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Cronache

Camorra, sequestro beni per oltre 50 mln a imprenditori dei rifiuti accusati di narcotraffico

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Per gli investigatori dei militari della Guardia di Finanza e dei Carabinieri per la tutela dell’ambiente il patrimonio di Giovanni e Michele Fontana si sarebbe formato e incrementato negli anni grazie ad attività illecite. Stiamo parlando di oltre 50 milioni di euro e di collegamenti con il noto narcotrafficante Raffaele Imperiale e con i casalesi di Michele Zagaria. Alla base del maxi sequestro di beni c’è innazitutto un’ordinanza nei confronti di Giovanni Fontana per traffico internazionale di droga. I fontana sono ufficialmente imprendiotir del settore trasporto merci su strada e gestione rifiuti.

Militari dei Comandi Provinciali della Guardia di Finanza di Napoli e Caserta e del Gruppo Carabinieri per la Tutela dell’Ambiente di Napoli stanno dando esecuzione ad un provvedimento di sequestro emesso dalla Sezione per l’Applicazione delle Misure di Prevenzione del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, su richiesta di aggravamento della misura del controllo giudiziario avanzata
dalla Procura della Repubblica di Napoli – Direzione Distrettuale Antimafia – e dalla Procura Nazionale Antimafia, nei confronti di Fontana Giovanni e Michele, imprenditori di Villa Literno (CE).

Il provvedimento è stato adottato a seguito della revoca del controllo giudiziario di una società dei predetti soggetti, essendo nel frattempo emersi a loro carico plurimi elementi di fatto idonei a fondare un giudizio di pericolosità sociale e a far ritenere che il loro patrimonio si sia formato e sia stato incrementato negli anni grazie ad attività illecite.

Alla base del sequestro di prevenzione vi è, in primo luogo, l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nel mese di novembre u.s. dal G.I.P. del Tribunale di Napoli nei confronti di Fontana Giovanni per traffico internazionale di sostanze stupefacenti, all’esito delle indagini condotte nei confronti dell’organizzazione del noto narcotrafficante Imperiale Raffaele.
Dall’analisi del materiale acquisito a seguito della decrittazione dei sistemi Eurochat e Sky ECC è emerso che nel 2021 il Fontana ha messo a disposizione del sodalizio di Imperiale un deposito per occultare 600 kg. di cocaina all’interno di due container diretti in Australia.
Nel corso degli interrogatori resi dopo l’esecuzione della misura cautelare, Imperiale ha confermato il coinvolgimento di Fontana nella predetta operazione con l’Australia e descritto altri traffici illeciti compiuti con la collaborazione dell’imprenditore liternese: dapprima due operazioni di trasporto dal Brasile, tra il 2008 e il 2010, di complessivi 6.000 kg. di cocaina e, in seguito, tra il 2017 e il 2021,
una decina di trasporti dall’Olanda allorquando, avvertendo l’esigenza di dotarsi di autotrasportatori efficienti e fidati, decise di ricontattare il Fontana tramite Ursini Daniele (anch’egli tratto in arresto nel mese di novembre u.s.). Quest’ultimo ha confermato la circostanza nel corso dell’interrogatorio del 13 dicembre 2022.
Per le predette attività, secondo quanto dichiarato da Imperiale, Fontana avrebbe ricevuto un compenso di oltre 7 milioni di euro.
Al giudizio di pericolosità sociale di Fontana Giovanni hanno contribuito anche i precedenti per rapina, furto e armi e gli apporti dichiarativi di due collaboratori di giustizia, già esponenti di spicco delle fazioni Schiavone e Zagaria del clan dei casalesi, che lo hanno descritto come un imprenditore colluso con il gruppo di Zagaria Michele,
Fondati indizi per formulare un giudizio di pericolosità sociale sono stati ravvisati anche nei confronti di Fontana Michele, gravato da precedenti penali e legato al fratello Giovanni da vincoli societari che lo hanno portato alla totale condivisione non solo delle strategie commerciali ma anche di quelle di natura illecita, come emerso dalle verifiche sulla gestione delle aziende di trasporto e degli impianti
di trattamento rifiuti da parte dei due germani.
Le indagini patrimoniali hanno evidenziato una evidente sproporzione, nel periodo 2002-2021, tra i redditi dei due imprenditori e dei rispettivi nuclei familiari e le relative possidenze.
Da qui il sequestro eseguito in data odierna, avente ad oggetto le quote e i compendi aziendali di 8 società, 120 immobili tra fabbricati e terreni, 6 auto/motoveicoli, nonché il blocco dei rapporti bancari e finanziari, per un valore complessivo di oltre 50 milioni di euro.
È d’obbligo rilevare che il provvedimento eseguito è una misura di prevenzione patrimoniale non ancora definitiva e avverso cui i soggetti destinatari potranno far valere i mezzi di impugnazione previsti dalla legge.

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Omicidio di Emanuele Tufano: il 15enne indagato ammette di aver sparato ma nega di essere l’assassino

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«Non sono stato io ad uccidere Emanuele». Così si è difeso F.A., il 15enne indagato per il coinvolgimento nell’omicidio di Emanuele Tufano, avvenuto lo scorso 24 ottobre in una traversa di corso Umberto, nei pressi di piazza Mercato a Napoli (nella foto il lugo del delitto). Durante l’interrogatorio condotto dal pm dei minori Claudia De Luca e dai pm della Procura di Napoli, F.A. ha ammesso di aver fatto fuoco con una pistola ma ha escluso categoricamente di essere l’autore del colpo fatale.

Difeso dall’avvocata Immacolata Spina, il ragazzo ha raccontato che il suo gesto sarebbe stato una reazione al fuoco aperto dal gruppo di cui faceva parte la vittima: «Hanno cominciato a sparare loro».

Il caos della notte del 24 ottobre

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, la notte dell’omicidio ha visto contrapporsi due gruppi: uno proveniente dal rione Sanità, guidato da Emanuele Tufano e composto da circa 15 scooter, e l’altro del rione Mercato, con almeno quattro ragazzi a bordo di due moto. Il gruppo di Tufano avrebbe cercato di presidiare la zona di piazza Mercato in una chiara provocazione.

Quando sono partiti i colpi, il caos è stato totale. I ragazzi del rione Mercato hanno abbandonato le moto, cercando riparo dietro bidoni della spazzatura e auto parcheggiate. In quel momento, F.A. avrebbe impugnato una pistola e sparato. Tuttavia, le indagini hanno rivelato che nella sparatoria sono state utilizzate almeno quattro armi, e che in totale sono stati esplosi una ventina di colpi. È possibile che Emanuele sia stato colpito da un proiettile proveniente dal fuoco incrociato.

Le indagini e i punti oscuri

La Squadra Mobile, sotto la guida del primo dirigente Giovanni Leuci, sta lavorando per chiudere il cerchio attorno ai responsabili del conflitto a fuoco. Oltre a F.A., è stato interrogato un altro giovane indagato, un 17enne assistito dall’avvocato Mauro Zollo. Entrambi hanno fornito versioni parziali, contraddistinte da omertà e amnesie: nessuno dei due ha fatto nomi o riconosciuto complici nelle foto mostrate dagli investigatori.

Le indagini si concentrano ora sull’analisi delle immagini delle telecamere di sorveglianza presenti nella zona e sui rilievi balistici per determinare l’arma che ha ucciso Emanuele Tufano.

Un giovane indagato senza prospettive

F.A., al centro dell’inchiesta, ha dichiarato di trascorrere il tempo chiuso in casa, lontano dalle strade del suo quartiere. Non va a scuola, non lavora, e attende gli sviluppi di un’inchiesta che lo ha coinvolto in uno degli episodi di violenza giovanile più gravi degli ultimi mesi a Napoli.

Una città ferita tra silenzi e violenza

L’omicidio di Emanuele Tufano rappresenta l’ennesimo caso di violenza tra giovani nella città partenopea, aggravato da un muro di omertà che complica il lavoro degli inquirenti. Tra video su TikTok, pistole facili e quartieri in tensione, Napoli continua a fare i conti con un problema sociale e criminale che coinvolge adolescenti sempre più giovani, privi di opportunità e abbandonati a una vita senza regole né prospettive.

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Le mafie del nuovo millennio secondo Gratteri: meno visibili, più potenti

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Le mafie sparano meno, uccidono meno e si mostrano meno, ma mai come oggi hanno avuto tanto potere. Questo è il quadro tracciato dal procuratore di Napoli Nicola Gratteri (foto Imagoeconomica in evidenza) e dall’analista Antonio Nicaso nel libro “Una cosa sola”, pubblicato da Mondadori. Il testo esplora come le organizzazioni criminali si siano integrate nell’economia globale, sfruttando lacune normative, connivenze politiche e tecnologie avanzate.

«Le mafie sono una macchina perfetta di riciclaggio», spiegano gli autori, mettendo in evidenza la loro capacità di mimetizzarsi e infiltrarsi nei settori chiave dell’economia, dalla finanza alle energie rinnovabili, passando per il mercato immobiliare.

Il modello mimetico: mafie e finanza

Uno degli aspetti più preoccupanti emersi dal libro è l’uso sofisticato di strumenti finanziari per riciclare denaro sporco. Tra questi spiccano i “non performing loans” (NPL), ovvero crediti deteriorati acquistati per essere rivitalizzati e utilizzati per legittimare capitali di origine illecita. È il caso di Raffaele Imperiale, ex broker del narcotraffico, che ha svelato come la camorra utilizzi l’ingegneria finanziaria per nascondere proventi illeciti.

Imperiale, famoso per aver custodito due quadri di Van Gogh rubati ad Amsterdam, ha collaborato con la giustizia rivelando dettagli sul riciclaggio tramite debiti deteriorati e l’utilizzo di criptovalute, strumenti sempre più presenti nei circuiti criminali.

Nuove frontiere: dark web e petrolmafie

Le mafie si espandono rapidamente, adattandosi a nuovi strumenti tecnologici e settori economici. Dal dark web alle criptovalute, fino alla commercializzazione fraudolenta di prodotti petroliferi, il loro raggio d’azione si amplia continuamente.

Il caso delle petrolmafie, indagato nel 2021 da quattro Procure italiane, ha evidenziato la capacità delle cosche di collaborare per gestire un business miliardario nella distribuzione di prodotti petroliferi. Clan come i Moccia, i Mancuso e i Piromalli hanno costruito un sistema complesso e integrato, dimostrando quanto le organizzazioni criminali siano ormai un attore economico rilevante.

Una risposta legislativa insufficiente

Secondo gli autori, l’attuale normativa antimafia, basata sul 416bis del codice penale, appare sempre più inadeguata per affrontare le mafie del nuovo millennio. Come sottolinea il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo, il radicamento territoriale, elemento cardine della legislazione attuale, non basta più a descrivere organizzazioni che operano a livello globale e si integrano perfettamente nell’economia legale.

Le nuove tecnologie, come i criptofonini e i droni, offrono alle mafie strumenti per mantenere contatti tra boss detenuti e affiliati liberi, complicando ulteriormente il contrasto alle attività criminali.

Una sfida politica e legislativa

Le mafie si evolvono e si adattano più rapidamente delle risposte politiche e legislative. Gratteri e Nicaso lanciano un monito: per contrastare efficacemente il crimine organizzato serve un ripensamento radicale delle strategie di lotta, che tenga conto della crescente integrazione delle mafie nell’economia globale e del loro uso avanzato delle tecnologie.

«Non si può più ignorare il carattere sistemico del fenomeno», concludono gli autori, sottolineando che il contrasto alle mafie richiede non solo un aggiornamento delle leggi, ma anche una maggiore consapevolezza dell’opinione pubblica.

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Capodanno a Napoli: quattro giorni di musica, cultura e spettacolo per accogliere il 2025

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Napoli si prepara a vivere un Capodanno unico in Italia, con quattro giorni di eventi dal 29 dicembre al 1 gennaio, pensati per coinvolgere cittadini e turisti. «Siamo l’unica città in Italia in cui le celebrazioni di fine anno durano quattro giorni», ha dichiarato Ferdinando Tozzi, delegato del Comune per l’Industria Musicale e l’Audiovisivo. Il programma, presentato ieri a Palazzo San Giacomo, offre musica per tutti i gusti e tutte le età, spaziando dalla tradizione napoletana alla scena trap, con omaggi a grandi artisti come Pino Daniele e Fabrizio De André.

Secondo l’Osservatorio dell’assessorato comunale al Turismo, Napoli accoglierà 380mila turisti tra Natale ed Epifania, confermando il suo ruolo di polo attrattivo durante le festività.


Il programma completo: da Ponticelli al Lungomare Caracciolo

29 dicembre: musica e tradizione al PalaVesuvio

La festa inizierà a Ponticelli con “Napoli canta contro la malaciorta”, un evento che celebra i 90 anni dalla morte di Salvatore Di Giacomo e i 25 anni dalla morte di Fabrizio De André. Artisti come Arisa, Enzo Gragnaniello, Walter Ricci e Flo interpreteranno sei brani della tradizione napoletana e sei brani di De André tradotti in napoletano. La serata continuerà con i festeggiamenti per i 50 anni di carriera degli ‘E Zezi, con ospiti come Peppe Barra e Luca Zulù Persico.


30 dicembre: la scena urban conquista piazza Plebiscito

Il 30 dicembre sarà dedicato alla musica urban e trap, con un contest masterclass presentato da Geolier e Luchè, giudici della competizione. In serata, sul palco di piazza Plebiscito, si esibiranno Ernia, Coco, Enzo Dong e altri artisti emergenti, con Gianni Simioli alla conduzione.


31 dicembre: concertone al Plebiscito e festa sul Lungomare

Il clou delle celebrazioni sarà il concertone di Capodanno a piazza Plebiscito, che inizierà alle 20:30 con 10 giovani artisti emergenti e proseguirà fino a mezzanotte con esibizioni di Loredana Bertè, James Senese, Sal da Vinci, Raiz, Massimiliano Gallo e molti altri. Il tributo a Pino Daniele, con la canzone simbolo “Napul’è”, chiuderà la serata.

Contemporaneamente, il Lungomare Caracciolo ospiterà il “Bit Fest – Back in town”, una maratona di musica elettronica e dance con guest internazionali come Deborah De Luca e Riva Starr.


1 gennaio: concerti e cori per salutare il nuovo anno

Il nuovo anno inizierà con un concerto del coro That’s Napoli Live Show, diretto da Carlo Morelli, a piazza Municipio. Nel pomeriggio, piazza Vittoria accoglierà una maratona live con artisti come Tony Esposito, Greg Rega e Jovine, accompagnati dai musicisti dei 99 Posse.


Un messaggio di inclusione e cultura

Il sindaco Gaetano Manfredi ha sottolineato il valore di questa iniziativa: «Vogliamo dare il segnale di una città policentrica, che festeggia in tutte le sue zone con una proposta culturale di alta qualità». L’assessora al Turismo, Teresa Armato, ha aggiunto: «Offriamo un cartellone ricco e variegato per accogliere cittadini e turisti in una Napoli pronta a stupire».

Con un programma che abbraccia tradizione e modernità, Napoli si conferma capitale della musica e del divertimento, pronta ad accogliere il 2025 con stile e passione.

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