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Cronache

Cantone all’Anticorruzione ha svolto il suo lavoro con onore e merito, ora vuol tornare a fare il magistrato. A Torre Annunziata? Speriamo

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A marzo Raffaele Cantone taglia il traguardo dei  cinque anni alla guida dell’Autorità Anticorruzione. Molti ricordano che fu proposto da Matteo Renzi diventato da poco premier facendo sloggiare da Palazzo Chigi Enrico Letta. E chi ricorda oggi che Cantone fu proposto dal senatore Renzi, lo fa perché vuole sminuire l’importanza del lavoro di Cantone, farlo sembrare di parte e di una parte invisa in questo momento nell’informazione main stream. Forse è il caso di ricordare a tutti che Cantone era ed è un magistrato. Che è stato il primo magistrato a fare una vita blindata in Campania perché svelò al mondo intero la pervasività e la eversività di un clan mafioso che era stato (colposamente?) lasciato crescere e proliferare nell’area casertana. Cantone è l’autore delle prime inchieste su mafia e politica in Campania. Cantone è stato il primo magistrato che ha svelato l’affare miliardario della monnezza gestita dalla mafia casalese in regime di monopolio nel Paese. Cantone è stato il magistrato che per primo svelò la presenza della mafia nel calcio italiano con l’inchiesta sull’acquisto fallito della Lazio o altre indagini su Casal di Principe. Cantone è stato il magistrato che ha avviato tutte le inchieste su Nicola Cosentino, l’ex sottosegretario a Palazzo Chigi che è stato condannato come “referente nazionale del clan dei casalesi nel traffico dei rifiuti”.

Cantone ha fatto da chioccia a gran parte dei magistrati che poi nella Direzione distrettuale antimafia di Napoli hanno dato uno scossone fortissimo al clan dei casalesi, conseguendo una vittoria sul piano militare con gli arresti di tutti i capi (manca la vittoria finale sulla cosca, ma su quello ci sarebbe tanto da scrivere). Cantone è un fine giurista che per anni è stato al Massimario della Cassazione dove fu costretto a trasferirsi perchè la situazione della sicurezza personale e familiare del magistrato era diventata insostenibile a Napoli. Furono scoperti e sventati più piani per assassinarlo. Ci sarebbe tanto altro da dire su Cantone e sulla sua lotta ai colletti bianchi della mafia grigia della borghesia parassita napoletana, ma può andare così.   Questo per dire che è ingeneroso legare Cantone a Renzi. Diciamo che Renzi nella sua vita politica ha avuto anche delle felici intuizioni. In ogni caso Cantone  fu nominato all’unanimità dal Parlamento italiano. E l’incarico ha una scadenza naturale: aprile del 2020.

Raffaele Cantone

Raffaele Cantone finirà il suo lavoro e poi tornerà a fare quello che è il suo mestiere: il magistrato inquirente. Al Csm ha presentato tre domande per concorrere ad altrettanti posti da procuratore. In un Paese in cui si premia il merito, le capacità, il curriculum, Cantone potrebbe aspirare ad essere il primo magistrato d’Italia. Potrebbe essere il procuratore di Roma, di Milano, di Napoli. Invece, siccome si diventa procuratore anche per mille altri motivi, data l’età e siccome davanti a lui ci sono altri magistrati che hanno più anni (non più titoli ma più anni di servizio), può aspirare a tre procure: Perugia, Torre Annunziata e Frosinone. In ogni caso si può anche leggere la sua scelta di presentare la candidatura a procuratore in questi tre uffici inquirenti come un segnale che è  intenzionato a preparare le valigie, a tornare a indossare la toga, a sbattere la porta in faccia al governo Giallo e Verde. Si può scrivere quello che si vuole, tanto in Italia c’è anche libertà di scrivere scemenze.

Raffaele Cantone. Presidente dell’Anac fino al 2020

La verità è che Cantone fa quello che avrebbe fatto qualunque servitore dello Stato normale. Una volta terminato il “servizio civile” al quale era stato chiamato, torna a lavorare nel suo incarico. Lui è un magistrato. E può o tornare in Cassazione o aspirare ad un incarico direttivo in una procura. Motivi politici dietro la scelta? Frizioni con il governo? Litigi con Di Maio? Non va d’accordo con Salvini che vuole riscrivere e stracciare il codice degli appalti e agevolare magagne anche negli affidamenti diretti dei lavori pubblici? Ognuno può scrivere quello che vuole. Cantone dice quello che pensa e lo dice da giurista, da magistrato con esperienza sul campo. Un politico ragiona da politico. Ecco perchè Cantone non si è nascosto dietro un dito sul codice degli appalti, così come non ha nascosto la sua opinione, i suoi dubbi su alcune norme del ddl Anticorruzione. Dunque Cantone non lascia l’Anticorruzione in odio al Governo ma perché tra poco finisce il suo mandato e lui deve tornare nel vecchio incarico. Che cosa lascia Cantone? Un Paese dove la corruzione è ancora sistemica. Un Paese che però nel ranking mondiale della percezione della corruzione nella pubblica amministrazione nel 2013 era al 69 posto e oggi è al 53 posto. Poco? Sì. Ma Cantone la corruzione può prevenirla e l’ha prevenuta col lavoro svolto all’Anac. Combatterla, snidarla, estirparla dalla pubblica amministrazione è compito della politica. Un cancro non si combatte con l’aspirina. Si asporta con operazioni chirurgiche e con la chemioterapia. Perchè il cancro non è un male incurabile se si ha la volontà di curarlo.

Giornalista. Ho lavorato in Rai (Rai 1 e Rai 2) a "Cronache in Diretta", “Frontiere", "Uno Mattina" e "Più o Meno". Ho scritto per Panorama ed Economy, magazines del gruppo Mondadori. Sono stato caporedattore e tra i fondatori assieme al direttore Emilio Carelli e altri di Sky tg24. Ho scritto libri: "Monnezza di Stato", "Monnezzopoli", "i sogni dei bimbi di Scampia" e "La mafia è buona". Ho vinto il premio Siani, il premio cronista dell'anno e il premio Caponnetto.

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Cronache

Vance: felice di averlo visto ieri, lo ricorderò per sempre

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“Ho appena appreso della morte di Papa Francesco. Il mio pensiero va ai milioni di cristiani in tutto il mondo che lo hanno amato. Sono stato felice di vederlo ieri, nonostante fosse molto malato. Ma io lo ricorderò sempre per le sue omelie nei primi giorni del Covid, È stato veramente meraviglioso”: sono le parole su X del vicepresidente americano, JD Vance, che ieri nel corso della sua visita in Vaticano era stato brevemente ricevuto a Santa Marta dal Pontefice.

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Cronache

Figli violenti tra Napoli e Portici, due arresti dei carabinieri

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Storie di violenze in famiglia tra Napoli e la vicina Portici: in un caso un figlio ha cercato di strangolare la madre, nell’altro una donna ha picchiato con calci e pugni la mamma ottantenne e la sorella. A Ponticelli, periferia di Napoli, quando i carabinieri hanno spalancato la porta, le mani di un 46enne napoletano erano ancora strette al collo della madre. E non è bastato l’intervento dei militari a fermare rabbia, insulti e minacce di morte. I militari erano stati allertati da una telefonata al 112: qualcuno aveva sentito urlare e probabilmente non era la prima volta. I carabinieri della stazione di Ponticelli e quelli del nucleo radiomobile sono arrivati in pochi istanti e hanno scoperto che il 46enne, già noto alle forze dell’ordine, aveva appena aggredito la madre.

I motivi non sono ancora chiari ma, da quello che è emerso, non sarebbe stata la prima volta. L’uomo è finito in manette e dovrà rispondere di maltrattamenti in famiglia. Storia simile nella vicina Portici. In questo caso la storia è tutta al femminile. Una 50enne, in casa con la madre di 83 anni e la sorella, forse a causa dell’abuso di alcolici, ha preso a calci e pugni le due vittime, sarebbero state colpite anche con un cellulare, ripetutamente. Secondo quanto ricostruito dai militari della stazione di Portici, intervenuti dopo una chiamata al 112, la 50enne avrebbe imputato a sorella e madre la sparizione di un gatto. La donna è stata portata nel carcere di Secondigliano. Delicate le condizioni delle vittime. Per la 83enne visibili ematomi alla schiena provocati dai calci ricevuti. Tra naso e bocca una vistosa perdita di sangue causata dai colpi inferti con lo smartphone. Anche la sorella ha riportato ferite ed escoriazioni su tutto il corpo. Se la caveranno con qualche giorno di prognosi.

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Malore durante gita di Pasqua, donna di Pozzuoli muore in agriturismo in Irpinia

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Tragedia di Pasqua in un agriturismo in provincia di Avellino. Una donna di 74 anni di Pozzuoli (Napoli), in gita insieme ai familiari, è stata stroncata da un malore improvviso poco prima dell’ora di pranzo. Inutili i tentativi di rianimarla. Sul posto, in località Scampata, i carabinieri di Ariano Irpino e i sanitari del 118 che hanno constatato il decesso. La salma, su disposizione della Procura di Benevento, è stata trasferita nel capoluogo sannita all’ospedale “San Pio”.

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