verso maggiore sicurezza
L’introduzione sperimentale dei taser rappresenta un passo importante per migliorare la sicurezza degli agenti di polizia municipale e dei cittadini, pur mantenendo un approccio responsabile e controllato. La valutazione dei risultati sarà cruciale per decidere il futuro di questi dispositivi nel contesto napoletano.
Un 44enne e un 14enne sono stati fermati dalla Polizia perché, nella notte tra lunedì e martedì scorso, avrebbero commesso abusi con sevizie, filmandolo, su un ragazzo di 16 anni nello scantinato di un condominio a Milano. Nell’inchiesta della Procura del capoluogo lombardo si contestano i reati di violenza sessuale di gruppo, sequestro di persona, lesioni, produzione di materiale pedopornografico. I fermi sono stati effettuati ieri.