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Caos negli Usa, allarme Fbi: possibili proteste armate pianificate in tutti i 50 Stati nel giorno di Biden

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L’allarme è  dell’Fbi. Secondo gli investigatori federali negli Stati Uniti in vista dell’insediamento del presidente eletto Joe Biden potrebbero esserci “proteste armate” in tutte le 50 capitali degli Stati e a Washington nei giorni precedenti la cerimonia. Una replica su scala nazionale dell’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio. “A partire da questa settimana e fino al giorno dell’insediamento, sono in programma proteste armate in tutte le 50 capitali degli Stati e al Campidoglio degli Stati Uniti”, riferisce un report interno dell’Fbi ottenuto da ABC News. Su questi report che doveva essere riservato si legge che “l’Fbi ha ricevuto informazioni su un gruppo armato identificato che intendeva recarsi a Washington il 16 gennaio. Hanno avvertito che se il Congresso tenterà di rimuovere Trump tramite il 25° emendamento si verificherà un’enorme rivolta”.

Il Federal Bureau of Investigation ha anche ricevuto informazioni nei giorni scorsi su un gruppo che chiede di “prendere d’assalto” i tribunali del governo statale, locale e federale e gli edifici amministrativi nel caso in cui il presidente Donald Trump venga rimosso dall’incarico prima del giorno dell’insediamento. Il gruppo sta anche pianificando di “assaltare” gli uffici governativi in ogni Stato il giorno in cui verrà inaugurato il presidente eletto Joe Biden, indipendentemente dal fatto che gli stati abbiano certificato i voti elettorali per Biden o Trump.

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Il figlio dello chef Minguzzi dichiarato ufficialmente morto

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Mattia Ahmet Minguzzi, il figlio 14enne del cuoco italiano Andrea Minguzzi e della violoncellista turca Yasemin Akincilar, è stato dichiarato ufficialmente morto dopo che dal 7 febbraio era in stato di morte cerebrale, in seguito a circa due settimane di terapia intensiva dopo un accoltellamento subito nelle settimane precedenti. “Con nostra grande tristezza, oggi 9.2.2025 ci ha lasciato il nostro caro figlio Mattia Ahmet Minguzzi”, si legge in una comunicazione da parte della famiglia. “La cerimonia funebre si terrà lunedì 10 presso la Moschea di Atakoy 5. Kisim Omer Duruk, dopo la preghiera del pomeriggio (intorno alle ore 16). Martedì alle ore 11.30 si terrà la cerimonia commemorativa nella chiesa di Sant’Antonio, Beyoglu”, a Istanbul, fanno sapere i familiari. Il 24 gennaio il ragazzo era stato colpito con cinque coltellate, come documentato in un video, da un altro adolescente mentre si trovava in un mercato di Kadikoy, quartiere sulla sponda anatolica della città sul Bosforo. Caduto a terra, era stato colpito con un calcio da un altro 16enne. I due assalitori, con precedenti penali, sono stati arrestati.

“L’Ambasciatore (italiano in Turchia, Giorgio) Marrapodi e l’Ambasciata tutta porgono sentite condoglianze per la morte di Mattia Ahmet Minguzzi. Esprimiamo la nostra piena vicinanza alla famiglia e a tutti i cari per la tragica scomparsa”, si legge in un messaggio, su X, da parte dell’Ambasciata d’Italia in Turchia riguardo alla morte del figlio 14enne del cuoco italiano Andrea Minguzzi e della violoncellista turca Yasemin Akincilar.

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Israele, ‘colpito un tunnel Hezbollah tra Libano e Siria’

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L’esercito israeliano ha detto di avere individuato, attaccato e distrutto un tunnel sotterraneo tra Libano e Siria, usato, secondo informazioni di intelligence, da Hezbollah per contrabbandare armi nell’area della valle della Bekaa. Il tunnel era già stato colpito in passato. L’Idf si è detta “determinata a impedire il ripristino e l’uso di questo tunnel”. Aerei israeliani hanno colpito oggi anche altri obiettivi ritenuti di Hezbollah “contenenti munizioni e lanciarazzi che rappresentavano una minaccia imminente nel territorio libanese. Gli obiettivi colpiti – dice l’Idf – erano una violazione degli accordi tra Israele e Libano”.

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Trump: ho parlato con Putin per far finire la guerra

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Donald Trump e Vladimir Putin si sono parlati al telefono per negoziare la fine della guerra in Ucraina. A rivelare il colloquio (o i colloqui) è stato lo stesso presidente americano in un’intervista al New York Post, scherzando su quante volte si sono sentiti: “E’ meglio che non lo dica”, ha risposto con un sorriso per mettersi al riparo dalle critiche che da tempo accompagnano i suoi rapporti con il Cremlino. E’ la prima conferma ufficiale di colloqui diretti fra i due leader, che molti sospettavano ma nessuno finora aveva certificato. A dire di Trump, anche il presidente russo sarebbe preoccupato per il numero dei morti sul campo di battaglia: “Vuole che si smetta di morire”, ha riferito il capo della Casa Bianca senza scendere nei dettagli.

Mosca non ha confermato né smentito il contatto: ci sono “comunicazioni condotte attraverso diversi canali, e sullo sfondo della molteplicità di queste comunicazioni io personalmente potrei non essere a conoscenza di qualcosa”, si è limitato a commentare il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. Senza specificare se il leader russo abbia presentato qualche impegno concreto per mettere fine ai quasi tre anni di guerra, iniziata da lui stesso con l’ordine di invadere l’Ucraina il 24 febbraio 2022, Trump ha detto al New York Post di avere un piano preciso su come far finire il conflitto.

“Voglio mettere fine a questa dannata guerra, speriamo velocemente”, ha aggiunto, ribadendo che se ci fosse stato lui alla Casa Bianca, il conflitto non sarebbe mai iniziato. “Ho sempre avuto un buon rapporto con Putin”, ha sottolineato ancora il tycoon per tracciare una netta separazione con il suo predecessore Joe Biden, definito “un imbarazzo” per l’America. Il piano di Trump per mettere fine alla guerra però non è affatto chiaro. Durante la campagna elettorale aveva promesso di risolvere la crisi in 24 ore, poi entrato alla Casa Bianca ha ammesso che sei mesi erano un arco temporale più realistico. Il suo inviato per l’Ucraina e la Russia, Keith Kellogg, si è detto fiducioso sulla possibilità che una soluzione venga trovata nei primi 100 giorni della nuova amministrazione, durante i quali il presidente potrebbe proporre una soluzione “accettabile” sia per Putin sia per il leader ucraino Volodymyr Zelensky.

La prossima settimana il vicepresidente americano JD Vance, nel suo primo viaggio oltreoceano, incontrerà a Monaco proprio Zelensky nell’ambito della conferenza sulla sicurezza in calendario dal 14 al 16 febbraio. Un incontro fra il presidente ucraino e Trump è possibile nei prossimi giorni, ma al momento non ci sono certezze. E’ stato lo stesso leader Usa ad affacciare l’ipotesi di un faccia a faccia con Zelensky a breve senza però specificare né dove né quando. Mentre il 12 e 13 febbraio riceverà il premier indiano Narendra Modi alla Casa Bianca. Nonostante le varie incertezze, un tema appare chiaro: Trump vuole la sicurezza degli asset ucraini, a partire dalla terre rare, che sembrano essere la chiave individuata dalla nuova amministrazione americana per continuare a fornire aiuti al Paese vittima dell’aggressione russa.

Un’ipotesi affiorata già in passato e a cui Zelensky si è mostrato aperto, dicendo che Kiev è pronta a ricevere “investimenti di aziende americane” per estrarre terre rare dal suo territorio, che ne è ricco. Mentre cerca di spuntare concessioni dall’Ucraina, Trump e la sua diplomazia continuano a lavorare anche sul fronte della Russia. E di recente hanno alzato i toni ventilando la minaccia di raddoppiare le sanzioni, specie nel settore petrolifero, per indurre il Cremlino a sedersi al tavolo delle trattative e trovare un accordo, al quale Trump ambisce e che in cuor suo spera possa regalargli il premio Nobel per la pace. “Come dice la Bibbia, ‘beati i mediatori di pace’. Mi auguro che quando tutto finirà, la mia eredità sarà conosciuta come quella di un pacificatore e unificatore”, ha fatto scrivere dalla Casa Bianca in un tweet dai toni messianici.

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